Ringrazio
anche solo chi legge.
Seguito
di ‘La riabilitazione di Xanxus’. Ringrazio
‘bambolinarossa98’
per avermi ispirato l’idea.
★Autore:
Kamy
★Fandom:
KHR.
★
Iniziativa: Questa storia partecipa al ‘Rainy time’
a cura
di Fanwriter.it!
★
Numero Parole: 883.
★
Prompt: 5.
Tuoni
in
lontananza.
Il
primo incontro tra Belphegor e Tsuyoshi
Belphegor
osservò sua madre stesa sul letto, Victoria
aveva un braccio pallido abbandonato oltre il bordo del letto, tra le
dita
teneva stretto un bicchiere con un fondo di vino. I corti capelli
biondi le
ricadevano davanti al viso, il suo trucco pallido si era sciolto
facendo vedere
le grandi occhiaie viola-nere che le segnavano gli occhi chiusi, il suo
respiro
pesante era spezzato da gemiti e bassi rantoli.
Oltre
il vetro della finestra c’erano dei lampi che
illuminavano periodicamente tutta la stanza di riflessi azzurrini.
Belphegor
la raggiunse con le gambe tremanti e le
sfilò il bicchiere dalla mano, raggiunse un tavolo e ve lo
appoggiò di sopra,
accanto a una serie di carte.
<
Mammon prende per sé tutte le missioni quando gli
altri sono impegnati con il boss. Sembrano tutti diventati utili, in
questa
casa non ci sono altro che silenzi. Posso sentire il ticchettio della
pioggia
sui vetri rimbombare tutt’intorno.
La
gioia di aver salvato il loro scopo nella vita, si
esprime in singhiozzi e pianti celati > pensò.
Scivolò fuori dalla stanza,
dopo aver spinto la porta, percorrendo il corridoio sulle punte dei
piedi, tenendo
il capo tra le spalle.
Il
salmodiare in latino di Leviathan si faceva sempre
più forte, man mano che ci si avvicinava alla camera da
letto del Boss dei
Varia.
Belphegor
appoggiò la mano sullo stipite della porta e
si affacciò, vedendo che Xanxus che gridava, steso nel
letto. Le lenzuola erano
macchiate, la pelle del boss era annerita, segnata dalle piaghe,
solcata da sangue
e pus.
Lussuria
era intento a innestare ciocche di capelli
more sulla testa di Xanxus, mentre Squalo gli posava un delicato bacio
sulle
labbra, pulendogli il viso dal sangue con un fazzolettino.
Belphegor
indietreggiò e si allontanò, camminò
lungo
il corridoio con sguardo chino, le iridi azzurre erano liquide dietro
la sua
frangetta bionda, raggiunse il teletrasportatore alimentato a fiamme e
lo attraversò.
Chiuse gli occhi e visualizzò la meta, apparendo attraverso
il
teletrasportatore nella casa Giapponese dei Cavallone. Si
acquattò a terra e,
silenziosamente, raggiunse una finestra, balzò sul
davanzale, l’aprì e la
utilizzò per abbandonare la casa.
Le
gocce di pioggia gli ticchettavano sul viso e gli
sferzavano il viso.
<
La pioggia qui è diversa, sa di salsedine e di
mare. Mi fa sentire più protetto, mi fa soffrire di meno di
quella casa, che
assomiglia così tanto alle lacrime celate del Capitano
> pensò Belphegor.
Percorse un vicolo abbandonato, passando accanto a un gatto nascosto
sotto uno
scatolone fradicio. Si allontanò, sentendo i propri passi
risuonare sopra il
ticchettio della pioggia, ad ogni fragore del tuono era scosso da
tremiti.
<
Sento come se fosse l’oceano ad avvolgermi qui,
proteggendomi >. Raggiunse
la strada
principale e si fermò sotto un lampione che illuminava di
luce soffusa l’ambiente
circostante.
I
tuoni in lontananza si facevano sempre più forti, mentre
la pioggia aumentava.
Belphegor
s’incise il polso con uno dei suoi pugnali,
lì dove c’erano già dei segni candidi,
guardò il sangue sgorgare.
Il
sangue colava lungo il viso di Xanxus, la pelle era completamente
bruciata e
distrutta sulla sua guancia, lì dove si vedeva il bianco dei
denti.
Belphegor
s’intinse l’indice nel sangue e si
disegnò
sul viso una serie di cicatrici, l’odore del sangue gli punse
le narici e sentì
un’eccitazione risalirgli lungo tutto il corpo,
gettò indietro la testa e
scoppiò a ridere sguaiatamente, venendo scosso da tremiti. I
capelli gli
ondeggiavano intorno al viso, gocciolando gocce d’acqua,
altre gli scivolavano
lungo i vestiti, la maglietta a righe gli ricadeva larga, sentiva le
gambe
tremare. Fece roteare il pugnale e vide il proprio riflesso nella lama
metallica.
“Puoi
sentirmi, pioggia? Capirai il mio dolore e
verrai con me a proteggere il mio Boss? Per una nostra mancanza
finì sotto
ghiaccio, ora sta tornando alla vita. Ci aiuterai a fargliela
vivere?” domandò
con voce tremante. Fu colto da un capogiro e utilizzò un suo
fazzoletto per
fasciarsi il polso, entrò in un negozietto fatto in legno.
<
L’unica cosa che lenisce il mio dolore è uccidere
Hitman, cercare colui che guidava il camion che mi ha portato via Tony
>
pensò. Infilò una mano in tasca e
guardò una mappa. < Secondo quanto mi
hanno detto, uno dei migliori si trova proprio qui. Visto che questa
è la
cittadina in cui più si è visto quel camion,
potrebbe essere lui >. Entrò e
sgranò gli occhi, rimanendo incantato dal volo di una decina
di coltelli, Tsuyoshi
li lanciava e se li passava da una mano all’altra,
utilizzandolo per tagliare
il pesce per il sushi.
<
No, non può essere un simile artista. Non si
abbasserebbe a utilizzare un camion > pensò.
Raggiunse un sedile e si diede
la spinta, accomodandosi.
“Taki’s
sushi, buonasera” salutò Tsuyoshi, guardando
il giovane in viso.
<
Potrebbe avere l’età di Taki. Cosa ci fa in giro
a quest’ora? > pensò.
“Vuoi
un po’ di latte?” gli domandò.
“Posso
avere anche del sushi al salmone? Se lo fa lei,
però. Shishishi”
disse Belphegor.
“Certo”
lo rassicurò Tsuyoshi. < Ha anche i gusti
di mio figlio > pensò.
<
I tuoni qui sembrano ancora più lontani, così
come il dolore, ma la protezione la sento più forte. Come se
l’odore di questo
posto fosse a sua volta rassicurante > rifletté
Belphegor.