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Autore: KIAsia    20/02/2018    0 recensioni
A causa della sua bellezza particolare, del suo temperamento arrogante e dalle tante voci che girano sulle sue origini, Sebastian Smythe è uno dei nomi più ripetuti all'interno dei vari campus newyorkesi dai tanti ragazzi attratti da lui e ciò spinge Santana, una sua cara amica costretta ad ascoltare più volte miriadi di complimenti verso Smythe da parte di ragazzi che nemmeno lo conoscono, ad organizzare appuntamenti con il solo scopo di far capire al proprio amico infatuato che Sebastian è tutto tranne che un buon partito.
E quella mattina è il turno di Thad Harwood, al quale però, infine, sarà riservato un appuntamento diverso da quello preventivato.
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Semplice one-shot scaturita da un sogno fatto tempo fa che ho ritrovato per puro caso nel mio pc e adesso pubblicata. Spero vi piaccia.
Buona lettura, KIAsia.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Santana Lopez, Sebastian Smythe, Thad Harwood | Coppie: Sebastian/Thad
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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He never kept his hands in his pockets. 

6211 words.


«David, non sei divertente.» sospirò Santana, giocando con una ciocca dei propri capelli castani. Scosse la testa e alzò gli occhi al cielo, guardando il ragazzo dagli occhi chiari ridere divertito. David trovava ironico il ruolo che aveva deciso di prendersi da ormai un paio di mesi e, se lei non fosse stata la diretta interessata delle sue risa, forse lo avrebbe appoggiato. 
«Ma ti rendi conto di quello che fai? E' una cosa così assurda che non si potrebbe vedere nemmeno in una commedia da quattro soldi!». E su quello Santana non si sentì di ribattere, ma non era colpa sua se aveva un amico completamente coglione e che quindi toccava a lei il lavoro sporco. Sbuffò e non disse niente, troppo impegnata a controllare l'orologio: era quasi ora. 
Si alzò e poco prima di uscire nel corridoio dell'hotel, sventolò semplicemente una mano come saluto. Camminò tranquilla, dirigendosi verso la hall del costoso hotel dove Sebastian Smythe, nonché l'amico nominato fino ad ora, aveva deciso di risiedere fino a che non avesse trovato un appartamento che soddisfacesse ogni suo capriccio, fatto alquanto impossibile.
Parlando del diavolo, spuntano le corna.

Santana aumentò la velocità del passo così da andare incontro al ragazzo slanciato e magro, con degli occhi verdi e un ghignetto saccente sul volto che gli faceva assumere un'aria tremendamente sexy. Non c'era mai stato bisogno di ribadire quanto bello e sensuale fosse, lo sapeva anche lui e ciò gli causava gli una discreta sicurezza di sé, forse anche troppa.
Quando la vide, le sorrise leggermente e non considerò minimamente i due ragazzi che sedevano sul divanetto di velluto viola al lato della hall. Santana però li notò e, poco prima di ritrovarsi completamente addosso al ragazzo, salutò loro con un dolce sorriso. 
«Bas!? Guarda dove vai!» sbuffò contro il suo petto, visto la differenza di altezza. L'altro le circondò la vita con le braccia lasciando che rimanessero uno contro l'altro; Santana lo sentì ridacchiare contro i suoi capelli e così alzò gli occhi, per poterlo fulminare con lo sguardo. 
«Allora Sanny, ci facciamo una birra prima della noia?» propose speranzoso e divertito l'altro, alzando le spalle disinteressato della sua perenne incazzatura con il mondo.
«Mh, no, perché ormai è tardi...» gli sorrise significativa, sperando che capisse senza dovergli spiegare molto, considerando che il soggetto interessato era nella stessa piccola sala.
«Oh, ma andiamo!» sbuffò e alzò gli occhi al cielo Sebastian, facendo per allontanarsi da lei per poter proseguire verso la propria stanza, non intenzionato a ricevere un reale "no" come risposta.

Santana si accigliò leggermente, solitamente Sebastian era abbastanza sveglio e si capivano al volo, senza bisogno di tante parole. Erano amici soprattutto per quello e perché ad entrambi non interessavano relazioni serie, quindi potevano permettersi di finire a letto insieme se non avevano voglia di vedere per la millesima volta un film. Si trovavano a loro agio perché non osavano giudicarsi fra loro, visto quanto simili fossero. 
«Bas, davvero? Sto dicendo che è qui, genio!» gli passò le mani sul collo, posando le braccia sulle spalle e giocò annoiata con i capelli della sua nuca. Lui curioso cominciò subito a guardarsi attorno alla ricerca di un volto che non conosceva ancora. E fu ciò a far scoppiare Santana in una piccola risata e a farle scuotere la testa rassegnata «Alle volte mi domando come tu faccia ad avere voti così alti a tutti i corsi...». 
Lui roteò gli occhi al cielo e smise subito la sua insensata ricerca. «Quindi, chi è?». 
«E' quello laggiù-» si interruppe solo perché vide la testa di Sebastian voltarsi svelto verso destra invece che a sinistra dove gli stava indicando con lo sguardo. «Nono, Bas, dall'altra parte! Certo che sei proprio perspicace stamani, mh?».
A quel punto, allora, Sebastian si voltò dannatamente piano, facendole capire che aveva notato quel tono da saputella, e incrociò gli occhi scuri come il carbone di un ragazzo basso dalle guance dannatamente arrossate.
Thad Harwood. Doveva essere lui.

Santana lo guardò in silenzio e fece un passo indietro, staccandosi dalla presa ferrea di Sebastian, che nel frattempo aveva volto l'attenzione verso di lei e aveva alzato un sopracciglio ad intendere che “no, non ci siamo proprio!”.
«Oh, e non guardarmi così: tanto non deve piacerti, anzi!» sbottò sottovoce lei e si avvicinò al ragazzo moro, che ormai aspettava loro in piedi, al centro alla hall chiaramente agitato e intimidito.
«Ciao San, piacere S-ebastian. Io mi chiamo Thad.» borbottò sempre più rosso in viso e allungò una mano versò l'altro ragazzo, aspettando che lui la stringesse, cosa che non accadde se non dopo pochi secondi. 
«Piacere mio, diciam- Ahia!» si lamentò il castano, lanciando un'occhiataccia verso la ragazza che gli aveva appena tirato una gomitata allo stomaco. Non era certamente colpa di Sebastian se il ragazzo che aveva di fronte e col quale avrebbe dovuto passare come minimo mezza giornata era di bassa statura, capelli lisci come spaghetti, occhi standard e mascella troppo grande. Nah, non c'erano proprio. 
Lei gli stirò un sorriso minaccioso e poi rivolse tutta la sua attenzione a Thad. «Allora, adesso io vi lascio, mh?» mormorò sorridendo ad entrambi, sopratutto a Thad in realtà.
«Divertitevi.» si liquidò, girandosi subito per tornare nella stanza con quel simpatico di David. Fu fermata prima di poterci arrivare, però, da Sebastian che, appena girato l'angolo, le aveva premuto una mano sulla spalla, costringendola a voltarsi per prestargli attenzione.

«Quindi, ricapitoliamo Sanny, come sempre giusto? Devo fare lo stronzo cazzone, anche più di quanto sia, fatto che reputo impossibile in realtà, così che il ragazzino la smetta di sbavarmi dietro come un quindicenne, giusto? Mi devi pagare una bevuta poi, sono fin troppo disponibile a partecipare a questa pagliacciata.» le ricordò indossando un'espressione stufa e annoiata. Sebastian avrebbe semplicemente dovuto far capire a Thad e a chiunque altro infatuato di lui che, non solo non era affatto interessato ad una storia, ma che era un completo stronzo e menefreghista; cosicché il malcapitato potesse comprendere la situazione e voltare pagina. 
«Sì, esatto. Sai, Thad ti sbava dietro ormai da quasi cinque mesi, credo sia arrivato il momento che si dia una svegliata! Ergo, buon lavoro spezza-cuori e fai lo stronzo come sempre in queste occasioni, non mi deludere! E ah, fai un buon lavoro!.» gli confermò la ragazza, lasciando che un tono di scherzo accompagnasse le ultime parole. 
L'altro le rispose con un semplice occhiolino e tornò indietro da Thad.
Quello a cui nessuno dei due aveva pensato era di tenere il tono di voce basso perché altrimenti l'interessato avrebbe potuto sentire, e, proprio come è giusto accada in una commedia da quattro soldi, Thad sentì ogni parola intuendo perfettamente ciò che stava accadendo. 

Così quando Sebastian lo raggiunse e gli regalò un ghigno, Thad non fece altro che voltarsi e uscire a grandi falcate dall'hotel fermandosi solo per aspettarlo sul marciapiede.
«Bene, Sebastian Smythe, ho già capito che sei uno stronzo, quindi possiamo già dividerci.» sbottò contro di lui, con le braccia strette al petto mentre dentro di sé si auto-congratulava per non aver balbettato nemmeno una volta... miracolo!
«Aspetta, che-?» l'altro lo guardò come se fosse pazzo per un paio di minuti, ma poi capii e sospirò: aveva sentito tutto... meglio così.
Thad non aspettò altro e gli dette le spalle, deciso a non voltarsi indietro per nessun motivo. Voleva solo chiudersi in camera con una confezione enorme di gelato al puffo e il primo film dei pokèmon, il suo preferito. Non si aspettava certo di sentirsi afferrare per un fianco e di venire velocemente voltato. 
«Eh no, ragazzino, questo non è possibile.» cominciò a spiegare Sebastian. «Sanny mi ammazza se non passo con te l'intera giornata e inoltre il suo piano ha come passaggio anche il chiederti domani come è andato questo appuntamento, voler sapere ogni dettaglio e infine farti ubriacare. Fidati, però, non ho nessuna voglia di passare la giornata con te e, visto che possiamo saltare gli stupidi convenevoli perché un Dio nel quale non credo ha pensato di farmi un regalo facendoti sentire tutto, ho pensato ad una cosa...» si interruppe per lasciare che sul proprio volto nascesse un ghigno furbo, da perfetta volpe.
«E sarebbe?» sbuffò Thad controvoglia. Dovette prestare molta attenzione alle parole dell'altro, ma era certo di essersi perso qualche passaggio: erano dannatamente vicini. Sebastian gli teneva ancora il fianco col quale lo aveva fermato, lo sentiva bruciare per quel contatto inaspettato, ma desiderato da troppo tempo, e le sue labbra erano troppo vicine agli occhi di Thad per poter rendergli facile la concentrazione. Certamente quella non era la circostanza in cui aveva sognato di essere nel momento in cui fosse stato a pochi centimetri dalle labbra del castano, nelle sue fantasie candele profumate, rose e champagne incorniciavano il tutto, ma adesso che sapeva che non avrebbe mai potuto realizzare quel piccolo sogno, decise di farsi bastare quel momento.
«Sarebbe che adesso noi ci sediamo e prepariamo tutto ciò che dovrai raccontarle e così, casomai mi chiedesse qualcosa anche a me, potremmo far quadrare entrambe le versioni. Sai, non voglio morire sotto mano sua, sono certo che sarebbe tremendamente doloroso!» ridacchiò leggermente il castano, scuotendo piano la testa al solo pensiero. «Ci stai ragazzino?» gli porse la mano per una stretta. 
Thad guardò prima la mano lasciata in aria e poi lo splendido viso che lo osservava speranzoso e deciso, sapendo bene che non avevano altra scelta. Così sbuffò e decise di rimandare di un po' il proprio programma da nerd, stringendogli la mano in una presa decisa.
Per un attimo la sua mente si permise di illudersi che Sebastian non avesse davvero detto tutto ciò e che stava per avere un appuntamento con il ragazzo che sognava da settimane, ma fu svegliato subito. 

«Allora, cominciamo.» disse sbrigativo l'altro, strusciandosi le mani assieme, come se dovesse cimentarsi in chissà quale lavoro complicato.
Non ci volle molto prima che si sedessero ad un tavolino del bar poco distante dall'hotel, quello che Sebastian preferiva.
«Un caffè corretto con grappa per me e..?» esclamò alla cameriera il castano, concentrando i suoi occhi su Thad alla fine, che subito borbottò un “succo alla pera, grazie.”, scatenando una piccola risatina all'altro.
«Che c-c'è?» domandò leggermente imbronciato, sistemandosi meglio sulla sedia.
«Beh, un succo, davvero ragazzino?» lo guardò ovvio l'altro, lasciando che la risata pian piano scemasse in un ghignetto strafottente. 
«Sì, e poi non mi chiamo “ragazzino”, ma Thad!» replicò lasciando il broncio arrabbiato e distolse lo sguardo, puntandolo sulla strada. Era già stanco di dover stare con lui, ma appena ripensava a chi fosse, non poteva non accorgersi che un sorriso minacciava di farsi strada sulle sue labbra, e non avrebbe mai permesso che quel coglione si montasse ancora di più grazie a sé e alla sua patetica cottarella. 
Scosse piano la testa e sospirò triste, lasciando cadere il broncio: non poteva ingannare sé stesso. Sebastian era troppo bello e troppo accattivante, sensuale per resistergli e aveva solo paura che sarebbe caduto in qualche stupido tranello del quale poi si sarebbe pentito.
«Non mi interessa ricordarmi il tuo nome, continuerò a chiamarti ragazzino, rassegnati.» Sebastian scrollò le spalle in risposta, osservando il proprio caffè arrivare accanto al succo verde di Thad. 
Gli veniva da ridere per tutta la situazione, già dalle bevande si poteva notare quanto fossero diversi: un forte e amaro caffè accanto ad un alto bicchiere di dolce e semplice succo alla pera. Sospirò e, ormai abituato a ricevere attenzioni da qualsiasi genere di persona, non si stupì molto di aver intrappolato involontariamente nella propria rete anche un tipetto come Thad Harwood. Scosse la testa notando come l'altro non lo guardasse più e ghignò leggermente notando le guance leggermente gonfiate e il volto infastidito.

«Cominciamo, così sarai libero di andartene a piagnucolare sul tuo letto e io potrò cercarmi qualcuno da farmi stanotte.» riprese a parlare riscuotendo l'effetto desiderato. Thad si voltò subito a guardarlo, regalandogli tutta l'attenzione possibile. Aveva le gote rosse e gli occhi spalancati da ciò che aveva appena sentito, ma allo stesso tempo era stizzito e leggermente disgustato. 
Verginello, pensò Sebastian ridendo di lui perché davvero si domandò come Thad si immaginava che fosse: amorevole e sensibile? Non sapeva che amava scopare senza troppi impegni la mattina dopo? Chi vuole non vedere, è cieco anche di giorno.
«Sei r-ripugnante, e non piangerò eh! Solo.. facciamo in fretta.» sospirò rassegnato alla fine il moro, giocando con il bicchiere ancora pieno di succo prima di portarselo distrattamente alle labbra e berne un sorso.
Thad cercò di calmarsi in quei pochi secondi, di dissetarsi e si ordinò di smetterla di balbettare ad ogni risposta. Non era una persona estroversa, ma nemmeno così. Non doveva dare a Sebastian ragione, per nessun motivo al mondo. «Come facciamo?» domandò rendendosi conto che non sapeva proprio come cominciare. Poco dopo vide Sebastian afferrare un blocchetto con la copertina verde scuro, lo aprì sul tavolo e strinse una penna nera e professionale nella mano.

 Solo dopo aver scritto con una calligrafia leggibile, “9:00 – caffè/succo al bar”, alzò gli occhi su Thad.
«Dopo ciò, opterei per scrivere che siamo andati al parco qua vicino a piedi e abbiamo camminato un po'.» borbottò annoiato e, ancor prima di finire la frase, cominciò a scrivere.
«E che siamo arrivati al minuscolo LunaPark che hanno appena arriv-» propose entusiasta Thad.
«Non farmi ridere ragazzino, non sarei mai venuto alle giostre per poppanti.».
«Beh, allora potremmo essere andati all'acquario che è dall'altra parte della strada, quello che ha anche una specie stranissima di meduse, non ci sono mai andato, ma non vedo l'ora di potarci Jeff, deve essere belliss-».
«Oddio.» Sebastian lo interruppe per la seconda volta, spalmandosi una mano sulla faccia. «Capiamoci. Punto uno: non spenderei soldi per degli stupidi pesci; punto due: non mi interessano minimamente i tuoi piani futuri.».
Thad lo guardò male e chinò il capo, leggermente stizzito e triste perché non era il massimo di conversazione, ma non si arrese. Il ragazzo era cocciuto come pochi, in effetti. «Allora potremmo scrivere di essere entrati al Disney Store! E' una mia tappa fondamentale, anche se poi non compro niente, costano davvero tanto! Soprattutto i peluche ch-».
«Cosa non ti è chiaro esattamente!?» l'altro roteò gli occhi e alzò una mano. «Ascolta, ragazzino, bevi il tuo succo in silenzio, ci penso io. Poi te lo studierai a casa.».
«Ma- okay.» sospirò, arrendendosi. Avrebbe voluto condividere le decisioni perché trovava la cosa abbastanza divertente, anche se mai lo avrebbe ammesso ad alta voce. Abbassò il capo e nascose il volto dietro al bicchiere, lasciando però che i propri occhi indugiassero sul viso concentrato (e bellissimo) di Sebastian.

Era concentrato sul foglio, a scarabocchiare qualcosa. Scriveva ordinato, lasciando una colonnina così da poterci appuntare l'orario approssimativo ed ogni tanto si fermava ad osservare un punto indefinito del tavolino, come a cercare l'ispirazione. Non passava più di una manciata di minuti prima che tornasse a scrivere. Thad notò come, nei momenti che suppose più difficili, si tenesse la lingua stretta tra le labbra, lasciandola intravedere solo se ti focalizzavi molto. Quelle labbra.
Thad quasi si strozzò col poco succo rimasto perché si era concentrato troppo ed in un colpo si era ricordato il perché adesso si trovava seduto con un perfetto stronzo intento a narrare di una giornata che non sarebbe mai accaduta e che era pensata per essere un completo disastro. 
«Quindi, te lo leggo, sei pronto ragazzino?» Sebastian lo risvegliò dai propri pensieri bruscamente. Thad annuì e si allungò leggermente sul tavolo come se potesse sentire meglio.
A quel punto l'altro gli descrisse un programma monotono e noioso che consisteva sopratutto in camminare al parco, fermarsi a prendere un caffè (e Thad qui aveva insistito per poter scrivere di aver comprato un gelato), andare a pranzo ad un ristorante francese vicino e alla fine salutarsi.
In tutto ciò, ovviamente, Sebastian aveva aggiunto dei dettagli che riteneva essenziali per il funzionamento del piano: non gli aveva pagato niente, non lo aveva aspettato, non lo aveva ascoltato, era stato assente tutto il tempo e con le mani nelle tasche nei pantaloni. 

«Aspetta, perché le mani in tasca? Non credo che lo avrei notato o roba simile.» si sentì in dovere di far presente Thad, storcendo leggermente il naso.
L'altro scosse la testa e gli spiegò tranquillamente, così tanto tranquillamente che Thad quasi si stupì della mancanza di impertinenza, il perché. «Adesso pensi di no, ma è un classico simbolo di menefreghismo, dopo un paio di ore te lo saresti ricordato. Mh, hai presente quando hai la sensazione che una persona non voglia conoscerti e che sia chiusa?». 
«Sì, presente.» annuì subito Thad, incuriosito da quella parte di conoscenza che sicuramente non avrebbe attribuito a un menefreghista come Sebastian.  
«Beh, probabilmente aveva le braccia incrociate al petto.» aggiunse alzando leggermente le spalle e ritornò a prestare attenzione al suo taccuino, aggiungendo il fatto del gelato. 

«Ecco, ci siamo.» concluse stiracchiandosi le braccia e lasciando che la propria camicia chiara si alzasse per seguire i polsi e che lasciasse scoperta una porzione di pelle proprio sopra alla cintura dei jeans neri. 
Thad per fortuna non ebbe nessun succo con cui strozzarsi, ma deglutì a vuoto e non riuscì a distogliere gli occhi da quella piccola striscia. Non era una persona che provava spesso attrazione di quel tipo, non era la prima cosa che notava quando vedeva un ragazzo camminare per strada, ma con Sebastian era andata molto diversamente. Già dopo averlo visto camminare per il corridoio della scuola, con un sorrisetto in viso, la schiena dritta e gli occhi intenti a osservare le aule, alla ricerca di quella giusta; aveva lasciato che lo sguardo scivolasse lungo la sua figura, soffermandosi sul lungo collo che voleva essere solo baciato e sulle gambe slanciate che gli davano un'aria adulta, ma allo stesso tempo dolce. Ed era scoccata la scintilla.
«B-bene, dimmi..» balbettò ancora intento a deglutire a vuoto. Quando Sebastian guardò il viso di Thad lo ritrovò rosso peperone e con gli occhi sfuggenti, intenti a osservare attentamente il tavolo. 
Non capì precisamente il perché di quella repentina vergogna, ma era certo che c'entrasse lui in qualche modo, era sempre stato sicuro di sé e del suo perfetto aspetto, quindi non aveva bisogno di molti complimenti. 

Nel frattempo la cameriera, intuendo probabilmente la loro intenzione di andarsene, raggiunse il tavolo e porse il piccolo scontrino. Sebastian non aspettò molto, le regalò un sorriso sbrigativo e le lasciò una banconota informandola che poteva tenersi il resto. 
Thad, nel mentre, si allungò per poter vedere quanto doveva spendere e afferrò il portafoglio cercando le monete necessarie per arrivare al totale, ma fu fermato da una fragorosa risata. «Cosa credi di fare ragazzino? Ho già pagato io per entrambi.» ridacchiò Sebastian, scuotendo la testa come se fosse quasi offeso dal fatto che Thad ci avesse anche solo provato. 
Thad lo guardò stupito e in silenzio, senza parole. Gli aveva appena offerto il succo? Perché? Sospirò forte perché davvero non riusciva a capire Sebastian appieno: era stato fin troppo chiaro su quanto stronzo fosse, su quanto non gli interessasse essere gentile o altro, ma gli aveva pagato qualcosa, anche se si parlava di pochi spiccioli, era comunque da considerarne il gesto, no?
Sebastian ignorò volutamente la sorpresa chiaramente leggibile negli occhi dell'altro e assieme si alzarono, uscendo dal bar. Notarono subito che avevano passato un paio d'ore intenti al mettersi d'accordo per il programma e quindi era ormai arrivata l'ora di pranzo.

Thad si guardò le mani non sapendo bene come comportarsi. Sentiva il proprio stomaco brontolare perché quella mattina non si era sentito di mangiare in quanto agitato dall'imminente appuntamento (anche se poi si era rilevato un fallimento pre-organizzato). Alzò gli occhi così da poter guardare Sebastian, alla ricerca di qualcosa da dire, ma non lo vide davanti a sé come si era aspettato; infatti era già un paio di passi avanti, intento a camminare sul marciapiede. 
Sebastian si fermò un attimo e si voltò per sorridergli beffardo «Ho fame, sto andando a mangiare, vieni con me?». 
«Andiamo al McDonald, sì!» esclamò emozionato Thad, era da così tanto tempo che non ci tornava, forse da quanto Jeff e Nick avevano deciso che la loro nuova fissazione sarebbe stata il giapponese. 
Non si aspettava certo che Sebastian scuotesse deciso la testa con un'espressione disgustata. «Scordatelo ragazzino, sto andando ad un ristorante francese qua vicino. Non mangio quella schifezza da americani!?».
«Ma- qui siamo in America!» borbottò sbuffando in risposta Thad. Aveva così tanto voglia di riempirsi la pancia con uno di quei panini grandi e con le patatine salate, per non parlare di quella cocacola dissetante e poco gassata, proprio come piaceva a lui. 
«Oh, abbiamo un saputello qui. Lo so benissimo dove siamo, ma so anche che avete un alto livello di obesità e io non pagherò quella multinazionale.» rispose serio e riprese a camminare senza degnarlo più di uno sguardo, come ad intendere di seguirlo. 

Thad roteò stizzito gli occhi al cielo, chiedendosi come fosse possibile che un ragazzo tanto arrogante e menefreghista scegliesse di non frequentare fastfood solo perché non salutari, e lo raggiunse con una piccola corsa, non aveva nemmeno dovuto pensare se accettare o no l'invito, avrebbe mangiato anche rane bollite se quello significava poter passare anche un ora in più con Sebastian. 

Camminavano in silenzio da un po' quando Thad decise di rompere il silenzio con una domanda che sempre aveva voluto fare a Sebastian. Ovviamente conosceva varie versioni, ma aveva come l'impressione che la maggior parte, per non dire tutte, fossero leggende universitarie. «Come mai ti sei trasferito qua?». 
Sebastian rimase colpito dalla sfacciataggine della domanda e si voltò accigliato a guardarlo. Molti ritenevano quell'argomento delicato in quanto mai si poteva sapere il perché un ragazzo abitasse da solo in un hotel dall'altra parte del mondo all'età di 21 anni. «Beh, mio padre per lavoro si era trasferito qui poco meno di cinque anni fa. Quando mi sono diplomato in una prestigiosa scuola privata, hanno pensato che fosse arrivato il momento di tornare nella Madre Patria-» Thad notò la tonalità aspra e sarcastica col quale aveva detto l'ultima frase. «-e quindi in tempo tre mesi eravamo tornati a casa. Uhm, però dopo nemmeno un anno ho capito che il mio posto erano ormai gli USA e quindi sono tornato.» finì sbrigativo come se quello non fosse poi importante, interessante. 
Ed invece era quello il punto saliente: giravano voci di genitori morti, di disapprovazione del suo essere gay, di mafia e via via voci sempre più ridicole, fino anche a descriverlo come infiltrato della CIA. 
Per questo Thad decise di insistere «E i tuoi come l'hanno presa?».
«L'hanno presa.» l'altro si limitò a fulminarlo per un attimo, a ritornare svelto e silenzioso ad osservare il marciapiede e ad accelerare il passo, con la mascella visibilmente contratta dal fastidio.

E fu in quel momento che Thad capì il perché di tutte quelle storie assurde: il tono che aveva usato era stato duro e deciso, chiaro fin da subito che sarebbe stato inutile insistere nel chiedere altro. Non sarebbe stato argomento di conversazione. Thad avrebbe potuto giurare di aver intravisto una nota triste nell'attimo in cui Sebastian aveva puntato gli occhi nuovamente alla strada. Sicuramente c'era molto di più di quello che voleva trasmettere, più emozioni che semplice disinteresse: forse non era tutto rose e fiori in casa Smythe.
Ovviamente ciò non fece che aumentare la curiosità dell'altro, ma decise di arrendersi per il momento. Sapeva che non avrebbe ottenuto niente più che qualche risposta secca.

Così ricadde quel silenzio, quel silenzio rumoroso e assordante.
Thad sbuffò un paio di volte, ma si accorse che non aveva nessuno effetto. Sebastian non era intenzionato ad intavolare una conversazione e guardava disinteressato la strada, come perso nei propri pensieri. 
Sebastian pensava a come fosse possibile che un ragazzino come il nano che aveva affianco, di cui nemmeno ricordava il nome, aveva avuto l'impertinenza di porgli quella domanda, sapeva che era all'oscuro di tutto, in pochi conosceva la reale situazione familiare con cui si doveva confrontare ogni giorno. Il restante moriva dalla curiosità di svelare quel mistero, lo leggeva sul viso di ogni persona che entrava in quel discorso, ma nessuno glielo aveva chiesto con tale trasparenza e schiettezza, soprattutto se sotto un evidente tono di innocenza e spontaneità! Roteò gli occhi e si tolse quel pensiero dalla testa: l'assurdità e la poca intelligenza di quel ragazzo non erano affari suoi.  

Aprì la porta di legno del ristorante. Si spostò di lato, così che Thad potesse entrare prima di lui. 
«Uhm, gr-razie...» borbottò il moro ancora più stupito da quel gesto. Possibile che il ragazzo che aveva di fronte e che non faceva altro che autodefinirsi bastardo, fosse in realtà un galantuomo di prim'ordine?
Non ci volle molto per trovare un tavolo e ordinare. Thad ripeté alla lettera ciò che Sebastian aveva ordinato, anche se completamente ignaro di cosa fosse, cercando di dirlo con la giusta pronuncia così da far buona figura al cameriar- ma chi vogliamo prendere in giro: solo un viso all'interno di quel ristorante aveva la totale attenzione di Thad, ed era quello di Sebastian. 
Era quasi riuscito a ripagare tutte le ore spese sui libri di francese alle superiori, quando inciampò al dolce dove, sia Sebastian sia il cameriere, scoppiarono a ridere. 

«Non ridere, non è poi così male il mio francese...» borbottò infastido mentre osservava il cameriere sparire dietro la sala con le loro ordinazioni.
Sebastian si ritrovò a malincuore ad annuire «In effetti, hai ragione. Mi aspettavo molto di peggio, qua in pochi possono dire di sapere davvero il francese. E' difficile per me riuscire a scovare luoghi che mi possano permettere di tornare a casa.» finì con un sospiro leggermente marcato, mentre osservava i particolari del ristorante che richiamavano alla Francia. 
«Dove abitavi di preciso? Non sono mai stato in Francia, nemmeno in Europa in realtà, però mi ha sempre affascinato...» "soprattutto da quando ho incrociato i tuoi accativanti occhi e ho scoperto che sei francese!", ma quel proseguimento Thad badò bene a tenerlo ben stretto fra le proprie labbra. 
«Nizza. E' una modesta città vicino al mare, ma devo dire che è splendida, soprattutto in primavera.».
«E come mai?» incalzò nuovamente. Thad quasi pendeva dalle labbra dell'altro perchè poté fin dal nome della città percepire un tono malinconico e dolce trasparire dalle parole di Sebastian e ciò realizzò che fosse una sfumatura più unica che rara per un ragazzo chiuso e cinico come Sebastian.
«Perché gli alberi lungo la promenade du paillon sono in fiore e i bambini scorrazzano per le prime volte a calzoncini corti lungo l'intero parco a loro dedicato. La città si colora di turisti, specialmente italiani visto la vicinanza al loro Stato, e il centro si risveglia riempiendosi di piccole sagre, mercati tipici e mostre che aspettano soltanto di essere visitate...» quando smise di parlare e incrociò gli occhi scuri di Thad, Sebastian capì di aver probabilmente parlato troppo. L'altro guardava sognante un qualche angolo del ristorante alle sue spalle e Sebastian in quegli occhi poteva quasi rivedere le viuzze caratteristiche di Nizza dipingersi nelle iridi dell'altro. Per un attimo perfino lui si perse in quello sguardo e dovette ricordarsi con una veloce occhiata sprezzante quanto infantile, brutto e sciocco fosse il ragazzino davanti a sé.

Il primo di pasta arrivò poco dopo e Thad si godette ogni più piccola penna visto quanto squisito fosse il sugo. Anche l'altro sembrò approvare in quanto ad ogni manciata di bocconi si lasciava scappare un gemito di approvazione, facendo perdere un anno di vita a Thad, che cercava in ogni modo di reprimere il cuore agitato e il tremolio delle gambe mordendosi prontamente l'interno guancia ad ogni suono molesto. Non era abituato a poter sentire la voce di Sebastian da così vicino, visto per quanto tempo lo aveva solo osservato da lontano, e solo quella lo spediva direttamente al paradiso, non poteva sopportare i mugolii. 

Quando entrambi avevano ormai spazzolato il piatto, Sebastian si pulì elegamente le labbra col tovagliolo - come potesse essere così aggraziato e sensuale mentre si strusciava un fazzoletto sulla bocca, Thad non lo sapeva - e incrociò le gambe affusolate sotto al tavolo, mettendosi comodo prima di parlare. «Quindi tu e Sanny siete amici di vecchia data, vero?».
Ad essere sinceri, Thad non si aspettava una domanda da parte sua e perciò rimase per qualche secondo imbambolato ad osservarlo, svegliato infine solo dal sollevamente irritato delle sopracciglia di Sebastian che stava, in realtà, pensando alla stessa identica cosa: Per quale dannato motivo aveva chiesto qualcosa? Bah, probabilmente stava perdendo colpi.
«Uhm-ehm, sì. Entrambi siamo cresciuti a poche case di distanza nel quartire di Lima Eights dove risiedono la maggior parte dei sudamericani... Per quanto se ne parli male, mi sono sempre sentito fortunato ad essere cresciuto in un vicinato socievole e chiassoso come il nostro!» rispose corrispondendo un sorriso sincero a quella piccola confessione «Tu, invece? Come?».
«Ci siamo conosciuti durante le ore di Diritto, che fanno parte di entrambi i nostri indirizzi universitari. E' molto simile a me per certi versi, sicuramente sotto il punto di vista caratteriale!». Scherzò infine, scuotendo delicamente la testa, mostrando così agli occhi di Thad quanto realmente tenesse a Santana, una delle sue più care amiche. 

«Oh sì, immagino perfettamente i vostri pomeriggi ad offendervi a suon di battutine ironiche...» Si lasciò scappare quella frase dalle labbra, facendo cadere volutamente il discorso dell'università perché sapeva perfettamente quanto pessimo fosse nella recitazione e Sebastian ci avrebbe impiegato nemmeno cinque minuti prima di intuire che Thad sapeva tutto di ciò che studiava e mancava poco che conoscesse anche l'orario delle sue lezione (okay, lo conosceva perfettamente). Thad non avrebbe sopportato l'espressione soddisfatta che si sarebbe subito incollata sulla faccia dell'altro.
Ciò che Thad non si aspettava, era la reazione stizzita di Sebastian a quella innocente battuta. «No, in realtà. Se fosse per me non si farebbe altro, ma purtroppo Santana pensa che un discorso serio valga più di mille risate. Sa essere una buona ascoltatrice.».
Inizialmente Thad pensò a quanto Sebastian fosse permaloso: lui poteva sfotterlo senza remori e alla prima battuta da parte sua, si infastidiva subito? Roba da pazzi. Gli ci volle qualche attimo per realizzare che quella mossa goffa era solo un modo per difendere l'amica da quella giocosa insinuazione. 

Se continuava così, Sebastian avrebbe soltanto confermato i pensieri di Thad sul fatto che dietro quella facciata c'era molto di più e ciò non faceva certamente parte del piano escogitato da Santana e Sebastian; perciò il castano pensò bene di cambiare argomento e far smettere di girare le rotelle della testa di Thad che poteva sentire perfino da lì.
Parlarono poco anche se di vari argomenti: passarono dagli hobby di cui non trovarono assolutamente niente in comune, dagli sport dove Sebastian si divertì a dubitare di ogni reale capacità fisica dell'altro, che rese tutto più divertente visto quanto fosse irritato, e dalle classiche domande fatte che finivano dopo un botta-e-risposta. Andava tutto normale (meravigliosamente, avrebbe descritto esageratamente Thad), ogni tanto Sebastian faceva una battutina cattiva e sarcastica sull'incapacità e sull'infantilità di Thad e questo indossava un piccolo broncio che faceva solo divertire ancora di più Sebastian.  Il moro non si offese mai davvero perché quella risata genuina e leggermente strafottente lo mandava completamente in un brodo di giuggiole. 

«Quindi lo fai spesso?» chiese Thad dopo aver ingoiato il suo boccone di carne. 
«Spesso cosa?» Sebastian lo guardò accigliato e solo a quel punto Thad si rese conto che il ragionamento prima di quella domanda lo aveva fatto dentro di sé ed era più che ovvio che Bas non capisse.
«Dicevo, lo fai spesso di fare appuntamenti disastrosi?».
«Santana li organizza da un paio di mesi. Il primo è stato con un suo amico che mi cadeva dietro da troppo tempo, dopo nemmeno mezza giornata si è reso conto che il suo era tutto un sogno campato in aria.» si interruppe un attimo per ridacchiare e scuotere la testa divertito. «Allora lei ha colto la palla al balzo e mi sta facendo incontrare con tutti i suoi amici cotti di me.» ghignò alla fine, fissando intensamente Thad negli occhi; che ovviamente era arrossito perché Sebastian era stato chiaro: non c'era bisogno che lo informasse della propria infatuazione nei propri confronti.
«Uhm, beh.. e ti dice anche di fare tanto lo stronzo come prima?» insistette.
«Sì, più di quanto non sia in realtà.» ghignò divertito dai tanti ricordi degli ultimi appuntamenti.
«E.. perché?». 
«Non sono interessato e, anche se lo fossi, non è il mio genere di rapporto.» rispose secco e con un'alzata di spalle. 
«Ma, non è un po' triste tutto ciò?» domandò innocentemente Thad, mordicchiandosi un labbro perché impegnato in chissà quale ragionamento. «Dico, è come dire che non sei interessato a nessun rapporto umano, solo a quello fisico.» continuò. 

Sebastian non disse niente, semplicemente lo guardò negli occhi, sbalordito da quel giudizio velenoso. Sapeva bene le voci che giravano su di lui e non potevano far altro che renderlo orgoglioso del proprio operato, anche se chiunque le avrebbe trovate spregevoli. A lui, invece, piaceva molto questa figura da ragazzo snob che usa e getta via chiunque gli passi accanto. 
Non era totalmente così, ovviamente. Lui era capace di avere una conversazione, però la maggior parte erano noiose e inutili, quindi lasciava cadere il discorso. Era un puro caso che ogni suo parlare finisse sempre con le bocche impegnate in ben altro, pensò. 
«Non è proprio così. Ho amicizie, la stessa Santana ne è la prova, semplicemente non voglio una relazione seria, preferisco altro tipo di intrattenimento.» rispose alla fine, scrollando le spalle con troppa teatralità e indossando un perfetto ghigno eloquente. 

Thad capì che forse aveva esagerato, che aveva toccato un punto delicato, visto quanto svelta la maschera che ormai pensava di saper riconoscere era apparsa, e allo stesso tempo aveva notato la confusione negli occhi di Sebastian e quindi si chiese se l'altro fosse davvero così contento di star da solo, o almeno "solo" sotto quel punto di vista. Sebastian forse pensava che fosse normale che non gli importasse, ma i suoi minuti di silenzio erano stati chiari. Non è non pensandoci che il problema sparisce, pensò.

Ad interrompere quello strano momento, arrivò il dolce: era una fetta di clafoutis alle ciliegie con un paio di queste ai lati. Sebastian indossò un sorrisetto sbrigativo, guardò la cameriera e prese il proprio piattino vedendo subito dopo il volto di Thad illuminarsi. 
Il moro afferrò la forchettina e tagliò un pezzo della torta, portandosela alle labbra. Approvò mugolando e sorridendo mentre masticava lentamente, per assaporarsi al meglio quella prelibatezza. Fu strano per Sebastian accorgersi che stesse sorridendo, sorridendo davvero. Si morse l'interno guancia e si ordinò di smettere perché era dannatamente imbarazzante essere “felice” che a uno come Thad piacesse la cucina della propria nazione, soprattutto perché non gli sarebbe dovuto interessare. Sospirò e prese a sua volta un pezzo di dolce, masticando e cercando di dimenticare quella strana stretta di soddisfazione e di altro allo stomaco. 
Nel mentre, Thad era troppo impegnato a divorarsi il dessert per alzare gli occhi dal piattino; altrimenti avrebbe visto un sorriso e uno sguardo contento, quasi intenerito, venire subito sostituito da un broncio accennato. 
Dopo che Sebastian bevve il proprio caffè amaro e Thad si riprese dalla scorpacciata appena fatta, pagarono velocemente ognuno la sua parte e uscirono dal ristorante.

Davanti all'insegna “Le Goût de la Bouche”, Thad guardò Sebastian e Sebastian guardò Thad per un tempo che sembrò infinito. Nessuno dei due sapeva come muoversi, ormai erano le tre inoltrate ed erano stati fin troppo tempo insieme. 
Sebastian controllò l'ora dall'orologio sul suo polso e sospirò, non avrebbe dovuto cercare un modo per rimanere lì. «Bene, ognuno per una sua strada?».
Thad annuì a malincuore. «Ognuno per la sua strada.».
E anche se Sebastian sarebbe dovuto andare a destra, si girò e andò a sinistra. 

Solo quando la testa castana del ragazzo sparì dietro l'angolo, Thad buttò fuori tutto il fiato trattenuto e si sedette su una panchina poco distante. Pensò a come stava il giorno prima, all'agitazione palpabile; a come avesse pensato di non presentarsi davanti all'hotel; a come stette male a sentire quelle parole e a come in realtà non fosse andata così male.
Sebastian non era il canone di gentilezza, sicuramente non sarebbe arrivato in groppa ad un cavallo bianco, ma gli aveva offerto il succo, no? Lo aveva fatto mangiare con sé e avevano riso insieme, parlato insieme. Era uno stronzo, insensibile e bastardo, però aveva difeso Santana da una qualche battuta o si era riferito alla Francia con una nota dolce che Thad per un attimo sperò poter sentire essere rivolta a sé.

E, beh, Non aveva mai tenuto le mani nelle tasche.

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Ciao e grazie di essere giunti fino alla fine! 
Questa one-shot era nata come semplice "buttar giu" di un sogno che avevo fatto sui Thadastian (Sì, addirittura li sognavo!) e ovviamente Santana ero io (modestamente, promotrice della ship ahhah). L'ho pubblicata solo ora perché rileggendola per puro caso mi sono accorta che è leggebile. O almeno spero! 
Se vi va, fatemi sapere cosa ne pensate anche con sole poche righe. 

Sperando di sentirvi, vi ringrazio ancora per la lettura! 

Alla prossima, Asia.
  
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