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Autore: I_love_villains    20/02/2018    0 recensioni
Raccolta di racconti horror. Spero di riuscire a provocarvi qualche brivido.
Genere: Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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“Edizione straordinaria! Che ci sia un pericoloso piromane in città? Solo due giorni fa un senzatetto è stato trovato bruciato vivo, mentre le vittime di questa sera sono quattro giovani di circa 18 anni. Non si sa ancora niente di certo, ma forse il caso del vecchio clochard è collegato alla morte misteriosa …”
“Puoi giurarci che è collegato” commentò una voce.
“… anche i quattro ragazzi erano ubriachi. Fonti vicine alla polizia sostengono che nemmeno con un lanciafiamme si sarebbero prodotti tali risultati. In effetti, a parte i corpi dei quattro malcapitati, il vicolo in cui è avvenuta la tragedia non riporta alcun segno di incendio. Come può una singola persona aver dato fuoco a quattro persone se …”
“Ci arriveranno mai Sam?”
Ne abbiamo lasciato uno vivo apposta, no?
“No, perché era innocente.”
Ma anche lui si meritava una lezione.
“L’ha avuta ...”
“… inoltre il tutto è avvenuto in pochi minuti, in teoria insufficienti per ridurre i corpi in simili condizioni. Anche la temperatura sarebbe dovuta essere insufficiente. È stato possibile identificarli per un documento scampato all’incendio e un quinto ragazzo fisicamente illeso ma ancora sotto shock che …”
“Lui sicuramente parlerà e collegheranno i casi, ma gli umani sono duri di comprendonio.”
Hai ragione Sam, però senza fare niente saremmo state altrettanto colpevoli. Qualcuno magari comprenderà ciò che abbiamo voluto davvero mostrare.

Il vecchio barbone se ne stette immobile al centro di una stradina, indeciso sul da farsi. Una giovane ragazza, sicuramente minorenne, era seduta su una vecchia cassa degli attrezzi. Contemplava con sguardo malinconico e nostalgico una fotografia. Sul viso aveva un’espressione di pena tale che spezzava il cuore. Sbatté le palpebre e due lacrime scivolarono lentamente lungo il viso. Lei sospirò tristemente, ripose la foto e si asciugò gli occhi con la manica della sua giacca, poi alzò il capo e lo scorse.
Jim Drake continuò a non muoversi. Era consapevole del suo stato: indossava vecchi stracci nascosti da un lungo cappotto verde scuro; era ricoperto di sporcizia e puzzava. Inoltre non si tagliava le unghie da un paio di mesi e capelli e barba, ancora scuri nonostante l’età, non gli davano un aspetto raccomandabile.
La ragazza invece aveva un aspetto tanto grazioso e pulito. Jim l’aveva osservata bene, inizialmente insicuro che una tale ragazzina potesse davvero trovarsi in quel posto lurido e derelitto. Aveva un bel viso, con lineamenti dolci da cui traspariva una certa decisione. Bocca e naso erano piccoli, gli occhi erano invece grandi e color nocciola. La fronte era coperta da una frangetta di capelli neri, lisci e abbastanza lunghi. Indossava una giacca a righe bianche e rosa, dei jeans chiari e converse bianche.
Se non fosse stato per il posto e l’aria triste si sarebbe pensato che si fosse seduta a godersi il cielo stellato in quell’aria piacevolmente frizzante di primavera.
Jim si mosse, a disagio. A giudicare dai vestiti, dal colorito roseo e dalla corporatura la giovane non viveva di certo per strada. Il barbone avrebbe voluto avvicinarsi per riaccompagnarla a casa, sapeva che nel quartiere girava cattiva gente, ma aveva paura della sua reazione. Lei tuttavia non accennò a gridare o scappare quando lui le fu vicino. Jim si schiarì la gola.
“Buonasera, signorina.”
“Salve” salutò a sua volta la mora.
Storse appena il naso a causa dell’odore emanato da lui, ma per il resto lo guardava incuriosita.
“Signorina, mi spiace doverti disturbare, questo quartiere non è sicuro. Ci sono furfanti, mezzi matti. Adesso è presto, ma si radunano qui attorno di solito.”
“Grazie per l’avvertimento signore.”
Gli sorrise, o almeno ci provò, perché era ancora abbacchiata. Si alzò lentamente e gli fu di fronte, più bassa di lui di almeno dieci centimetri.
“Sa dove c’è una fermata dell’autobus?”
“Sì, certo, ma dipende da dove devi andare.”
“Oh, da nessuna parte in particolare, cerco un motel per passare la notte.”
“Dovresti tornartene subito a casa cara, scusa la franchezza. Quanti anni hai?”
“Quasi sedici, ma non si preoccupi, non sono scappata di casa o roba del genere. E poi non sono sola, vero Pepe?”
Jim notò solo in quel momento un gatto che si strusciava contro i polpacci della giovane. Si chinò per osservarlo meglio, sorpreso.
“Mai visto un gatto così …”
“Il mio Pepe è un Lykoi Cat, li chiamano così perché sembrano lupi mannari” spiegò la mora prendendo in braccio il suo micio. Lo carezzò e lui le fece le fusa.
“Oh … dicevi di cercare un motel?”
“Se non è lontano mi può accompagnare. Sente questo rumore?”
“Sì, sono teppisti che escono di notte per andare da un bar all’altro. Fanno sempre baccano: urlano, gridano e fracassano bottiglie …”
Gli schiamazzi si facevano sempre più vicini. La ragazza si incamminò e lo invitò a seguirla. Ora sì che aveva un’espressione disgustata. Non per il barbone che le camminava accanto, ma per il concetto di divertimento di quegli adolescenti. Jim le andò dietro senza sapere che pensare. Quella ragazza era cortese e rispettosa con lui, sembrava matura per la sua età. Diamine, persino più matura di molti adulti. Quasi sempre Jim, come altra gente nella sua condizione, veniva trattato con disprezzo e la sua presenza era a stento tollerata. Quasi che il vivere in mezzo alla strada fosse colpa sua, una punizione per qualche crimine che aveva commesso, e che l’aver perso tutto il suo denaro equivalesse ad aver perso i suoi diritti come essere umano.
“Signorina, l’hanno tirata su bene” commentò Jim con franchezza.
Lei rise compiaciuta. Quell’aria allegra le si addiceva di più rispetto a quella triste di prima.
“Grazie, i miei saranno felici di saperlo. Non capita spesso di ricevere un complimento diretto a tre persone.”
“Sono una persona sincera e anche tu sembri esserlo.”
“In effetti sì.”
Tra i due tornò il silenzio, ma Jim si sentiva meno a disagio. Avrebbe voluto farle molte domande, tuttavia entro cinque minuti sarebbero arrivati al motel. Ne scelse una con cura.
“Sai, ti credo, se viaggi è perché ti hanno dato il permesso. Però prima eri giù di corda.”
“Sì, beh, mi manca molto il mio ragazzo. Guardi.”
La mora mostrò al vecchio la foto che stava fissando tanto dolorosamente prima. Ritraeva la ragazza abbracciata ad un giovane con i capelli rossi e gli occhi verdi. Entrambi sorridevano verso la fotocamera, radiosi. Da come si stringevano si capiva che dopo lo scatto si erano girati l’uno verso l’altra per baciarsi.
“Vi volete molto bene, eh?” commentò Jim con dolcezza.
“Lo amo da impazzire” dichiarò lei lentamente. Dalle voce e dal viso traspariva la forte emozione che provava. Sospirò, passandosi una mano tra i capelli. Quel gesto la invecchiava. “La vita si diverte a incasinare situazioni che altrimenti sarebbero perfette.”
Il barbone ridacchiò mentre le riconsegnava la foto.
“A chi lo dici, signorina. Sono convinto che si risolverà tutto, lo sento.”
La ragazza gli sorrise. Ripose con cura la foto in una tasca dei jeans, prese nuovamente in braccio Pepe e continuò a seguire il senzatetto.
“Ci siamo quasi. Quando si è come me si fanno un sacco di incontri strani, ma questo è stato senza dubbio il più curioso e piacevole.”
“È stato piacevole anche per me, signore. Mi serviva un po’ di compagnia stasera, una diversa da Pepe” aggiunse lei carezzando il gatto, quasi non volesse offenderlo.
“A tutti piace farsi una bella chiacchierata.”
“Già, soprattutto se con gente con cui si potrebbe diventare amici. Grazie di tutto, signore.”
“Di nulla, cara, di nulla.”
La ragazza gli strinse la mano augurandogli la buonanotte. Jim la seguì con lo sguardo. Lei si fermò davanti al portone, mettendo le mani nelle tasche della giacca. Improvvisamente aveva uno zaino sulle spalle e una valigia nella mano destra. Il vecchio la guardò sorpreso, rispondendo meccanicamente con la mano al saluto della giovane. Si incamminò verso il suo vicolo, con lentezza. Forse si era immaginato quell’incontro, ma anche se si fosse trattato di un sogno era felice di averlo fatto. Si mise le mani nel cappotto per ripararle dal freddo della notte, ancora pensieroso, quando avvertì qualcosa in quella sinistra. Si fermò sotto un lampione e contemplò incredulo una banconota da cento dollari. Fu in quel momento che i ragazzi arrivarono.

“Ne siete orgogliosi? Averlo sentito in televisione vi ha eccitato?”
Il gruppetto di cinque adolescenti si voltò verso la giovane sui sedici anni che li fissava infuriata. Lì per lì rimasero fermi a guardarla, sorpresi. Lei si avvicinò, fermandosi ad un paio di metri da loro.
“Hai parlato dell’essere eccitati, bocconcino?” domandò un ragazzo biondo sfoggiando un sorriso idiota.
Gli altri scoppiarono a ridere e attorniarono la ragazza, tutti meno uno.
“Siete voi che avete dato fuoco ad un povero barbone innocente, vero?” proseguì lei tremando di rabbia.
I ragazzi smisero di sorridere e guardarono preoccupati il loro capo. Quest’ultimo strinse con forza una spalla della mora, ma se si aspettava di sentirla urlare rimase deluso.
“Ma cosa dici, bocconcino? Tappati la bocca. Dire certe bugie avrà spiacevoli conseguenze …”
“Siete stati voi … La pagherete!”
Il ragazzo, senza abbandonare la presa, le ghermì il mento in modo da guardarla meglio in faccia. Lei sostenne il suo sguardo. In un certo senso, gli occhi indaco di lui stavano alimentando la sua ira. In quegli occhi si rispecchiava una vita dedita allo spreco, allo svago, alla prepotenza, all’egoismo.
“Te la sei proprio andata a cercare, eh bocconcino?” mormorò il biondo carezzandole lascivamente la guancia destra con il pollice.
“Tu e i tuoi compari ve la siete cercata. Adesso imparerete davvero che significa conseguenze” replicò la giovane con tono freddo e divertito, diverso da quello appassionato di prima.
Il ragazzo urlò e la lasciò andare stringendosi convulsamente lo stomaco. Sotto lo sguardo sgomento dei suoi compari, che fecero meccanicamente un passo indietro, fu di colpo avvolto dalle fiamme. I ragazzi rimasero impalati a vederlo bruciare, troppo stupiti per credere alla realtà di ciò che stava accadendo.
La mora si voltò verso uno di loro, che a sua volta prese fuoco. Si rotolò per terra strillando come aveva visto fare al barbone che avevano pestato e poi cosparso di vodka, ma non servì a nulla. Ben presto anche la sua carne cominciò a sfaldarsi come quella di un tacchino troppo cotto.
Dei tre restanti, uno corse via, quello che non era intervenuto si lasciò scivolare per terra e l’altro tentò di colpirla. La giovane schivò il pugno, gli afferrò il braccio e lo spinse via prima di farlo bruciare come quei miserabili dei suoi compagni. Il primo di quei bastardi era già ridotto in cenere ed era passato appena un minuto dall’attacco. Si compiacque di come era riuscita a stanarli e di come padroneggiava i suoi poteri. Quei mesi di addestramento davano i frutti sperati. Con una mira precisa e mortale uccise anche il ragazzo che correva. Quest’ultimo corse ancora per qualche metro, urlando tutto il suo dolore. Cadde e ci fu silenzio, tranne che per il crepitare delle ultime fiamme.
Un sorriso soddisfatto si disegnò sul viso della ragazza. I suoi nemici erano ridotti in cenere, tranne che per qualche macabro resto che il fuoco non aveva consumato completamente. Lance sarebbe stato orgoglioso di loro. Si erano controllate, avevano sfruttato efficacemente la rabbia contro chi lo meritava.
La giovane rivolse la sua attenzione all’ultimo ragazzo, che stava vomitando a causa dell’odore. Avanzò verso di lui e chinò la testa. Egli la osservò in lacrime, in attesa della sua punizione.
“Confessa. Dimmi com’è andata. In TV dicono che il vecchio beveva e fumava. Che idioti …”
Singhiozzando, l’adolescente le raccontò tutto. Di come Harry aveva dato il primo colpo al barbone; di come gli altri lo avevano seguito divertiti, pestandolo; di come lui aveva insistito per lasciarlo in pace, senza successo; ed infine, di come da ubriachi gli altri avevano deciso di dare fuoco al poveretto.
Gli occhi di lei ora erano lucidi. Si voltò verso la strada, aveva sentito il suono di una sirena. Ormai nulla più bruciava, restavano solo cenere, fumo e parti del corpo più o meno carbonizzate.
“Ascoltami bene tu. Se qualcuno compie un’ingiustizia, è nostro dovere fermarlo. Se l’ha già compiuta, punirlo. Non meriti di morire. Racconta la verità al mondo intero e un giorno il tuo peso sparirà.”
Il ragazzo la vide scomparire davanti ai suoi occhi. Fu in quel momento che urlò e continuò fino all’arrivo dei soccorsi.

“Lo ha fatto, Dory. Sei contenta?”
La ragazza scrollò le spalle mentre guardava il notiziario. In effetti l’unico sopravvissuto aveva raccontato istericamente tutto ciò che era accaduto ai paramedici, poi più tranquillamente ai poliziotti e ad un paio di giornalisti dopo che l’inchiesta era terminata.
Avrei preferito che nulla id tutto questo fosse necessario, Sam” pensò in risposta Pandora.
“Avevi ragione … sono più sconvolti per la morte di quattro bastardi che per un uomo buono” disse a bassa voce dopo un po’.
Già … beh, a quanto pare ci considerano un giustiziere. Vuoi che mi occupi io del prossimo viaggio?
Sì grazie.
La ragazza spense il televisore, afferrò i suoi bagagli e andò a fare un biglietto del treno. Pepe la seguì in silenzio. Quella storia lo aveva alquanto scombussolato, perciò aveva preferito starsene zitto. Era tuttavia fiero delle sue padroncine. Cooperavano alla perfezione e si prendevano cura l’una dell’altra come brave sorelle.
Samael si era divertita a punire i colpevoli. Come demone avvertiva l’esigenza di uccidere qualcuno di tanto in tanto. Pandora trovava abominevole quella pratica, infatti era ancora sconvolta per l’accaduto, tuttavia era stata lei a chiedere a Sam di intervenire, cosa che lei era stata più che felice di fare. Dory lasciò ancora il controllo del corpo a Samael. Se indicava al demone chi uccidere, la cosa poteva anche funzionare. In fondo all’inferno venivano puniti i cattivi, no? Le avrebbe permesso di continuare il suo lavoro, perché sentiva che era giusto. Almeno per loro, andava benissimo così.



***Angolo Autrice***
Pandora e Samael sono personaggi di Dark Sid(h)e, una mia fic fantasy-horror. Mi è venuta in mente questa one shot su di loro.
Presto sposterò qui due storie che avevo precedentemente pubblicato tra le Creepypasta.
Bye!
   
 
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