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Autore: Padfootblack    20/02/2018    0 recensioni
E se Alex avesse intrapreso una relazione con una collega musicista? E se non fosse tutto così idilliaco?
Raccolta di song fic!
Dal testo:
Probabilmente si accorse del mio sguardo, perché si girò e sorrise imbarazzata, muovendo la mano come a salutarmi. Non riuscii a muovere un muscolo, aveva uno sguardo splendido. Era come se potesse leggermi dentro e mi persi in quel paradiso verde azzurro, fin quando non si voltò di nuovo verso gli altri. E la magia scomparve, ritornai nel backstage del club, attorniato da luci stroboscopiche e ombre penetranti, proprio mentre loro salivano sul palco.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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That’s Where You’re Wrong – Alex

 

Indossai uno smoking che Amy tanto odiava, lasciai i capelli spettinati e la barba incolta. Avevo fatto finta che non mi interessasse nulla del suo parere, ma non dormivo da giorni: la regina delle paranoie era riuscita a rendermi suo schiavo. Mi stavo fissando allo specchio da minuti, quando Taylor spuntò dalla porta e allungò le sue braccia verso di me: “Amore”

“Ehi”mi voltai e mi lasciai abbracciare, lasciandole un bacio sulla fronte: “Vado da Matt”

“Stai un po’ con me ...”

“Più tardi, ho delle cose da risolvere”. Scesi in sala e cercai le chiavi della macchina, invano. Ogni volta che la prestavo a Tay, mi ci volevano ore per ritrovarle: “Piccola, devo uscire. Per caso hai visto le mie chiavi?”. Rise in maniera infantile: “Dammi un bacio e te lo dico”. Quegli scherzi che una volta mi facevano piacere, questa mattina mi urtavano i nervi, ma davo la colpa alla mancanza di sonno. Le stampai un bacio sulla bocca e lei mi fissò stranita: “Cos’era quello?”

“Devo scappare”

“Neanche dei bimbi si baciano così, amoruccio ...”

“Tay”dissi risoluto: “Devo andare da Matt, è super impegnato in questo periodo e ho pochi minuti da passare con lui”

“Mi tradisci, per caso?”chiese divertita. No, ma ti prego sta zitta e fammi uscire di casa. Scossi la testa: “Non lo farei mai. Ora, ti prego, dammi le chiavi”. Il sorriso scomparve dal suo viso e tornò su in camera. Se si fosse messa a fare i capricci sarei stato pronto ad andare a casa Helders a piedi, ero stufo di quella situazione. Poco dopo scese con le chiavi in mano, ma lo sguardo duro.

“Che c’è?”mi sentii chiedere, anche se non mi importava. Ognuno aveva i propri problemi personali o le proprie crisi, prendersela così per un bacio mi sembrava esagerato.

“È da quando è venuta lei a casa che ti comporti in modo strano”

“È solo una tua impressione ...”

“Non prendermi per il culo!”mi interruppe: “Non sono stupida”. Mi rigirai le chiavi fra le dita, ponderando bene le parole che avrei dovuto usare: “Lo so. Mi dispiace, ma non riesco a dormire”

“Cosa ti ha detto?”

“Nulla, abbiamo solo parlato di musica”

“E il suo parere è così importante per te?”

“Sì”ammisi sincero.

“Più del mio?”. Sì, più del tuo, perché mastichiamo musica da un decennio, mentre tu sei così innamorata di me da non capire la differenza fra un brano bello e uno brutto. Ti basta che io dedichi delle canzoni a te, mia musa, il testo e gli accordi non contano. Allungai una mano verso di lei, ma tenne il broncio, ignorandomi.

“È un parere musicale”

“Non ti credo”

“Tay”

“Vai da Matt”

“Tay”la chiamai ancora, con sguardo supplichevole. Sbuffò e mi prese la mano, girando in una piroetta e finendo stretta al mio petto: “Non lasciarmi, Alexander David”. Per non lasciarti dovrei cambiarti totalmente, Taylor, e non saresti più tu. Ero così innamorato di lei prima che tutto il caos di Amy avesse luogo. Pensavo davvero che io e lei fossimo fatti l’uno per l’altra. Ma vivere a Sheffield con Miss Brown per un periodo mi aveva fatto cambiare prospettiva.

“Tieniti pronta, ti porto fuori a pranzo, okay?”. Annuì e le diedi un altro bacio sulla fronte: “A dopo”. Uscii senza guardarmi indietro, per paura di vedere le sue lacrime. Non volevo farla piangere, non meritava tutto questo. Accesi la macchina e sfrecciai verso casa Helders.

A pussyfooting setting sun
Make a wish that weighs a ton
There are no handles for you to hold
And no understanding where it goes

Indossava un abito a righe bianche e nere, stretto in vita e dalla gonna larga. Aveva le spalle coperte da un cardigan grigio chiaro, troppo largo per la sua figura esile, che continuava a scivolarle giù dal braccio sinistro. Teneva le gambe incrociate e sorrideva euforica ad Amelia Darling Helders, seduta accanto a lei sul prato. Stavano colorando insieme, canticchiando una filastrocca. Qualche volta la bimba alzava lo sguardo su Amy e rideva felice, come se non potesse chiedere altro dalla vita e potevo capirla. Era davvero raro avere le attenzioni di Amy Brown tutte per sé, senza che nessun telefono suonasse o senza che il suo agente venisse a interromperla. E quando trovava del tempo da dedicarti, sapevi di essere davvero speciale per lei. Vederla così spensierata e felice mi ricordava il passato e mi fece dimenticare tutto il rancore che avevo provato in questi giorni.

She looks as if she's blowing a kiss at me
And suddenly the sky is a scissor
Sitting on the floor with a tambourine
Crushing up a bundle of love

Alzò lo sguardo e mi vide al di là del cancello. Quegli occhi così grandi e sinceri, che prima erano l’unico luogo in cui mi sentivo a casa, riuscivano adesso a farmi sentire fuori posto. Mossi la mano a mo’ di saluto, e lei sorrise mesta, sembrava imbarazzata. Breana uscì dalla porta di casa appena in tempo e mi venne incontro: “Al! Che ci fai qui?”. Lo aprì e non appena Darling mi notò, mi corse incontro. La presi in braccio e la alzai sopra la mia testa: “Ehi, piccola Helders!”. Spalancò gli occhi vivaci e guardò per terra, stupita di essere così tanto in alto.

“Matt non c’è, è uscito poco fa ...”. Darling rideva divertita fra le mie braccia, mostrando i dentini mancanti.

“Tranquilla, posso tornare più tardi”dissi a Breana.

“Mi dispiace, ma con questa storia di Iggy ha un sacco da fare ...”

“Lo capisco”. Mi inginocchiai lentamente, lasciando che Darling corresse di nuovo da Amy, pronta a farsi abbracciare anche da lei.

“Vuoi entrare?”chiese Breana, probabilmente aveva già saputo tutto della lite di qualche giorno fa.

“No, io … torno dopo”risposi, ma restai fermo a guardare Amy mentre si faceva spettinare dalla piccola Helders. La felicità di qualche istante prima era scomparsa, ora sembrava indossare un sorriso finto.

“Amelia avrebbe proprio bisogno di un riposino”disse ancora Breana. La osservai cupo e lei capì subito. Avanzò verso la figlia, la prese in braccio delicatamente e danzò con lei, senza farle capire che stavano andando a fare il temuto riposino. La piccola Helders era un uragano, voleva sempre ballare e saltare ed era difficile convincerla a dormire. Ma Breana ci riusciva sempre, danzando lentamente e cantando dolcemente aveva trovato il giusto modo per farla calmare. Se solo ci fossi riuscito anche io con la grande Amy. Camminai lentamente verso di lei, come se ogni passo fosse un avvicinamento al patibolo. Mi fece segno di sedersi accanto a lei ed obbedii.

Don't take it so personally
You're not the only one,
That time has got it in for honey

That's where you're wrong

“Scusa per l’altro giorno, sono stata davvero cattiva”disse subito, prendendomi in contropiede. Non pensavo fosse così disposta a scusarsi senza farmi prima sentire in colpa per qualcosa, di solito era questo l’iter dei nostri litigi.

“Anche io non sono stato gentile con te”

“Seppelliamo l’ascia di guerra”. Ma non sembrava felice, c’era qualcosa che la turbava, il suo sguardo era tetro.

“Cos’è cambiato?”chiesi gentilmente. Sbuffò divertita: “Non lo so”

“Fino a qualche mese andavamo d’accordo”

“Sì, ma ero sotto effetto di farmaci”scherzò. Sorrisi debolmente, ma il mio sguardo serio non la abbandonava. Stirò le braccia e mormorò cupa: “Credo di essere io il problema”

“Va tutto bene?”

“Alla grande”mentì: “Non capisco cosa mi frulla per la testa e mi sto comportando male con tutti, ma passerà. Ne sono sicura”. Allungai una mano verso la sua e la accarezzai con dolcezza.

“Perché non me ne hai parlato?”domandai. Osservò il cielo, in cerca di una risposta: “Non volevo parlarne”. Era di sicuro la conversazione più criptica che avessimo mai avuto. Stavamo parlando di un problema, ma non avevamo ancora capito quale fosse.

“Sto continuando a cambiare”confessò: “O a maturare, decidi tu il termine giusto. E ogni nuova versione di Amy non mi piace. Ma purtroppo sono fatta così”. Sbuffò, come per cancellare la tristezza che aveva creato: “Scusa, divento sempre più pesante. Cambiamo argomento”

“Ti fa davvero così schifo la canzone?”

“Al”bisbigliò: “Ti prego, ne abbiamo già parlato”

“Va bene, ci sta. Ma non voglio perdere la mia vena poetica e in quest’ultimo periodo ho avuto poche fonti di ispirazione”. Sorrise beffarda: “Taylor dovrebbe essere la tua maggiore fonte di ispirazione”. Ecco una frecciatina, ma praticamente gliela avevo servita su un piatto d’argento.

“Lo è, ma non più come una volta”ammisi: “L’unica cosa che voglio cantarle è che spero di passare l’eternità con lei”. Probabilmente stava pensando a dieci battute ciniche, una più cattiva dell’altra, ma non voleva peggiorare le cose fra di noi quindi non rispose. Guardammo entrambi le nostre mani, solo in quel momento mi resi conto dell’imbarazzo che avevo creato. Purtroppo quando ero con lei non riuscivo a gestire le cose da dire e quelle da tacere. All’improvviso si alzò e si lisciò l’abito: “Bene, io vado”

“Ma Breana…”

“Torno più tardi, di sicuro sarà a letto con la piccola”. Mi alzai anche io, seguendola verso l’uscita. Era assorta nei suoi pensieri e non sembrava far caso alla mia presenza, era tornata in quel mondo che mi aveva nascosto per anni.

“Vuoi un passaggio?”

“Oh no, grazie”esclamò ritornando coi piedi per terra: “Vado a piedi”

“Tutto bene?”

“Sì”mentì ancora: “Alla grande”. Avevo solo voglia di abbracciarla e di dirle che tutto sarebbe andato per il meglio, ma sembrava volermi convincere che andasse tutto “alla grande”. Le accarezzai il viso con la punta delle dita, per paura che potesse sgretolarsi se avessi osato toccarla di più. Dava l’idea di essere forte, ma solo adesso riuscivo a vedere quanto era debole. Sentii un brivido sulla pelle e i polpastrelli pizzicare, chissà se anche lei provava le stesse sensazioni. Non se ne accorse. Mi fissava, ma sembrava non vedermi veramente.

“Se resti nei paraggi, magari ci vediamo. E ti porto in studio, chissà che io possa trovare un po’ di ispirazione”proposi. Annuì molto lentamente: “Ehm … okay”. Mi regalò un sorriso veloce e poi andò via, senza mai guardarsi indietro. Lei e la sua dannata abitudine di non voler mostrare ciò che provava veramente.

   
 
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