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Autore: Raja_    20/02/2018    1 recensioni
SPOILER THE DEATH CURE!
E poi, c’era lui. Il volto di quel ragazzo dai capelli biondi e gli occhi scuri entrava prepotentemente nella sua testa e sentiva di conoscere davvero quella persona, ma il suo nome non gli diceva niente se non che gli suscitava sensazioni inafferrabili ed emozioni indefinibili.
Dylan uscì dalla doccia e guardò il proprio riflesso nello specchio, inorridendo per le profonde occhiaie che spiccano sotto i suoi occhi nocciola. Si passò una mano fra i capelli castani, chiedendosi se non fosse arrivato il momento di consultare uno specialista.
Si lavò i denti e rabbrividì. «Sono solo stupidi sogni.» disse a voce alta, cercando di convincersi, nonostante qualcosa dentro di lui gli suggerisse tutt’altro, ma come tutte le altre mattine, non aveva tempo di occuparsi di certe fantasie. Doveva andare a scuola.
Abbassò un attimo le palpebre ed ecco ripresentarsi il volto di quel giovane che da settimane occupava i suoi sogni. «Chi accidenti sei?»
Newt…
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Cast Maze Runner, Newt, Newt/Thomas, Thomas
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler!
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Dimezzò la distanza fra il furgone e quel giovane, poi si fermò.
Chiunque fosse, aveva un aspetto orribile. Quei mostri gli avevano strappato via ciocche di capelli biondi, lasciandolo pelato in alcuni punti della cute. Il suo viso delicato era pieno di graffi e lividi; la camicia era ridotta a brandelli e i pantaloni erano luridi e sporchi di sangue rappreso.
«Ehi, Newt, sono io, Thomas. Ti ricordi ancora di me, vero?»
Thomas? Ma io non mi chiamo Thomas.
Di colpo quegli occhi si fecero limpidi e lui capì, dal modo in cui lo stava fissando, che lo aveva riconosciuto.
«Accidenti se mi ricordo di te, Tommy. Sei venuto a trovarmi al Palazzo, sbattendomi in faccia il fatto di aver ignorato la mia lettera. Non posso impazzire completamente nel giro di pochi giorni.»
«Allora perché sei qui? Perché sei con… loro?» gli chiese, indicando quei mostri che rovistavano nella spazzatura alla ricerca di cibo o che vagavano per la strada senza una meta.
Il giovane si guardò attorno, poi puntò di nuovo gli occhi su di lui. «Va e viene, amico mio. Non riesco a spiegarlo. A volte non riesco a controllarmi, so a malapena quello che faccio. Ma di solito è come un tarlo nel cervello, che scombussola ogni cosa quanto basta per infastidirmi, per farmi arrabbiare.»
«In questo momento sembri a posto.»
«Già, beh, l’unica ragione per cui sono con quegli svitati del Palazzo è perché non so cos’altro fare. Tra di loro litigano, ma sono anche un gruppo. Se ti ritrovi da solo, non hai nessuna cacchio di possibilità.»
«Newt, vieni con me questa volta, adesso. Possiamo portarti in un luogo più sicuro, in un luogo migliore per…»
Per?
Newt rise, e la sua testa fece un paio di scatti strani. «Vattene da qui, Tommy. Vattene.»
«Vieni con me» lo pregò. «Se ti fa sentire meglio, posso legarti.»
CHE? Sono forse impazzito anche io?
Il viso di Newt di colpo si irrigidì per la rabbia e pronunciò le parole come proiettili di collera. «Chiudi il becco, traditore del caspio! Non hai letto il mio biglietto? Non puoi fare un’ultima schifosa cosa per me? Devi fare l’eroe, come sempre? Ti odio! Ti ho sempre odiato!»
Biglietto… di che diavolo parla?
«Newt…»
«È stata tutta colpa tua. Avresti potuto fermarli quando i primi Creatori sono morti. Avresti dovuto trovare la maniera. Invece no! Tu hai dovuto portare avanti la tua missione, cercare di salvare il mondo, fare l’eroe. E sei venuto nel Labirinto e non ti sei mai fermato. Ti importa solo di te stesso! Ammettilo! Devi essere quello di cui la gente si ricorda, che la gente venera! Avremmo dovuto ributtarti nel buco della Scatola!»
Il viso di Newt era diventato rosso fuoco, e mentre gridava sputacchiava. Cominciò a fare dei passi pesanti in avanti, con le mani strette a pugno.
«Gli faccio saltare il cervello!» gridò un uomo dal furgone. «Spostati.»
Si voltò nella sua direzione, fermandolo. «No! Questa cosa rimane tra me e lui! Non fare niente!» si girò di nuovo verso Newt. «Newt, fermati. Devi ascoltarmi. Lo so che nel profondo stai bene. Abbastanza da starmi a sentire.»
«Ti odio, Tommy!» era a solo un paio di metri e lui fece un passo indietro, mentre il dolore si trasformava in paura. «Ti odio ti odio ti odio! Dopo tutto quello che ho fatto per te, dopo tutta la cavolo di sploff che ho passato in quel maledetto Labirinto, non puoi fare l’unica cosa che ti abbia mai chiesto! Non riesco nemmeno a guardare la tua brutta faccia di caspio!»
«Newt, devi fermarti. Ti spareranno. Fermati e ascoltami! Sali sul furgone, lascia che ti leghi. Dammi una possibilità!» non poteva uccidere il suo amico. Non poteva e basta.
Newt gridò e si fiondò in avanti. Una scarica elettrica partì dal furgone ma mancò il bersaglio e lui venne spinto a terra dall’amico, rimandevo senza fiato e finendo per essere immobilizzato.
«Dovrei cavarti gli occhi» gli disse, sputacchiandogli addosso. «Farti imparare la lezione degli stupidi. Perché sei venuto qui? Ti aspettavi un cacchio di abbraccio? Eh? Che ci mettessimo a fare due chiacchiere sui bei vecchi tempi nella Radura?»
Quale Radura?
Scosse la testa, in preda al terrore, allungando molto lentamente la mano libera verso la pistola.
«Vuoi sapere perché zoppico, Tommy? Non te l’ho mai detto? No, non credo di averlo fatto.»
«Cosa ti è successo?» gli chiese, cercando di prendere tempo mentre faceva scivolare le dita intorno all’arma.
«Ho cercato di ammazzarmi nel Labirinto. Mi sono arrampicato su uno di quei maledetti muri e arrivato a metà mi sono buttato giù. Alby mi ha trovato e mi ha trascinato dentro la Radura prima che si chiudessero le Porte. Odiavo quel posto, Tommy. Ho odiato ogni secondo di ogni giorno. Ed era tutta… colpa… tua!»
Colpa mia? Come può essere colpa mia?
Di colpo Newt si spostò e prese la mano di Thomas che stringeva l’arma. La tirò verso di sé, sollevandola fino ad appoggiarsi la pistola sulla fronte. «Adesso devi rimediare! Uccidimi prima che diventi uno di quei cannibali mostruosi! Uccidimi! Io mi sono fidato di te con quel biglietto! Di nessun altro. Adesso fallo!»
COSA?
Cercò di allontanare la mano, ma Newt era troppo forte. «Non posso, Newt, non posso.»
«Devi rimediare! Pentiti di quello che hai fatto!» tremava mentre parlava. «Uccidimi, codardo del caspio. Dimostra di saper fare la cosa giusta. Metti fine alle mie sofferenze.»
Quelle parole lo sconvolsero. «Newt, forse possiamo…»
«Sta’ zitto! Sta’ zitto e basta! Io mi sono fidato di te! Adesso fallo!»
«Non posso.»
«Fallo!»
«Non posso!»
«Uccidimi o io ucciderò te. Uccidimi! Fallo!»
«Newt…»
«Fallo prima che diventi uno di loro!»
«Io…»
«Uccidimi!» poi i suoi occhi si schiarirono, come se avesse ritrovato la lucidità e la sua voce si addolcì. «Per favore, Tommy. Per favore.»
NO!
Con il cuore in mano, premette il grilletto.

Dylan si svegliò di soprassalto sudato ed ansimante.
Erano due settimane che succedeva. Ogni maledetta notte il sogno iniziava quando scendeva dal furgone e finiva quando si svegliava di soprassalto dopo aver sparato a quel Newt.
Non sapeva chi fosse quel ragazzo. Era certo di non conoscerlo né di aver mai sentito il suo nome.
Non sapeva nemmeno chi fossero quei mostri impazziti che si aggiravano lì attorno o perché stesse cercando di convincerlo ad andare con lui.
Soprattutto non riusciva a capire da dove venissero i termini che usava come caspio, sploff o cacchio né di cosa stesse parlando quando nominava dei Creatori, un Labirinto o una certa Scatola.
Si alzò dal letto e si diresse in bagno. Sua madre e suo padre per fortuna erano già usciti per andare a lavoro. Il rumore di quello sparo gli risuonava ancora nelle orecchie, facendo da sottofondo all’acqua della doccia che gli cadeva addosso.
Dylan scosse il capo, cercando di scacciare via il ricordo di quel sogno. Ogni volta che si svegliava, aveva come la sensazione di non aver semplicemente sognato, ma di aver rivissuto dei ricordi vividi e reali.
Sentiva la sabbia sotto gli scarponi, la polvere che gli arrivava in faccia, l’odore del sangue e dell’immondizia, ma, soprattutto, quando apriva gli occhi, si sentiva triste. Si sentiva vuoto.
Era come se tutto ciò che aveva vissuto in quei suoi sedici anni di vita, non contasse. Come se la sua vita non fosse stata altro che una fase di attesa. Ma attendere chi o cosa, Dylan non lo sapeva.
Ogni mattina riapriva gli occhi con la certezza di aver vissuto veramente quelle vicende in passato. E poi, c’era lui. Il volto di quel ragazzo dai capelli biondi e gli occhi scuri entrava prepotentemente nella sua testa e sentiva di conoscere davvero quella persona, ma il suo nome non gli diceva niente se non che gli suscitava sensazioni inafferrabili ed emozioni indefinibili.
Dylan uscì dalla doccia e guardò il proprio riflesso nello specchio, inorridendo per le profonde occhiaie che spiccano sotto i suoi occhi nocciola. Si passò una mano fra i capelli castani, chiedendosi se non fosse arrivato il momento di consultare uno specialista.
Si lavò i denti e rabbrividì. «Sono solo stupidi sogni.» disse a voce alta, cercando di convincersi, nonostante qualcosa dentro di lui gli suggerisse tutt’altro, ma come tutte le altre mattine, non aveva tempo di occuparsi di certe fantasie. Doveva andare a scuola.
Abbassò un attimo le palpebre ed ecco ripresentarsi il volto di quel giovane che da settimane occupava i suoi sogni. «Chi accidenti sei?»
Newt…

Arrivò a scuola con un aspetto così tremendo che Kaya e Ki Hong, i suoi migliori amici, si preoccuparono.
«Dylan, ti senti bene?» gli chiese la ragazza, apprensiva.
«Cavolo, amico. Hai un aspetto…»
«Orribile?» domandò lui.
«Sconvolto.» lo corresse la ragazza dai capelli neri e gli occhi azzurri.
«Io avrei detto da psicopatico.» rise il suo amico asiatico, beccandosi un’occhiataccia da Kaya.
«Fa lo stesso. Non ho dormito molto.»
«Vedi di rimetterti. Abbiamo l’interrogazione di fisica sui principi di Newton, alla prima ora.»
Dylan arrestò il passo di fronte all’aula di fisica al sentir pronunciare il nome di Newton. Gli fece venire un colpo al cuore… assomigliava così tanto al nome di quel ragazzo. Di Newt.
«Cosa?» chiese, rivolgendosi a Kaya, con la mano già posata sulla maniglia della porta. «Era oggi?»
«L’avevi dimenticato?»
«Beh…» Ki Hong guardò l’orologio. «La campanella suonerà fra quindici minuti. Sei ancora in tempo per darti una rinfrescata e ripassare…»
Dylan si diresse verso il bagno, dove si chiuse a chiave. Prese un bel respiro e raggiunse il lavandino. Non ebbe il coraggio di guardare il proprio riflesso nello specchio e si limitò a gettarsi sul viso un po’ d’acqua ghiacciata, così da scacciare via i ricordi che lo assillavano. Il professor Gillen era un osso duro e se lui voleva prendere almeno una B di certo avrebbe dovuto farlo a mente lucida.
Scosse il capo ancora una volta e, finalmente, riaprì gli occhi. Incontrò subito il proprio riflesso nello specchio e se non si contavano le borse sotto agli occhi e il volto pallido come quello di un malato, non era messo poi così male.
«Coraggio, Dylan. Ce la farai anche questa volta.» si disse, asciugandosi il viso e tentando di darsi un tono convinto. Inutilmente.

Uscì dal bagno e andò in classe. Il professor Gillen lo guardò di traverso.
«Signor O’Brien… non riesco a credere che ci stia degnando della sua presenza.» affermò la voce sarcastica dell’uomo. Lo guardò negli occhi e si scusò. Prese un profondo respiro e si diresse verso il proprio banco con passo incerto. «Visto che ci siamo tutti e che il signor O’Brien è presente solo con il corpo, ho un annuncio da fare. Avrete un nuovo compagno di classe.»
Aprì la porta e un ragazzo entrò. Non appena mise piede nella stanza, Dylan rimase come pietrificato.
Il ragazzo del suo sogno era lì, davanti a lui. In carne e ossa.
Dylan deglutì e rimase a fissare quel giovane. Era certamente meno sporco, i capelli erano tutti attaccati alla sua cute e non aveva gli occhi da pazzo, ma un sorriso gentile sul viso.
«Sono lieto di presentarvi il signor Thomas Brodie-Sangster.» sentì dire dal professore e sussultò nel pensare che quel giovane si chiamasse nello stesso modo in cui lui stesso aveva detto di chiamarsi, a Newt. «Viene da Londra e si è trasferito qui, quindi siate gentili.»
Come una calamita attratta da un magnete, il suo sguardo non riusciva a spostarsi dal viso del giovane che si era seduto al fianco di Ki Hong. Fu solo allora che i loro occhi s’incrociarono per un istante e Thomas aggrottò le sopracciglia, come se lo avesse riconosciuto.
Possibile?” si chiese, deglutendo a fatica.
Il ragazzo si limitò a sorridergli e Dylan fremette, sentendo che sarebbe stato disposto a morire per quel sorriso, per quegli occhi che brillavano come pietre preziose.
Non poteva sbagliarsi: era lui, era il Newt che dava vita ai suoi sogni!

Finita la lezione, in cui il professore decise di fare un ripasso generale sui principi di Newton, Ki Hong e il nuovo arrivato si avvicinarono a lui e Kaya. I dubbi di Dylan si erano affermati ancora di più dentro di lui, quando aveva notato Thomas sussultare a sentire il nome del fisico pronunciato dall'insegnante.
La ragazza si presentò subito e quando Thomas tese la mano verso di lui, Dylan la strinse. Non appena la sua pelle sfiorò quella del ragazzo, sentì una certa calma affiorare dal suo cuore. Il ricordo del sogno e della loro conversazione si fece d’un tratto lontano e sfumò via come uno sbuffo di fumo nell’aria.
«Piacere di conoscerti.» gli disse sorridente, il ragazzo davanti a lui.
«Piacere mio. Ma… per caso ci siamo già visti da qualche parte?» provò a chiedergli Dylan, accennando un sorriso.
Non sapeva dire quale sentimento li avesse legati in un passato lontano o in un’altra vita, ma di qualsiasi cosa si fosse trattato, non importava. Non c’erano più polvere, sabbia o sangue.
Dylan voleva solo ricominciare da capo e conoscerlo di nuovo. Desiderava che gli sorridesse ancora e ancora e ancora.
Thomas gli sorrise di rimando. «Credo proprio di sì, Tommy… credo proprio di sì!» disse.



NdA: Non uccidetemi!
Molto semplicemente Thomas e Dylan sono le classiche anime gemelle legate dal filo del destino.
Non importa cosa accada e come muoiano perché le loro anime si cercheranno in ogni nuova vita e si ritroveranno infinite volte per poter stare felicemente insieme senza, ovviamente, avere ricordi delle loro vite precedenti.
La prima parte della storia è tratta dal libro di Dashner ed è l’odiata parte in cui Newt diventa Spaccato e Thomas gli spara. Ho deciso di farla apparire come un sogno ricorrente per Dylan, così da far intuire che i due sono legati dall’inizio, infatti, se notate, le parti tra le virgolette sono i pensieri di Dylan che non capisce perché nel sogno si fa chiamare Thomas e tutto il resto.
La vita di Maze Runner è ovviamente una vita precedente di entrambi e quando anche Thomas è morto, i due si sono reincarnati in Dylan O'Brien e Thomas Brodie-Sangster. Si può intuire il tutto anche dal fatto che Kaya Scodelario, Aiden Gillen e Ki Hong Lee appaiano con i loro veri nomi e non come Teresa, Janson o Minho.
Spero veramente che questa storia vi piaccia.
Vi ringrazio in anticipo per le vostre recensioni e per le visite, mi farebbe veramente piacere sapere cosa ne pensate di questa storia e se avete dei consigli o delle critiche (costruttive, vi prego) da farmi.

Un bacio.
Raja_
   
 
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