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Autore: lovefreckles    20/02/2018    6 recensioni
Penso che la descrizione che Annabeth fa del nostro Testa d'Alghe all'inizio del Marchio di Atena l'avremmo riletta tutti un fantastilione di volte, però io continuavo comunque a chiedermi cosa diamine stesse passando per la testa di Percy in quel momento, perciò... questa è la mia versione.
Siate clementi, è la mia prima ff e la mia prima storia su EFP.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annabeth Chase, Percy Jackson, Percy/Annabeth
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Reale
 

Percy non avrebbe saputo dire perché, ma era nervoso.
Il sangue della gorgone gli aveva ridato la memoria, certo, ma una piccolissima parte di lui – una parte che sapeva essere irrazionale e stupida, ma che non riusciva a sconfiggere in nessun modo – continuava a temere che Annabeth non fosse reale, che i suoi ricordi fossero un inganno di quella str- Era, una chimera creata per tenerlo buono e portarlo a unire i due campi.
Razionalmente, sapeva che le cose non stavano così – lei non poteva non essere reale.
Tutto ciò che ricordava di lei – il suo profumo, i suoi occhi grigi e tempestosi che si schiarivano quando riusciva a farla ridere, il sapore delle sue labbra (dovevano essersi baciati un sacco di volte, perché quel ricordo era particolarmente presente), la fronte aggrottata mentre pensava a qualcosa di importante, tutte le avventure che avevano vissuto insieme – era talmente vivido che non poteva, in alcun modo, essere un miraggio. Senza contare anche quella specie di messaggio che gli aveva inviato poco prima che partisse per l’impresa in Alaska.
Ciononostante, mentre l’Argo II – questo il nome dell’enorme trireme greca che aveva solcato i cieli del Campo Giove – attraccava, rimanendo sospesa sopra Nuova Roma, e una scaletta di corda veniva calata dal fianco per permettere all’equipaggio di scendere, il cuore di Percy non riusciva a smettere di correre come un forsennato.
Fa’ che sia reale.
Fa’ che sia reale.
Fa’ che sia reale.

 
Quando una chioma bionda e arricciata cominciò a muoversi lungo la scaletta, in discesa, Percy trattenne un respiro, e pian piano un sorriso spontaneo gli si dipinse sul volto. Con lei scesero un ragazzo biondo, una ragazza dai capelli castani, apparentemente innocua, e un ragazzino smilzo con la faccia da combinaguai. La vista del ragazzo biondo lo turbò. Chi era quello? Perché era con Annabeth? E se… ma non ebbe il tempo di pensare eventualità peggiori, perché l’atteggiamento protettivo di lui nei confronti della ragazza castana lo rasserenò.

Seguì Annabeth con lo sguardo mentre si aggirava tra la folla, nervosa, gli occhi che guizzavano a destra e a sinistra, e Percy sperò che stessero cercando lui. Non mosse un muscolo, rimanendo ancorato a Hazel e Frank: temeva che un solo passo l’avrebbe fatta svanire per sempre, come l’eroina di quella vecchia storia che lo faceva arrabbiare da matti – Euridice, ecco il nome di quella poveretta – e allo stesso tempo anche solamente staccare gli occhi da lei lo spaventava, aveva il terrore di perderla tra la folla.
Vide Reyna, sicura, così romana (eppure in qualche modo gliela ricordava) andarle incontro, ma era troppo lontano per sapere se stesse dicendo qualcosa, magari parole di benvenuto o di sfida; in ogni caso la figlia di Bellona guardava con insistenza il ragazzo biondo che era sceso dalla nave. In quel momento seppe per certo che si trattava di Jason Grace, il pretore scomparso, l’altra metà dell’assurdo “scambio” che gli aveva rubato sette mesi di vita.
Tutto ciò perse importanza quando Annabeth incrociò il suo sguardo – verde e grigio, mare e tempesta – e il cuore di Percy mancò un battito, mentre il suo campo visivo si restringeva ancora di più.

Era ancora più bella di come la ricordava.
I capelli biondi brillavano al sole come fili d’oro, i suoi occhi temporaleschi si erano illuminati e Percy ebbe la sensazione che una cosa del genere non accadesse da tanto, troppo tempo. Era , era reale, viva davanti a lui, come la ricordava, con il pugnale di bronzo allacciato alla cintura. Ed esitava.
La paura irrazionale lo assalì di nuovo.
Lei era reale; ma ciò che avevano avuto lo era? E se tutti quei ricordi, che fino a quel momento aveva considerato suoi, fossero stati un inganno?
Hazel sussurrò al suo fianco, traendolo in salvo dai suoi pensieri.
 - Va’ da lei - .

Come in trance, fece un passo in avanti, verso di lei, e allo stesso momento lei fece la stessa cosa, verso di lui. Ogni singola molecola del suo corpo tendeva nella sua direzione, gli urlava di andare, e temeva che avrebbe cominciato a dissolversi se non avesse ascoltato quella richiesta urgente, e il solo pensiero di stare ancora un altro istante lontano da lei gli fece venire la pelle d’oca.
Sentì i Romani agitarsi quando cominciò a correre, ma li ignorò. Lei era sempre più vicina, il sorriso raggiante, speranzoso, con una minuscola scintilla d’incertezza.
Annabeth gli gettò le braccia al collo nello stesso momento in cui lui apriva le sue e la afferrava per la vita, due stelle in collisione, e soltanto sfiorarla sembrò bruciargli la pelle e mandarlo su di giri come se avesse appena bevuto tre litri di SuperFresh.
Non esitò oltre, la strinse a sé e la baciò.

In quel momento tutti i pezzi del puzzle tornarono al loro posto, non c’era nient’altro che contasse, solo lei la sua pelle il suo profumo le sue labbra al sapore di miele le dita tra i capelli nient’altro, e si sentì più vivo che mai. Era reale. Tutto reale. La sua Sapientona era lì, tra le sue braccia, ed era reale.
Dei, gli era mancata così tanto.
Era anche un po’ sorpreso da quel suo slancio, però.
La scrutò in viso, incredulo. – Dei del cielo! Non avrei mai pensato che-

Non ebbe il tempo di finire la frase: fu molto reale anche la mossa di non-si-sa-quale-arte-marziale con cui lo mise al tappeto di fronte all’intero Campo Giove.
I Romani gridarono, ma la voce di Reyna sovrastò tutti gli altri.
Si ritrovò per terra, il ginocchio di Annabeth sul suo petto e il braccio sotto la gola, lo sguardo furibondo e amaro fisso nel suo, anche se Percy avrebbe giurato che una minuscolissima scintilla di divertimento stesse ballando sullo sfondo.
- Se osi lasciarmi di nuovo… - cominciò, gli occhi che le cominciavano a luccicare – Giuro sugli dei che… - Non la lasciò finire.
Percy si mise a ridere, di cuore, perché in quelle parole rabbiose c’era preoccupazione, e c’era amore, e lui aveva sentito entrambi in un’ondata così travolgente che temette di affogarci dentro. Ed era una risata liberatoria, perché Annabeth non era solo dolcezza, era anche questo, era la ragazza che sapeva combattere (e anche bene) e metterti al tappeto e all’improvviso si sentì il ragazzo più felice e fortunato del mondo, anche se la sua ragazza lo aveva appena messo KO, perché quello era il suo modo di dire che a lui ci teneva.
- Considerami avvisato. Anche tu mi sei mancata -.




*spazietto autrice*
Salve gente! C'è qualcuno sveglio? 
Sì, fa un po' schifetto, lo so, ma non ho più idee per modificarla e quindi l'ho pubblicata, che ci volete fare. Complimenti agli avventurosi arrivati a leggere fin quaggiù. 
Eh niente, io questi due scemotti li amo troppo per non scriverci sopra... Probabilmente continuerò a imperversare su questo fandom, peggio per voi.
Liberi di commentare se ne avete voglia, mi fareste un onore!
Un saluto a tutti 
lovefreckles
  
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