ore 3:00, notte
fonda senza stelle.
“I scream in to the night for you… “
Una splendida
ragazza aprì piano gli occhi e cercò nel buoi della sua stanza il cellulare che
squillava, vide uno schermo illuminato di rosa e viola nell’oscurità e subito
lo prese, e premette invio
-
Pronto??
Oddio chi è a quest’ora della notte?
-
Zeme… zeme amore mio_ una voce rotta dai singhiozzi cercava di
dirle qualcosa dall’altro capo del telefono_
-
Nikky!!! Tesoro
che è successo??????
-
Bill… Bill…
è …. È morto, lo hanno detto alla televisione, lo hanno ucciso…. Oddio zeme…. Non c’e la faccio…
Non sentì più
nulla oltre quelle due parole, il mondo le era improvvisamente crollato addosso,
senza preavviso, quella notizia non doveva arrivare, non adesso, non così
presto. Le lacrime scendevano ininterrotte sul suo viso, attaccò la chiamata e si
alzò, non accese nessuna luce. Aprì la finestra, la luna non c’era, le stelle
non c’erano, piangevano anche loro; la luce dei lampioni illuminava la sua
stanza di quel piccolo candore. Si diresse verso l’armadio, pieno dei poster di
Bill, di Tom, di Georg, e di Gustav. Li sfiorò delicatamente, aprì le ante,
prese un vestito, il vestito che aveva comprato per il concerto, si vestì, si
trucco e si pettinò. Prese un foglio di carta e una penna, si diresse in bagno,
le poggiò sul lavandino. Scese in giardino, prese le sue rose, le rose che
aveva coltivato per lui, perché potesse dargliene una, ne tagliò quattro, erano
rosse, di un rosso così scuro e così inteso da sembrare nero. Prese il suo
microfono e tornò in bagno. Si girò verso lo specchio, ai lati del suo viso c’erano
due righe scure, la sua pelle era bianca risaltava in tutto quell’oro e avorio. I capelli
neri le ricadevano ribelli sulle spalle mescolati con le ciocche porpora, i
suoi occhi blu risaltavano con i contorni neri, tra le lunghe ciglia erano
rimaste intrappolate alcune lacrime, prese il suo microfono e lo strinse, poi
lo lanciò contro lo specchio, ora si vedeva mille volte riflessa in quel mondo
parallelo. Prese un pezzo dallo specchio, aveva la forma di un rombo, lo guardò
e sorrise amaramente, aprì l’acqua ghiacciata e la fece scorrere, la vasca si
riempì poco a poco. Ci si immerse, con tanto di scarpe, era fredda, ghiacciata,
prese il foglio e poggiandosi su un piano asciutto iniziò a scrivere
“Ciao
Bill,
poco
fa ho saputo che ti hanno ucciso, non immagini quanto fa male, non è normale,
non è frustrazione, dispiacere, è qualcosa che non mi so spiegare, Bill ti amo,
lo so che te lo avranno detto migliaia di fan, ma io… io non voglio dire di
amarti di più, ma sento qualcosa di strano dentro di me.
Sai,
mi ero fatta una promessa, mi ero promessa che sarei arrivata a te, come sono
stupida, mi ero promessa che se non avrei baciato te, non avrei baciato
nessuno, non hai idea di quante volte mi sia data della scema, tu sei un famoso
vocalist, amato da tutti, puoi avere tutte le ragazze di questo mondo… perché avresti
dovuto scegliere me?
Eppure
non sono mai riuscita a cambiare. Bill, chissà perché ti hanno ucciso… ora sono
stesa e l’acqua ghiacciata mi avvolge, chissà se hai provato lo stesso freddo. Già…
ti sto raggiungendo, Bill io non immagino la mia vita senza te, ora che so che
non potrò mai vederti mi sento male, io non ce la faccio, io non voglio
farcela, nessuno sa cosa passa nella mente di un suicida, tranne chi lo prova,
e lo ho imparato a mie spese.
Devo
ringraziarti, perché è grazie a te se mi sono accorta di chi ero, mi sono
sentita bene, sai, ho iniziato a cantare, ho avuto una band, sognavo di fare
della musica il mio mestiere, come hai fatto tu. Quando ti sei fatto i rasta ho
pensato che fossi solo un bambolotto nella mani dei produttori. E mi sarei
arresa solo vedendoti al concerto, un concerto che non farai mai…
Bill,
ora ti raggiungo…. Me ne vado da questa terra e inizio il mio sogno, perché io
credo che la morte sia così, sia come addormentarsi e svegliarsi quando tutti i
tuoi sogni si realizzano, mi dispiace solo di non aver provato, me ne vado con
il dispiacere di non averti mai visto e di non poter sentire mai più la tua
voce, me ne vado con il dubbio di com’è dare un bacio, dicono che sia magico, ho
continuato a credere alla magia fino a cinque minuti fa, quando si è spenta con
te.
Bill,
sto arrivando, aspettami… non mi importa di nessuno, mi importava che esistessi
tu. Non voglio esserci per vedere il tuo funerale, sarebbe stato bello sapere
che, anche se non ti ricordavi di me, sapevi della mia esistenza, e invece, non
sai neanche che esisto, chissà tu che avresti fatto al mio posto, non per me… è
chiaro…
Addio
mondo, stasera hai perso le tue stelle, insieme aghi occhi dell’angelo più
bello che avevi, addio mamma, addio papà, addio zeme,
amore mio... arrivo.”
Prese la lettera
e la lasciò galleggiare insieme alle rose, in quella che sarebbe stata l’ultima
sensazione che provava, prese il pezzo di vetro e lo guardò per l’ultima volta,
si guardò per l’ultima volta, guardò le sue mani, le sue mani così belle, solo
per lui… il vetro affondò nei suoi polsi, non sentiva il dolore, non le
importava di quello che sarebbe successo, sapeva che ormai non le restava
molto. Il sangue iniziava a scorrere, e l’acqua si macchiava di rosso, ma il
dolore non era molto, quello che aveva provato rispondendo al telefono era
stato molto più forte, era molto più forte. Sentiva che le forze la
abbandonavano, sentì le sue palpebre pesanti, finalmente chiuse gli occhi
-
Ti amo Bill…
e tutto d’un tratto non sentì più nulla tranne
il dolore per aver perso il suo unico amore.
La notte era
senza stelle, la luna era invisibile, i lampioni si spensero e il vento cessò di
gridare, cosa può fare l’amore, un amore che si prova una volta sola… l’amore
che muore quando smette di battere un cuore. Un amore che regna prima e dopo la
morte senza sapere di amare.