Il castigo dell’Idiota
[Quando nascono i demoni]
Da qualche mese Mikhail aveva
capito che qualcosa non andava, che suo fratello stava lentamente e
silenziosamente cambiando, ma aveva preferito non notare tutti gli avvertimenti
che gli capitavano davanti agli occhi.
Buon Dio, come è stato stupido. Un
perfetto idiota.
Fa freddo e sta nevicando, quando
sbatte di faccia contro la realtà dei cambiamenti di
Fyodor: ci sono quattro corpi accartocciati come sacchi di grano vuoti, ai piedi
di suo fratello, sui loro visi espressioni di puro terrore, e sangue - tanto,
troppo, ovunque, perfino sulle pareti e sulle mani di suo fratello.
Mikhail, immobile sulla porta, si
dà nuovamente dell’idiota - perché il suo primo pensiero è stato che Varvara si arrabbierà tantissimo, perché la loro amata
sorella adora la tinta pastello di quella stanza e ora è sporca di sangue –
prima di cercare la figura curva e fragile di Fyodor.
Suo fratello non si è mosso di un
solo passo e pare non aver capito cosa sia appena successo, mentre continua a
fissare le proprie mani rosse del sangue che si sta seccando.
-Fedija.- suo fratello alza lo
sguardo confuso e stralunato dalle sue mani per incrociare gli occhi del
fratello. –Che cosa hai fatto?-
-I… io n…
- Fyodor torna a guardarsi le mani con gli occhi sgranati e l’espressione persa
di un bambino, e inizia a tremare. –Io non lo so. Non me lo ricordo.-
Fa un passo indietro e dà un calcio
a uno dei corpi accartocciati come sacchi di grano vuoti e li guarda come se
fosse la prima volta. -…sono… -deglutisce a vuoto e Mikhail lo vede impallidire
ancora. –Sono stato io. Misha, sono stato io.-
Si sta agitando e non va bene,
perché potrebbe scatenare un’altra crisi e non sarebbe in grado di gestirla,
allora fa l’unica cosa sensata che gli viene in mente: si avvicina, lentamene,
come con un animale ferito e spaventato, ma la reazione non è quella sperata.
Fyodor arretra e si allontana,
urlandogli di non avvicinarsi. –Non mi toccare!-
-Fedija,
calmati, non voglio farti niente.-
-Non capisci!-
ormai sta piangendo, suo fratello, Mikhail crede di non averlo mai visto così.
–Non ho paura che tu mi faccia del male. Ho paura che io possa fare del male a te!-
-Tutto questo non ha senso, fratellino.- Fyodor non farebbe del male a una mosca,
figuriamoci a lui. –Ora vieni qui.-
Riluttante, suo fratello si lascia
avvicinare e Mikhail lo abbraccia così forte da fargli male – ma non gli
interessa, perché l’ha spaventato a morte e ha temuto che fosse uscito di
testa. Vorrebbe quasi penderlo a schiaffi, per averlo fatto preoccupare così,
ma Fyodor singhiozza contro la sua spalla e continua a tremare e a ripetere che
è stato lui a ridurre quei poverini così.
-Va tutto bene, Fedija.- sussurra, cercando
di calmarlo. –Va tutto bene. Ora sistemeremo tutto, eh? Ti fidi di me?-
Fyodor annuisce e sembra si stia
calmando.
–Risolverò tutto, non ti preoccupare.- lo rassicura ancora.
Quando finalmente Fyodor sembra
essersi calmato, Mikhail alza la testa e capisce che i guai sono appena iniziati:
Varvara è proprio sulla soglia, forse perché ha
sentito il fratello urlare, e sembra una statua di cera.
Sta per dire qualcosa, nemmeno lui
sa bene cosa, quando la sorella si volta di scatto e si allontana.
-Prendi dei sacchi e una pala, al
sangue ci penso io.- poi si blocca e sbotta. -E porta Fedija via da questo orrore, Misha, ti prego!-
…a volte Mikhail si chiede dove
sarebbero finiti, senza di lei.
Seguono ore silenziose e frenetiche
al tempo stesso, passate a seppellire quei corpi e a pulire il sangue dalle
pareti sperando che Fyodor non dia di matto e faccia qualche stupidaggine, e
quando finalmente Mikhail si abbandona sulla poltrona che fu del loro defunto
padre crede di capire come si sente un lavoratore delle miniere a fine giornata.
E crede che, se uno sguardo potesse
davvero uccidere, quello di Varvara lo avrebbe fatto
da tempo.
-Cosa vuoi?-
brontola, la testa rovesciata all’indietro sullo schienale della poltrona.
La ragazza è seduta sul divano
opposto, rigida e austera come un soldato. -Una risposta, Misha. Convincente,
se possibile.-
–Non vedi che sono esausto?- alza svogliatamente una mano e la agita, un modo
gentile per dirle di andarsene.
Ma lei non si muove e a Mikhail
ricorda una vecchia governante ottocentesca. Non sa perché gli sia uscito
questo paragone. -Non credi che mi sia dovuta, visto che si parla di mio fratello?-
Sbuffando, Mikhail tira su la testa
e appoggia i gomiti sulle ginocchia. Una risposta, lui, non ce l’ha: non ha
idea di quello che ha visto, né di quello che può essere successo o di come può
essere successo – sa solo che, qualsiasi cosa sia, ora saranno guai per tutti.
-Te lo dico io, che cosa è successo.- sibila Varvara,
alzandosi in piedi e iniziando a camminare in cerchio attorno al divano. A
Mikhail sta venendo il mal di mare. –Quello, qualsiasi cosa fosse, non è
umanamente possibile. E anche se lo fosse, Fedija non
è forte abbastanza da farlo di persona. Non su quattro uomini abituati al
lavoro pesante che lo schiaccerebbero come un moscerino della frutta.-
Beh, non può darle torto, ma non
capisce dove vuole arrivare.
-Quindi la domanda sorge spontanea,
Misha.- Varvara si ferma di
fronte a lui, le braccia incrociate sotto il seno, e dal suo sguardo Mikhail
capisce cosa vuole insinuare sua sorella.
-…no.-
balbetta e scuote la testa. Non può essere. Varvara
inarca un sopracciglio. –Fedija non… -
-Ne sei così sicuro, Misha? Puoi
assicurarmelo con assoluta certezza?- il tono di voce
piatto della sorella lo manda su tutte le furie.
Scatta in piedi e incombe su di lei.
-Stai dando a nostro fratello del mostro!-
-Sto dicendo che nostro fratello potrebbe essere pericoloso!- lei
lo fronteggia, la paura e il dolore negli occhi. -Non solo per gli altri, ma
soprattutto per sé stesso!-
-È stato un incidente!-
ribatte ancora lui. –Fedija non sarebbe mai capace di
fare del male!-
-Allora spiegami quello che ho
visto! Spiegami quello che è successo in modo che possa crederti!-
-È un’Abilità.-
è appena un mormorio, ma taglia l’aria pesante come un fendente e
all’improvviso fa più freddo. Nessuno dei due si era accorto della presenza di
Fyodor, troppo presi dal litigare: li fissa entrambi, fermo sulla soglia, con
il suo solito sguardo distratto che mandava in bestia il padre perché pare non
li stia guardando affatto. E sorride.
–Un’Abilità spaventosa, sono
d’accordo… Avrò bisogno di un po’ di tempo per capire come funziona.-
sembra in imbarazzo, mentre ciondola sul posto e continua a spostare il proprio
peso da un piede all’altro.
Varvara
fa un passo avanti, timorosa. –Sei sicuro?-
-Andrà tutto bene, ho solo bisogno
di un po’ di tempo.- lui allarga le braccia e lei si
scioglie in un sospiro mentre si lascia abbracciare dal fratello.
Mikhail continua a fissarlo,
diffidente. –E tu sai bene?-
Fyodor gli sorride, cullando la
sorella tra le braccia. –Benissimo. Perché non dovrei?-
Perché la luce nei suoi occhi viola
non è più la stessa e Mikhail capisce di essere arrivato troppo tardi, di
nuovo.
Buon Dio, quanto è idiota.
È meglio essere
infelici ma sapere,
piuttosto che vivere felici in una sciocca
incoscienza.
-L’Idiota
D.D.U.P.A.S.I.: Deliri Di Una Povera
Anima Senza Internet
Mai,
mai lasciare la Maki da sola senza Intenet per più di un giorno. Rischiate che
si annoi al punto da mettersi a rileggere tutti i libri di Dostoevskij che ha
in casa e che ne escano certe fic che in confronto i
trip d’acidi sono una passeggiata.
Qui
il mio intento di dare un background a Fyodor mi sta sfuggendo di mano e io ci
sto prendendo gusto, perdonatemi: non rispondo totalmente delle mie azioni e
sappiate che vi voglio bene nonostante non sia così brava a dimostrarlo.
Se
lo Sclero di Cui Sopra vi ha trasmesso qualcosa, fatemelo sapere. Vi regalo un
biscotto.
Maki