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Autore: Smeralda Elesar    24/02/2018    1 recensioni
:-Lord Shen è ancora vivo?-:
Chiese Po alla Divinatrice
:Se è ancora vivo? Farebbe qualche differenza?-:
:-Certo che sì! Insomma, se è ancora vivo dobbiamo andare a salvarlo!-:
La seconda possibilità che tutti avremmo voluto dare a Lord Shen
Genere: Avventura, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Lord Shen, Po, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Carta che scricchiola



La luna aveva superato la fase di terzo quarto ed era calante.

Shen era contrariato perché in quel modo loro sarebbero rimasti senza una fonte di luce di notte ed avrebbero dovuto muoversi nel buio a tentoni.

Il piano che aveva progettato aveva bisogno di continui aggiustamenti, e lui trovò che migliorarlo, curare ossessivamente ogni minimo particolare, lo faceva sentire lucido e lo aiutava a non pensare all'angoscia che gli procurava il disegno nascosto nella sua tasca.

Viper aveva trovato un sentiero sull'altro fianco della strada, che una volta doveva essere stato il letto di un torrente.

Correva abbastanza vicino alla strada da essere seguito agevolmente e da poter sentire eventuali rumori; una banda di quattordici o quindici cinghiali ne avrebbe fatto parecchio di rumore.

Shen stabilì turni di guardia continui in un loro piccolo accampamento sul sentiero nascosto, e spesso anche lui restava lì per lunghe ore; la scusa era voler essere pronto, la realtà era che, da quando aveva trovato il disegno, vivere nella casa di Lao lo metteva molto a disagio.

Tornava al villaggio solo quando l'umidità gli entrava troppo nelle ossa ed aveva assoluto bisogno del calore di un fuoco, che al loro accampamento non potevano accndere per non rivelare la loro presenza.

La vicinanza dei Cinque Cicloni lo metteva di nuovo in difficoltà perché aveva creduto che avrebbero potuto essere suoi amici, ma sapeva bene che era solo questione di tempo prima che Po capisse tutto, gli voltasse le spalle, e loro con lui.

Tigress era stata chiara, no? "Ci fidiamo di Po, e Po si fida di te".

Shen non nutriva il minimo dubbio che quando le cose fossero cambiate anche loro lo avrebbero abbandonato.

Il pensiero lo attanagliava tanto da dargli la nausea a volte. Avrebbe fatto di tutto per evitarlo. Davvero di tutto. Ma non c'era nulla che potesse fare.

Poteva però proteggerli.

In particolare dalle armi da fuoco.

Si era fatto un'idea di come dovessero essere quelle dei banditi, ed aveva individuato il punto debole nelle dimensioni ridotte dei meccanismi e nella lentezza della carica.

Per questo aveva studiato un nuovo piano, di cui Mantis era l'elemento fondamentale.

Shen aveva istruito la mantide su come sabotare i meccanismi, e suo sarebbe stato il compito di sgusciare non visto da uno all'altro e di rompere le parti che avrebbero consentito di sparare.

In quel modo i Cinque sarebbero stati al sicuro dalle armi da fuoco.

Per quanto riguardava le bombe, le armi di riserva e la polvere di riserva, ci avrebbe pensato lui.

Per quella parte del piano gli sarebbe servito l'aiuto di tutti gli altri, infatti aveva deciso di aspettare che i banditi muovessero verso il villaggio e lasciassero il loro accampamento indisturbati.

Durante il tragitto, Manthys si sarebbe occupato delle armi che avevano addosso, e solo al suo segnale, quando fossero arrivati al villaggio, gli altri li avrebbero attaccati per consegnarli alla giustizia o fare quello che sembrava loro più opportuno.

Quanto a lui, aveva deciso di restare all'accampamento nascosto, con qualcun'altro che potesse aiutarlo a distruggere le scorte dei banditi e mettere la parola fine a quella storia.

Se il piano avesse funzionato, tutto sarebbe andato bene, e solo allora Shen avrebbe restituito a Po il ritratto della sua famiglia.

Per il momento lo teneva nascosto, un po' perché non gli sembrava saggio minare la coesione del gruppo poco prima della battaglia ed un po' perché, egoista com'era, voleva rimandare più a lungo possibile il momento in cui sarebbe stato inevitabilmente abbandonato.

Stavolta non provava rabbia al pensiero. Provava un dolore così profondo da annientarlo, certo, ma non poteva essere arrabbiato se in fondo se lo era meritato.

Quando qualcuno gli chiedeva il perché del suo atteggiamento chiuso, Shen dava la colpa all'attesa, al dolore delle vecchie fratture, alla noia, tutto pur di non dover dire la verità.

Ma la verità venne a galla. Forse fu una fortuna, forse no, ma fu proprio con Manthys che si trovò a parlare e a doversi spiegare.

Manthys, che quando lui era arrivato al Palazzo di Giada lo aveva trattato con più distacco quando non con palese ostilità.

Era una sera in cui erano al villaggio, accanto al fuoco in casa di Lao, e la mantide gli stava alleviando il dolore all'ala con l'agopuntura, solo che Shen per ogni ondata di sollievo che provava rispondeva con una altrettanto intensa di dolore.

Non fisico, ma emotivo, perché la vera tortura era avere scoperto cosa significava avere l'affetto di qualcuno e sapere che di lì a breve gli sarebbe stato strappato via.

E che la colpa era unicamente sua e non meritava nememno di provare ad impedirlo.

-Sei teso, Shen. Troppo-

-Lo so. Non posso farne a meno-

-Shen, ho già visto questo tipo di reazione. Non è solo il dolore dell'ala, non è vero? Sento tutti i tuoi muscoli contratti. C'è qualcos'altro che non va?-

Se quella cosa gli fosse capitata solo un mese prima probabilmente avrebbe tentato di spiaccicare l'insetto o lo avrebbe allontanato, ma adesso era tutto diverso.

Non voleva parlare del ritratto, ma poteva dire una mezza verità.

-Non sto bene. Quello che ho fatto a Po... io...- non sapeva come dirlo -Sto malissimo- concluse.

Guardò Manthys in cerca della sua reazione, e non sapeva cosa aspettarsi.

L'insetto non si mosse da dov'era. Rimase appollaiato sulla sua spalla ed il suo peso era appena percettibile.

-Si chiama rimorso, Shen. Si dice che ogni uomo ne abbia uno nella propria vita, e che chi non ne ha non è un uomo-

-Cosa?-

-Vuol dire che pentirsi per qualcosa che si è fatto è saggio. Chi non si pente di nulla, o non ha mai commesso errori nella sua vita oppure si rifiuta di vederli, ed in questo caso è peggio che cieco. Se ti fa male è un buon segno-

Concluse manthys con molta filosofia.

Shen ripensò all'ultima profezia della Divinatrice, al cuore ed al pianto in mezzo al fumo.

Adesso sapeva che un cuore poteva piangere. Stava succedendo proprio a lui, di sentire costantemente i singhiozzi del suo cuore in frantumi nonostante i suoi occhi fossero aridi come sempre.

Ma il pianto c'era e lui non poteva più ignorarlo.

-Mi sta uccidendo- mormorò Shen più piano che poteva.

Manthys conficcò l'ennesimo ago lungo l'ala, vicino alla giunzione con la spalla.

-Lo capisco. Non è piacevole ma è come una medicina. Quando avrà finito di fare male, bé... ti accorgerai che ti ha fatto bene-

Una volta Shen avrebbe riso di quelle parole, adesso invece non se la sentiva di gettarle via.

-Lo spero- si limitò a rispondere.

Manthys continuò a medicarlo e Shen lo lasciò fare.

Sicuramente la mantide sapeva chi era lui e cosa aveva fatto, eppure continuava a curarlo.

Shen una volta gli avrebbe dato dello stupido, ora invece rimase zitto a covare la prima scintilla di gratitudine che fosse mai scoccata dentro di lui.

***

Quando la luna fu solo uno spicchio sottile nel cielo, sospesa nelle prime luci dell'alba, arrivò l'allarme al villaggio.

Viper saettava sul terreno e la sua velocità e determinazione fecero correre un brivido di consapevolezza lungo la schiena di Shen.

-Sono arrivati- le disse subito, e lei dovette solo annuire.

Fortunatamente Shen aveva passato quella notte al chiuso ed al caldo, e quel giorno l'umidità non avrebbe dovuto dargli troppo fastidio alle ossa.

Si radunarono lui, Crane e Po che erano rimasti al villaggio e si avviarono lungo la strada.

Viper rimase a riposare dopo la notte di guardia e la corsa per riferire la notizia.

Crane li precedette dall'alto per segnalare eventuali pericoli, invece lui ed il Panda si addentrarono nella foresta fino al sentiero.

-Shen? Cosa faremo quando incontreremo i banditi?-

-Per prima cosa dovremo osservarli. Voglio capire bene che tipo di armi hanno e quanto possono essere pericolose. Per il momento staremo lontani da loro. Andranno Viper e Manthys a spiarli-

C'era un'altra cosa che doveva dire al panda prima che arrivassero troppo vicino e non potessero più comunicare.

-Tu tornerai al villaggio prima che si muovano loro. Tornerai con Tigress e Monkey ed aspetterete i banditi sulla strada appena fuori dal villaggio-

-E tu?-

-Io mi occuperò delle armi da fuoco insieme a Crane-

-Crane? Perché proprio lui?-

-Perché è veloce, silenzioso, ed ha una straordinaria precisione nei movimenti. In questo modo rischia meno di voi di ferirsi per sbaglio o di fare esplodere qualcosa-

-Ah, capisco... vuoi dire che noi altri siamo maldestri?-

Shen valutò la risposta da dare.

In realtà era solo Po che gli sembrava molto maldestro, ma non gli sembrava una buona idea dirglielo.

-Nessuno di voi ha dimestichezza con la polvere da sparo. Ci vuole precisione nel maneggiarla, e Crane con l'esercizio della calligrafia ha sviluppato una precisione straordinaria. Voi non siete maldestri, ma lui è più adatto a questo tipo di lavori-

Non dissero altro mentre avanzavano con i bambù ai due lati del sentiero ed il cielo del mattino che diventava di un bell'azzurro sopra di loro.

Prima di arrivare al loro accampamento nascosto, sentirono i rumori dell'altro accampamento.

Shen e Po si scambiarono un'occhiata ma non ebbero bisogno di dirsi nulla, perché a giudicare dai grugniti i nuovi arrivati non avrebbero potuto essere altro che cinghiali, e dal rumore metallico dovevano essere carichi di armi.

Raggiunsero in fretta gli altri e poco dopo Crane planò alle loro spalle.

Si acquattarono tutti in mezzo al bambù, troppo lontani per vedere i cinghiali ma abbastanza vicino da sentire i rumori che facevano.

I discorsi che coglievano da parte della banda riguardavano il fatto di aver marciato di notte, l'intenzione di farsi una bella dormita e di mangiare, e poi partire verso il villaggio dei panda per la solita razzia.

Per loro era una sorta di lavoro o una specie di routine, i guerrieri kung fu invece erano indignati.

Più volte Shen dovette ammonire Tigress che ringhiava con le orecchie appiattite all'indietro, e dovette trattenere il panda "affamato di giustizia".

Shen si rese conto che erano in troppi e che prima o poi sarebbero stati scoperti, allora deicise di rimandare subito Po, Tigress e Monkey al villaggio, mentre lui sarebbe rimasto con Crane e Manthys.

Quando i più rumorosi della compagnia se ne furono andati, Shen tirò un sospiro di sollievo.

Quando il sole fu alto nel cielo i banditi dormivano tutti con i larghi cappelli calati sulla faccia.

A Shen fu sufficiente un cenno a Manthys perché quello sfrecciasse in mezzo al bambù.

Shen non poteva vederlo, ma si fidava della velocità e del poter diventare praticamente invisibile dell'insetto; sapeva che Manthys avrebbe portato a termine il suo compito, anche perché qualcuno che si intende di agopuntura ed è abituato a regolare i fini meccanismi di nervi, muscoli ed ossa, avrebbe avuto gioco facile contro gli ingranaggi.

Lui e Crane rimasero in silenzio per non rischiare di farsi scoprire; Shen era grato di questo, perché parlare e rischiare ancora una volta di rivelare i propri sentimenti era l'ultima cosa che voleva in quel momento.

A mezzogiorno Manthys tornò a riferire loro quanto aveva scoperto.

-Sono ventitré. Hanno spento il fuoco con una secchiata d'acqua per non rischiare di avere scintille nel vento che incendino la polvere da sparo. La polvere è stipata in barilotti impilati tutti insieme. Io ho compromesso tutte le loro armi. Adesso cosa facciamo?-

Shen ci pensò. In realtà avrebbero potuto avere facilmente ragione dei banditi se Manthys avesse srotolato un miccia fino ai barili di polvere e se l'avesse accesa: si sarebbero liberati della polvere ed avrebbero probabilmente fatto una strage tra quanti erano più vicino al deposito delle munizioni.

Se fosse stato da solo Shen avrebbe scelto quel piano, ma si trovava in compagnia di due che avrebbero avuto ragione di volerlo morto e che invece lo avevano aiutato, quindi non avrebbe mai potuto proporre loro una cosa del genere.

Scrutò il suo riflesso sulla lama del guan dao e sospirò.

-Aspettiamo che si mettano in marcia. Tu, Manthys, nasconditi in una delle loro bisacce. È sempre bene tenere d'occhio il nemico-

-Ricevuto-

L'insetto partì di nuovo, e così rimasero lui e Crane.

Era meglio così in un certo senso, perché Crane era sempre stato il più taciturno del gruppo e lui lo era altrettanto, specie dopo che aveva trovato il ritratto della famiglia di Po.

Rimasero semplicemente uno accanto all'altro in silenzio, ad ascoltare lo stormire del vento tra i bambù ed il mormorio del fiume non lontano da loro.

Shen preferiva i momenti in cui c'era anche solo un minimo di rumore, perché altrimenti gli sembrava che lo scricchiolio della carta di riso nascosta sotto la sua veste fosse assordante e che avrebbe sicuramente tradito il suo gesto vigliacco.

Quasi non vedeva l'ora che quella storia finisse per liberarsi anche di quel peso.

Per un attimo pensò di affidare il ritratto a Crane, perché se la Divinatrice ci aveva azzeccato come sempre e lui rischiava di morire in quella specie di avventura non richiesta, Po non avrebbe mai avuto l'unica prova al mondo che anche lui una volta aveva avuto una famiglia.

Il pensiero lo fece piegare in due per il dolore.

Si girò verso Crane disperato, che voleva solo urlare "Prendilo tu, io non ne posso più di tutto questo!" ma poi gli sembrò che ci sarebbe stato qualcosa di stonato e allora inghiottì di nuovo tutto.

-Cosa c'è? Volevi dirmi qualcosa?- chiese Crane che aveva colto il movimento accanto a sé.

Shen scosse la testa.

-No... no, non è niente. Vorrei solo che iniziassero a muoversi-

Ed era la verità.

***

Il sole aveva iniziato a declinare in cielo e presto sarebbe calata la notte.

Shen non poteva vedere niente di cosa succedeva al campo dei banditi, ma poteva sentire i rumori, e cominciavano ad essere grugniti, chiacchiere, oggetti spostati, insomma, rumori di chi sta per mettersi in marcia.

Il suo sguardo si assottigliò.

Presto sarebbe stato il momento di entrare in azione.

Non riusciva a sentire perfettamente cosa dicessero, ma ad un certo punto comprese che almeno in tre sarebbero rimasti a guardia delle munizioni e del resto dei bagagli.

Questo era un intoppo a cui non aveva pensato, ma non era nulla di insormontabile.

Tre cinghiali contro due maestri di kung fu non erano classificabili come un problema.

Shen e Crane si scambiarono un'occhiata ed erano perfettamente d'accordo su che cosa fare: aspettare che il grosso di loro si allontanasse e poi occuparsi delle sentinelle e della polvere nera.

Semplice.

Rimasero ancora nell'ombra tra i bambù ad aspettare, ma Shen non vedeva l'ora di mettersi in movimeno.

Sentiva già l'adrenalina dello scontro che gli serpeggiava sottopelle; uno scontro vero, dove lui avrebbe finalmente potuto trasformarsi nella furia distruttrice che per troppo tempo aveva tenuto repressa.

Uno scontro in cui sfogare tutta la violenza che c'era in lui senza doversi preoccupare di fare o no del male al nemico.

Le penne sul collo e sulla nuca si arruffavano senza che lui potesse farci nulla.

Aveva bisogno di combattere senza mettersi freni.

Attendere ancora mezz'ora fu una vera tortura, ma appena fu passato il minimo indispensabile Shen schizzò in piedi con il guan dao stretto nella destra e la sinistra piena di lame.

Crane stava per seguirlo ma a lui bastò un'occhiata per fargli capire che non doveva.

Shen si sentiva più se stesso che mai.

-Lasciali a me- disse pianissimo.

Crane annuì ma lo seguì con lo sguardo dall'espressione preoccupata.

Shen sapeva di essere inquietante in quel momento, e non riusciva a trovare motivi per voler cambiare.

Era tornato ad essere il principe feroce e glaciale che era sempre stato.

Si addentrò nel sentiero per sbucare fuori dai bambù in un punto dove non fosse immediatamente visibile, ed appena fu sulla strada si sentì invadere dal brivido del combattimento.

I banditi erano seduti a cerchio attorno al fuoco spento e solo uno di loro lo vide arrivare.

Fece un cenno agli altri due e subito loro si girarono, e l'espressione attonita era la stessa su tutte e tre le facce.

Shen avanzò verso di loro senza fretta nonostante il cuore che gli rimbombava sotto lo sterno, un passo dopo l'altro, facendo strofinare a terra le piume della coda e l'asta del guan dao.

-Buon pomeriggio, signori-

Non staccò loro gli occhi di dosso nemmeno per un momento.

Nella sinistra il fruscio delle lame di metallo era un canto familiare.

Non appena li vide scattare in piedi e caricare le armi, qualcosa dentro di lui esultò di gioia.

Le sue lame sibilarono nell'aria e si conficcarono fino all'elsa nelle armi da fuoco, nelle parti più delicate dei meccanismi.

I cinghiali ebbero appena il tempo di stupirsi che Shen piombò su di loro, elegante e letale.

Non poteva ucciderli, ma poteva fare molto male; lui era una lama vivente, ogni movimento del suo corpo era un colpo di spada.

Shen non era molto forte né robusto fisicamente, ma era veloce. Molto veloce.

E leggero. E la sua velocità dava ai suoi colpi più forza di quanta lui ne avrebbe potuta sviluppare solo con i muscoli.

Pochi secondi dopo i tre erano a terra privi di sensi e Shen ansimava non per la fatica ma per il bisogno di combattere ancora.

Percepì vagamente la presenza di Crane che atterrava alle sue spalle ma non si voltò nemmeno a guardarlo.

-Legali- Ordinò secco -Io penso alle polveri-

Si diresse verso il mucchio di barilotti.

Certo che quei banditi si portavano dietro un bel po' di polvere!

Era una quantità eccessiva secondo Shen. Ma fose doveva bastare loro per mesi, ed inoltre non sapeva quanta polvere consumassero effettivamente le armi più piccole.

Aprì uno dei contenitori ed esaminò i granuli neri all'interno facendoli scorrere tra le penne.

Sembrava una polvere abbastanza buona, pensò contrariato. Era un peccato distruggerla.

Ma avevano a che fare con dei banditi, pe cui se quella polvere era la loro arma, loro dovevano eliminarla. Punto.

Shen iniziò ad aprire tutti i contenitori, ed una volta fatto (ne aveva contati dieci) da uno iniziò a buttare polvere da sparo su tutti gli altri.

Con l'ultima che restava sul fondo tentò di realizzare un sentiero che facesse da miccia.

-Shen? Vuoi davvero far saltare in aria tutto quello?-

-Certo. E non solo questo. Prendi le loro armi e se ne vedi di riserva. Dobbiamo distruggere anche quelle-

-E loro? Restando qui vicino rischiano di essere coinvolti nell'esplosione. Dobbiamo spostarli-

Shen non lo degnò di un'occhiata.

Stava cercando delle pietre focaie, e comunque non gliene importava niente se quei tre fossero sopravvissuti oppure no.

-Fa come ti pare-

Non poteva farci niente.

Credeva di essere cambiato, ma una volta che si era trovato nel mezzo di una vera battaglia era come se fosse cambiato di nuovo.

Non riusciva a ricordare cosa fossero l'empatia e la pietà, nonostante avesse pagato un prezzo caro per comprenderle.

Forse semplicemente non erano roba adatta a lui, e la sua vera natura sarebbe sempre stata quella.

Non riusciva a sentirsi in colpa. Non riusciva a sentire niente, come una volta.

L'unica cosa che avvertiva distintamente era lo scricchiolio della carta di riso, troppo vicino al suo cuore.

Crane spostò i tre cinghiali senza che lui accennasse ad aiutarlo, invece si dedicò a cercare le pietre focaie, indispensabili per far scoccare le scintille che servivano loro per far esplodere la polvere.

Se i banditi non avessero spento il fuoco con secchiate d'acqua in grado di smorzare qualunque scintilla, Shen avrebbe già concluso quel lavoro, e invece nulla: non avevano fuoco, non avevano legna da ardere per mantenere le braci accese, e soprattutto lui non trovava quelle maledette pietre!

I suoi nervi stavano per saltare.

-Crane! Vedi se addosso a quei tre c'è un sacchetto che contiene delle pietre!-

Aveva appena urlato un'altro ordine, ma non gli importava più.

C'era qualcosa che lo metteva in allarme e gli urlava di spicciarsi prima possibile. Dannazione! La vicinanza con la Divinatrice lo aveva reso paranoico!

Crane fece come lui gli aveva detto, mentre Shen si affannava a cercare nelle sacche che dovevano essere il loro bagaglio.

Niente.

Fece a pezzi la stoffa con le sue lame, lacerò tutto quanto potesse nascondare frammenti di selce o di pirite, ma nulla.

-Shen! Ho trovato queste-

Crane reggeva in mano un sacchetto di pelle da cui aveva estratto una pietra che luccicava come oro negli ultimi raggi di sole.

Sì! Quella era decisamente pirite!

-Dammela, mi serve subito!-

Crane non fece domande e gli portò subito la pietra.

Shen si chinò sulla striscia di polvere per terra e con una lama a fare da acciarino tentò una prima volta di produrre le scintille.

Niente.

Si esaurivano prima di toccare la polvere e non erano in grado di accenderla.

Provando con due colpi in rapida successione Shen riuscì solo a produrre un fastidioso raschiare.

Forse l'acciaio fine di cui erano fatte le sue lame non produceva abbastanza attrito e quindi le scintille non erano abbastanza forti.

-Vedi se ne hanno un'altra di un'altro colore. Questa non va bene-

Crane rivoltò il sacchetto sul palmo e finalmente Shen vide un frammento largo e piatto di selce.

Forse con quella sarebbe andata meglio.

Non ebbe nemmeno il tempo di pensarlo che qualcosa, il sesto senso che gli aveva messo fretta e che gli aveva fatto increspare la pelle con i brividi di una minaccia percepita, lo spinse a reagire d'istinto.

Fece perno sulle zampe e spazzò l'aria con la coda giusto in tempo per togliere Crane dalla traiettoria di un proiettile.

Tre lunghe penne bianche caddero a terra, due strappate dalla violenza dell'urto e la terza troncata di netto dalla palla di fucile, mentre Crane fu colpito solo di striscio alla fine dell'ala piuttosto che ritrovarsi con un buco nel torace.

Il proiettile era passato in mezzo a loro e si era conficcato nella pila di barili ed armi che Shen aveva creato, ma purtroppo non aveva acceso la polvere.

Si voltò a vedere chi li aveva attaccati e si trovò davanti cinque dei banditi.

Tre stavano ricaricando le armi ma lui non glielo permise: non dovevano accorgersi che erano state sabotate, ed in caso il sabotaggio di Manthys non fosse riuscito come nel fucile di prima, Shen doveva impedire ad ogni costo che sparassero ancora.

Le lame fischiarono nell'aria tanto veloci da essere invisibili, e si conficcarono con una precisione letale a recidere l'ingranaggio che permetteva di accendere la polvere.

Quelle armi erano diverse dai suoi cannoni, ma Shen sapeva come neutralizzarle.

Si voltò a guardare Crane, ma non riuscì a capire quanto fosse serio il danno che aveva riportato.

In ogni caso non sarebbe stato saggio far capire ai loro nemici che loro si trovavano in svantaggio, per cui Shen fu rapido ad aprire il ventaglio di puime della coda per nascondere Crane e la sua ferita dietro di sé, e per ottenere un momento solo in cui i banditi fossero presi alla sprovvista e lui potesse agire.

Inoltre non voleva che Crane vedesse cosa intendeva fare.

Se davvero erano in cinque contro uno lui non aveva il tempo di andarci per il sottile, e le prossime lame sarebbero state per la gola invece che per le armi.

Ma forse avrebbe potuto indurli ad arrendersi. Sapeva che i maestri di kung fu non avrebbero approvato se li avesse uccisi.

E poi aveva la sgradevole sensazione di risentire le parole di Shifu a proposito dei fiori di pesco e dello spezzare o meno una vita, nonostante l'aspetto dei cinghiali non avesse nulla a che spartire con la delicatezza di un fiore di pesco.

Le lame per la prima volta in vita sua tremavano nella sua presa.

Uno dei cinque provò a staccare la lama conficcata nella sua arma, ma non aveva la minima idea di come maneggiarla e finì per ferirsi da solo.

Gli altri guardarono Shen con astio come se fosse stata responsabilità sua.

-Torniamo da Yin Gun. Dobbiamo dirglielo che ci hanno preparato un'imboscata-

Disse uno di loro.

Probabilmente Yin Gun era il loro capo, e Shen non poteva permettere che lo avvertissero di niente.

Velocissimo, scagliò una lama che si conficcò a fondo nella coscia di uno dei cinghiali appena sotto le placche rinforzate della casacca.

Quello strillò di dolore, ed in un'attimo gli altri dimenticarono ogni proposito di allontanarsi per attaccare Shen.

Erano in quattro e lui non era abituato a sostenere una carica da parte di suini che pesavano ognuno il triplo di lui, per cui si pentì immediatamente della sua decisione di non ucciderli tutti subito.

Dovette dare fondo a tutta la sua abilità per non farsi massacrare.

Alle sue spalle Crane si era rimesso in piedi, ma la sua ala era troppo compromessa e non sarebbe riuscito a combattere con tutte le sue capacità. Due di loro lo avevano stretto in una morsa e Crane faceva molta fatica a tenerli a bada.

Shen dovette decidere ancora una volta.

Gli ci sarebbe voluto solo un istante.

Solo un istante per distrarsi dal proprio combattimento e salvare Crane.

Poteva farlo. In fondo avrebbe anche potuto lanciare alla cieca.

Ruotò l'ala e scaglio la lama, che si conficcò nella scapola del cinghiale che aveva messo a terra Crane, ma questo gli costò più caro del previsto: non riuscì a ruotare l'ala in tempo per scagliare altre lame nella direzione giusta e venne colpito in pieno dalla carica di uno dei cinghiali.

L'impatto lo sbalzò via, dritto nella striscia di polvere nera che aveva steso a terra poco prima.

Il primo pensiero di Shen fu "Dannazione! Ora la miccia è inutilizzabile!" ed il secondo fu di stizza per la sua veste di seta argentea, adesso striata dal nero del carbone.

Il suo scheletro aveva assorbito male l'urto e lui era ancora stordito, ma un pensiero era finalmente chiaro nella sua mente: li avrebbe uccisi.

Si rimise in piedi e due lame saettarono nell'aria. Una si conficcò pochi millimetri sotto la gola del cinghiale ma fu fermata dalla giubba di cuoio, e la seconda fu deviata dal una protezione sulla zampa anteriore.

Shen non poteva crederci.

Non voleva crederci. Le sue lame non avevano mai fallito. Lui non aveva mai fallito.

E adesso...

Guardò Crane, che annuì deciso e si mise in posizione da combattimento nonostante l'ala che gli pendeva lungo il fianco e tremava.

Shen decise di seguire il suo esempio.

Raddrizzò il guan dao, prese altre lame dalle tasche interne e si preparò a combattere per la sua vita.

Stavolta, quando la carica lo investì, lui fu pronto: puntò la lancia a terra e schizzò in alto, per piombare su di loro e fare più danni possibile con i suoi speroni da combattimento.

La sua coda era un'arma che poteva utilizzare come ventaglio per disorientarli o chiusa come una frusta; magari avrebbe perso qualche altra penna ma meglio quelle che la vita.

Il problema era Crane.

Shen si trovò a dover combattere anche per lui, nascondendolo dietro di sé oppure per togliergli di dosso qualche avversario.

In quel modo non riusciva a porre fine a nessuno degli scontri che iniziava, e dato che la resistenza fisica non era uno dei suoi punti forti presto sarebbe stato messo alle strette.

Di cinque cinghiali che erano all'inizio, lui ne aveva atterrati solo tre, mentre altri due continuavano a tornare alla carica.

Il pensiero di morire in quel modo stupido, per un banale imprevisto nel suo piano architettato nei minimi dettagli, gli diede la forza per un'ultimo scatto di energia.

Ruotò su sé stesso tanto in fretta da farsi venire le vertigini, ma riuscì a buttar a terra uno dei due rimasti ed a compirlo in testa con l'asta del guan dao prima che quello potesse rialzarsi.

Ne restava solo uno. Uno di troppo.

Vedendo lui in difficoltà, Crane tentò di attaccare ma fu deviato e spedito a rotolare in quel che restava della miccia.

Un ghigno si disegnò sul brutto muso del cinghiale, e Shen fu certo che quella sarebbe stata l'ultima cosa che avrebbe visto.

Il cinghiale gli strappò di mano il guan dao e lo scagliò a terra lontano da lui, e quando Shen tentò di estrarre le lame dalla manica, lui era già troppo vicino e gliele fece volare via con un colpo assestato con la protezione sull'avambraccio.

Shen si preparò ad usare l'ultima arma che gli restava: il suo becco affilato.

Forse, se fosse riuscito a colpire nei punti giusti, avrebbe recuperato un po' di vantaggio, ed in ogni caso avrebbe venduto cara la pelle.

Fortunatamente non ebbe bisogno ddi fare nulla di tutto quello, perché dal bosco di bambù provenne un tramestio talmente forte da distrarre tutti loro, e quando le canne si aprirono per rivelare chi era l'intruso, Shen non avrebbe mai creduto che sarebbe stato tanto felice di vedere arrivare il panda.

-Tu! Bandito cinghiale! Hai fatto del male ai miei amici, e adesso la giustizia.. ehi!-

Po non aveva potuto finire il suo discorso perché il suino gli si era avventato addosso, costringendolo ad indietreggiare.

Fortunatamente Po era molto più massiccio di Shen, e l'impatto non lo aveva sbalzato via.

Rimasero avvinghiati a fronteggiarsi, finché Po non riuscì a fare leva su un ginocchio ed a rompere la presa.

Shen si avvicinò a Crane per capire come stava.

Era malconcio, senza dubbio, ma se la sarebbe cavata.

-Ehi... grazie. Se non fosse stato per te sarei morto-

-Mi ringrazierai quando sarà finito tutto questo, se saremo ancora vivi tutti e due. Ce la fai ad alzarti?-

Shen gli tese lo stesso un'ala e da come Crane la afferrò fu chiaro che no, da solo non ce l'avrebbe fatta ad alzarsi. Una delle gambe tremava ed il ginocchio si stava gonfiando.

Rimasero uno vicino all'altro a guardare il resto del combattimento.

Dopo l'iniziale svantaggio dovuto alla pura forza bruta del cinghiale, Po aveva recuperato e tutti i suoi colpi andavano a segno.

Shen provò un moto di invidia, ma poi si ricordò che aveva tenuto testa a quattro di loro quasi da solo, ed allora il suo orgoglio smise di pungolarlo.

Con un'ultimo colpo alla mascella, il cinghiale crollò a terra a fare compagnia ai suoi compari.

-Ragazzi, voi come state?- chiese subito Po.

-Ti dobbiamo le penne, amico mio- gli rispose subito Crane.

A Shen fece un'impressione strana essere incluso nel "ragazzi", impressione resa ancora peggiore dalla carta che lui sapeva nascosta nella sua veste.

Se Po l'avesse vista, lui sarebbe stato ancora uno dei "ragazzi"?

Preferì non pensarci.

-Shen? Tutto bene?-

-Non sono ferito, ma quasi tutto il lavoro che avevamo fatto è da rifare. Devo ricostruire la miccia e poi dare fuoco prima possibile-

Shen si allontanò da loro con la scusa della fretta, ma aveva appena preso altra polvere per riformare il sentiero quando venne interrotto dalla voce di Manthys.

-Pessime notizie! Stanno tornando indietro. Tutta la banda!-

Per un attimo Shen sentì acuto il bisogno di urlare e di distruggere alla cieca tutto quanto gli capitava sotto mano.

Perché?!! perché i suoi piani non andavano bene nemmeno quando cercava di fare la cosa giusta?!

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Cantuccio dell'Autore


Ebbene, sono ancora qui! Più determinata che mai a finire questa storia!

Grazie a tutti i lettori che resistono ancora, a chi si è aggiunto nel frattempo e a chi da fiducia a me ed alla mia storia.

Grazie di cuore!


Makoto




   
 
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