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Autore: Phoenix93    25/02/2018    1 recensioni
La tranquilla e bella Grecia arcaica sembra essere scossa dal profondo. Meteore squarciano i cieli e vortici sfregiano i mari. Un evento di portata epica sta per accadere: La rinascita dei Titani. La terra era ormai in lotta con sé stessa, i mostri dimostravano una ferocia inaudita e gli dei dovettero reagire. Fu così che la vita di un giovane contadino dell’Arcadia venne stravolta completamente.
Genere: Azione, Commedia, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Capitolo VI: Anime lacerate
 
Il giovane stava immobile sorridendo malignamente ad Amir che non riusciva a togliergli gli occhi di dosso, quasi come se avesse visto un fantasma
- Che ti succede, Amir? Sembra che tu abbia visto uno spettro! – ridacchiò l’uomo, quindi camminò lentamente verso il suo interlocutore.
- Andiamo fratellino, che succede? Non mi saluti?! - la sua voce era fredda, ma allo stesso tempo sembrava divertita, come accesa da un calore folle.
Finalmente Amir si riscosse -Ahmed... tu dovresti essere morto. non ho più avuto tue notizie! –
Tutti i presenti, all’udire quelle parole, rimasero sbigottiti
-Fratello?! Amir, cosa diavolo sta succedendo?!- replicarono in coro, cosa che divertì molto il membro dell’esercito della morte
- NON hai avuto più mie notizie?! Non ti sei mai premurato di cercarne!
Ammettilo, se solo avessi voluto avresti potuto sentire che non ero morto! Non solo, ma mi hai pure dimenticato. - riprese Ahmed in preda alla follia
- Ascolta, io non...- provò a replicare l’altro fratello con tono tremante
- Sappi una cosa, sono stanco di parlare. Per questo tu morirai qui, ora! - intorno a lui raggelò tutto e la sua mano fece per impugnare l'aria che subito si solidificò formando una lunga asta nera ornata d'argento, essa era sottile e terminava alle due estremità con una lama dalla forma di un ventaglio, mentre al collo gli brillava l'amuleto di Anubi, irradiando una sinistra luce bluastra sul suo viso ciò gli donava un'espressione, se possibile, ancora più crudele
- Quello è... l'amuleto di Anubi?!- Si intromise Nathan - Pensavo che un solo dio avesse un solo sigillo! –
Ahmed rise amaramente, una risata fredda e senza gioia
- I sigilli rispecchiano gli aspetti di un dio. Lily tu hai il sigillo di Thor, ma in esso è racchiusa la capacità distruttiva del dio. Thor, o meglio il Mjolnir, aveva due aspetti: l'eccellente arma di distruzione e l'infallibile martello per edificare. Quindi, cosa c'è di più ambivalente della morte? –
L’uomo fece una pausa per dare tempo ai presenti di metabolizzare l'informazione
- Sai cosa mi importa se questo martello è buono o cattivo? L'unica cosa che conta è che posso usarlo per ammazzarti. - replicò freddamente la ragazza che, facendo roteare il martello, balzò per attaccare il nemico, ma fu intercettata da una coppia di leonesse apparse in un istante che le balzarono contro.
- Resta al tuo posto, non è la tua battaglia! - rise la figura incappucciata alla destra di Ahmed mentre i due felini si preparano ad attaccare la guerriera quando, da dietro di lei, un gigantesco cobra alato si avvinghiò su di una delle leonesse, prima che questa riuscisse ad attaccare, mentre l'altra fu subito incenerita da una fiammata proveniente dal kopesh di Elly, che ora era pervaso dalle fiamme.
- E tu non toccarla Rashja, credimi non scherziamo questa volta. - la ragazza incappucciata decise quindi di svelare la sua identità.
- Ma bene! Da quanto lo sapete che vi stavo tradendo? -, domandò anche un po’ divertita.
Fu Nathan il primo a soddisfare la sua curiosità
- Circa un mese, da poco prima che iniziassero a intensificarsi gli attacchi dei mostri- spiegò fingendo un tono non curante, mentre i suoi serpenti si avvinghiavano attorno alla donna pronti per un attacco, i due rettili erano già sul punto di sputare il loro veleno corrosivo sul bersaglio quando una forte folata di vento li travolse gettandoli contro una delle colonne portanti della casa, piegandola paurosamente.
- Vi avevo detto di non intralciarmi - si limitò a commentare Ahmed rivolto ai suoi uomini
- Ma...- provò a commentare Rashja, l'altro le lanciò subito un'occhiata gelida che faceva intendere che non voleva sentire scuse
-E sia! Se volete combattere contro queste seccanti creature fatelo fuori dove non potete disturbare la mia vendetta -, gli uomini col mantello si diressero fuori -ci pensiamo noi a loro-, rassicurarono Amir seguiti dai loro avversari. Approfittando della situazione un grosso sciacallo, nero come la notte, balzò contro il comandante che, con un rapido gesto della mano si limitò a graffiare appena i due grossi canidi che subito ricaddero a terra privi di vita.
- Andiamo fratellino! Puoi fare di meglio! O è tutto qui? - la sua voce sembrava quasi delusa, quindi fece roteare la sua arma e si preparò ad attaccare il familiare.
Il colpo era quasi giunto a destinazione quando fu deviato da una lama
- Chi osa mettersi tra me e la mia vendetta?!- ruggì l'uomo mentre il suo occhio studiava la stanza alla ricerca di un responsabile, bastò abbassare lo sguardò e trovò il colpevole: il ragazzo steso a terra e privo di sensi che dal primo istante aveva sottovalutato ora impugnava la sua spada, mentre con la mano destra deviava con il piatto della lama la traiettoria del fendente nemico, nella mano sinistra gli brillava un acceso bagliore da un lucente colore vermiglio, che man mano brillava con sempre più intensità
- Che dormita ragazzi! Ora non ti ho mai visto amico, ma non mi hai fatto una gran bella prima impressione...- schernì il suo rivale
-Hm... pensavo fossi a terra morto ormai. Comunque, chi sei? Un altro sciocco in cerca della morte? - rispose in tono neutro
– Alex. E credimi, non arrovellarti il cervello. Tanto tra un po’ sarai morto amico! - detto ciò il ragazzo puntò la sua spada verso il soffitto della casa ed un impetuoso vento rosso attraverso in lungo tutta l’arma, plasmando un unico braccio taurino armato di scudo.
- Prima di morire, spiegami come ti sei salvato. - commentò Amir.
- Con chi stai parlando dei due? -, chiese Alex sorridente, - Con entrambi -, rise non sapendo nemmeno lui il motivo di quella risata grossolana. Ormai ogni cosa sembrava buffa dopo essere stato così vicino alla morte. Per alcuni istanti calò un gelido silenzio tombale tra i presenti fino a quando Alex non decise di parlare per primo
- Beh, è semplice - cominciò in tono divertito calamitando l'attenzione su di lui
- Vedi, tu hai prestato troppa attenzione ad Amir, senza badare al più misero dei presenti che ha potuto darmi tranquillamente la mela delle esperidi! –
Gli occhi di Ahmed si restrinsero in due fessure iniettate di sangue, la rabbia del ragazzo era palpabile.
- TU! -, urlò posseduto ormai dall’ira e lanciandosi ferocemente su di Damos che, ancora disarmato e stremato per l'enorme sforzo di prima, non riuscì a schivare l'assalto trovandosi con la gola serrata nella stretta del nemico.
- Ti avevo detto di uscire da questa casa... perché sei rimasto? Ora morirai per mano mia! - il tono del capitano era duro ed inflessibile.
"È la seconda volta nel giro di poche settimane che rischio di morire soffocato… cos'ha la gente contro i miei polmoni?!" pensò tra sé Damos mentre le forze cominciavano a venirgli meno. Fu richiamato alla realtà dall'urlo di dolore del suo aguzzino che ora aveva lasciato la presa e stava lottando contro un enorme mastino avvolto da logore bende di lino.
 Amir ora era in piedi e sembrava che stesse concentrando nell'anello una grande quantità di energia vitale
 - Fratello, non so cosa sia successo ma l'Ahmed che conoscevo non si sarebbe mai scagliato contro un nemico disarmato. - urlò fuori di sé dalla rabbia e dalla disperazione
- Era molto tempo fa, fratello. Prima che tu ci abbandonassi contro quella manticora. Quello che mi ha tenuto in vita fu il risentimento verso di te. Grazie a ciò ottenni poteri che non puoi nemmeno capire. - rise mentre il segugio mummificato balzava su di lui che, ancora a mezz'aria venne immobilizzato con un semplice schiocco di dita da parte di Ahmed.
- Cos'hai... Anubi ti ha dato questo potere? - riuscì à dire Alex incredulo, la cosa provocò una risata senza gioia al nemico.
-Anubi non c'entra! Lui ha scelto Amir per provare a convincermi a tornare dalla parte degli dei, ma dov'erano gli dei quando la manticora uccise la mia famiglia? No, fu Crono a donarmi questo tatuaggio. - disse indicando l'occhio sinistro completamente bianco su cui campeggiava solo il simbolo rosso sangue.
Senza indugiare oltre si lanciò sul fratello mirando al petto, la lama si abbatté sulla carne, facendo sgorgare una piccola fontana di sangue.
Tuttavia il malcapitato non fu Amir, ma Damos che all'ultimo secondo si era lanciato in difesa del suo maestro e la lama aveva squarciato il braccio destro del ragazzo, che si sentiva andare a fuoco.
Benché la ferita non fosse molto grave, scoprì subito che il suo braccio si rifiutava di muoversi, eppure non era stato reciso ma non ne avvertiva più la presenza.
- Che Zeus ti maledica, ero destrorso ma che mi hai fatto?! - urlò con quanto più fiato avesse in corpo per cercare di trattenere le lacrime e sfogare in qualche modo il dolore.
 -Semplice, ti ho reciso l'anima del tuo braccio destro. Ritieniti fortunato ragazzo, se ti avessi colpito il petto saresti morto. Anzi peggio, saresti cenere! -rise gelidamente il mietitore di anime.
 
   
 
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