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Autore: olimponero12    25/02/2018    1 recensioni
[TEMPORANEAMENTE SOSPESA]
Sappiamo che ci sono molte strade per accedere agli inferi e altrettante per uscirvi. Cosa succede quando chi è morto usa queste strade? E se questi evasi cercassero vendetta? Percy Jackson avrà la sfortuna di scoprirlo e di dovervi porre rimedio,insieme ai suoi amici e a un nuovo alleato che dimostrerà quanto può essere pericoloso un semidio con un'arma da fuoco
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Tratto dal testo:
Percy rivolse al pistolero uno sguardo stranito -Tu sei pazzo-. Il corvino rispose sghignazzando -Un pazzo che ha accesso a ingenti quantità di proiettili e polvere da sparo-.
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I sette della Profezia, Nuovo personaggio, Thanatos
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Joseph si svegliò verso le sei del mattino,per fare un controllo rapido dei bagagli e assicurarsi di aver preso tutto quello che sarebbe potuto servire. Appena sceso dal letto si diresse verso la scrivania dall’altro lato della stanza che gli avevano permesso di occupare nella casa grande per raccogliere le poche cose che aveva tirato fuori dai borsoni. Non era male: abbastanza grande con un letto sulla parete  opposta alla porta,messo in modo che la fine del materasso fosse illuminata dai raggi del sole,un armadio a due ante sulla parete a sinistra della porta e una scrivania con due cassetti e una sedia a destra,che Joseph aveva usato per appoggiare il cinturone con tutte le armi e rileggere i rapporti riguardanti l’evasione che suo padre gli aveva lasciato per cercare qualche informazione utile. Fino a quel momento non aveva trovato un solo indizio su chi potesse essere questo “Sovrano”,ma forse aveva scoperto un nome della lista degli evasi. Tantalo aveva detto che era comparso in un bosco dopo che una luce verde lo aveva avvolto,quindi non aveva usato il passaggio di Melinoe per fuggire,bensì era stato trasportato con la magia,cosa fattibile solo per pochi figli di Ecate,con una particolare inclinazione per la negromanzia e molta sicurezza di sé; la negromanzia era stata proibita millenni prima dagli Dei,in particolare gli incantesimi che interferiscono con le leggi della morte. Solo una persona poteva essere tanto avventata ed esperta di magie proibite da fare una cosa del genere,ma sperava davvero di sbagliarsi. Lasciò perdere le sue riflessioni sul possibile futuro nemico e raccolse i fascicoli per metterli in un borsone. Arrivato all’armadio,dove aveva sistemato abiti e bagagli,lo spalancò,avendo una vista completa sul contenuto di esso. Appesi a una gruccia penzolavano uno a fianco all’altra,il suo cappotto e la sua camicia,categoricamente neri,mentre sul ripiano sovrastante giaceva il suo cappello,come il resto dei suoi abiti,nero e sotto gli abiti appesi stavano due borsoni di colore,tanto per cambiare,nero. Il ventisettenne si chinò e dopo aver appoggiato per terra i fascicoli,prese il borsone più vicino,lo tirò fuori dall’armadio e dopo averlo poggiato accanto alle carte,lo aprì per verificarne il contenuto e inserirvi i fascicoli,cosa che fece subito. Dopo aver sistemato le carte in una tasca interna sul fianco del borsone,passò a fare l’inventario. Nel borsone c’erano: dieci pistole,una cinquantina di scatole di proiettili calibro 45 in lega di bronzo celeste e argento(perché,come amava dire la sua amica Em,”l’eccesso è decisamente sottovalutato”),qualche pugnale d’argento,due tirapugni dello stesso materiale,venticinque cartucce per fucile canne mozze con la sua miscela speciale (pallettoni d’argento,bronzo e una spolveratina di peperoncino come tocco personale),venticinque al sale grosso e una scatola di legno con la sua scorta di tabacco nero degli inferi. A vederla Joseph si ricordò la prima volta che l’aveva provato;quella roba era una cosa da uscire di testa da quanto era buona,ma compensava questo punto positivo con l’essere reperibile solo sulle rive dello Stige. Suo padre gli aveva lasciato quella scatola prima che partisse per il campo e chiedesse aiuto ai Sette,dicendogli di sapere che l’ultima scorta che gli aveva dato se l’era fumata in neanche un mese. Richiuse il borsone ed estrasse il secondo,più in profondità nell’armadio rispetto al primo,per poi aprirlo come il primo borsone,dopo averlo poggiato per terra. Diversamente dal primo,il cui contenuto poteva essere definito variegato,questo era molto più monotono;infatti era pieno fino all’orlo di candelotti di dinamite. Non sapeva perché ma Joseph aveva sempre sentito una forte attrazione per la dinamite,mentre cercava di evitare il più possibile gli esplosivi al plastico o altra roba del genere,forse per il fatto che gli sembrasse che la dinamite avesse,come dire,più personalità rispetto agli altri esplosivi. Dopo aver chiuso il borsone si alzò e si vestì,come al solito badando bene che i vestiti fossero ben piegati e puliti,perché se c’era una cosa che aveva imparato in dieci anni da cacciatore di taglie era che l’apparenza poteva farti vincere ancor prima di esplodere un colpo. Stava controllando che i pantaloni non si fossero sgualciti a usarli come pigiama,quando sentì una presenza dietro di sé,che venne accompagnata da una voce profonda,cavernosa e disincarnata. “Le armi,i vestiti,i fascicoli,il tabacco… Non dimentichi niente Jo?”. Joseph si girò con espressione accigliata e scocciata a fronteggiare il suo vecchio “compare”. Affianco al letto si ergeva una imponente figura dal volto indistinguibile avvolta da un mantello di fumo nero-violastro che lo fissava con occhi che sembravano verdi crateri fiammeggianti. -È stato difficile aprire il cassetto senza mani?-
“Non ti servono le mani se puoi separare l’essenza dal corpo fisico”
-E quella cosa che ho chiuso nel comò lo chiami corpo?-
“Tecnicamente il tuo corpo dovrebbe essere il mio corpo”
-C’è un motivo se non ti ho più usato dopo l’ultima volta e lo sai-. La figura si lasciò sfuggire un ghigno che uscito dalla sua “bocca” sembrò più una via di mezzo tra uno sbuffo e un ringhio. “Sai come funziona la cosa,vecchio mio: posso comunicare con te quando voglio,ma se riesco pure a farmi vedere vuol dire che sei tu a volermi”. Sparì,dissolvendosi nell’aria,per poi ricomparire alle spalle di Joseph e posandogli una mano fumosa sulla spalla destra. “In fondo tu sai che avrai bisogno di me in questa impresa,prima o poi”. Il semidio cercava di convincersi che l’ombra mentisse,che stesse solo tentando di confonderlo per prendere il volante e divertirsi un po’,ma alla fine si rese conto che aveva ragione;temeva che il suo potere e quello degli altri,per quanto grande fosse,non sarebbe stato abbastanza per fronteggiare la minaccia incombente,ma sapeva anche che Morty tendeva a non avere freni,una volta libero,anche solo nell’essenza. Si allontanò dall’ombra,dirigendosi verso il comodino vicino al letto e ne aprì l’unico cassetto. All’interno non c’era altro che una specie di maschera bianca; di per sé non sarebbe stato possibile indossarla non avendo fasce per legarla alla testa o altri modi per tenerla ferma. La forma però era particolare; per conformazione sembrava fosse stata creata come imitazione del viso di Thanatos,non fosse stato per il fatto che dalla fronte al naso rappresentava un teschio,ma dal naso in giù era completamente piatta,senza un minimo accenno di bocca. Non sembrava una granché,ma Joseph sapeva che in realtà era un oggetto molto pericoloso se nelle mani sbagliate. Si rivolse all’ombra,che non si era mossa di un centimetro. –Se le cose si metteranno male,davvero male,prenderò in considerazione l’idea di collaborare con te di nuovo,ma se fai casini,nemmeno Tartaro in persona potrà difenderti da ciò che ti farò,chiaro?-. L’ombra ridacchiò pregustando con ansia il momento in cui si sarebbe di nuovo divertita alla luce del sole con un corpo solido. “Cristallino” e detto questo si dissolse nel nulla. Joseph fissò la maschera,per poi avvicinarsi al borsone della dinamite e sistemarlo in una tasca interna simile a quella dell’altro borsone. Recuperò dalla sedia il cinturone,se lo mise ed estrasse le pistole,ergendole con la canna rivolta verso l’alto,di fronte a se. –Prego,perché nessuno dei miei colpi fallisca e compia il suo dovere,perché questi non sono solo armi o strumenti divini; sono le mie compagne di mille battaglie e se questa dovesse essere la mia ultima missione,allora morirò stringendole fino all’ultimo. Se non stringerò loro,allora stringerò il mio fucile e se non stringerò nemmeno lui,allora stringerò la mia lama. Se alla fine di tutto,non dovessi poter stringere nessuno di loro,allora prego perché possa stringere tra le mie mani il cuore del mio nemico e portare la sua vita con me nel mio ultimo viaggio verso gli inferi,per poter riuscire anche nella morte. Amen-. Terminato il suo piccolo rito scaramantico,ripose le pistole nelle fondine,pensando che se sua madre non fosse stata felice di ciò che era diventato,almeno sarebbe stata felice di sapere che non aveva dimenticato nulla di ciò che gli aveva insegnato. Raccolse i borsoni e a passo deciso si diresse verso l’uscita della casa grande,pronto per affrontare,probabilmente la più pericolosa delle imprese mai affrontate nel suo passato e a tornare vittorioso al campo o agli inferi.
 
 
 
Se c’è qualcosa che non piace a nessuno è essere svegliato presto,ma ci sono cose peggiori;tipo svegliarsi presto per partire per un’impresa suicida o ancora peggio,svegliarsi presto per partire per un’impresa suicida accompagnati da uno sconosciuto figlio della morte dal grilletto facile e il carattere molto mutevole,quindi non dovrebbe essere sorprendente il fatto che persino otto dei più famosi semidei dell’era moderna sembrassero sfiniti nonostante fossero andati a letto il più presto possibile la sera prima. Persino Nico era visibilmente stanco,nonostante i suoi occhi fossero praticamente sempre segnati da profonde occhiaie. Joseph era passato nella cabina di ognuno dei Sette per svegliarli personalmente,ritrovandosi un paio di volte con una intera cabina di semidei appena svegli e di pessimo umore a minacciarlo; i figli di Apollo con frecce e strumenti medici,i figli di Efesto con martelli e saldatrici e i figli di Ares quando era andato a svegliare Frank… beh diciamo che per un momento si era sentito invidioso del loro arsenale. I Sette erano tutti radunati davanti all’albero di Thalia,intenti ad aspettare che Leo li raggiungesse,con Joseph che si rigirava il suo zippo tra le mani con la schiena appoggiata al tronco dell’albero. Quando il figlio di Efesto raggiunse il gruppo tutti si voltarono a guardarlo mentre incespicava su per la collina. Joseph si allontanò di pochi passi dall’albero,per poi rivolgersi ai semidei di fronte a lui:-Bene ragazzi,so che siete stanchi,ma fidatevi,è meglio partire presto-. Frank rispose a Joseph con tono sicuro:-Hai un’idea sul da dove cominciare?-
-Sì,ce l’ho: conosco un uomo a New York,un mortale con il dono della vista. Se negli ultimi tempi è successo qualcosa di strano a livello divino,lui di certo lo sa-. Nico lo guardò leggermente scocciato.-Sul serio? Ci rivolgiamo a un mortale che ti fa da informatore? È il piano migliore che sei riuscito a elaborare?-. Joseph portò lo sguardo sul figlio di Ade –Se non mi sbaglio anche Percy si è fatto aiutare da una mortale in un paio di situazioni e a quanto ne so ora è il vostro oracolo-. Nico abbassò lo sguardo senza rispondere e incassando il colpo di Joseph. Annabeth si guardò intorno,notando che mancava qualcosa,o meglio,qualcuno.-Argo dov’è?-. Il cacciatore di taglie si rivolse ad Annabeth e ridacchiò.–Mister Milleocchi? No,stavolta non sarà lui il vostro autista;quel compito oggi spetta a me-. Tutti a sentire le parole di Joseph assunsero un’aria piuttosto preoccupata; quel tipo aveva dimostrato di essere un folle nella vita quotidiana,non osavano immaginarsi come poteva essere al volante. Il ventisettenne si avviò giù per la collina,verso la strada e notando che nessuno lo seguiva,fece un cenno col capo alludendo alla strada,come a dire: “Andiamo o vi devo trascinare?”. Riluttanti,i Sette seguirono il pistolero,fino ad arrivare sul ciglio della strada. Joseph si girò verso gli altri.-So che Nico e Percy hanno fatto un giretto sul carro di Apollo,quindi non dovrebbero spaventarsi troppo,ma per gli altri non posso garantire-. Il semidio si rigirò verso la strada e poi emise un fischio alla Newyorkese tanto acuto che quasi rischiò di sfondare i timpani di Hazel che gli stava un passo alle spalle. Pochi istanti dopo si sentì un forte stridore di gomme arrivare dalla loro destra,accompagnato da un rombo di motore simile a un ruggito. –Eccola che arriva-. Joseph fissava tranquillo l’orizzonte,mentre tutti gli altri seguivano il suo sguardo abbastanza preoccupati. Pochi secondi e dalla curva che stavano fissando uscì a tutta velocità una macchina,che in dieci secondi si ritrovò a frenare con potenza inaudita,lasciando evidenti strisce nere dietro di sé,per fermarsi esattamente di fronte a Joseph. I Sette si ritrovarono a fissare allibiti una Dodge Charger nera con motore a vista,dalle cui valvole che si aprivano ad ogni rombo,fuoriusciva una spettrale luce verde,come se ad alimentare la macchina fossero le stesse fiamme dell’inferno. Il figlio di Thanatos guardava la macchina con orgoglio,orgoglio che cresceva ogni volta che la sua piccola rombava. –Stupenda,eh?-. Leo stava sbavando di gioia;si vedeva chiaramente che avrebbe tanto voluto avere lui stesso un’auto come quella. Joseph riportò lo sguardo sull’auto. –Purtroppo non è adatta a trasportare nove persone,quindi dovrò cambiare design-. Subito dopo allungò la mano,puntando il palmo aperto verso la macchina,che sembrò reagire al gesto,iniziando a tremare. Pochi secondi e la macchina fu avvolta da fiamme verdi che si rimodellarono in qualcosa di molto più grosso. Quando si dissiparono le fiamme,al posto della Charger si trovava una diligenza in mogano,con dettagli intarsiati d’argento e al cui interno si potevano intravedere tendaggi verdi e lampade ad olio,mentre la porta per salire si trovava sul retro,affiancata da una scaletta d’argento per raggiungere il tetto,su cui si trovavano delle transenne d’argento. Quello che attirava di più l’attenzione però era la pariglia di cinque cavalli che trainava il tutto;infatti non erano cavalli normali,bensì enormi stalloni scheletrici dalle criniere verdi fiammeggianti. Nico,che aveva mantenuto un’aria impassibile per tutto il tempo,alzò un sopracciglio fissando gli stalloni. –È una mia impressione o hai una fissa per il verde?-
-In effetti è il mio colore preferito,insieme al nero. Questa bellezza è un regalo di mio padre;diceva che non potevo andarmene in giro con quel cesso di macchina che avevo prima-. Leo si rivolse al semidio senza smettere di contemplare le ruote della diligenza,un opera d’arte a parer suo –Perché,prima cosa guidavi?-
-Un pick up scassato che avevo rimediato da uno sfascia carrozze-
Joseph si avvicinò al retro della diligenza,per aprire al porta e far salire gli altri. –Ok,Percy,Jason e Frank stanno sopra con me-. Percy lo guardò stranito –Perché?-
-Perché se ci dovessero attaccare sulla via per New York,vorrei evitare di ritrovarmi da solo contro una cinquantina di soldati non-morti,quindi mi faranno comodo uno spadaccino,un lancia fulmini e un bravo arciere-. Percy sbuffò e dopo aver dato un lieve bacio ad Annabeth,si arrampicò su per la scaletta,seguito da Jason e Frank. –Ok,signore e signori,vi prego di accomodarvi all’interno della carrozza,mettervi comodi e non fare caso alla bara-. Piper lanciò uno sguardo preoccupato a Joseph,mentre questo apriva la porta.-Quale bara?-. Non appena volse lo sguardo verso l’interno della diligenza sobbalzò,accompagnata da Annabeth,Nico e Leo che si pietrificarono e da Hazel che si portava entrambe le mani alla bocca. L’interno della diligenza era davvero incredibile; era abbastanza grande perché sui lati fossero piazzati due lunghi sedili di pelle nera,simili a divanetti,mentre sulle pareti ai lati di ognuna delle due finestre per lato risplendevano due lampade,che illuminavano il tutto,compresa la botola sul soffitto che conduceva all’esterno. Ma se per l’esterno della diligenza ad attirare l’attenzione non era l’aspetto,bensì i cavalli,dell’interno non era l’arredo ad attirare l’attenzione,bensì la grande bara in legno bianco che spiccava come un calabrone in mezzo a delle api,tra i due sedili. Joseph si affacciò a guardare l’interno come gli altri. –Quella bara-. Nico fu il primo a riprendersi dalla sorpresa. –Cosa c’è dentro?-
-Fossi in te spererei di scoprirlo il più tardi possibile-. Dopo che tutti furono saliti,tenendosi il più lontani possibile dalla bara e dopo aver caricato anche i suoi borsoni insieme a loro,Joseph salì su per la scaletta,raggiungendo Percy,Jason e Frank,seduti in attesa della partenza e si piazzò al posto di guida. –Bene,signore e signori,reggetevi forte,perché la partenza potrebbe essere un pochino brusca-. E diede un colpo con le redini,facendo scattare i cinque destrieri a velocità inaudita. All’interno,tutti si ritrovarono pressati in fondo alla diligenza,mentre sopra Percy fu quasi sbalzato fuori,Frank fu tentato di trasformarsi in aquila per farsi il viaggio da solo,Jason si aggrappò alla transenna dietro di lui con tutta la sua forza e Joseph si portò una mano alla testa per evitare che gli volasse il cappello. Dopo una manciata di secondi i cavalli si ripresero dall’euforia scatenata dal colpo di briglie e diminuirono la velocità. Il pistolero si girò,rivolgendosi ai tre semidei sconvolti dall’improvvisa accelerazione. –Come vi è sembrato? Il terzo cavallo mi sembrava un pochino spompato-. Jason lo guardò in cagnesco. –Se non fosse che senza di te non sapremmo a chi rivolgerci,ti sbatterei subito giù da questa diligenza-. Joseph buttò indietro la testa,scoppiando a ridere e riportando la sua attenzione ai cavalli. –Saresti sorpreso di sapere quante volte ho ricevuto minacce simili,Grace-. E così proseguirono il viaggio.
 
 
 
 
 
Stavano viaggiando ormai da un’ora e ancora niente di interessante,a parte i simpatici aneddoti da cacciatore di tagli di Joseph; era incredibile,ma quel ragazzo aveva fatto esplodere più cose di quante ne abbia mai fatte esplodere il governo americano. -…Ed ecco come ho catturato Alex Donarth-. Jason ridacchiò. –Sul serio gli sei saltato addosso sfondando una parete del secondo piano e atterrando su un’auto?-
-Già;grazie a dio il muro era di cartongesso,o avrei dovuto spendere i soldi della taglia per le cure mediche-. Il quartetto si mise a ridere,quando Joseph si rivolse solo a Jason e Frank. –Ehi ragazzi,vi dispiace allontanarvi un po’? vorrei scambiare due parole con Percy-. I due si guardarono un leggermente sorpresi ma si allontanarono,raggiungendo l’altro capo della diligenza. Joseph passò la redine destra nella mano sinistra,per poi estrarre da una tasca del cappotto una sigaretta di tabacco nero che si era preparato prima di partire,se la portò alla bocca e dopo aver estratto l’accendino zippo,la accese,prendendo un paio di boccate prima di riportare la redine destra nella mano giusta e rivolgersi a Percy. –Allora,prima di tutto devo chiederti una cosa: da quant’è che sei fidanzato con Annabeth?-. Percy guardò Joseph leggermente a disagio. –Perché me lo chiedi?-
-Tu rispondi e basta-. Percy sbuffò,ruotando gli occhi al cielo. –Da circa due anni-
-E cosa saresti disposto a fare per lei?-. Il figlio di Poseidone,continuò a fissarlo,ma stavolta con uno sguardo quasi offeso. –Farei di tutto per lei-. Joseph,ridacchiò,avendo previsto una risposta del genere;la storia fra il figlio di Poseidone e la figlia di Atena aveva fatto il giro del mondo ed era ancora il pettegolezzo in cima alla classifica degli inferi. –Se non ti dispiace vorrei condividere una piccola perla di saggezza che a suo tempo mio padre elargì a me-. Percy,annuì,incuriosito. –D’accordo-.
-Una volta,dopo una missione particolarmente difficile,mio padre mi prese da parte e mi parlò di come nei secoli da divinità della morte avesse imparato che ogni vita ha valore solo se la doniamo a qualcun altro e una particolare frase di quel discorso fu: “Quando hai una vita mortale non c’è gioia più grande di dedicarla a una persona,perché una volta fatto non potrete mai più essere soli,né prima né dopo la morte”-.
Percy rimase interdetto dalla profondità di quelle parole. Aveva ascoltato con attenzione quella frase e aveva capito quanto fosse vera e ancor più importante se riferita ai semidei. –Vedi,Percy,noi semidei tendiamo ad avere una vita piuttosto breve,se decidiamo di vivere nel mondo mortale,come ben sai;questo purtroppo comporta che spesso e volentieri ce ne andiamo con molti rimpianti ed essendoci goduti poche gioie nel tempo che ci è stato concesso-. Joseph portò lo sguardo,tenuto fino a quel momento sulla strada,sul figlio di Poseidone per rivolgergli un’occhiata significativa. –Io ho impostato il mio stile di vita su questo concetto: se voglio fare una cosa,la faccio anche se può sembrare stupida. Per questo la maggior parte delle persone mi definiscono uno avventato e irresponsabile. Non ho idea di come tu abbia intenzione di vivere la tua vita,né voglio dirtelo io,ma ti do un consiglio,da semidio a semidio: se vuoi fare un passo importante con Annabeth,ti consiglio di farlo prima che tu possa pentirtene-. Percy fissò stupito il cacciatore di taglie,capendo a cosa si riferiva. Non poteva certo negare a se stesso di averci pensato in un paio di occasioni,ma ogni volta il pensiero si dissolveva nell’incertezza. E se lei non fosse stata pronta? E se LUI non fosse stato pronto come pensava? Andava avanti così da circa un mese dopo la sconfitta di Gea. Stava per parlare,quando improvvisamente,un suono sordo e secco giunse dalle loro spalle. Entrambi si voltarono di scatto,insieme a Jason e Frank,per vedere una freccia nera che svettava al centro della diligenza. Subito i quattro alzarono lo sguardo verso il cielo,giusto in tempo per vedere uno stormo di Giganteschi pipistrelli,cavalcati da figure vestite di armature grigie,coi volti coperti dagli elmi,precipitarsi in picchiata verso di loro. Joseph lasciò andare le redini e urlò,rivolto ai cavalli: -Qualunque cosa accada,non fermatevi e seguite la strada fino a Manhattan-. Gli animali non diedero segni visibili di aver compreso l’ordine,ma Joseph non se ne curò,iniziando a impartire ordini ai tre semidei che aveva scelto come scorta. –OK,RAGAZZI,È ORA DI DARSI DA FARE! Frank,appena sono a portata di tiro inizia a tirare le frecce. Jason,comincia a sfoltire lo stormo con qualche fulmine o qualche vento particolarmente bastardo! Percy,se uno di quei bastardi salta a bordo,sbattilo giù come solo un newyorkese sa fare! Io invece giocherò alla pioggia di piombo!-. Joseph senza neanche aspettare una risposta iniziò a sparare ai pipistrelli,che si erano posizionati dietro la diligenza iniziando a inseguirla,svuotando i caricatori in pochi secondi e abbattendo sei bestie,con tanto di cavalieri,mentre Frank li tempestava di frecce,alcune normali,alcune esplosive. Jason intanto,mentre si concentrava a creare venti aggressivi per ostacolare i nemici,notò che erano sempre di più e non ci avrebbero messo molto a superare la loro contraerea improvvisata,costringendoli a un corpo a corpo. Frank,che stava per prendere un’altra freccia dalla faretra,si rese conto che erano finite;ora gli unici che potevano tenere lontani gli assalitori erano Joseph e Jason. Joseph,sparava all’impazzata,facendo sembrare che stesse praticamente tirando a casaccio,mentre Jason aveva la fronte imperlata di sudore,segno dell’imminente cedimento delle sue tecniche diversive. Joseph lo notò e si rese conto che avrebbero dovuto permettere allo stormo di spostare la battaglia sulla diligenza subito,altrimenti sarebbero stati in svantaggio,con Jason esausto per l’antiaerea. Il semidio si rivolse ai compagni: -Ok,gente,è ora di conoscere più da vicino i nostri ospiti!-. Ripose le pistole nelle fondine con rapidi gesti ed estrasse dal fodero il machete,che illuminato dalla tenue luce che filtrava dalle nuvole sovrastanti sembrava mandare lievi riflessi verdi. In pochi secondi,una coppia di cavalieri si gettò dalle cavalcature,piombando sulla diligenza con un suono sferragliante. Joseph e Percy,che erano i più esperti nel corpo a corpo e i più freschi per una battaglia,si gettarono subito sugli intrusi. I cavalieri estrassero le spade,poco più lunghe di una classica spada greca e le incrociarono con i loro avversari,animati da un fuoco di puro coraggio che risplendeva negli occhi di entrambi. I due nemici si battevano con aggressività,evidente il desiderio di ferirli e sfiancarli allo stesso tempo per facilitare il lavoro dei compagni. Percy e Joseph si impegnavano a tenere il passo,entrambi svantaggiati dalla differenza di lunghezza delle loro lame da quelle avversarie; il più giovane si impegnava nello schivare e deviare i colpi,per quanto il limitato spazio della diligenza gli permettesse e studiare lo stile dell’avversario,mentre il cacciatore di taglie schivava i colpi con agilità e scherniva il cavaliere con frasi tipo: “Quello spadone è per compensare qualcosa?” o “Ti serve un po’ d’olio per quella ferraglia che indossi?”. Le provocazioni ottenevano l’effetto sperato,rendendo il cavaliere più aggressivo e avventato,così quando Joseph vide un’apertura lasciata dal nemico che preparava un pesante colpo verticale,il cacciatore ne approfittò per dare un colpo di tacco al diaframma del nemico con tutta la forza che aveva,spedendolo con facilità verso un altro cavaliere,che non riuscendo a evitare il corpo in tempo,si ritrovò rapidamente a rotolare sull’asfalto col compagno e la cavalcatura,tutti e tre morti,con diverse ossa importanti rotte. –E siamo a uno!-. Ma non appena disse quelle parole altri tre cavalieri atterrarono sulla diligenza. –Oh,ma mi prendi per il culo?-. I tre iniziarono subito ad attaccare i semidei,generando una grossa baruffa sulla diligenza. Frank estrasse una lancia,mentre Jason il gladio d’oro imperiale,ingaggiando un duello con i cavalieri. Joseph invece,aveva sfruttato lo slancio che il suo avversario aveva usato per gettarsi alla carica su di lui per afferrarlo da un braccio,farselo girare intorno e mandarlo a sbattere contro il cavaliere di Percy,mandandoli entrambi a mangiare la polvere. Percy lo guardò annuendo,come a intendere un grazie,per poi gettarsi ad aiutare gli amici. Joseph osservò lo stormo che ancora si addensava dietro il mezzo di trasporto,capendo che non ce l’avrebbero fatto,quando gli venne un’illuminazione. Si rivolse ai compagni,che intanto avevano ridotto il numero di nemici a uno solo,che ben presto si ritrovò un proiettile nella schiena,prima che Joseph parlasse,dopo aver messo via la pistola ancora fumante del colpo esploso. –Ragazzi,ho un modo per salvarci la pelle;voi dovete distrarre i cavalieri,mentre io vado a prendere il mio asso nella manica!-. Senza aspettare una risposta,aprì la botola che portava all’interno della diligenza e vi ci tuffò,piombando sulla bara al centro della stanzetta,spaventando i semidei all’interno. Nico gli urlò contro: -Ma che diavolo sta succedendo!?-. Joseph,scese dalla cassa e mentre armeggiava col lucchetto che la teneva chiusa,rispose al figlio di Ade: -Ricordi quando ti dissi che avresti dovuto sperare di scoprire il più tardi possibile cosa ci fosse dentro questa bara? Beh,purtroppo sembra che tu non abbia pregato abbastanza-. Dopo aver sbloccato il lucchetto spalancò con un calcio la bara,rivelando che al suo interno si trovava una grossa mitragliatrice a canna rotante. Quest’arma era particolare: Era fatta in ottone,compreso il caricatore circolare attaccato per il lato piatto all’arma,mentre le canne erano nere come pece. Leo fissò estasiato l’arma che scintillava davanti ai suoi occhi,quando Joseph lo riportò alla realtà. –Signori e signore,vi presento “La Bestia d’ottone”-. Sollevandola di peso,si avvicinò alla porta sul retro della diligenza e una volta raggiunta,la spalancò con una spallata,per poi puntare l’arma verso lo stormo nero. –Buon appetito,stronzi!-. E aprì il fuoco,scatenando un possente ruggito di fiamme dalla cui scaturivano pesanti proiettili in lega di bronzo e argento,che investirono i nemici come uno tsunami di morte. Dopo pochi secondi di sgomento e decine ci pipistrelli caduti come mosche,i cavalieri decisero che era meglio ritirarsi e salvare la pelle,così fecero dietrofront,sparendo tra le nuvole. Il semidio riportò l’arma nella bara,richiudendola con i lucchetti,per poi dirigersi sul tetto e riprendere il posto di guida della diligenza. Percy si sistemò al suo fianco ancora sbalordito,come gli altri,dalla potenza di fuoco che il cacciatore di taglie si portava dietro. Dopo aver recuperato un po’ di stabilità mentale Percy rivolse al pistolero uno sguardo stranito -Tu sei pazzo-. Il corvino rispose sghignazzando -Un pazzo che ha accesso a ingenti quantità di proiettili e polvere da sparo-.
   
 
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