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Autore: Lena_Railgun    25/02/2018    1 recensioni
"Ivan mi stava aspettando: il suo sguardo da prima perso nel vuoto si posò su di me e mi sorrise.
-Bravissima Mary- mi disse evidentemente fiero di me. Si avvicinò e mi scompigliò i capelli mentre io abbassavo il capo.
-Grazie- feci teneramente. Non l'avevo notato, ma nella mano destra teneva un'orchidea.
-è..è per me?- chiesi sorpresa.
-No guarda, per mia cugina che abita Torino che evidentemente frequenta l'accademia. Certo che è per te- fece ironicamente alzando il sopracciglio.
Gli feci la linguaccia:
-Ma dai! Non serviva!- feci quando me la porse.
-Viene sempre dato un fiore a chi si esibisce no?- mi disse lui mettendo le mani in tasca.
-Dove l'hai tirata fuori questa?- chiese divertita.
-Da qualche film- disse lui alzando le spalle. Osservai l'orchidea e sorrisi:
-é...perfetta. È tutto perfetto- "
Marina Rinaldi è una ragazza di sedici anni, che lascerà la sua normale vita da liceale, per accettare una borsa di studio per un'accademia di musica a Firenze. Per fare ciò, verrà ospitata da amici del padre, la famiglia Innocenti, con i loro due figli, Ivan e Celeste. Nonostante Ivan sembri molto diffidente, piano si avvicineranno molto. Cosa succederà tra i due?
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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20- L'ANNIVERSARIO DI MATRIMONIO
 
I mesi non passavano più. Quando, finalmente, arrivò settembre, mi svegliai immaginando già il profumo dell'autunno nell'aria. Scesi in pigiama per farmi un caffé:  io e Ivan avevamo appuntamento in videochiamata quella mattina. Lo facevamo almeno una volta alla settimana ed era un'idea davvero carina per poter vedere il suo volto, anche se attraverso uno schermo. Avevamo imparato a nostro discapito quanto fosse importante parlare e comunicare di più (che è una cosa così banale se ci pensiamo), e ormai ci dicevamo qualsiasi cose, anche le cose che valutavamo sciocche, e potevo dire che il nostro rapporto fosse evoluto molto di più in quei mesi che quando eravamo vicini.
-Ciao Mary!- mi disse non appena accettai la chiamata. Si stava stropicciando gli occhi assonnati e risi.
-Ciao! Come stai?-
-Bene, sapendo che tornerai tra poco!- sorrise soddisfatto. Era un amore.
-Ivan senti..- divenni seria, ricordando ciò che mamma aveva detto all'inizio dell'estate. -L'anno prossimo è l'ultimo anno di accademia. E...io...dovrò tornare a Padova. Dalla mia famiglia- dissi. Lui assunse un'espressione triste, che mi strinse il cuore. L'immagine glicciata della webcam sicuramente non rendeva bene quell'espressione così affranta.
-Ne parleremo quando sarai qui. Una cosa per volta- disse infine. Mi trovai d'accordo con lui, e ci promettemmo di non pensarci almeno per il momento.
-Raccontami qualcosa! Come vanno le cose lì?-
-Non so se hai sentito Rolsaba, ma ha deciso di troncare la sua relazione- disse un po' amareggiato. -Non si trovava per nulla bene con lui, e stava soffrendo un sacco-
-Mi aveva accennato che le cose non stavano andando benissimo, ma non la sento da qualche giorno...mi dispiace tanto- mormorai mogia.  Non potevo sicuramente definire Rosalba un'amica, ma a volte mi chiamava e ci scrivevamo ogni tanto, e la cosa mi faceva piacere.
-In realtà lei è molto più serena ora.- mi confidò Ivan. -Ha già messo gli occhi su un altro ragazzo- ridacchiò lui. Sorrisi.
-Sono contenta per lei. Ma sei sicuro che stia davvero bene? Sai...l'amore uccide- chiesi. Lui si corrucciò.
-Ne abbiamo parlato, ma magari mi nasconde qualcosa. Se me ne vorrà parlare potrà farlo- il ragazzo si voltò verso la porta dopo aver sentito la voce di Serena che gli ordinava di aiutarla nelle pulizie.
-Mamma c'è Marina, vuoi salutarla?-
Vidi Serena avvicinarsi e guardare confusa il computer.
-Oh ciao Marina! Come stai?- mi chiese allegramente.
-Sto bene grazie, tu?- sorrisi alla mia seconda madre.
-Se Ivan e Celeste mi dessero più una mano starei meglio!- disse e fulminò con lo sguardo il figlio. Risi.
-Dai,vai! Ci sentiamo dopo. Ciao Serena!- salutai agitando la mano e interruppi la chiamata con un'allegria che durò tutto il giorno.
 
Passai gli ultimi giorni a Padova con le mie amiche, a riunirci come facevamo una volta.
-Vi rendete conto?- esclamò Lucia -Già in quinta...non mi sembra vero!-
Mara si dondolò sulla sedia :
-Sarà così strano la prossima estate pensare di non essere più in quella scuola.-
Io rimanevo in silenzio, ascoltando i loro progetti per l'università. Io non avevo idea di cosa volevo per il mio futuro. Ero confusa.
-E tu Mary?-
-Mmm?-
Mi ridestai dei miei pensieri e fissai Caterina, che  mi stava guardando.
-Cosa farai dopo l'accademia?-
Giocherellai con i capelli.
-Non lo so- mormorai -Ho troppe cose per la testa e non ne ho idea.
Le ragazze mi guardarono perplesse, ma le ignorai. Il futuro mi spaventava. L'accademia era stata una scelta giusta, in quegli anni ne ero convinta, ma non sapevo se fare della musica il mio futuro.
Mara scrollò le spalle.
-Hai ancora tempo per decidere! Devi pensarci attentamente! Troverai  le risposte ne sono sicura!-
Sorrisi, volendo credere a quelle parole ma, in realtà, ero spaventata.
Mi ritrovai a pensare a tutti quegli anni, al mio percorso di studi. Dal liceo linguistico per la mia passione per le lingue, e ora all'accademia, percorso in conclusione. Cosa volevo fare dopo? Chiudendo gli occhi, mi immaginavo in un palco. Era buio davanti a me. Indossavo un vestito blu, semplice ed i miei capelli erano raccolti. Sentii una musica diffondersi, e fu come se i miei piedi si muovessero da soli. Agile, aggraziata, leggera. Così mi sentivo. Così volevo sentirmi. Volevo che il palco fosse casa mia. E vedevo quella sensazione vicina non appena tornavo a Firenze.
-Sapete..sembra sciocco, ma ecco...vorrei diventare una ballerina. O una cantante- dissi, arrossendo un po'. Non mi importava essere famosa. Volevo essere libera.
Mara sorrise.
-è per quello che sei in accademia, scema che non sei altro!-
-Ho sempre pensato che dovessi inseguire quel sogno sopito- aggiunse Caterina. -noi ti sosterremo-
Lucia annuì, concordando.
Avevo sempre pensato che avrei perso ogni tipo di rapporto con loro, con il mio trasferimento. Eppure, continuavano a sostenermi sempre, nonostante la distanza. Non potei non ringraziarle con tutto il mio cuore.
-Io anche io vi sosterrò sempre...promesso- dissi, abbracciando ognuno di loro.
 
Quel giorno era arrivato, lo aspettavo con tante emozioni. Erano le sette del mattino quando caricai le mie valige in auto. Fu il viaggio più lungo di sempre. Trepidavo nervosa.
Sentii un certo calore nel mio cuore, quando svoltammo in quella stradina. Aprii la portiera, stiracchiandomi. Per la terza volta, presi le valigie da quel bagagliaio con l'aiuto di mio fratello, ed aprii la porta d'ingresso. Erano intenti a preparare la tavola e si voltarono nel sentirmi dire:
-Sono tornata!-
Ivan fu il primo a correre verso di me.
-Ciao Marina- mi strinse fino a farmi mancare il respiro.
-La soffochi!- lo ammonì Serena, mentre i miei genitori ridevano.
-Scusa!- disse lui allontanandosi, un po' divertito.
Tossicchiai un po' per scena, ma poi mi unii alle risate generali.
Dopo il solito pranzo pieno di chiacchiere e racconti, verso le tre la mia famiglia si alzò da tavola.
-Noi andiamo! Mi raccomando Marina! Le solite cose- mia madre mi guardò con un pizzico di severità -So che sei grande ormai, ma ricordati..-
-Di essere rispettosa, educata, aiutare nei lavori di casa e studiare. Di fare l'ordine per l'antistaminico in primavera e stare attenta ai movimenti bruschi quando ballo- la interruppi, ripetendo la solita cantilena e poi risi.
-Non preoccuparti-
Mi accarezzò dolcemente e mi abbracciò forte.
-Fai la brava!-
Poi mi sussurrò.
-Ricordati di prendere la pillola tutte le sere- arrossii lievemente. Da quando avevo iniziato ad usarla, mia madre mi guardava sempre un po' sospettosa.
C'era sempre un po' di dolore nel vederli andare via. Ogni anno, ripensavo alla mia infanzia e a come mi stessi allontanando anche da essa. Ivan mi scostò da quei pensieri stringendomi forte a sè.
-Ben tornata- mormorò tra i miei capelli.
-é bello essere qua-
-Su, andiamo di sopra!- mi disse.
Mi trascinò al piano di sopra, e invece di aiutarmi con le valigie, mi scaraventò sul letto facendomi il solletico, e baciandomi fino a farmi mancare il respiro.
-Ivan!- esclamavo ridendo tra un bacio e un altro.
-Cosa?-
-Mi soffochi!- ridevo e mi dimenavo per i suoi attacchi di solletico. Si bloccò, e mi fissò intensamente.
-Sei così bella quando sorridi-
Arrossii. Eliminava ogni mia difesa, mi riduceva a una ragazzina.
Ero così felice che mi amasse così tanto. E non avrei potuto chiedere di meglio. Qualunque cosa fosse accaduta da lì in avanti, volevo solo tenermi stretta quella felicità.
 
-Ora che ci siamo tutti, possiamo dare inizio alla riunione- Celeste era in piedi su una delle mie poltrone, con le braccia conserte. Io e Ivan la guardavamo divertiti, il suo braccio sulle mie spalle, per potermi stringere forte.
-Tra poco è il venticinquesimo anniversario di nozze di mamma e papà.- cominciò lei seria.
-Sarebbe carino fargli un regalo tutti insieme! Qualcosa di speciale!-
-è un'idea dolcissima!- esclamai. Serena e Pietro erano una delle coppie sposate più carine di sempre. Facevano un sacco di cose insieme, si aiutavano a vicenda ma erano sempre molto impegnati. Avevano bisogno di riposo.
-Servirebbe una bella idea romantica!- feci io, con sguardo sognante.
-Ehi romanticona! Frena- mi punzecchiò Ivan. Lo guardai imbronciata:
-Cosa vuoi tu?-
-Voi due! Poi preparerò qualcosa anche per quando vi sposerete voi, ma ora concentratevi!- feci Celeste, con un pizzico di malizia. Io e Ivan arrossimmo e scostammo lo sguardo. Mi schiarii la voce.
-Se gli offrissimo un viaggio? Nel week end.-
Celeste ci pensò su.
-é davvero una bella idea! Marina cosa ne dici di Venezia? La consiglieresti?- mi chiese guardandomi negli occhi.
Sorrisi.
-In questi mesi autunnali e soleggiati è bellissima. Poi ci sono tantissime cose interessanti da vedere! Dovrebbero andarci!-
-Allora è deciso!- fece Ivan. Sembrava entusiasta anche lui come noi.
Celeste batté le mani felice.
-Oggi esco con Elena e andiamo a prendere la smart box!-
Afferrai la borsa e presi il portafoglio. Lo aprii e presi qualche banconota.
-Ti do' questo per ora! Poi facci sapere bene il costo!-
Lei afferrò le banconote e sorrise.
-Certo! A dopo!- e scappò via.
 
Quando scendemmo quella mattina, li trovammo come al solito indaffaratissimi.
Ci avvicinammo con un sorriso, guardandoli.
-Buon anniversario!- esclamammo  in coro.
Serena ci guardò teneramente.
-Siete dei tesori! Grazie-
Celeste le porse il regalo, e loro ci guardarono perplessi.
-Non dovevate!-
Si sedettero a tavola; Serena guardava Pietro scartare la carta colorata e sussultarono nel vedere la scatolina bianca, con i disegni di Venezia sopra.
-Abbiamo pensato che un week end per voi vi servirebbe!- disse Ivan.
Serena sorrise e strinse la mano a Pietro.
-Ti andrebbe amore? Un viaggio io e te? I ragazzi sono grandi infondo!- 
Pietro le diede un bacio sulla nuca.
-Va bene! Ci farà bene!- poi si rivolse a noi -Grazie ragazzi! è stato un pensiero molto bello!-
Vedere il loro sorriso pieno di amore e gratitudine mi fece sentire come fossi davvero un'altra figlia.
Decisero di partire quello stesso week end, non avendo avuto il tempo per andare in ferie quell'estate.  Il venerdì pomeriggio, tornati da scuola, iniziammo ad aiutarli a fare le valigie e a sistemare un po' casa. Io e Celeste avevamo preso molto seriamente la cosa, tanto da sentirci delle guerriere della pulizia, facendo ridere tutto il resto della famiglia.
-Se avete bisogno chiamate!- disse Serena, trascinando la valigia verso l'ingresso.
Ivan sbuffò. -Non preoccupatevi! Godetevi questi due giorni!-
Ci lasciarono una miriade di raccomandazioni, bigliettini appesi al frigo, un bacio ed un abbraccio a tutti e tre, e poi uscirono di casa quel venerdì sera.
-Bene!- Ivan batté le mani -Vi va di guardare un film?- ci propose.
-Che film volete vedere?- chiesi, seduta a gambe incrociate sulla sedia.
-Facciamo una maratona! Il primo che crolla addormentato perde!- disse Celeste ridendo.
-Ci sto!- feci io, alzandomi in piedi. -Direi di guardarci tutti i quattro film di Hunger Games!-
Ivan rise:
-Li sai a memoria!- mi punzecchio ma avevo ormai un sorriso gigante in viso. Amavo quella saga, e lui lo sapeva bene!
-Per me va bene!- disse Celeste, entusiasta. -Ci facciamo delle super piadine da mangiare e poi film!-
Era da tanto che non facevo una cosa del genere. E farlo con la mia nuova famiglia era davvero importante per me.
Ci piazzammo davanti alla tv, a cui avevamo collegato il mio pc portatile, ognuno di noi con un piatto in mano e una calda piadina sopra.
Mi appoggiai sulla spalla e ripresi a guardare incantata Katniss, interpretata dalla bellissima Jennifer Lawrance e seguivo tutto come fosse la prima volta.
-Guarda che bel vestito!- esclamai, arrivati al secondo film della saga, riferendomi al meraviglioso vestito da sposa che indossava.
-Bhe, potresti chiederne uno così quando vi sposerete!- ci punzecchiò ancora Celeste.
-Celeste!- esclamammo in coro, imbarazzati. E per tutto il resto del film ebbi in mente me stessa vestita da sposa.
Ricordo di aver retto fino all'inizio del terzo film, prima di crollare sul divano.
Fu un raggio di sole a svegliarmi, intontita. Mi stropicciai un occhio.
Il computer era in stand by, la televisione spenta. Celeste era distesa abbracciando un cuscino, la gambe raggrumate. Ivan mi aveva stretto a sè, ed ero appoggiata sul suo petto. Mi stringeva con dolcezza e cura. Sbadigliai e mi sollevai. Guardai l'ora e cacciai un urlo.
-Ivan! Sveglia sono le sette! Il bus passa tra un quarto d'ora!- feci, scrollandolo. Mi alzai e diedi un bacio sulla fronte a Celeste.
-Anche tu piccolina! è tardissimo!-
Corsi in cucina a preparare la colazione in fretta e furia, prima di scappare in bagno per lavarmi il viso e pettinarmi i capelli. Raggiungendo la cucina, notai che i due fratelli si erano alzati e stavano versando latte e caffè per ognuno di noi.
-Direi che abbiamo perso tutti e tre- disse Ivan, prendendo i biscotti dalla dispensa.
Risi, sedendomi. Mangiai velocemente e bevetti con altrettanta foga, prima di schizzare di sopra, prendere gli zaini di tutti e tre.
-Le chiavi le hai tu Ivan?- chiesi, afferrando il cappotto.
-Sì non preoccuparti!-
Uscimmo velocemente di casa, iniziando quella giornata frenetica. Arrivammo puntualissimi a scuola, ma mi sentii come fosse in ritardo. Salutai i due fratelli e salii le scale per andare in classe.
-Ehi!- salutai Aria, che mi guardò divertita.
-Marina tutto bene?-
Mi resi conto di indossare i vestiti del giorno prima totalmente stropicciati. Sbuffai e presi un piccolo beauty case dallo zaino.
-Mi accompagni in bagno?- le chiesi e lei acconsentì.
-Allora- cominciò, dopo aver chiuso la porta dietro di sè -Che ti è successo?-
-Serena e Pietro sono partiti- cominciai, stendendo il correttore -E abbiamo fatto maratona di film davanti alla tv. Siamo crollati tutti e tre e ci siamo svegliati tardi-
Aria rise.
-Che cosa carina però!-
Io annuii sorridente. Poi arrossii lievemente
-Ivan mi ha tenuta stretta tutto il tempo.- mormorai. Poi ripresi a passare un po' di cipria sotto lo sguardo di Aria.
-Siete davvero molto belli insieme! Non smetterò mai di dirlo-
La mia amica mi abbracciò e mi sentii felice di averla al mio fianco.
Fu un sabato molto tranquillo e quando suonò la campanella della fine delle lezioni, mi sentii molto più leggera. Salutai le mie amiche e mi diressi da Ivan. Lo vidi parlare con Daniele con un fare quasi losco. Sembrava imbarazzato. Fu Celeste a distrarmi.
-Marina! Mi ero dimenticata...sta sera sono a dormire da Elena! Mamma lo sa quindi non preoccuparti-
Annuii.
-Chiamo Serena dopo ma va bene-
Celeste sbuffò.
-Non mi dai fiducia?-
Le scompigliai i capelli.
-Voglio essere sicura-
Quando mi voltai, vidi Ivan avvicinarsi a noi. Sembrava nervoso.
-Tutto bene?- chiesi preoccupata, accarezzandogli dolcemente un braccio.
-Mmm?- si voltò verso di me -Sì non preoccuparti-mi diede un bacio sulla nuca.
Ma non gli credetti.
Mi appoggiai come da mio solito sulla sua spalla, e lo sentii irrigidirsi un po', prima di rilassarsi.
-Celeste non c'è sta sera.- dissi.
-Ah vero...lo aveva detto ora che ci penso-
Mi alzai e lo guardai.
-Potevi avvertirmi- borbottai.
-Scusa non ci ho pensato-
Scossi la testa.
-Tranquillo- risi e tornai ad appoggiarmi alla sua spalla.
Eravamo quasi arrivati, che notai Daniele ed Erica alzarsi. Lui guardò Ivan ed ammiccò.
-Buon week end-
Ivan gli tirò un'occhiataccia e io li guardai perplessi.
Scesi dal bus, stavamo decidendo cosa mangiare a pranzo. Ivan era un ottimo cuoco, quindi io e Celeste non ci preoccupavamo minimamente del sapore. Ogni cosa fatta da lui era fantastica.
Ci sedemmo a tavola a mangiare il risotto, lo aiutammo a spreparare.
-Marina lavo io i piatti- mi disse, riempendo l'acqua nel lavabo.
-Sei sicuro? Guarda che lo faccio volentieri-
Mi diede un bacio sulla guancia
-Non preoccuparti, lo faccio volentieri! Posso chiederti di portarmi lo zaino di sopra?- mi chiese distrattamente.
-Certo-
Afferrai lo zaino e nel farlo, sentii qualcosa cadere da una delle tasche esterne. Perplessa mi chinai a raccogliere l'oggetto in questione. E mi bloccai. Imbarazzata, mi rigirai tra le mani una scatolina che riconobbi come una scatola di preservativi. Il mio cuore accelerò i battiti. Subito la rimisi nella tasca e portai su sia il suo zaino che il mio, prima di buttarmi nel mio letto a pensare. In realtà, ero spaventata ma al contempo felice. Sapere che mi desiderava mi lusingava. D'altronde, era normale che un ragazzo sentisse tali bisogni, soprattutto a diciotto anni. Ma ero spaventata. Lui aveva già avuto esperienze del genere, mentre io no. Lui era il primo per ogni cosa, per me. Mi sentii nervosa quel pomeriggio. Ma capii come fosse arrivato davvero il momento. Erano mesi che mi ero resa conto di quando anche io volessi lui dal punto di vista fisico. Solo che mi vergognavo e non poco.
Sentii suonare il campanello e dedussi fossero venuti a prendere Celeste. Scesi anche io, e quando incrociai lo sguardo di Ivan, arrossii.
-Ci vediamo domani!- disse Celeste salutandoci. Le diedi un bacio sulla nuca e salutai Elena e i suoi genitori. Quando la porta si chiuse, il mio cuore iniziò a battere sempre più forte. Eravamo solo io e lui.
-Cosa vuoi mangiare?- mi chiese. Mi resi conto che erano già le sei e mezza, e il pomeriggio era volato tra riflessioni e pensieri.
-Quello che vuoi tu- gli diedi una leggera scompigliata ai capelli.
-Vado a farmi la doccia-
Mi ritrovai a guardarmi nuda allo specchio, aspettando che la vasca si riempisse. Sentivo dentro di me che era ora di superare le paure, e dare retta alle mie sensazioni. Rimasi immersa nell'acqua calda per un po' di tempo, per godermi il calore sulla pelle. Mi asciugai i capelli in fretta, mi vestii e scesi a vedere se Ivan aveva bisogno di una mano. Scendendo dalle scale, sentii un odore buonissimo che mi fece chiudere gli occhi, giusto il tempo di godermelo un po'. Finii di scendere le scale e subito notai che la tavola della cucina era preparata, con due candele rosse sopra. C'era un vaso  con delle rose rosse dentro.
Lui era impegnato ai fornelli. Stava cucinando arrosto con le patate al forno. Lo vidi servire con maestria nei piatti. Si voltò e mi guardò sorridendo.
-Speravo ci mettessi di più- mi disse ma io ero senza parole. Mi avvicinai a lui e lo strinsi forte a me.
-Ti amo da morire- mormorai.
-Anche io- mi prese le mani e le baciò dolcemente.
-Dai, siediti o si fredda-
Mangiai con gusto e mi resi conto di quanto sarebbe stato un bravo marito. Mi tornarono in mente quelle parole dette per scherzo da Celeste qualche giorno prima. Io e Ivan sposati. Sarebbe mai potuto capitare? Eravamo ancora così piccoli.
-Marina tutto bene?- mi chiese, notando che mi ero bloccata a fissare il piatto.
-Sì scusami, pensavo-
Presi fiato, e ripresi a parlare.
-Senti ecco...ti andrebbe, sì cioè, vorresti...dormire con..con me questa notte?- balbettai imbarazzata. Lo vidi arrossire lievemente ma sorrise.
-Certo-
Guardammo qualche cavolata in televisione insieme, dopo aver sistemato la cucina, le sue braccia mi avvolgevano con dolcezza. Si stava così bene abbracciata a lui. Erano le undici, quando mi diede un bacio sulla nuca e mi disse:
-Vado a lavarmi. Mi aspetti a letto?-
Io annuii. Entrai in camera sua e, dopo essermi cambiata, mi infilai sotto le coperte, raggrumata ed imbarazzata. Passò qualche minuto prima che lo sentissi entrare. Si mise vicino a me, assaporando il mio calore. Il mio cuore batteva forte: ero convinta che me lo avrebbe chiesto da un momento all'altro. Sentivo il ticchettio dell'orologio, che mi rendeva nervosa. Mi girai sul fianco sinistro per poterlo osservare nella penombra. Mi feci coraggio e gli sfiorai il braccio.
-Ivan?-
Lo sentii rispondere con la sua voce roca.
-Ecco...ho...ho trovato i preservativi nel tuo zaino-
-No..- sibilò tra i denti e di scatto accese la luce della lampada sul comodino. Mi guardò negli occhi agitato.
-Mary non è come sembra!- esclamò preoccupato.
-Me li ha dati Daniele, cioè non che li volessi eh- riprese agitando le braccia.
-Ivan-
-Te lo giuro, lo sai che ti aspetterò per tutto il tempo necessario-
-Ivan!- insistetti.
-Me li ha dati per essere sicuri, cioè, se tu per caso..-
-Ivan!- esclamai più forte, e lui si fermò tacendo. Gli sorrisi, come per dire che capivo e che non c'era problema. Mi avvicinai a lui lentamente
 -Io uso la pillola-
Mi guardò sorpreso e fui sicura che al suo cuore mancò un battito.
-Marina.?-
-Ecco io...io lo voglio davvero - non riuscii a guardarlo negli occhi, e sentivo improvvisamente tanto caldo. Dovevo essere tremendamente rossa in viso.
Passò le dita fra i miei capelli dolcemente.
-Sei sicura?-
-Non devi preoccuparti...lo sono- sussurrai, portando una mano sul suo collo.
-è solo che sono un po' imbarazzata- ridacchiai nervosamente. Lui sorrise e cominciò ad accarezzarmi la nuca, e lentamente mi calmai. Sentivo l'ansia e la paura chiudermi lo stomaco, e presi un respiro profondo. Socchiusi gli occhi lentamente, come un invito a baciarmi in quello stesso istante, invito che accettò. La sua mano si appoggiò dolcemente al mio volto, mentre con il braccio mi spinse contro di lui. Appoggiò delicatamente le sue labbra alle mie, ma subito cominciò a succhiarle, a morderle come amavo facesse. Adoravo quel modo in cui mi mordeva il labbro inferiore, quasi a volermelo strappare. Incontrai i suoi meravigliosi occhi, due pozze grigie che erano capaci di farmi arrossire non appena posava gli occhi su di me. Lo amavo da impazzire...e sono diventata pazza a forza di amarlo. Mi sembrò quasi che le nostre bocche  dovessero vivere l'una per l'altra. Erano così dannatamente perfette per me, ed era l'unica che volevo mi baciasse. Non avrei mai voluto altre labbra sulle mie, se non le sue, e speravo davvero che per lui fosse la stessa cosa. Sentiva anche lui tutte quelle farfalle nello stomaco che stavo sentendo io?
 Ero sotto di lui, ansimante e le labbra gonfie per i baci. I miei occhi si soffermarono su di lui, e lo guardai mentre si toglieva la t-shirt che usava per dormire, lanciandola a terra.
Lui mi sorrise teneramente e si rituffò sulle mie labbra, molto più voracemente. Gli circondai il collo con le mie braccia e, d'istinto, sollevai una gamba, circondandogli anche il bacino. Quel gesto non passò inosservato, ma anzi, conoscendolo, gli fece salire l'adrenalina. Continuava a succhiarmi le labbra sempre più ferocemente mentre le sue mani scendevano e mi accarezzavano prepotentemente, come a dirmi "sei mia". I miei respiri diventavano più pesanti e forti sospiri uscirono dalle mie labbra. Brividi mi percorsero quando le sue morbide labbra si posarono sul collo, sulla clavicola, mentre io ruotavo la testa, per facilitargli il compito. Le sue dita sottili passavano dolcemente sulle mia braccia, mentre le sue labbra scendevano a suon di baci.
-Ora ci divertiamo, piccola mia-
Stavo per conoscere un nuovo lato di lui, ma la cosa non mi spaventava per nulla, anzi, mi eccitava da morire. Con i denti, afferrò la spallina e la fece scivolare dalle mie spalle, sfiorando la mia pelle con le labbra. Fece scivolare via del tutto la mia canottiera, lasciando il mio seno libero, privo di stoffa a separarlo da lui e istintivamente mi coprii con fare pudico. Lui mi diede un bacio sulla fronte.
-Non devi vergognarti! Sei così bella Marina- sussurrò e vidi nella penombra un sorriso dolcissimo comparire sul viso.
Non dissi nulla ma lasciai cadere le braccia sui fianchi.
Vidi un scintillio nei suoi occhi e cominciò lentamente a saziarsi di ogni centimetro del mio corpo e sentire le sue magnifiche labbra conoscere il mio corpo era qualcosa di indescrivibile. Scese verso il mio ventre, baciandolo, e iniziò a strofinare le labbra sempre più vicino alla mia intimità. Era il momento di conoscere l'unica parte di me ancora inesplorata dalle sue dita. Mi sfilò pantaloncini e slip, e io li calciai via, schiudendo le gambe senza che lui dovesse fare alcun tipo di pressione. Il mio cuore aumentò i battiti, imbarazzata che mi stesse guardando, per la prima volta, completamente nuda. La mia mente era completamente annebbiata mentre lui giocava con la mia intimità, ricordo solo quanto stavo ansimando e di come non riuscivo a credere al fatto che l'imbarazzo se n'era andato lentamente.
Baciò lentamente la guancia, il collo, il mento e mi guardò.
-Sei pronta?- mi chiese, per accertarsene. Sorrisi per quanto si preoccupasse sempre per me.
Io annuii lentamente. Si posizionò tra le mia gambe, e d'istinto, mi appresi al suo collo, intrecciando le mani.
Lui entrò lentamente in me e nel mio volto comparve una smorfia di dolore.
-Va tutto bene. Rilassati-
Mi baciò la tempia, le labbra per distrarmi e riempiendomi di carezze. Con una spinta più forte, si prese la mia verginità. E solo lui poteva averla. Il dolore mi invase e una lacrima scese dai miei occhi.
-Marina passa subito, scusami-
Scossi la testa.
-Non devi scusarti- sussurrai. Il dolore scemò ed istintivamente, cominciai a muovere i fianchi. Cominciò a muoversi dentro di me, ed era meraviglioso, unico, perfetto. Le mie unghie graffiarono la sua schiena meravigliosa. Spinse sempre più forte, sempre più profondamente dentro di me, facendomi impazzire. Davamo libero sfogo ai nostri gemiti, mentre ci sussurravamo parole dolci anche in quel momento. Gli baciai il collo, esplorai il suo corpo con le mani, per poi tornare a cercare le sue labbra.
-Ivan- sussurrai dopo aver appoggiato la fronte sulla sua -Sto...- Sentii una sensazione nel basso ventre fortissima che non avevo mai provato.
-Anche io. Va tutto bene-
Ci abbandonammo all'orgasmo, che ci avvolse forte e travolgente dopo poche altre spinte. Ci adagiammo sul materasso, accaldati, stremati. Uscì da me e mi abbracciò forte. Non disse niente ma si preoccupò di coprirmi con una coperta per tenermi al caldo. Vorrei tanto poter dire che mi addormentai subito - come nei grandissimi cliché dei romanzi rosa- ma in realtà continuai a rimuginare, a prendere fiato totalmente intontita e felice.
 
Sbattei le palpebre leggermente, ancora intorpidita dal sonno: alla fine ero riuscita a dormire. Ero immersa in un calore bellissimo. Provai a muovermi ma non ci riuscii bene. Perplessa, ruotai la testa. Ivan dormiva beato accanto a me. Il suo respiro mi solleticava l'orecchio,le sue braccia mi stringevano forte, le nostre gambe erano avvinghiate tra di loro. E ricordai la sera precedente. Avevamo fatto l'amore. Ed era stato davvero meraviglioso. Riappoggiai la testa sul cuscino e sorrisi rilassata, godendomi quel tepore. Chiudendo gli occhi, rivivevo la sera prima. Ne volevo altre così. Volevo ancora sentirmi così.
Un mugugno mi distrasse dai miei pensieri. Ivan si mosse per un po', lasciando la presa su di me, prima di sbattere le palpebre e stiracchiarsi lievemente.
-Buongiorno- mormorai guardandolo.
-Buongiorno a te-
Con ancora gli occhi chiusi, mi strinse tra le sue braccia nuovamente.
-Come stai?- mi chiese, baciandomi la nuca.
-Mai stata meglio- dissi ed ero sincera -Tu?-
-Potrei dire lo stesso-
Finalmente aprì gli occhi e mi sorrise.
-Se potessi svegliarmi ogni giorno accanto a te, sarei l'uomo più felice del pianeta-
Arrossii lievemente e mi nascosi tra il suo petto, ma pensavo la stessa cosa. Avevo amato dormire con lui e avrei voluto farlo ancora ed ancora. Sentivo il suo profumo addosso a me, il suo calore avvolgente.
Si schiarì la voce e guardò il soffitto.
-Ieri sera...sei stata magnifica. Dico davvero Marina.-
-Oh bhe...sono contenta - arrossii nuovamente, non sapendo cosa dire.
-é stata la migliore nottata della mia vita- dissi accarezzandogli il braccio. Mi sporsi e gli posai un bacio sulla guancia, socchiudendo gli occhi.
-Non hai idea di quanto io sia felice- disse lui guardandomi.
-Credo di capirlo- mi sporsi di nuovo, questa volta verso le sue labbra.  Non appena le sfiorai, sentii già il ricordo della passione della sera prima riaccendersi. Rividi le scene nella mia mente. Rivedevo mentre mi faceva sua. Ne volevo ancora.
-Ho fame Ivan- mormorai, sfiorandogli una guancia.
-Andiamo giù a fare colazione allora...- fece per alzarsi ma glielo impedii.
-Ho fame...di te- dissi. Lui prima rise, poi si catapultò su di me, baciandomi, toccandomi. Riesplorò il mio corpo con le labbra, e io mi sentii ancora bruciare. Ansimavo mentre le sue dita giocavano con ogni punto sensibile. Tra un bacio e una carezza, scivolò nuovamente in me. E facemmo ancora l'amore.
Erano le nove quando ci alzammo dal letto per fare colazione. Questa volta, ero davvero affamata. Mi legai i capelli e preparai del caffè per entrambi. Sentii nuovamente due braccia familiare avvolgermi. Ivan appoggiò la sua fronte sulla mia spalla, ricoprendo il mio collo di piccoli baci. Strofinò il suo naso sul mio collo, ispirando profondamente.
-La smetti di provocarmi?- chiesi, gli occhi chiusi per godermi quel momento.
-Mai- con la dita, spostò la spallina della canottiera e mi morse la spalla, succhiando avidamente la mia pelle.
-Non sei stanco dopo tutto quel movimento?- chiesi alzando un sopracciglio.
-Se si tratta di te, non sono mai stanco- disse cercando le mie labbra. Gli diedi un fugace bacio prima di servire il caffè in due tazze. Solo allora mi lasciò ed andò a sedersi. Quando mi voltai e lo vidi seduto a tavola, mi sembrò quasi fossimo sposati. Era un pensiero stupido, per quanto ci amassimo stavamo insieme da poco. Ma il futuro è così inaspettato, che non aveva senso parlare prima del tempo. Dopo quella veloce colazione, andammo entrambi al piano di sopra.
-Ecco..Ivan è meglio se cambi le lenzuola- dissi imbarazzata.
Lui rise ed annuii.
-Vuoi una mano?- gli chiesi ma lui scosse la testa.  -Non preoccuparti-
Sorrisi ed andai in camera a vestirmi con dei pantaloni da ginnastica e un top pronta per allenarmi un po'. Dopo una serie di squat ed esercizi per scaldare i muscoli, iniziai a provare qualche vecchia coreografia per scaldarmi, e successivamente provai quella che stavamo studiando in quel periodo, sotto le note di "Immortal" dei Fall out boys.  Dopo un'ora di allenamento, misi una felpa e scesi con la chitarra verso il garage, per poter esercitarmi senza disturbare Ivan. Perdevo la cognizione del tempo ogni volta che iniziavo a suonare, e dopo quelli che a me sembravano solo una manciata di minuti, Ivan entrò in garage e mi guardò:
-Cosa vuoi per pranzo?-
-è già così tardi?- feci io sorpresa. Meccanicamente accarezzai la chitarra.
-Sei proprio persa- disse ridendo. Gli feci la linguaccia.
-Quello che vuoi tu comunque- risposi con un sorriso.
-Va bene!- uscì dal garage e io lo seguii. Amavo guardarlo mentre cucinava. Era così concentrato ed adorabile. Probabilmente, lo guardavo nello stesso modo in cui lui guardava me mentre provavo canzoni o coreografie.
-Ecco qua!- servì un piatto con la pasta alla carbonara.
-Buon appetito- dissi, prima di iniziare a mangiare.
A pranzo finito, mi offrii per pulire e lavare i piatti. Ivan mi ringraziò con un bacio sulla nuca e andò di sopra. Era molto stressato per la verifica di matematica del giorno dopo e sperai che almeno la nottata insieme fosse riuscito a rilassarlo.
Tornai di sopra anche io dopo aver finito, per studiare letteratura inglese, cercando di concentrarmi nonostante l'euforia che dilagava in me.
Verso le tre, Celeste tornò a casa. Ci salutò gridando non appena entrò in casa. Risi dalla mia camera, e tornai a studiare.
Dopo qualche minuto, qualcuno bussò alla porta. Mi voltai e vidi proprio Celeste entrare.
-Ehi piccolina- la salutai -Ti sei divertita?-
Lei annuii con un sorriso. Si sedette sul mio letto e mi guardò con il sorriso di una che la sa lunga.
-Alloraaa- cominciò e la guardai stranita -Com'è andata?-
-Cosa intendi?- chiesi io vaga.
Celeste sbuffò.
-Sono più piccola ma non stupida. Tu e mio fratello avete fatto sesso?-
-Celeste!!- esclamai imbarazzata. Non era il genere di conversazione da avere con la sorella del mio ragazzo.
-Dai dai! Non fare la santarellina-
-Non mi sembra il giusto argomento di cui parlare con la sorella del mio ragazzo- dissi, coprendomi il volto con le mani.
-Ma sono anche una tua amica! Dai voglio sapere- insistette lei.
Mi morsi un labbro.
-S..sì - mormorai e il mio cuore fece una capriola nel dirlo.
Lei quasi esultò.
-Sono felice per voi! Io penso che sia più del mero rapporto fisico, ma qualcosa di molto più emozionale-
Annuii.
-Penso lo stesso. Per questo ho voluto aspettare-
-Prenderò esempio da te- disse lei con un sorriso. Mi alzai e mi sedetti vicino a lei.
-Io non mi pento di aver aspettato. C'è chi si sentiva pronto prima, c'è chi si sentirà pronto con qualche anno in più. L'importante è che tu ti senta a tuo agio con te e con il tuo partner. E non avere fretta. Se qualcuno ti obbliga, me lo devi dire e lo sistemo io!-
 Celeste mi abbracciò e mi ringraziò timidamente.
-Voglio diventare zia eh! Il bambino a quando?- scherzò lei.
-Celeste!- esclamai nuovamente, dandone una lieve spinta. Lei rise ed uscì dalla mia stanza.
 
Fu più o meno la reazione che ebbe Aria quando, quel lunedì, le raccontai tutto in confidenza durante il nostro caffè di rito.
-Voglio diventare zia!- esclamò facendomi ridere.  Bevette un sorso del caffè e si rivolse di nuovo a me.
-Com'è stato?- mi chiese, quasi con malizia.
-Ecco...bhe meraviglioso. Perfetto, passionale, selvaggio ma dolce, tenero...troppe cose insieme. Io non avevo idea...- mi coprii il viso con le mani imbarazzata.
Aria mi strinse leggermente.
-Sono contenta che tu ne abbia parlato con me.- mi disse, dandomi un bacio sulla nuca.
-Bhe sei la mia migliore amica!- esclamai, quasi offesa che pensasse che non avessi fiducia in lei.
-Sono così contenta. Per tutto- sorrise ed aveva un sorriso davvero perfetto.
Alzai la testa e fissai il soffitto.
-So che sembra sciocco...- ripresi l'argomento precedente -Ma ora mi sento...completa-
-Anche io mi sono sentita così la prima volta con Alex. è come...se si raggiunge la piena complicità. -
Annuii, completamente d'accordo. La campanella suonò e tornammo in classe, immerse fittamente nelle nostre chiacchiere e confessioni. Anche in quel momento mi sentii completa.

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Ho temuto tanto questo giorno: il giorno in cui avrei pubblicato questo capitolo, al limite della sdolcinatezza, vomito arcobaleni. Ricordiamoci che l'ho scritto più di un anno fa! Mi vergognavo un sacco, a dirla tutta, perché non sono in grado di scrivere scene a rating "rosso" (l'ho tipo riscritto tre volte, ma mi ero rotta e l'ho lasciato così).

è che Ivan e Marina sono tipo quella coppia che vedi nei telefilm e li shippi, e li ami, ma essendo che li ho scritti io mi sono sentita una mamma in imbarazzo...wait, detta così sembra incesto.

Ordunque, manca sempre meno alla fine di questa storia al limite dello sdolcinato, spero tanto che avrete voglia di seguirmi anche nelle prossime (saranno un po' più carine, almeno spero).

Buona serata
Lena

 
   
 
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