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Autore: Sapphire_    27/02/2018    2 recensioni
Tutti abbiamo un professore che odiamo in particolare, così anche Amelia.
Nel suo caso lui si chiama Alessandro Angelis, insegna matematica e fisica, è troppo bello ma anche troppo stronzo - e gode da matti a rifilarle insufficienze.
Il vero problema però si presenta quando la povera ragazza finisce per ritrovarselo a cena con i suoi genitori e l'unica cosa che può pensare, mentre lo guarda, è cosa abbia fatto di tanto male per meritarsi una punizione del genere.
~
Dal testo: "«Sto pensando di rimanere sempre sullo studio linguistico.» rispose.
«Fai bene, non credo che l’ambito scientifico possa offrirti concrete possibilità.» commentò con nonchalance Alessandro.
«Beh, a dire il vero» iniziò Amelia, mentre un pacato sorriso si apriva nel suo volto «sono contenta di non essere portata per le materie scientifiche. Secondo la mia esperienza sono adatte agli stronzi senza cuore.» fece candida e angelica.
Aveva appena dato dello "stronzo senza cuore" al proprio professore. Che la odiava."
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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Lo so, è martedì e non ho aggiornato come mio solito. Scusate, ma la giornata di ieri è stata lunga e impegnata e non ho avuto proprio tempo di aggiornare la storia!
Nonostante questo, ho cercato di aggiornare il prima possibile ed eccomi qui con l’atteso capitolo dell’appuntamento di Amelia con il caro Stefano. Succederanno alcune cose, tutte comunque importanti, anche se mi rendo conto che non è un capitolo pieno di azione.
Non so cos’altro aggiungere se non sperare che vi piaccia, augurarvi buona lettura e chiedervi un parere se mai vorreste lasciarmene.
Un abbraccio e alla prossima!
 

~Sapphire_
 
 
 
~La fisica dell’attrazione
 
 
 
 
 
Capitolo otto
~
Di appuntamenti e prese di coscienza
 
 
 
«Smettila di consumare lo specchio, stai benissimo.»
Amelia ignorò la voce di Nicole e continuò a fissarsi allo specchio, alla ricerca di imperfezioni che sapeva ci fossero.
Era arrivato il “tanto agognato” appuntamento con Stefano – sogno da quando aveva sedici anni, in pratica – e aveva praticamente supplicato in ginocchio Nicole di andare a casa sua per darle una mano con la scelta dell’outfit. Diciamo che era un modo per distogliere la mente da altri lidi.
Appena il brutto pensiero si affacciò per l’ennesima volta in testa, si concentrò di nuovo sui propri abiti, alla ricerca dell’imperfezione che andava aggiustata prima di uscire: non si era vestita troppo esagerata, non sapeva dove sarebbero andati con Stefano ma non aveva voluto rinunciare all’eleganza, motivo per il quale aveva optato per una gonna a vita alta nera abbinata con una maglia satinata bianca; calze velate, mocassini lucidi, solo mascara negli occhi per puntare ad un rossetto rosso abbinato al cappotto che avrebbe indossato dopo.
«Sei bella, lasciatelo dire.» ripeté Nicole con un vago tono annoiato.
«Forse dovrei legare i capelli.» borbottò invece Amelia, guardando crucciata i propri ricci corvini tenuti giusto un po’ più fermi da una molletta brillante.
«I tuoi capelli stanno alla grande.» continuò Nicole «A che ora è che arriva?»
Lo sai benissimo, pensò Amelia, ma decise di accogliere quel tentativo dell’amica di distrarla.
«Alle sette e mezza.» rispose.
Decise infine di spostarsi da di fronte allo specchio e si sedette sul bordo del letto, affianco a Nicole.
«Forse non dovrei uscirci.» sussurrò.
Aveva pensato varie volte di scrivere al ragazzo per annullare il tutto, ma Nicole l’aveva praticamente costretta a non farlo.
«Tesoro, per quanto l’idea dell’amore proibito tra te e Angelis sia alquanto affascinante, credo che la cosa sia piuttosto impossibile – o, comunque, almeno fino a quando tu non ti diplomi.»
Amelia arrossì e abbassò lo sguardo, concedendo la versione di lei “ragazzina in piena cotta” solo alla sua migliore amica.
«Ma non voglio una storia, solo che…»
«Che cosa, Ame? È stato solo un bacio con lui, Stefano invece ti piace da anni e finalmente hai un appuntamento. Sai che sarei la prima ad appoggiarti in qualsiasi situazione, ma non voglio che tu ti rompa la testa in una cosa del genere. E poi, tu sei solo “attratta” da lui, vero?»
Amelia abbassò ancora di più lo sguardo, per un attimo odiando Nicole: sapeva che lei diceva quelle parole non per cattiveria, bensì per cercare di fare leva sul suo orgoglio ed eliminare dalla sua testa quell’idiota che si era addirittura dimenticato di averla baciata, però…
«Sì, sono solo attratta.» si ritrovò ad ammettere. Alzò lo sguardo verso la castana che la guardava preoccupata e le sorrise. «Hai ragione, sarebbe una cosa impossibile, e poi non mi piace nemmeno. Oggi uscirò con Stefano, lo conquisterò con i miei occhioni da cerbiatta e si innamorerà follemente di me!» terminò con una risata.
Sono solo una bugiarda.
 
«Stai davvero bene.»
Stefano le sorrise mentre le rivolgeva quella frase detta con un tono un po’ distratto, gli occhi fermi sulla strada e le mani strette sul volante.
Amelia arrossì.
«Grazie, anche tu.» rispose.
Anche tu? Anche tu? Dio santo, Amelia, svegliati e non continuare così per tutta la sera, pensò isterica – dentro il demonio e fuori l’espressione di un angelo.
«Dove andiamo, quindi?» domandò curiosa; il ragazzo aveva deciso per entrambi sul luogo, a quanto pareva, ma la mora ancora non aveva capito.
«Un locale tranquillo che conosco da poco, si chiama Chet, non so ci sei mai stata.» spiegò il giovane.
«No, non l’ho mai sentito.»
«Oh, beh, fidati: è molto carino.» continuò il ragazzo.
Amelia mugugnò un borbottio d’assenso, riprendendo a tacere – non capiva perché, ma non riusciva a sentirsi a suo agio per parlare, per fare le sue solite battute, riusciva solo a pensare di essere una scema per essere così tanto in silenzio.
Sai fare conversazione, vero Ame? Riesci a parlare con chiunque, anche con i muri, anche con quello stronzo di Angelis, perché non con Stefano?
Fu un errore pensare all’uomo, perché arrossì senza rendersene conto e la sua mente percorse per la millesima volta il bacio che c’era stato tra di loro.
«Cazzo.» sussurrò.
«Cosa?»
Sobbalzò, rendendosi conto di averlo detto ad alta voce – sarebbe morta se si fosse lanciata da un’auto in corsa, vero? Sarebbe stato un modo di morire un po’ troppo violento, ma andava bene.
«Niente, niente, mi sono appena accorta di essermi dimenticata una cosa!» disse veloce e fece una risatina stupida.
Qualcuno mi strozzi.
«Vuoi che torniamo indietro?» chiese Stefano preoccupato.
«No, no, non è nulla d’importante.»
Mi sono solo dimenticata la testa, in fondo, pensò ironica.
Finì per tacere per il resto del tragitto, limitandosi ad ascoltare Stefano che le spiegava un po’ il locale e come lo avesse conosciuto – dovette riconoscere che era bravo a non lasciare l’imbarazzante silenzio tipico di quelle situazioni e le sue parole non risultavano nemmeno forzate.
Senza che se ne accorgesse troppo riuscì a rilassarsi e a sorridere spensierata – anche se un angolo della sua testa ritornava sempre nello stesso punto.
«Eccoci.»
Quella singola parola la riportò sulla terra – per un attimo la sua mente si era soffermata qualche secondo di troppo altrove – e si affrettò a sganciare la cintura mentre Stefano spegneva il motore.
Il Chet sembrava molto invitante come locale: si poteva notare un giardino coperto che ospitava vari tavoli, le luci anche da fuori sembravano abbastanza soffuse ma non troppo da renderle imbarazzanti. Si sentiva in sottofondo della musica che pareva essere dal vivo.
«Sembra molto carino.» si ritrovò a dire senza pensarci.
Stefano le sorrise e lei arrossì di nuovo.
«Felice che ti piaccia.»
Entrarono dentro e un bel tepore li avvolse. Amelia si guardò intorno e notò come l’atmosfera del posto non fosse né troppo da coppie né troppo amichevole.
Almeno il posto non è imbarazzante, pensò sollevata.
«Salve ragazzi, siete solo voi due?»
Amelia si voltò verso la cameriera che si era avvicinata sorridente in loro direzione.
«Sì.» rispose per lei Stefano.
«Preferite un posto fuori o all’interno? Il giardino è riscaldato!»
Il biondo si voltò verso di lei e attese che esprimesse una preferenza.
«All’interno va più che bene.» rispose Amelia – meglio puntare sulla musica dal vivo che avrebbe ben riempito degli eventuali silenzi.
“Giocare sempre in anticipo”, come dice Nicole!
Vennero condotti in un tavolino leggermente spostato, sempre in quella piacevole e sicura “metà e metà” che Amelia accolse con sollievo.
Non sapeva perché, ma nonostante dovesse essere la persona più felice del mondo in un momento del genere – insomma, aveva un appuntamento con il ragazzo che le piaceva e lui si stava comportando alla perfezione! – aveva uno strano nodo alla gola che le faceva pensare fosse tutto un enorme errore.
Non è questa la cosa sbagliata. Sbagliato è stato baciare Alessandro, non uscire con Stefano, lui è il ragazzo adatto a me, pensava frenetica – era quasi spaventata che tutto quello non le stesse andando bene, perché non poteva essere così. Doveva essere la brava diciottenne felice di poter uscire con il ragazzo che le piaceva, non la ragazzina con la testa persa per un uomo adulto!
«Tutto bene, Ame?»
Sobbalzò sentendo il ragazzo che la richiamava.
«Eh? S-sì.» si ritrovò a balbettare a disagio.
Merda, merda, merda.
«Ecco i menù, ragazzi, ripasso fra poco.»
La cameriera sparì veloce come un’ombra, attenta a non fermarsi troppo.
Amelia sorrise appena a Stefano che la guardava un po’ confuso, poi abbassò gli occhi verso il menù e si perse a contemplarlo. Fecero in fretta a decidere ed entrambi ordinarono un misto di assaggi gourmet tipici del locale insieme a delle patatine e a qualcosa da bere – Amelia si precipitò sui cocktail, convinta che dell’alcol potesse aiutarla a sciogliersi. Un Martini, giusto per andare sul sicuro – non si ricordava dove, ma aveva letto potesse considerarsi come il “little black dress” di qualsiasi serata.
«Mi sembri un po’ distratta.»
Amelia abbassò lo sguardo colpevole, poi si costrinse a rialzarlo e puntò i propri occhi scuri in quelli castani dell’altro.
«Hai ragione, sono stata maleducata, scusami.» iniziò con un sorriso mesto «Oggi sono stata un po’ impegnata con alcune faccende e a quanto pare ho lasciato la testa lì!» mentì con un risolino, questa volta molto meno falso del precedente.
Il ragazzo la guardò serio, poi anche lui sorrise e si passò una mano tra i mossi capelli biondo scuro in un movimento che, Amelia se ne rese ben conto, un tempo l’avrebbe fatta sciogliere.
«Tranquilla, posso capire. Solo mi dispiace vederti un po’ tra le nuvole.» commentò il ragazzo.
Mi piace Stefano, mi piace Stefano, mi piace Stefano, si ripeté in testa Amelia – fosse stato così facile convincersi di un’idea cambiata da un po’ troppo tempo.
Il Martini arrivò al momento giusto insieme alla Coca Cola del ragazzo – “Devo guidare, altrimenti ti avrei fatto volentieri compagnia” le aveva detto – e si affrettò a prenderne un sorso.
«Prometto che smetterò di vagare con la testa.» disse con un sorriso e un finto tono serio – l’altro rise, e lei si convinse che potesse essere davvero così.
 
La serata era continuata meglio di quanto Amelia si aspettasse e, grazie al secondo Martini e l’ultimo Cosmopolitan da accompagnare al dolce, era riuscita a sciogliersi abbastanza da ridere facilmente, sorridere di continuo, essere divertente senza sembrare un’oca.
«…ti giuro, è una sofferenza avere un’amica appassionata di sport, ogni volta mi sento una schifezza!» finì di raccontare con una risata. Di fronte a lei, Stefano rise e scosse la testa.
«Posso capire, anche se faccio sport a volte mi devo costringere e certi giorni mi ucciderei piuttosto di andare in palestra.» le rispose lui con un finto tono melodrammatico.
«Lo sport è sopravvalutato.» commentò con finto tono serio la mora.
«Forse.» rispose a sua volta il ragazzo con un sorriso.
Il silenzio cadde velocemente – ma non il silenzio carico di disagio e imbarazzo, piuttosto uno disteso e rilassato e in quel momento Amelia si rese conto di quanto fosse stanca.
«È già quasi mezzanotte.» commentò Stefano stupito.
Amelia lo fissò spalancando gli occhi.
«Di già? Non me n’ero accorta.» borbottò «Forse è il caso di andare.» aggiunse.
Stefano annuì e si alzò.
«Aspettami pure qui.» disse il ragazzo. Amelia capì al volo dove volesse andare, perché lo fermò in fretta e furia.
«Aspetta! Non preoccuparti, vado io.» fece rapida, alzandosi e afferrando la borsa. Si dovette subire l’occhiata scettica del ragazzo, che con facilità la fece sedere di nuovo.
«Amelia, aspettami qui.» ripeté.
«Ti ho invitato io!» protestò la ragazza. Il giovane le fece un vago sorriso.
«E io voglio offrire per ringraziarti della serata, quindi metti pure il cappotto mentre io vado a pagare.» concluse con tono secco ma gentile, e senza attendere ulteriori proteste la abbandonò.
Amelia sospirò e non le rimase altro che indossare la giacca in silenzio, prendendo il cellulare abbandonato in borsetta da varie ore e lanciando un’occhiata ai messaggi ricevuti: ce n’erano solo due, uno di Nicole e uno di Daniele, entrambi che le chiedevano se stesse andando tutto bene.
Scrisse rapida a entrambi, dicendo di non preoccuparsi e che andava tutto alla grande, poi rimise in fretta il telefono in borsa appena notò Stefano di ritorno.
«Sei pronta?» chiese educato il giovane e al cenno d’assenso della ragazza la precedette verso l’uscita.
Il viaggio di ritorno fu tranquillo anche se piuttosto silenzioso. Fondamentalmente fu la radio a riempire l’auto per loro, entrambi persi nei pensieri – Amelia anche nei drink – per poter continuare a fare una vera conversazione.
La mora si accorse di essere di fronte a casa sua soltanto quando la macchina si fermò e quasi sobbalzò spaventata – sbagliava o il viaggio le era sembrato più lungo all’andata?
«Siamo arrivati.»
Ma dai, si ritrovò a pensare Amelia, ma si assicurò di non dirlo e si voltò verso il ragazzo con un sorriso.
«Già.» rispose solo, notando solo in quel momento la situazione.
Primo appuntamento andato bene, mi ha riportata a casa… E ora?
Si schiarì la gola, a disagio.
«Grazie per stasera, mi è piaciuto molto il locale. Cioè, tutto era molto bello a dire il vero.» iniziò, puntando sul ringraziamento per andare sul sicuro.
Stefano la fissò dalla penombra della macchina e le sorrise.
«Grazie a te per la compagnia, è stata una bella serata.» disse a sua volta il giovane.
Amelia abbassò lo sguardo e si morse un labbro – e ora?
Tutto si riduceva a quelle due parole: “e ora”.
Sollevò gli occhi e, nella sua mente non troppo lucida, il volto giovane e piacevole di Stefano finì per sovrapporsi a quello più adulto e affascinante di Alessandro, nuovamente nella sua testa senza che lei potesse fare qualcosa per impedirlo.
No, non lui… Non ha senso concentrarmi su di lui!, quasi urlò dentro la sua testa, Un normale ragazzo, semplice e pulito. Era così, no?
Doveva essere così. Doveva almeno provarci.
Per questo motivo si sporse dal sedile e si avvicinò al volto di Stefano, sfiorandogli le labbra in un casto bacio a stampo.
Un bacio a stampo che avrebbe dovuto scatenare chissà quali emozioni, invece tranne che imbarazzo e gioia – perché sì, un po’ di gioia la provava, era pur sempre stato la sua cotta per più di un anno – non ci fu nessun fuoco d’artificio o passione sconvolgente.
La cosa che la stupì però fu un’altra: Stefano l’allontanò con una mano – gentilmente, questo è vero, ma l’allontanò. Si ritrovò ad arrossire prima che potesse anche solo impedirselo e osservò il ragazzo che voltava il viso, quasi a non volerla fissare.
«Mi spiace, Ame.» sussurrò il ragazzo «Mi ha fatto piacere passare questa serata con te, speravo mi piacesse più di quanto non sia ora, ma a quanto pare non riesco proprio a togliermi una persona dalla testa.» continuò in un sussurro.
Voltò di nuovo la testa e fissò Amelia, in silenzio e imbarazzata – perché, per quanto il suo cuore si fosse reso conto di non volere esattamente quello, era stata comunque rifiutata.
Un sorriso triste e dispiaciuto.
«Mi spiace, ma non credo di provare lo stesso che senti tu.» continuò il ragazzo.
Amelia deglutì e spostò lo sguardo, cercando di prendere tempo mentre sentiva gli occhi velarsi di lacrime amare.
«Può succedere.» riuscì infine a dire – aveva trattenuto il respiro e non se n’era nemmeno accorta.
Può succedere”… Così come può succedere di prendersi una cotta per il proprio insegnante, sapere di non poter essere mai ricambiata, fare finta di non provare quei sentimenti e uscire con un proprio coetaneo per poi rendersi conto, dopo averlo baciato ed essere stata respinta, di non provare per lui quello che si sentiva in precedenza?
Immagino di sì, rispose nella sua testa al precedente flusso di pensieri.
«Mi dispiace.»
«Tranquillo, Stefano, grazie comunque per essere uscito con me stasera.» disse e si costrinse a fare un sorriso – non era per niente sicura risultasse credibile, ma almeno ci provava.
«Te lo dovevo.» disse solo il giovane – lei non capì, ma non le importava granché in quel momento.
«Ci si vede a scuola.» disse solo la ragazza prima di uscire dall’auto in silenzio, fargli un sorriso e dargli le spalle.
L’unica cosa che sentì, mentre infilava le chiavi nella toppa della serratura, fu il motore della macchina che ripartiva e le calde lacrime di delusione, amarezza per quella situazione che la rendeva sempre più confusa.
 
 
Il bar “da Nico” era sempre stato il rifugio perfetto per Amelia, soprattutto quando saltava la scuola e faceva troppo freddo per girovagare tra le vie dei negozi e osservare le vetrine.
Quel giorno però non le risultava parecchio confortante e anche il solito cappuccino – che il suo barista preferito aveva decorato con un cuore – pareva essere meno buono del solito.
«Sono cose che capitano, Amelia, non essere troppo triste.»
La mora alzò lo sguardo verso Daniele che la osservava dispiaciuto – era ovvio che fosse lì con lei: quella mattina, appena arrivata di fronte al cancello, aveva visto da lontano la figura inconfondibile di Stefano e si era resa subito conto che non sarebbe stata in grado di affrontarlo.
Afferrare Daniele per una manica e costringerlo a saltare era stato quanto mai ovvio.
«Lo so, solo che…» mugugnò, finendo per interrompersi e non sapevo come continuare.
La verità era che, più che triste, fosse imbarazzata e in qualche modo sollevata.
«“Solo che” cosa? Sei così confusa che non riesco a capirti.» borbottò il ragazzo.
Amelia alzò lo sguardo verso di lui e trovò gli occhi azzurri dell’altro che la osservavano cercando di capirla.
Sospirò.
«Non ci sono rimasta male quanto mi aspettavo, ecco.»
Rapida, veloce, secca – qualcosa le diceva che avrebbe dovuto parlarne prima a Nicole, ma la ragazza era andata a scuola il giorno, era anche convinta che l’appuntamento fosse andato bene, meglio non allarmarla.
Breve silenzio confuso.
«Cosa intendi?» azzardò infine Daniele.
Amelia fece una smorfia – a quel punto avrebbe dovuto spiegargli un paio di cosette.
«Che io l’ho baciato e lui mi ha allontanata, ma ci sono rimasta male più per il rifiuto in sé che per lui, capisci?» spiegò.
Il ragazzo la osservò sempre in silenzio, prese un sorso del proprio cappuccino e poi ripoggiò la tazza.
«Nel senso che non ti piace?» tentò – nella sua voce c’era un vago tono sconvolto che Amelia ignorò.
«Non proprio.» borbottò «Credo sia un po’ più complicato di così»
È un vero e proprio casino, si corresse in testa.
«Devo ammettere di non starci capendo granché.» considerò il ragazzo.
Amelia sospirò.
«Questo perché non sai una parte della storia.» mugugnò «Il giorno in cui sono andata a ballare con Nicole, ecco…» si interruppe, alzò gli occhi e vide Daniele che la fissava in attesa.
Dillo e basta.
«Ho baciato Angelis.»
Fu ancora più difficile dirlo la seconda volta – forse perché Daniele era più un’incognita rispetto a Nicole.
«…eh?»
Ovviamente era preparata al tono incredulo e lo sguardo scioccato.
«Sì, lo so, ho fatto una cagata!» disse subito arrossendo «Ma ero ubriaca, lui più di me e non si ricorda di nulla – oltretutto è lui che ha baciato me, non io, comunque sia non ricorda di averlo fatto e il casino è che credo mi piaccia.»
Parlò in fretta e con un mezzo vaneggio – era un discorso che la faceva uscire sempre di testa, lo sapeva.
Daniele la fissava con gli occhi a palla.
«Tu… Tu, Amelia Moretti, hai baciato il nostro bastardissimo professore di matematica e fisica?» la domanda gli uscì come un bisbiglio isterico molto poco virile che per un attimo fece sorridere la mora.
«Ripeto: lui ha baciato me. E non si ricorda nulla.» puntualizzò.
«Come fa a non ricordarselo?» esalò sconvolto il ragazzo. Amelia fece una smorfia.
«Troppo ubriaco, suppongo. Ma è meglio così, quando è venuto a chiedermi chiarimenti per quella serata – e anche scusa, temeva di aver fatto qualcosa di sconvolgente, cosa che ha effettivamente fatto – ho capito che non si ricordava proprio niente del bacio e ho fatto finta che non fosse successo nulla di importante.» spiegò la ragazza, concentrandosi sul proprio dolce ancora intatto e iniziando a mangiarlo più per avere la bocca impegnata altrove che altro.
«E se lui si ricordasse?»
A questo non ci avevo pensato, ammise tra sé la ragazza.
«Non so» iniziò terminando di deglutire «suppongo che farei la finta tonta.» considerò arrossendo.
Un comportamento molto maturo, brava Amelia.
«Quindi…» iniziò il giovane, prendendo poi un profondo respiro – sembrava più scioccato di lei «Con Stefano non sei così tanto dispiaciuta perché ti piace Angelis?» sintetizzò.
«Oddio, non lo avevo ancora detto a voce alta, è più imbarazzante di quanto pensassi.» si lamentò la ragazza.
Daniele la squadrò critico.
«Sai che sarà un casino, vero?»
«Sì.»
«E nonostante questo…»
«Nonostante questo, niente. Non ci proverò spudoratamente, so bene che è il mio professore, che anche se mi ha baciata non gli interesso perché sono una ragazzina per lui, che non avrei mai speranze.» ammise cercando invano di nascondere il tono amaro.
Daniele tacque e Amelia finì per osservarlo: giocherellava distratto con un ricciolo castano, gli occhi erano persi nella tazza mezzo vuota di cappuccino.
«Questo silenzio mi mette ansia.» borbottò la mora. Il ragazzo parve risvegliarsi a quelle parole.
«Scusa, stavo pensando.»
«A cosa?»
Daniele si morse un labbro, indeciso su come iniziare.
«Beh… Non posso negare che la situazione sia bella complicata. Almeno hai fatto un passo avanti e hai capito che per Stefano ti è passata, è sempre qualcosa.» considerò «Il fatto che ti piaccia Angelis…»
Alessandro, lo corresse mentalmente Amelia, ma preferì non dirlo.
«…per quanto riguarda lui la situazione è complessa, ma non impossibile. In fondo, anche se era ubriaco, non cambia il fatto che ti ha baciata.»
«Cosa intendi?»
Daniele sorrise e alzò gli occhi al cielo.
«Beh, per quanto puoi essere ubriaco non credo che baci chiunque ti sia di fronte. Evidentemente ti considera una bella ragazza, o comunque non solo una studentessa.» spiegò il giovane.
«Tu dici?»
Daniele scoppiò infine a ridere.
«Io non bacerei qualcuno che non mi piace, nemmeno da ubriaco.» spiegò.
Non ha tutti i torti…
«Non sono sicura di aver capito dove vuoi arrivare.» borbottò Amelia fissandolo curiosa.
Daniele scrollò le spalle e terminò di bere il proprio cappuccino.
«Magari non ci proverai spudoratamente, magari è il tuo professore, ma se ti piace e continuerà a piacerti, beh… Mai dire mai, no? Alla fine questo è il nostro ultimo anno e comunque hai la possibilità di vederlo anche fuori da scuola, non si può mai sapere su queste cose.» considerò il ragazzo e la fissò così tanto che Amelia si sentì perforata da quegli occhi azzurri.
«Non voglio false speranze.»
«Non te ne sto dando, infatti. Ho solo pensato che, per quanto improbabile, la cosa non è del tutto impossibile.»
Amelia abbassò lo sguardo e si perse a giocherellare con l’orlo della manica, perdendosi nei dettagli dei fili per concentrarsi meglio sui propri pensieri.
Sospirò.
«Lui è il mio professore, Daniele. Sarà sempre una cosa impossibile.» decretò infine.
E allora perché continuo a sperarci?

 
  
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