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Autore: ineedofthem    28/02/2018    5 recensioni
Anita, un metro e sessanta di dolcezza e allegria, è una specializzanda in pediatria. Adora il suo lavoro, sa che è quello che deve fare perché ci crede da sempre e, spinta dalla passione per questo lavoro, comincia a passare le sue giornate in ospedale.
Qui conosce Lucia: una bambina rimasta orfana, con una grave disfunzione cardiaca, ricoverata nel reparto di pediatria.
Anita sente di provare per lei un affetto profondo e il loro diventa un rapporto viscerale.
Tutto procede bene, finché non arriva lui: Luca Franzese, il nuovo cardiochirurgo dell'ospedale, e Anita capisce che la sua vita non sarà più la stessa. Riconoscerebbe quella zazzera di capelli castani e quei lucenti occhi verdi tra mille. Sa che il ritorno in città del ragazzo porterà solo guai per lei. Il rapporto con Lucia li accomuna entrambi e la piccola sembra l'unica in grado di sciogliere il suo sguardo da duro e quel carattere burbero che lui si porta dietro.
Anita crede di averci messo una parola fine su quel capitolo, ci ha avuto a che fare in passato e non intende ripetere lo stesso errore. Ma se Lucia ci mettesse il suo zampino, cosa potrebbe succedere?
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ricominciare'
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Capitolo 32
RICOMINCIAMO DA QUI

Capitolo 32



A Carlotta, un'amica speciale. Auguri tesoro!


La procedura per l'intervento di Lucia può avere inizio. Non mi sembra neanche vero. Il pensiero mi fa andare via dall'ospedale con il sorriso.
Guido tranquilla per le strade della città, il cielo è limpido all'orizzonte e la luce del sole inonda l'abitacolo della mia automobile.
Non ho molto tempo per tornare a casa, Sabrina mi ha chiesto di vederci e non posso dirle di no.
Imbocco la strada per il centro e mi adopero a trovare un parcheggio. Non ci metto molto, è primo pomeriggio e la città a quest'ora non è così frenetica.
Raggiungo a piedi il posto in cui ci siamo date appuntamento. Un bar molto in voga della zona.
Come pensavo di lei non c'è ancora traccia, ma d'altronde è comprensibile. Lo studio legale dove lavora è nel centro direzionale, una zona opposta a questa e poi il pancione che le cresce a dismisura l'ha rallentata molto nelle sue cose.
A quel punto mi siedo ad un tavolino assicurandomi che dia sulla strada e l'aspetto. Un cameriere mi si avvicina. E' mingherlino e molto giovane, credo sia nuovo perchè non l'ho mai visto prima. Mi sorride chiedendomi cosa desideri ordinare, ma attendo che arrivi la mia amica.
Appoggio una mano sotto al mento facendo leva con gomito sul tavolo e il mio sguardo viene catturato dalla luminosità del posto, favorito sicuramente dalle portafinestre in vetro che nei mesi caldi creano un open space sulla strada.
Osservo le pareti gialle ocra in contrasto con il nero dei tavolini in ferro battuto, ma che richiamano il pavimento in marmo, la soffittatura in cartongesso con i faretti a creare giochi di luce.
E poi le vetrine, con le prelibatezze, i sapori e gli odori che emanano. Le alzatine con le torte in pasta di zucchero, con rifiniture così dettagliate e a tratti reali, così belle da guardare ma altrettanto da saggiare.
Tutto in questo posto emana cura e finezza ma soprattutto dolcezza.
Io e Sabrina l'abbiamo scoperto anni fa, quando lei e mio fratello erano ancora adorabili fidanzatini e io mi dividevo tra università e lavoro.
La mia cognatina ha occhio in queste cose e dalla prima volta che mi ha proposto di prendere un caffè insieme, questo è diventato il nostro posto.
Sabrina è entrata nella mia vita in punti di piedi, ma ci siamo accorte dal primo momento che non ci sarebbe stato difficile legare.
Credo che ad averci unito di più sia stato la necessità di avere una sorella a cui appoggiarsi.
Lei non ha mai avuto sorelle, tragicamente quando i suoi genitori hanno perso la vita in un incidente stradale, sua mamma aspettava una bambina. L'avevano saputo qualche giorno prima del triste evento e Sabrina era entusiasta. Con l'incidente purtroppo aveva perso la sua famiglia e la possibilità di avere una sorella le era sfumata davanti agli occhi.
Un fatale destino che me la fa ricondurre a Lucia.
Sabrina a differenza sua ha avuto la fortuna di essere circondata da amore dal primo momento e nessuno ha esitato nel decidere di prendersi cura di lei. I suoi zii, Angelica e Luigi, non ci avevano pensato un attimo e l'avevano accolta in casa come una figlia. Un grandissimo gesto d'amore.
Il legame e l'affetto li avevano sempre uniti ma quella nuova prospettiva li aveva resi legalmente una famiglia.
Mi aveva raccontato spesso quanto non fosse stato facile, ma il sostengo non le era e non l'è mai mancato.
Suo cugino Emanuele che poi è diventato suo fratello, l'aveva accolta in casa allettato dall'idea di poter condividere i suoi giochi con qualcuno. Che fosse femmina e non gli piacessero le macchinine poco gli importava. Sabrina e lui hanno un bellissimo rapporto tutt'ora, nonostante lui sia lontano per i suoi studi, ma ci sono cose in cui un fratello non può competere con una sorella. E questo lo so bene anche io.

Un acchiappasogni tintinna ad annunciare l'arrivo di qualcuno e la scorgo sulla soglia della porta, trafelata.
Alzo una mano nella sua direzione facendole segno di avvicinarsi. Mi rendo conto che nonostante sul suo viso sia presente una notevole stanchezza, non perda mai il suo dolce sorriso.
"Scusami, mi hanno trattenuta. Nemmeno adesso che sono nelle mie condizioni, hanno pietà di me" si interrompe per aprirsi una breve risata. "E comunque ti ringrazio per essere venuta".
"Non c'è bisogno nemmeno che tu lo dica. Allora, cosa prendi?".
Appoggio una mia mano sulla sua per stringerla.
Sabrina sorride riconoscente ma poi si fa d'un tratto pensierosa. "Quei biscotti al burro sono invitanti e deliziosi ma non dovrei mangiarli o rischierò di diventare una balena...a meno che io non lo sia di già" ammette con un sbuffo.
Mi lascio andare ad una risata. "Smettila di dirlo!" la rimprovero.
"Di dire, cosa?" chiede ingenua.
"Che sei una balena! Per la precisione, bisogna stare attenti a non accumulare peso per evitare l'insorgere di patologie, ma è normale prendere dei chili e devi pensare che siano per una giusta causa. Pensa a quando stringerai Agnese tra le tue braccia, non ti importerà di altro" le faccio presente.
Sabrina mi scruta con attenzione, annuendo alle mie parole. "Ma quanto è saggia la mia doc! Allora un paio di biscotti li prendo volentieri!"
"Ora non esagerare, eh!" le replico ed entrambe ci lasciamo andare ad una risata complice.
Alla fine ordiniamo dei biscotti da dividerci, un succo per lei e un caffè per me.
"A proposito, sei pronta per un pomeriggio di shopping?" mi domanda. "Ne ho proprio bisogno, i jeans non mi entrano più!"
Mi desto per farle una linguaccia. "Beh, gireremo per negozi premaman, praticamente acquisterai più tu che io".
Sabrina replica con un'espressione divertita. "Puoi sempre credere che siano dei normali capi oversize. E poi se vuoi, ricaveremo del tempo anche per te, bella mia. Hai proprio bisogno di un rinnovo dell'armadio. Altrimenti il tuo dottorino come lo conquisti?" domanda con un sorriso malizioso.
"Sabrina!" la rimprovero cercando di celare le mie guance rosse.
"Che c'è?" chiede lei portandosi una mano alle labbra, ingenuamente. "L'hai detto tu che lui ti piace!".
"Ma non è vero!" tento di negare l'evidenza.
"Credo che anche Agnese sia d'accordo con me, tanto che si muove" aggiunge con un tenero sorriso che sparisce nel momento in cui mi punta un dito contro. "Ultimamente non fai altro che parlare di questo Franzese che sarei proprio curiosa di conoscerlo" ammette con ironia.
Mi porto una mano alla fronte soffocando una risata.

Alla fine ci ritroviamo in un negozio di articoli per la prima infanzia e che abbia anche un reparto dedicato all'abbigliamento per la mamma e il nascituro. Mi muovo a disagio tra carrozzine e culle, seguendo Sabrina che sembra conoscere questo posto come le sue tasche. Ma d'altronde credo che sia proprio così.
"Anita, cosa te ne pare di questi?".
Mi mostra un paio di jeans premaman e a me sembrano irrimediabilmente uguali a tutti gli altri che ha provato ma non glielo dico.
"Provali" le rispondo accennando ai capi tra le sue mani.
"Guarda anche questo vestitino, non è carinissimo?" mi chiede di nuovo, entusiasta.
Le sorrido teneramente, di rimando. "Sì...fai una cosa, tu prova tutto, io mi faccio un giro e se trovo qualcosa che mi piace te lo porto".
Lei annuisce e prima che le possa dire altro si allontana svelta, lasciando ondeggiare la sua chioma bionda. Non ha mai nascosto quanto le piacesse fare shopping, ma oggi più che mai è felice come una Pasqua.
Faccio dietrofront per orientarmi in questo posto. Mi osservo intorno, quasi soffocata da tutto ciò che mi circonda. Ma non perchè mi dia fastidio, anzi. Ma sembra che con insistenza mi facciano pensare al mio incolmabile desiderio di famiglia.
Scruto quei futuri genitori, con la gioia nel cuore e sul viso e mi ritrovo a provare un pò di invidia per loro.
Mi faccio spazio tra i reparti e mi fermo incantata da pupazzetti e scarpine. Mi ritrovo ad accarezzare un peluche a forma di orsetto tra le mani.
"Ma guarda un pò chi si vede. Non avrei mai pensato di trovarti qui".
Non mi ci vuole molto per riconoscere la sua voce.
Mi volto spaventata con l'oggetto sospeso a mezz'aria. Mi sento quasi colta in flagrante, come se poi avessi fatto qualcosa di male.
Ma lui è qua e mi rendo conto che mai avrei pensato di vederlo.
Lo guardo, con la sorpresa che mi invade il cuore e mi rendo conto sia solo. Osservo la sua posa, scomposta, con le braccia portate al petto e  un sorriso spavaldo che lui rivolge a me.
"Dovrei dire la stessa cosa di te, no?"
Capisco però, osservando la smorfia che gli contrae le labbra che la mia domanda non risulti corretta e nel frattempo in cui ci penso, mi rendo conto del perchè.
"Ah già, mi dimentico sempre che tu stia per diventare padre" gli faccio notare con un tono indispettito.
Luca strabuzza gli occhi, quasi come se non si aspettasse le mie parole. Non mi capacito del perchè sia così sorpreso. D'altronde è la verità, no?.
Lui fa per dischiudere le labbra e sono sicura che aggiungerebbe qualcosa se non fossimo interrotti dall'arrivo della mia cognatina.
"Anita ti ho cercata dappertutto. Sei qui"ammette Sabrina alle mie spalle, con un'espressione confusa.
Contemporaneamente a lei, fa il suo ingresso in scena Vanessa.
Mi chiedo come faccia a risultare sempre impeccabile anche con i suoi abiti sportivi. Io a differenza sua con una tuta sembro anonima e trasandata.
"Sei qui!" esclama rivolgendosi a Luca e poi il suo sguardo si posa su di me. Sulle sue labbra l'ombra di un sorriso.
Credo non sorriderebbe tanto se sapesse...
"Anita, che sorpresa!".
Avrei dovuto immaginarlo lui non fosse solo, perchè d'un tratto il mio umore è mutato completamente?.
"Già...ciao Vanessa".
Sabrina li scruta con occhio indagatore, spero loro non se ne rendano conto.
Mi rendo conto che la posizione in cui ci troviamo io e Luca sia quasi equivocabile e mi appresto a fare un passo indietro.
"Ehm scusate" ci interrompe schiarendosi la voce. "Anita, non ci presenti?" chiede sorridendomi maliziosamente. Perchè ho l'impressione che abbia capito già tutto?.
"Oh beh" le replico "lui è Luca Franzese, un mio collega di lavoro".
BINGO!
Non sto nemmeno qui a spiegarvi come l'espressione di Sabrina cambi alle mie parole. Dai suoi occhi trapelano eccitazione e smania di saperne di più.
"Oh Luca Franzese" ammette sorridendo nei suoi confronti. "E' un piacere conoscerti, sapessi quanto ho sentito parlare di te" gli rivela facendomi sprofondare nell'imbarazzo più totale.
Gli occhi di Luca si posano su di me e mi sembra che ci siamo solo io e lui. Mi sorride in un modo sfrontato e provocatorio.
"Mi auguro che lei ti abbia parlato bene di me" le replica con la voce divertita.
Se sapessi...
"Certo che sì! Mi ha raccontato tante di quelle cose" confida lei con un tono di sfida.
"Okaay!" la fermo prima che possa continuare anche se so non si lascerebbe sfuggire niente di opportuno. Ma mi rendo conto dal suo sguardo che Sabrina abbia qualcosa in mente.
Vanessa invece ha assistito alla conversazione attenta e senza battere ciglio. Mi viene da chiedermi cosa stia pensando.
"Lei invece è Vanessa..." attiro l'attenzione di Sabrina e Luca che si voltano interessati nella mia direzione mentre la diretta interessata si apre in un sorriso cordiale.
Ci pensa il mio collega a darle una definizione.
Le cinge le spalle con un braccio, in un gesto affettuoso e le sorride in quel modo tutto suo. "Vanessa è...è una persona speciale" ammette.
E' possibile che io abbia letto per un istante della titubanza nei suoi occhi? Come se non sapesse spiegare bene nemmeno lui la relazione che li unisce. Insomma, che difficoltà c'è, è la sua fidanzata, no?!.
La situazione si fa d'un tratto imbarazzante e ci pensa Sabrina ad alleggerirla.
"Cielo cara, ma adesso che ci faccio caso...abbiamo una pancia in comune. A che mese sei?" le domanda amichevolmente.
"Sono entrata da qualche giorno nel quarto. Tu invece?" le replica Vanessa allo stesso modo.
"Bello! Quindi saprai presto se aspetti un maschietto o una femminuccia. Io invece sono al sesto mese e non vedo l'ora di abbracciare la mia Agnese" le comunica accarezzandosi il pancione con dolcezza.
Vanessa annuisce con un'espressione bonaria in viso. "Ho comprato un paio di scarpine. Nel dubbio le ho prese di entrambe i colori. Mi fanno una tale tenerezza".
Mentre Vanessa e Sabrina si perdono in una fitta conversazione; sono future mamme è facile capirsi per loro; mi rendo conto che lo sguardo di Luca sia stato puntato su di me tutto il tempo. I suoi occhi indagatori non mi hanno persa di vista un attimo, sempre pronti a catturare le mie reazioni.
Scruto la sua ragazza mostrare come un trofeo le sue scarpine e mi viene da immaginarlo papà.
Sabrina le chiede se hanno già fatto supposizioni e come hanno intenzione di chiamare il lui o la lei che verrà.
Luca si muove a disagio sul posto, in palese difficoltà: anche se la domanda non è rivolta a lui è chiaro che sia coinvolto. Penso se per lui questa sia una situazione difficile di cui parlare. Forse si è trovato stretto in qualcosa di troppo grande per lui e non sa come uscirne.
Vanessa appare in un primo momento perplessa ma poi risponde in un modo evasivo, come a voler scacciare la questione.
"Non ci abbiamo ancora pensato".
La conversazione si conclude poco dopo e ci rendiamo conto un pò tutti che la situazione si sia fatta tesa.
Li guardo allontanarsi e sembrano così distanti. Luca fa per appoggiarle una mano sul braccio ma lei si scansa in disappunto. Mi chiedo cosa li abbia resi così. E poi non so se sia una mia impressione ma mi sembra che prima di sparire oltre il corridoio, Luca si volti a sorridermi.
Rivolgo la mia attenzione a Sabrina che silenziosa ha lo sguardo puntato su di loro.
All'improvviso sulle sue labbra si disegna una smorfia di dolore facendole contrarre i lineamenti del viso.
"Va tutto bene?" le domando preoccupata.
Lei si volta nella mia direzione accennando ad un sorriso.
"Sisi, Agnese ha calciato troppo forte".
"Hei nipotina, non fare la dispettosa" ammetto poggiandole premurosa una mano sulla pancia. Il mio gesto ci fa sorridere entrambe.
"Però!" esclama lei pizzicandomi il braccio. "Quel Franzese è proprio figo".
"Ah ah" annuisco.
"Ma in tutto questo, cosa hai pensato di acquistare?" le domando sviando il discorso.
Sabrina comprende il mio intento e non approfondisce oltre l'argomento.
"Adesso ti faccio vedere".

"Senti un pò, ma quella ragazzina è la famosa fidanzata di Luca?" mi chiede mentre siamo per strada. La sera è calata da un pò avvolgendo la città nell'oscurità e abbiamo deciso di fermarci in pizzeria prima di tornare a casa.
Scruto la sua espressione, confusa e pensierosa.
"Sì, è lei" le confermo.
"Sarà..."ammette infilando le mani nelle tasche del suo cappotto e scrollando le spalle.
Mi volto quanto basti ad incrociare il suo sguardo. "Cos'è che  non ti convince?" le domando curiosa.
Sabrina si schiarisce la foce prima di iniziare a parlare, i nostri respiri formano delle nuvolette nell'aria.
"Guarda Anita che quei due tutto mi sembravano al di fuori di una coppia" ammette lei con enfasi.
E' una cosa che ho notato anche io ma non credo che questo basti a constatare la veracità della situazione.
Arresto i miei passi mettando una mano in avanti per fermare anche lei.
"Cosa te lo fa pensare?" le chiedo con la voce incrinata.
Sabrina deve notare che ci sia qualcosa che non vada nel mio sguardo perchè mi accarezza un braccio con premura.
"Mah non lo so, mi hanno dato questa impressione. Forse il mio metro di giudizio è alterato e tendo a vedere le cose in modo diverso perchè ci conosci. Io e Marco siamo tutto miele e sorrisi. E poi caspita! Stanno per avere un bambino...dovrebbero sprizzare gioia da tutti i pori invece sembrava che l'argomento fosse per loro molto spinoso" mi spiega convinta della sua tesi.
"Magari non se lo aspettevano..." le faccio notare.
Lei incrocia le braccia al petto, una smorfia che le si disegna sulle labbra. "Allora ripeto o quei due sono una coppia mal assortita o magari non lo so per niente" aggiunge pensierosa. "Lei era molto distante, non so mi ha dato questa impressione e lui non ne parliamo. Sembrava si stesse arrampicando sugli specchi".
Mi viene da pensare a come Sabrina sia riuscita a capire tutte queste cose in poco tempo. Molti degli atteggiamenti di cui parla li ho notati anche io ma probabilmente lei riesce ad analizzare meglio la questione perchè è esterna alla situazione.
Poi mi rendo conto di una cosa, sta sfoderando la sua abilità da avvocato, uno sguardo che ostenterebbe in tribunale. Sono sicura che non sarà contenta finchè non riuscirà a dimostrare quanto sia esatta la sua tesi.
"Hai detto che stanno insieme da poco..."indaga curiosa.
"Sì...lei è spuntata come un fungo. E poi sono venuta a conosceza che fosse incinta".
"Aspetta!" Sabrina si porta un dito alle labbra, con lo sguardo che si illumina.
"Magari hanno avuto una storia da una notte e lei è rimasta incinta. Una volta che lui l'ha scoperto non ha potuto fare altro che accettare l'evidenza e assumersi le dovute responsabilità. Il che gli fa onore, non è così facile trovare un uomo che non scappi".
"Già...è quello che penso anche io" le confesso.
"Ma si vede che non è felice. E' una cosa che gli sta molto stretta, Anita. A lungo andare le cose potrebbero peggiorare. E' inutile costringersi a portare avanti qualcosa quando non c'è amore"aggiunge con un tono malinconico.
"Sì, è possibile" mi ritrovo a darle ragione anche se non credo spetti a noi trarre queste conclusioni.
Sabrina ritrova la sua euforia e mi spintona per un braccio.
"E poi l'hai visto come ti guardava?" mi chiede sfoderando un sorriso malizioso.
"Come...come mi guardava"ammetto ingenua.
Lei punta le mani sui fianchi indispettita ma senza nascondere un'espressione divertita.
"Nemmeno se me lo giurassi crederei che non te ne sia accorta. Ti mangiava con gli occhi!".
"Sabri ma non starai mica esagerando?" le chiedo con preoccupazione.
"A quanto pare sei l'unica che non se ne sia resa conto. Anche la piccoletta l'ha capito a giudicare dalla sua reazione quando sono andati via" ribatte convinta.
"Sarà..." rispondo con titubanza.
Sabrina ritorna a prendermi a braccetto, stringendosi a me in un gesto affettuoso.
"Vedrai che ho ragione, io non mi sbaglio mai" sussurra con un sorriso.
Prendiamo ad incamminarci di nuovo, con i nostri stivaletti che ticchettano sull'asfalto. Le parole di Sabrina occupano la mia mente per la maggior parte del tempo. Sarà vero quello che dice?.


Il grande giorno è vicino, domani opereranno Lucia.
Il mio pensiero va a lei e mi chiedo come si senta in vista di questo importante intervento.
Io mi sento speranzosa, sono a conoscenza di quanto possa essere caparbio Luca ma a volte ci sono cose più grandi di noi e difficili da controllare.
Arresto i miei passi fuori la stanza di Lucia. La trovo silenziosa e sola e mi accorgo che lei sia troppo piccola per affrontare il peso di questa situazione. Ma non  sarà sola, perchè noi che le vogliamo bene le siamo accanto.
Batto il pugno chiuso contro la porta, bussando.
"Si può?" le domando con un sorriso.
Lucia si volta verso di me, con un'espressione gioiosa e mi rendo conto di una cosa: che il suo viso abbia assunto sembianze più adulte, come se avesse dovuto crescere troppo in fretta.
I segni della stanchezza sono evidenti, non sono stati giorni facili per lei ma questa piccolina non perde mai il sorriso.
"Ciao Anita" esclama.
"Sai una cosa?" le domando "riuscivo a vedere tutti gli ingranaggi della tua testolina. Cosa stai pensando, piccoletta?".
"A domani" proferisce in un sussurro.
Non posso fare a meno di osservarla con tenerezza.
"Ti spaventa il pensiero?".
"Un pò..."ammette imbarazzata.
Mi sembra di avere un deja-vù. Sono a conoscenza di quanto l'aspetto emotivo possa influire sulle sue condizioni e non è proprio il caso che lei si rattristi prima dell'operazione.
"Va bene..."ammetto sedendomi con un balzo sul suo letto. "Posso fare qualcosa per far passare questa tua paura?" le chiedo incrociando il suo sguardo.
Lucia cattura i miei occhi nei suoi e mi rendo conto di quanto siano chiari e limpidi. Voglio godermi ogni momento con lei ma non voglio assolutamente pensare che possa essere l'ultimo. Lucia guarirà!.
La piccola mi osserva a lungo con un'espressione esitante e torturandosi le manine.
"Qualcosa ci sarebbe..."
"Davvero?" indago solleticandole un braccio e facendola ridere divertita sotto il mio tocco. "Cosa?".
"Mi piacerebbe ballare" ammette con un timido sorriso.
Lucia non deve affaticarsi ma in ogni caso potrebbe essere tutto controproducente nelle sue condizioni e io decido che quando lei mi guarda così, non riesco a dirle di no.
"Luci, lo sai...non puoi stancarti" mi fingo contraria.
La piccola unisce le mani a mò di preghiera e sfodera una delle sue espressioni più angeliche.
"Ti prego, ti prego!" mi supplica.
Rilascio uno sbuffo divertita, arrendendomi.
"E va bene...faremo un'eccezione".
"Grazie, grazie, grazie!" esulta lei, entusiasta. Non posso fare altro che rivolgerle un sorriso.
Velocemente ha già scostato le coperte che l'avvolgevano. La fermo, prendendo le mie mani tra le sue.
"Non così in fretta, Luci. Si fa a modo mio" le faccio notare, seria.
Lei protesta un pò ma poi si lascia andare. Sa che non può ribattere ancora.
Afferro il cellulare dalla tasca e prima di poggiarlo sul comodino accanto al letto faccio partire un lento. Le note si diffondono nella stanza, trasmettendo una melodia dolce e rilassante.
Invito Lucia a ballare e insieme scoppiamo a ridere per quel mio improvvisato inchino e la mia voce grossa.
Lei con il mio aiuto si alza in piedi sul letto e fa finta di afferrare i lembi di un abito elegante. La sua riverenza ci fa sorridere di nuovo.
Le prendo una mano tra le mie e poi l'altra, delicatamente. Le appoggio sulle mie spalle e lascio che lei si aggrappi al mio collo.
Lucia mi abbraccia, unendosi a me in una stretta calda e avvolgente.
La cullo tra le mie braccia, facendo ondeggiare i nostri corpi sulla melodia della canzone.
La stanza si inonda delle nostre risate e presto le nostre menti sono più leggere e libere dai cattivi pensieri.
Lucia ride con gioia, portando la testa e le mani all'indietro mentre la faccio volteggiare e mi rendo conto che esistiamo solo io e lei. Che qualcuno possa sentirci ed entrare poco mi importa.
La piccola torna a stringersi  me poco dopo, con un placido sorriso che mostra tutta la sua riconoscenza nei miei confronti e io decido sia arrivato il momento di metterla a letto.
"Grazie Anita" ammette in un sorriso mentre con attenzione le rimbocco le coperte. "Ti voglio bene".
Cerco di celare l'emozione che scaturiscono le sue parole, perchè stasera più che mai assumono un significato importante.
Passo ad accarezzarle con premura una guancia e Lucia socchiude gli occhi sotto il mio tocco.
"Te ne voglio anche io. Adesso dormi piccola, domani sarà una lunga giornata".
Le mie parole sono ormai ridotte ad un sussurro mentre la noto appisolarsi sotto il mio sguardo.
Imprimo un bacio sulla sua fronte.
"Io ti aspetto qui".

Luca è sulla soglia della porta e a me quasi viene da sobbalzare quando me ne rendo conto.
"Cielo Luca, devi smetterla di arrivare così, all'improvviso!" gli faccio notare portandomi una mano al cuore.
Lui appare divertito dalle mie parole ma sul suo viso si malcela  uno sguardo soddisfatto.
"Mi dispiace" ammette dilettato.
"Ok, ti perdono?" gli chiedo con un'espressione interrogativa.
E' così strano per noi, tutta questa complicità che ci unisce.
Luca però non mi sta guardando, il suo sguardo è catturato da Lucia che riposa, alle nostre spalle. Il suo sguardo lascia presagire un turbamento.
Da quando ho avuto l'altra sera quella conversazione con Sabrina, non riesco a fare a meno di pensare alla sua situazione. 
"Lo so, che non avrei dovuto..." gli confido in imbarazzo ma le parole che poco dopo lui mi rivolge sono per me un colpo al cuore.
"Non devi pensare sia sbagliato, non se te lo sentivi di fare. Anche se ci troviamo spesso in disaccordo io penso che tu sia un ottimo medico".
Non ho mai creduto che Luca potesse pensare queste cose di me ma il solo pensiero mi fa battere il cuore e sorridere riconoscente. Non c'è bisogno che io aggiunga qualcosa, Luca sa già cosa pensi di lui.
A quel punto mi fa segno di seguirlo in modo tale da ritagliarci del tempo per parlare in un luogo più intimo.
Nel momento in cui la sua mano si posa sulla mia spalla io mi sento sussultare.
"Allora, domani è il gran giorno!" ammetto portandomi le braccia al petto in un gesto di protezione.
Luca si protende in avanti e io mi rendo conto di aver fatto un passo indietro.
"Già..."annuisce lui con titubanza.
Il suo sguardo si focalizza su di me e mi osserva a lungo prima di ricominciare a parlare.
"Senti Anita, vorrei chiederti una cosa. Se ti va, domani puoi assistere all'intervento, mi farebbe piacere che tu fossi lì e credo che anche Lucia ne sarebbe contenta".
Non mi sarei mai aspettata che lui me lo chiedesse, sembra quasi una richiesta d'aiuto ma infondo al mio cuore so già quello che farò.
"Ti ringrazio Luca, ma non so se io abbia il coraggio" gli confesso.
Lui accenna ad un sorriso. "Capisco la tua titubanza".
Nel frattempo faccio dei passi nella sua direzione, ma sempre mantenendo una certa distanza tra noi.
"Va a casa, Luca. Riposati" gli faccio notare e mi sembra di tornare lì in stanza con Lucia. La mia voce che assume una dolce sfumatura. "Domani sarà una lunga giornata".
Vorrei poterlo accarezzare così come ho fatto con lei ma ritraggo la mano perchè mi rendo conto che un contatto tra di noi sarebbe troppo e faccio un passo indietro salutandolo.
Ascolto i battiti del mio cuore mentre mi allontano e poi lui mi richiama.
"Anita..."ammette con la voce in un sussurro. "Ti aspetto".

L'indomani mi sveglio con l'ansia in corpo, ma credo sia normale. Ho preso la mia decisione e non assisterò all'intervento. Chiamatela codardia o paura ma non me la sento. Non voglio essere lì quando incideranno il suo corpo da bambina ed estraranno il suo cuore malato.
Lucia è pronta per l'intervento e io scruto Luca dall'altra parte del corridoio che parla con un collega.
Quasi come se avesse avvertito il mio sguardo su di sè, si volta nella mia direzione. Non c'è bisogno che io gli dica nulla, ha già capito tutto.
Mi guardo intorno rendendomi conto che siamo tutti qua per lei, sembra che un intero ospedale si sia riunito per Lucia. E' bello sapere quante persone le vogliano bene.
La barella sfreccia davanti ai miei occhi e io osservo Luca ostentare uno sguardo sicuro e impertubabile, seguito dalla sua equipe medica e dagli specializzandi che ha scelto per assistere all'operazione.
Lucia sta parlando con l'anestesista e stanno scherzando con Luca su quanto resisterà la piccola prima di cadere sotto l'effetto dell'anestesia.
"Piccolina, scommetto che cadrai in un sonno profondo prima che io arrivi a 5"
"Non è vero!" ribatte lei, sicura.
Mi avvicino a loro, cauta e Lucia si mostra entusiasta di vedermi.
"Anita, sei arrivata!"
"Stiamo andando Anita" mi comunica Luca serio in volto.
"Sisi, certo. Faccio un saluto veloce".
Abbasso lo sguardo per rivolgerlo a Lucia che mi sorride e le afferro una mano. Lei ricambia la stretta con più forza. Nei suoi occhi riesco a percepire tante parole nascoste.
"Io ti aspetto qui. OK?".
Poco dopo li lascio andare, scrutandoli allontanarsi e mi premuro di cancellare una lacrima silenziosa nel momento in cui Luca si volta verso di me. Mi rivolge uno sguardo rassicurante.
Sarò forte.

Gli esiti dell'operazione ci terranno in ansia per tutto il tempo.

Tre ore dopo, sono nel corridoio che mi muovo avanti e indietro cercando di placare la mia tensione. Forse dovrei calmarmi perchè rischierò di consumarmi le unghie a furia di mangiarle ma è più forte di me e non riesco a farne a meno.
Sono consapevole di aver attirato l'attenzione degli altri presenti ma poco mi importa.
Vorrei solo sapere cosa stia succedendo lì dentro. Forse, mi dico, se ci avessi pensato di più avrei deciso di assistere all'operazione. Certo, e l'avrei seguito passo dopo passo ma sarei stata capace di reagire nel caso fosse successo qualcosa?.
Ad interrompere i miei pensieri ci pensa lo spalancarsi della porta della sala operatoria e noi tutti ci voltiamo nella direzione della persona che è appena uscita. E' solo uno specializzando impaurito che vuole scappare lontano.
"Hei!" lo richiama qualcuno con la voce concitata. "Che succede lì dentro?".
"Han-no, hanno appena e-estratto il cuore. L'hanno collegata alla macchina cuore-polmone" ammette con il respiro affannoso e la voce balbettante. Il suo viso si contrae in una smorfia e mi rendo conto abbia proprio la faccia di uno che vorrebbe vomitare. In realtà è quello che credo farà una volta via di qui.
L'altro tenta di replicare qualcosa ma il ragazzino è già scappato via.
"Ragazzini che giocano a fare i chirurghi e poi si impressionano per un'operazione a cuore aperto!" borbotta infastidito e tagliente.
Rimango immobile sul posto mentre penso a quanto tempo ci vorrà ancora prima che io la veda uscire da quella porta.
Uno, due, tre, quattro, cinque...
Ti prego fa che vada tutto bene
...è la muta preghiera che rivolgo al cielo.
Comincio a contare silenziosamente mentre sento i battiti del cuore rimbombarmi nelle orecchie.
"Anita"mi richiama Edoardo appoggiando le mani sulle mie spalle. "Andrà tutto bene, ok?."
Le sue parole non mi rassicurano fino infondo ma sono contenta di poter contare sul sostegno di qualcuno.
Il mio amico mi accompagna a sedermi lì accanto e io rilascio un respiro pesante dalle mie labbra. Edoardo rimane all'in piedi davanti a me senza più dire nulla ma come a controllare che io non vacilli.
Il cellulare prende a vibrare nella tasca del mio camice e io mi chiedo chi possa essere. In un primo momento non ci bado più di tanto ma le chiamate si fanno insistenti.
"Conviene che controlli chi sia" mi avverte Edoardo facendo riferimento all'apparecchio nella mia tasca.
Incrocio il suo sguardo prima di prendere il cellulare tra le mie mani.
Il nome di mio fratello Marco lampeggia sullo schermo e il mio cuore perde un battito. Marco non mi chiama mai nell'orario di lavoro e sicuramente non così tanta insistenza. E se fosse successo qualcosa? Non oso nemmeno immaginarlo.
Lascio che continui a squillare tra le mie mani ma non ho il coraggio di rispondere. Sono come paralizzata.
Avverto dei passi farsi vicini ma mi rendo conto che sia Maria solo quando mi si avvicina. Chiede ad Edoardo cosa succeda ma nemmeno lui riesce a spiegarle.
Maria capisce che ci sia qualcosa che mi faccia agitare e si abbassa alla mia altezza appoggiando le mani sulle mie ginocchia.
"Anita, che succede?" chiede lasciando trapelare la preoccupazione dalla sua voce.
"E', è mio fratello"gli comunico. Forse non dovrei pensare subito al peggio magari non è niente di che.
Lei mi rivolge un sorriso rassicurante lasciandomi una carezza. "Rispondi così saprai cosa ha da dirti"
E' quello che faccio.

"Pronto?" avvicino il cellulare all'orecchio e sia Maria che Edoardo fanno un passo indietro come a lasciarmi un pò di privacy.
Marco risponde poco dopo e capisco dalla sua voce che ci sia qualcosa che non vada. Ho avuto questa situazione da subito.
"Anita, finalmente! Sei, sei al lavoro?" mi domanda concitato.
Aggrotto le sopracciglia nonostante non possa vedermi.
"Sì...sono al lavoro" gli confermo. "Ma che succede?" aggiungo subito dopo, frettolosa.
Marco ci mette un pò a rispondermi e mi chiedo se quello che abbia represso sia un singulto. Sento il suo respiro farsi affannoso, è chiaro sia qualcosa di grave.
"Non lo so Anita, non lo so. So solo che mi hanno chiamato e sono qua in ospedale. Sabri, Sabri...sta male" mi confessa con la voce incrinata.
Il cuore mi arriva in gola nel momento in cui mi rendo conto che stia piangendo. Sarà per il rapporto che ci lega ma io sento tutto il suo dolore arrivarmi fino a qui.
"Dove sei?" gli domando.
"Sono al pronto soccorso, ma non mi dicono nulla. Anita...ho paura".
Non c'è bisogno che dica altro. "Arrivo".
Nel momento in cui chiudo la telefontata prendo consapevolezza della gravità della situazione e mi capacito ora più che mai che mio fratello abbia bisogno di me. Osservo la porta della sala operatoria e mi rendo conto che da qui non potrei fare comunque niente per Lucia.
"Anita"mi richiama Maria avvicinandosi. "Cosa succede?."
Finalmente mi volto nella sua direzione e lei deve trapelare che sia successo qualcosa di molto grave perchè mi stringe un braccio affettuosamente.
"Era mio fratello. Devo, devo andare. Sua moglie sta, sta male" le spiego.
Maria annuisce capendo che il pensiero di Lucia mi stia facendo tentennare. "Devi andare Anita" mi incita.
"Qualsiasi cosa succeda, mi chiamerete, vero?" domando inquieta.
"Certo, Anita. Diglielo anche tu, Edoardo" si rivolge nei confronti del mio amico, che annuisce convinto.
Mi muovo a piccoli passi e poi prendo a camminare sempre più velocemente.
Per arrivare devo passare per tre piani e nonostante ci metta più tempo decido di farli a piedi. Mi aiuterà a scaricare la tensione.
Il pronto soccorso brulica di gente, non si sta tranquilli in nessun'ora del giorno e faccio fatica ad adocchiare mio fratello.
Il mio sguardo vaga per il reparto e mi rendo conto di sentirmi improvvisamente smarrita. Le persone mi passano davanti senza ben capire.
Poi finalmente lo vedo. Mio fratello è di spalle, ma indossa la sua divisa verde militare e io lo riconoscerei tra mille.
"Marco" la mia voce è ridotta ad un sussurro ma sembra che il suo nome lo abbia urlato. Mio fratello si volta verso di me e noto sia distrutto.Il suo viso è stravolto, con gli occhi gonfi e arrossati.
Ho visto piangere davvero poche volte mio fratello nella mia vita e a vederlo così fragile mi si stringe il cuore.
Compiamo insieme dei passi nella direzione dell'altro senza dire una parola. Tra di noi non ce n'è bisogno.
Lo stringo tra le mie braccia e lo sento tremare. "Shh, andrà tutto bene. Sono qui" gli sussurro.
Marco mi avvolge ancora di più nel suo abbraccio come se potesse trovare il conforto di cui ha bisogno. Osservo le sue braccia, forti e rassicuranti in cui spesso mi sono rifugiata e mi rendo conto che quella forte oggi debba essere io. Mio fratello ha bisogno di me e non posso tirarmi indietro.
Incrocio il suo sguardo e porto una mia mano ad accarezzargli una guancia ispida e poi i capelli che gli ricadono sulla fronte, scompigliandoli leggermente.
Rimango stretta a lui ma quanto basti a guardarlo comunque negli occhi.
"Hei, adesso ci penso io. A me daranno qualche spiegazione in più. Ora tu te ne stai qui, calmo e avverti gli altri mentre io vado a vedere cosa mi dicono".
"Ok?" gli chiedo per conferma.
Lo noto sedersi in sala d'aspetto, esausto. Come schiacciato da un grosso peso sulle spalle.
Lo scruto ancora un pò con preoccupazione prima di andare via. Rilascio un respiro prima di voltargli le spalle. Mentre mi allontano penso se questo sia uno scherzo di cattivo gusto del destino. Non è possibile che oggi contemporaneamente tre delle persone più importanti della mia vita stiano lottando tra la vita e la morte.
Mentre percorro il pronto soccorso so già dove devo andare e cosa fare. Sono un medico dell'ospedale e mi daranno le informazioni di cui necessito.
La dottoressa De Angelis la conosco bene. Ho seguito alcune sue lezioni ai tempi dell'università ed è una tipa in gamba. Venire a sapere che si sia occupata lei di Sabrina mi rassicura molto.
Quando la scorgo uscire da una stanzetta infondo al corridoio la raggiungo di fretta. In un primo momento lei si mostra sorpresa, ma senza che dica nulla è la targhetta sul mio camice a parlare per me. E' chiaro che io sia una specializzanda ma non sono lì certo per i motivi che crede. Io ho bisogno di informazioni su Sabrina. La dottoressa in questo è concisa e diretta.
Ha avuto un distacco della placenta il che può essere molto rischioso sia per il feto che per la mamma. Sabrina ha perso molto sangue e le hanno dovuto fare una trasfusione ma la sua fortuna è stata che la superficie che si è staccata non superasse i 2/3. L'hanno sottoposta ad un'ecografia e stanno bene. Sabrina e Agnese ce l'hanno fatta, sono salve. Ciò non toglie che presto la trasferiranno in reparto per tenerle sotto monitoraggio.
La ringrazio, sentendo il cuore più leggero e le chiedo se sia possibile vederla. La dottoressa non obietta e mi lascia libera di darle un saluto.
"Hei"
Quando entro nella piccola stanzetta in penombra, Sabrina è distesa. Le sue mani sono giunte in un gesto di protezione sulla pancia e ha lo sguardo altrove, perso.
Si volta allora nella mia direzione accennando ad un sorriso.
"Ciao Anita..." sussurra con la voce rauca.
Mi avvicino a lei a piccoli passi. Scruto una sedia lì accanto e la sistemo in modo da starle vicino. Appoggio le mie mani sul letto ma senza tenderle verso di lei. Ci pensa Sabrina a stringere una delle mie mani tra le sue. Nel momento in cui lo fa mi rendo conto di una cosa: mi sta ringraziando per essere qui.
La guardo, ha il viso stanco e pallido eppure nonostante oggi ci abbia rischiato la pelle dimostra una gran forza d'animo.
"Come ti senti?" le domando cauta.
"Come una che si è presa un grande spavento" replica con ironia.
Prendo ad accarezzarle una mano con premura stando attenta a non intaccare l'ago che le inietta il medicinale. "L'importante è che stiate bene. Marco lì fuori è sconvolto. Ho avuto tanta paura anche io" ammetto con la voce che mi si incrina.
"Hei, non vi sbarazzerete così facilmente di me" risponde con divertimento ma riesco a notare la paura attraversarle gli occhi. Mi chiedo come si possa essere sentita.
"Tu sei una grande, Sabrina. Non smetterò mai di dirtelo" le confesso con un tono commosso e quando poco dopo lei prende ad accarezzarmi la testa mi accorgo che stia trattenendo le lacrime perchè vuole fare la forte. E' strano pensare che sia lei quella di supporto a me quando dovrebbe essere il contrario.
"Marco è lì fuori?" mi chiede a bassa voce.
"Vuoi che lo faccia entrare?"le domando incrociando il suo sguardo. Lei annuisce cancellando alcune lacrime silenziose che hanno perturbato il suo viso.
"Certo, ma prima lascia che mi dia una sistemata. Non sono un bello spettacolo, potrei farlo scappare" mi comunica divertita. La sua affermazione ci fa ridere entrambe, ancora con le lacrime agli occhi.

Quando esco dalla stanza poco dopo, mi chiedo cosa stia succedendo di sopra. Lucia come sta? L'intervento sarà finito e quale sarà stato l'esito?.
Nel frattempo mi incammino in direzione di mio fratello, non vedo l'ora di potergli comunicare che Sabrina e Agnese stiano bene. Ha aspettato già troppo tempo.
Ma all'improvviso succede qualcosa. Mi sento chiamare e io la sua voce la riconoscerei tra mille.
"Anita!".
Mi volto nella sua direzione e mi rendo conto lui sia dall'altra parte del corridoio.
"Luca" sussurro.
Siamo entrambi fermi ai nostri posti e sembra che non abbiamo intenzione di muoverci. I nostri sguardi si incrociano e i nostri occhi sembrano dirsi tante cose. Quando lui muove un piccolo passo verso di me lo faccio anche io.
Comincio a contare i passi che ancora ci dividono, con l'ansia che mi attanaglia il petto.
Uno...
Luca è qui, sta cercando me.
Due...
Lucia come starà?
Tre...
Lucia è salva?
Mi rendo conto che solo lui potrà darmi questa risposta. Io e Luca ci muoviamo uno nella direzione dell'altro in un primo momento molto lentamente e poi sempre più velocemente, con la smania di volerci raggiungere.
Alla fine lo osservo a pochi metri da me, e i miei occhi gli gridono una sola domanda: Lucia come sta?.
Scruto i nostri petti ansanti e il respiro farsi affaticato e poi in uno slancio le sue mani sono sul mio viso che mi stringono. La sua presa sulle mie guance è calda e dolce.
Luca avvicina i nostri visi e io riesco a scorgere ogni sfumatura dei suoi occhi. "Cielo Anita, ti ho cercata ovunque"sussurra con il respiro che si infrange sulle mie labbra.
Appoggio le mie mani sulle sue, stringendole. "Luca, Lucia come sta?" gli chiedo speranzosa.
E allora lui mi guarda, e mi rendo conto che la risposta sia già nei suoi occhi, ma la sua voce me ne dà la conferma.
"Lucia è salva".
Nel momento in cui realizzo la cosa, mi porto le mani tremanti alle labbra, reprimendo un urlo di gioia.
Lucia è salva.
"Lucia è salva!" esclamo nella sua direzione. Vorrei mettermi a saltellare ma sarebbe troppo eppure i miei occhi trasmettono bene cosa io stia provando. Luca è divertito ma non smette un attimo di guardarmi con la gioia che gli inonda il cuore e lo sguardo.
"Io lo sapevo, lo sapevo!" ammetto lasciando che alcune lacrime mi righino le guance.
E poi non lo so cosa succede, non so se sia io a stringermi a lui o viceversa perchè è tutto così veloce e spontaneo. So solo che quell'urlo represso prima, ora sgorga dalle mie labbra a pieni polmoni. Luca mi stringe tra le sue braccia e in un impulso io mi sento mancare la terra sotto i piedi. Mi ha appena sollevato da terra facendomi volteggiare e io mi sento libera e felice come non mai. Sorrido portando la testa all'indietro. Poco mi importa che ci stiano guardando tutti. 
"Lucia è salva" ripeto in un sussurro. Appoggio le mani sul suo petto e incrocio il suo sguardo. Avverto sotto gli strati dei vestiti il suo cuore battere feroce come il mio.
"Sì Anita...Lucia è salva" replica lui con un placido sorriso.
E io, io giuro di sentirmi bene come credo mai mi sia successo.

ANGOLO AUTRICE:
Torno ad aggiornare dopo nove giorni e mi sembra un record. Ringraziate Carlotta, perchè questo è il suo regalo di compleanno😂😂😂
Che dire, questa storia è nata esattamente nel momento in cui ho pensato all'ultima scena. Luca che comunica ad Anita che Lucia sia salva.
Credo non potesse esserci soluzione migliore.
Vi confesso che scrivere questo capitolo sia stato molto difficile anche emotivamente parlando e non vi nascondo che qualche lacrimuccia durante la stesura ci sia scappata.
La prima parte si apre con una scena molto frivola, vedetela come la quiete prima della tempesta. Anche se poi alla fine non è così tranquilla come si pensi, e secondo voi i dubbi che Sabrina ha insinuato possono avere un minimo di verità?.
Si passa poi al gran giorno e come se non bastasse, lì la nostra Anita ha da affrontare un altro problema. Marco ha bisogno di lei, Sabrina e Agnese stanno male.
Non so se io abbia ben reso il loro rapporto, ma se avessi un fratello vorrei che fosse proprio come lui. Per fortuna tutto è bene quello che finisce bene. Rimane Lucia e Anita non nè sa niente finchè non incontra Luca.
Ebbene ragazze mie, festeggiamo pure insieme: LUCIA E' SALVA! Non potrei essere più felici.
Spero che il capitolo abbia regalato le stesse emozioni anche a voi e aspetto i vostri commenti. Su lettrici silenziose, fatevi avanti!😉
Ringrazio come sempre le ragazze che hanno recensito lo scorso capitolo e vi mando un grosso abbraccio riconoscente❤

Una gif della nostra Anita che vede arrivare Luca:





















  
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