Storie originali > Favola
Ricorda la storia  |      
Autore: Valery_Ivanov    30/06/2009    1 recensioni
Tutto iniziò al tempo in cui la Fortuna e la Sfortuna dividevano equamente i loro doni sulla Terra, senza fare preferenze: la fortuna era elargita in ugual parte a tutti, e la sfortuna solo a chi l’aveva meritata con le proprie azioni malvagie. A quel tempo erano le due Dee a controllare e regolare ogni cosa sul nostro pianeta.
Una fiaba per raccontare come anche le Dee possano piangere per la loro sorte...
Genere: Romantico, Triste, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
C’era una volta un ragazzo, alto, snello, bruno, dal viso delicato e dolce, con due occhi penetranti e scuri come l’abisso sen

Una “fiaba” un po’ cruda… era partita molto più simile a Cenerentola, ma devo dire che poi mi ha preso tutta un’altra piega… fatemi sapere che ne pensate, ci tengo molto!!

 

storIa di due dee

 

Tutto iniziò al tempo in cui la Fortuna e la Sfortuna dividevano equamente i loro doni sulla Terra, senza fare preferenze: la fortuna era elargita in ugual parte a tutti, e la sfortuna solo a chi l’aveva meritata con le proprie azioni malvagie. A quel tempo erano le due Dee a controllare e regolare ogni cosa sul nostro pianeta.

In quell’epoca visse un principe di un paese lontano, alto, snello, bruno, dal viso delicato e dolce, con due occhi penetranti e scuri come l’abisso senza fondo dell’oceano. Era bello, di una bellezza tenebrosa e abbagliante, ma, nonostante le numerose pretendenti, non si era ancora sposato, dicendo al padre che stava aspettando di trovare il vero amore. Il ragazzo era un sognatore, e credeva fermamente che un giorno o l’altro avrebbe incontrato la donna della sua vita, l’unica con cui avrebbe potuto condividere ogni suo segreto. Ciò che il ragazzo non sapeva era di aver catturato l’amore della più pericolosa delle due Dee immortali: la Sfortuna.

Sì, cari lettori, la Sfortuna si era innamorata perdutamente del giovane e, nel tentativo di stargli vicino, gli causava centinaia di guai, faceva fallire ogni suo progetto, rovinava ogni suo momento di gioia, facendogli conquistare la compassione del suo popolo. Il ragazzo tuttavia non perdeva la speranza, e continuava a sognare il suo grande amore, e una vita felice al suo fianco.

Un giorno la sorella della Sfortuna, non vedendola correre insieme a lei sulle nubi, la cercò fra i colori dell’arcobaleno e il bagliore delle stelle, e la trovò persa a guardare il mondo degli uomini con sguardo sognante. La Fortuna si sedette lì accanto e seppe così dell’infatuazione della sorella, rendendosi conto che in quel modo il giovane non avrebbe mai potuto avere una vita felice e la Sfortuna si sarebbe tormentata inutilmente per anni. Così, senza dire nulla alla sorella, scelse una principessa sua pupilla e comparve in sogno al padre, sussurrandogli di proporla in sposa al principe sfortunato. Il re, colpito da quell’apparizione, organizzò un incontro con il padre del giovane, e così i due si incontrarono. La ragazza, splendente della benedizione della Fortuna, riuscì a superare la cattiva influenza della Sfortuna e si innamorò del ragazzo, che presto la ricambiò. Ma il ragazzo aveva paura: si rendeva conto che la giovane era troppo diversa da lui, e sapeva che questo non poteva portare nulla di buono; presto il loro rapporto sarebbe degenerato, e sarebbe stato troppo tardi per tornare indietro. Così chiese ai due re di concedergli un po’ di tempo per conoscere la principessa.

La Sfortuna intanto soffriva vedendo il suo amato felice con un’altra donna e, ben lungi dal dimenticarlo come aveva sperato la Fortuna, cominciò ad ideare un piano ardito e pericoloso. Andò da sua sorella a chiedere consiglio e aiuto che, impietosita da tanta sofferenza, promise di darle una mano. La Sfortuna iniziò quindi a preparare la pozione che le avrebbe cambiato per sempre la vita, trasformandola in una semplice umana.

Nel frattempo i due giovani avevano sciolto l’accordo per il matrimonio, rendendosi conto di essere troppo diversi; così la principessa tornò nel suo reame, e il principe scoprì con stupore e disappunto di non riuscire a non pensarla. La passava a trovare quando aveva un po’ di tempo libero, senza sbilanciarsi però con doni o visite troppo frequenti; si sparse la voce che i due erano diventati ottimi amici, e il padre del principe si rassegnò all’idea che il figlio non si sarebbe mai sposato.

La Sfortuna allora tentennò, spaventata dalla prospettiva di abbandonare le vastità del cielo per la Terra piccola e polverosa. Esitava, osservando ogni giorno il suo amato a cui, a causa sua, andava tutto storto. Sospirava, si chiedeva se sarebbe riuscita a rinunciare ai suoi poteri per diventare una comune mortale. Sarebbe riuscita a sopportare il peso della vita, di un corpo da trascinare con sé ogni giorno? Ma le divinità sono sempre state attratte dalla mortalità così dolorosa e al tempo stesso meravigliosa degli esseri umani.

Il principe aveva troncato qualsiasi rapporto con la principessa, rendendosi conto che se voleva davvero trovare l’amore della sua vita non poteva aspettarlo seduto sul suo trono, ma doveva partire per cercarlo. Allora la Sfortuna decise: avrebbe rinunciato per sempre ai suoi poteri e all’immortalità, e sarebbe scesa sulla Terra aspettando il principe sul cammino che aveva deciso di intraprendere alla ricerca del vero amore. La Fortuna, memore della promessa fatta, consegnò alla sorella il dono più prezioso che si possa ricevere: le donò i suoi occhi.

«Tienili con cura» si raccomandò. «Ti proteggeranno affinchè vada tutto bene, e sono l’unica cosa che ti permetterà di tornare qui in cielo quando la vita del tuo uomo sarà giunta alla fine»

La Sfortuna ascoltò attentamente le raccomandazioni della sorella, anche se era terribilmente agitata al pensiero di ciò che sarebbe successo di lì a poco.

«Attenta» la ammonì la Fortuna. «I miei occhi ti porteranno la buona sorte finchè li porterai con te; ma se qualcun altro dovesse prenderli si distruggeranno e io resterò cieca per sempre. Non parlarne mai con nessuno, perché di nessun potrai fidarti»

La Sfortuna annuì; poi baciò la sorella sulle palpebre abbassate e giurò di proteggere quel dono con tutta se stessa. Infine bevve la pozione e cadde sulla Terra.

Il principe la trovò e, grazie agli occhi della Fortuna, trasformatisi in un ciondolo lucente e bellissimo, si innamorò perdutamente di lei. La portò a palazzo e annunciò a suo padre di volerla sposare. Questi, ben felice che il figlio avesse finalmente trovato una donna, non pose troppe domande sulla provenienza della straniera, che finse di non ricordare nulla del suo passato.

Le nozze si celebrarono e i due sposi vissero felici per molti anni. La sfortuna del principe era svanita e tutti pensavano che fosse merito della sua bellissima sposa.

Una sera la Sfortuna decise di raccontare tutta la verità al marito, pur temendo di essere rifiutata; ma il principe, stupito, si dichiarò doppiamente felice di averla sposata. La Dea Caduta, allora, si sentì così euforica da non temere di parlargli anche dell’amuleto. Gli spiegò che conteneva gli occhi della Fortuna, quasi la sua essenza stessa, e che grazie ad esso non gli sarebbe mai successo nulla di male.

Ahimè, quanta ingenuità porta l’amore! La Sfortuna non si accorse dello sguardo bramoso che brillò per un attimo negli occhi dell’amato. Quella notte l’uomo, dominato dal desiderio di potere nascosto in ogni essere umano che si accende quando gli viene messo davanti un oggetto che va ben oltre la sua più grande immaginazione, sfilò dolcemente il ciondolo dal collo della moglie, che non lo toglieva mai, e lo indossò. Poi, desideroso di sperimentarne i poteri, uscì.

Fu questione di pochi passi.

La Sfortuna si svegliò con un presentimento terribile e corse fuori, ma era già troppo tardi; nella luce della luna che filtrava attraverso una finestra vide il marito fissare sorpreso il ciondolo ricamato che si dissolveva in mille cristalli dorati. La Dea urlò con ogni fibra del suo essere, e il suo grido svegliò il mondo intero, che si strinse tremante sotto le lenzuola. La Sfortuna urlò tutta la sua rabbia contro il marito, ancora stordito da ciò che era appena successo, e lo maledisse: per tutta l’eternità lei avrebbe perseguitato la sua stirpe e, una volta che questa si fosse estinta, tutte le sue successive reincarnazioni.

L’uomo, compreso ciò che aveva fatto, cadde in ginocchio e la implorò di risparmiarlo. Ma il cuore della Dea, che lo aveva amato così intensamente per tutta la sua breve vita, divenne freddo e privo di pietà; e la sorte del giovane fu segnata per sempre.

La Fortuna, dall’alto del cielo, aveva sentito l’urlo devastato della sorella, e aveva capito con dolore indicibile ciò che era successo: si portò le dita tremanti alle cavità vuote sul suo viso, che non avrebbero mai più ospitato i suoi occhi dorati, e si stupì nel sentire un fiotto di lacrime calde scenderle lungo la guance. Sentì il pianto della Sfortuna unito al suo, i singhiozzi spezzati della sorella che non sarebbe mai più tornata alle vastità del cielo, costretta ad una vita eterna di solitudine e dolore.

La Fortuna da quel giorno si bendò il viso e i suoi doni iniziarono a cadere casualmente, anche sulle persone meno meritevoli; per questo a volte dai suoi occhi vuoti cade una lacrima, che brilla nel nostro cielo come una stella cadente. Quelle notti sua sorella piange con lei, dal buio del nostro mondo devastato, guardando il cielo da cui si è lanciata per amore e chiedendosi se ha davvero mai cavalcato le nuvole e le stelle, e chi c’è adesso a guidare i passi solitari di sua sorella nella volta scura dell’universo.

  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Favola / Vai alla pagina dell'autore: Valery_Ivanov