Anime & Manga > Saint Seiya
Ricorda la storia  |      
Autore: Saruwatari_Asuka    05/03/2018    2 recensioni
Ti slanci in avanti e lo abbracci, fin dove arrivi. Lo stringi forte, quasi a non volerlo lasciare andare.
E Mu si rilassa, lo senti. I muscoli si distendono, ma non ricambia l'abbraccio, e nemmeno te l'aspetti, dopotutto. Ti poggia solo una mano sulla spalle, e poi fra i capelli, e ti lasci inebriare da quel calore.
E' casa, Mu, è famiglia. E tu ne hai bisogno, tantissimo.
Ti stacchi quel tanto sufficiente ad alzare gli occhi e lo guardi. Mu ti sorride, con tenerezza, fraterno. Mu sorride sempre gentilmente, quando sorride, ma così lo fa poche volte, e sono quasi sempre per te, quei sorrisi. E tu ne vai fiero. Fierissimo.
Per questo lo guardi. Lo fissi. Come se dovessi imprimertelo bene in mente, a fuoco. Un marchio che non può essere cancellato da nessuno, per nessun motivo.
Perché lo sai, nel tuo piccolo, lo sai che forse quella sarà l'ultima volta che potrai vedere quegli occhi verdi e profondi, lo senti all'altezza dello stomaco. E fa male.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Aries Kiki, Aries Mu, Dragon Shiryu
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Child. Saint. Man'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

IL TEMPO E' FINITO

 

 

 

Questa sera, Mu ti sembra più strano del solito. Mira le stelle, lo sguardo preoccupato.
Di norma, Mu è bravo a nascondere i suoi sentimenti e nemmeno tu, che vivi con lui da quando sei un moccioso, riesci sempre a capire cosa pensa. Anche nei gesti più piccoli, Mu nasconde un universo intero di significati, ma il suo volto raramente esprime qualcosa, se non lo vuole.

A volte regalava un sorriso, ma niente di più.

Questa sera, è diverso.

L'hai capito subito, quando l'hai visto tornare dalla casa della Vergine, dove si era recato per parlare -consultarsi?- su quello che forse stava avvenendo.

Anche tu ti sei accorto che le stelle sono inquiete, lo hai visto, sei un futuro cavaliere e certe cose hai imparato a leggerle, ma non ti sei posto problemi.

Poi Mu ti ha chiamato, gli occhi ancora verso la volta celeste, il tono grave, cupo.

"Torna in Jamir," ti ha detto. Solo questo, inizialmente.

Non una spiegazione, niente. Torna in Jamir. Punto.

Tu sei sempre stato un tipo che non si tira indietro, hai aiutato i cavalieri di Bronzo contro Nettuno e lo rifaresti altre cento, mille volte, ma questa volta non discuti. Non discuti mai gli ordini di Mu, ma chiedi sempre perché e insiti, insisti, finché anche uno come Mu cede.

Questa volta no. Questa volta è diverso, e anche tu lo sai.

Qualcosa si sta muovendo, qualcosa di terribile, e Mu è preoccupato. Ti chiede di andar via perché è preoccupato. Perché sei ancora solo un bambino, non puoi stare lì, perché non sei pronto, non ancora. Non sei forte, non sei grande, non abbastanza per un'armatura. Mu alla tua età era già Saint, ma tu non sei ancora pronto, Mu te lo dice spesso.

Pecchi troppo di ingenuità, sei troppo sicuro di te, non ti alleni abbastanza, pensi troppo a giocare.

Mu te lo ripete spesso. Ma mai con cattiveria.

Sa che i bambini devono fare i bambini, e forse perché lui non ha avuto quest'occasione, la lascia a te. Per quel che può. Ma Mu sa anche che non c'è tempo, un Gold Saint non ha mai tanto tempo, e ogni tanto te lo ricorda. Perché lo sa, Aries, che diventerai forte, molto forte, forse più forte di lui.
Ma per farcela devi allenarti, devi impegnarti.

E Mu in questo avrebbe voluto mettere la sua parte, ma ti rendi conto guardandolo negli occhi che non ce ne sarà occasione. Non sai ancora perché, ma è così.

Il tempo è finito.

"Torna in Jamir, Kiki. Rimani lì. Capirai da solo quando potrai tornare," te lo ripete, perché tu stai fermo e lo guardi. Lo guardi come se fosse una persona nuova, ma non è così. E' solo Mu.

Però è un Mu che tu non hai mai visto, e questo ti ammutolisce.

Ti limiti ad annuire, allora, e ad iniziare ad allontanarti.

Uno, due passi. Poi ti fermi, senza scendere nemmeno il primo gradino.

Un dubbio atroce ti tormenta, ce l'hai in testa e non riesci a scacciarlo. Alzi gli occhi anche tu, ma le stelle portano solo cattivi presagi. Piangono, tremano.

Sanno di morte.

E allora corri. Ti giri e torni indietro, verso Mu. Ti fermi davanti a lui e lui ti guarda, con cipiglio severo, perché ti aveva detto di andare e tu non solo sei ancora lì, sei anche tornato indietro. E questa volta il suo non è un ordine che puoi soprassedere con un sacco di giri di parole, no.

Questa volta devi farlo e basta.

Ma non gli dai il tempo di sgridarti. Invece ti slanci in avanti e lo abbracci, fin dove arrivi. Lo stringi forte, quasi a non volerlo lasciare andare.

E Mu si rilassa, lo senti. I muscoli si distendono, ma non ricambia l'abbraccio, e nemmeno te l'aspetti, dopotutto. Ti poggia solo una mano sulla spalle, e poi fra i capelli, e ti lasci inebriare da quel calore.

E' casa, Mu, è famiglia. E tu ne hai bisogno, tantissimo.

Ti stacchi quel tanto sufficiente ad alzare gli occhi e lo guardi. Mu ti sorride, con tenerezza, fraterno. Mu sorride sempre gentilmente, quando sorride, ma così lo fa poche volte, e sono quasi sempre per te, quei sorrisi. E tu ne vai fiero. Fierissimo.

Per questo lo guardi. Lo fissi. Come se dovessi imprimertelo bene in mente, a fuoco. Un marchio che non può essere cancellato da nessuno, per nessun motivo.

Perché lo sai, nel tuo piccolo, lo sai che forse quella sarà l'ultima volta che potrai vedere quegli occhi verdi e profondi, lo senti all'altezza dello stomaco. E fa male.

Fa male.

E allora lo guardi ancora, senza staccarti. Perché non vuoi dimenticarti di Mu, non te lo perdoneresti mai.

Solo quando sei sicuro di questo ti stacchi, sospiri pesantemente e ti giri di nuovo, per andartene sul serio, questa volta.

"Stia attento, Mu-sama. La prego," lo dici, un filo di voce, ma non ti giri a guardarlo perché senti gli occhi che pizzicano e non vuoi salutarlo in lacrime.

Hai otto anni ma resti un guerriero.

"Va, Kiki."

Forse Mu spera che ti ricorderai quello che ti ha insegnato, magari vuole dirti di continuare ad allenarti, di fare il bravo. Che è fiero di te? Non lo sai, e non lo saprai mai, perché Mu non aggiunge niente, oltre quelle due parole. Però, nonostante siano solo due parole, sono importanti.

E anche se non te l'ha detto, tu sai che lo renderai fiero, un giorno.

 

Arrivi nella pagoda in Jamir e senti freddo. Gelo. Di solito non soffri il freddo, ci sei abituato, stai sempre fra quei monti innevati in canottiera, e non è mai stato un problema.
Ma quella notte è fredda, più fredda che mai, e prima di andare a letto prendi una coperta e te l'avvolgi tutta intorno.

E' vuoto, il Jamir, pieno di armature morte che mettono tristezza, che aumentano la solitudine. Da quando Saori, Athena, è tornata, Mu non ha più lasciato il santuario e tu, che vieni mandato lì di tanto in tanto solo per reperire questo o quello per la riparazione delle armature, non ti sei più premunito di mettere ordine o renderlo di nuovo accogliente. Adesso te ne penti.

Avrai tutta la notte per pentirtene. Non riuscirai mai ad addormentarti, e lo sai bene.

Vorresti andare a Goro-ho, da Shiryu, lo desideri tantissimo. Ma anche lì non va bene, perché questa volta nemmeno il vecchio maestro potrà evitare di partecipare, questa volta è qualcosa di grande se Mu è così preoccupato. E Shiryu non si sarebbe di certo tirato indietro.

Anche tu vorresti fare qualcosa, ma non puoi. Non per il momento, almeno.

Per il momento devi fare quello che ha detto Mu. Rimanere lì, in Jamir. Ma non sai quanto resisterai.

E' troppo fredda, quella torre, troppo grande per una persona sola. E' questo tutto quello che ti resterà da ora in poi?  Solitudine.

Fai il giro della pagoda e prendi in mano gli attrezzi. Quante armature hai riparato negli anni dell'addestramento? Tante. Ma quante da solo? Nemmeno una.

Mu era sempre lì, dietro di te, a guidare la tua mano.

E quante tecniche di combattimento ti aveva insegnato? Poche. Ti aveva insegnato come gestire bene la telecinesi, quello sì, in quello eri un maestro anche tu. Ma il resto? Potevi davvero diventare un cavaliere, così? Da solo, potevi farcela?

Fino a ieri avresti detto di sì. Fino a ieri, con la sicurezza degli insegnamenti di Mu, avresti detto che potevi farcela benissimo da solo, che ci voleva? Ma adesso no. Adesso non lo dici, perché sai che non è vero.

Hai otto anni e dovresti essere pronto, perché Mu a otto anni era già cavaliere, ma tu no, tu non sei pronto. Né a questo né a restare solo. E allora piangi, stretto nella coperta.

Piangi tutta la notte.

E il giorno dopo il cielo è coperto, e tu ti senti spaesato, e stanco, e spaventato. E vorresti tornare al Grande Tempio, ma non puoi. Non ancora.

E' lì che devi stare, almeno finché Mu è ancora nei paraggi pronto a sgridarti, magari un'ultima volta. E ci pensi, in realtà, a tornare e a sentire la ramanzina che ha da farti, perché ce l'ha, ce l'ha sempre pronta. E per una volta ti farebbe anche piacere, devi ammetterlo. Oh, se ti farebbe piacere. Te le risentiresti tutte quante, una dietro l'altra, per ore e ore, perché almeno significa che Mu è ancora lì, e ti può parlare, ti può sgridare, ti può mettere una mano sul capo e dirti: bravo.

Ma poi lo senti. La sera è appena calata di nuovo e tu lo senti, il Cosmo di Mu che irrompe.

Combatte. Contro chi non lo sai, ma congiungi le mani e chiudi gli occhi.

Non andartene.

Non andartene.

Non andartene.

Ma a sparire è il Cosmo di Shaka, e gemi, perché se anche Shaka è morto, l'avversario è più forte che mai, non semplici emissari. E adesso sei ancora più preoccupato di prima.
E speri che il prossimo non sia Mu.

Però non sei pronto a sentir sparire il Cosmo di Athena stessa, e traballi anche tu.

Non può essere, ti dici. Non può essere morta Athena. Non può. E' impossibile.

Non puoi aver sbagliato a riconoscere il Cosmo della tua Dea, e adesso è sparito, ma non può essere morta. La spiegazione deve essere un'altra. Non la conosci, ma sai che è così. Perché se Athena è morta, voi che speranze avete? La terra intera, che speranze ha? Nessuna.

E non lo puoi accettare.

Devi capire.

Ti chiedi se Mu potrà mai perdonarti, ma nel frattempo ti sei già teletrasportato al Grande Tempio. Al diavolo, ti dici. Questo è più importante. Sei un guerriero anche tu! Nel tuo piccolo, piccolissimo, forse puoi fare qualcosa.

Quando arrivi, però, è già tardi. La Sesta e la Quarta casa sono completamente distrutte, segni di una battaglia terribile solcano il terreno, ed è devastante e spaventoso. Non hai mai visto niente di simile, mai; e di guerre ne hai già viste due, più o meno. Ma questo mai.

Sali alla tredicesima, di corsa, ma non c'è più nessuno. Non uno dei cavalieri a difesa del tempio, né Athena. Solo il suo sangue, ovunque. Nemmeno la statua è più al suo posto. Come fa a sparire una statua?

Scuoti la testa, confuso, spaventato. Ma rimani un futuro Gold Saint, speri, e allora mantieni un certo decoro e corri giù, alla velocità della luce, alla ricerca di Shaina.

Marin non si trova da giorni, ormai, ma Shaina sicuramente saprà qualcosa.

Quando la trovi è lei che sta venendo verso di te. Viene dal cimitero dei Cavalieri e chi le sta intorno, gli altri Bronze, hanno l'aria lugubre. Anche Shaina deve avere la stessa espressione, sotto la maschera, e un brivido ti corre lungo la schiena.

Non chiedi più che cosa succede, com'era tua intenzione. Non c'è tempo, per quello.

 

Hai protetto Seika meglio che potevi, l'avete protetta tutti da quegli attacchi che venivano non si sapeva bene da dove. Ma l'avete protetta, Seika è viva, e ti chiedi se è servito a qualcosa. A qualcuno.

Poi li vedi tornare. Shiryu, Shun, Ikki, Hyoga. Athena! Viva! Ti lasci andare ad un'esclamazione di gioia, salti, e per un attimo dimentichi delle armature d'oro che sono tornate, da sole. Senza i loro custodi, tutte e dodici.

E allora lo vedi, Seiya. Ferito. Morto? Non riesci a capirlo, quindi gli corri incontro, insieme a Shiana.

Marin rimane indietro, e tu sai che sta soffrendo quanto te. Di più, forse.

Perché anche l'armatura del leone è tornata, sì, ma senza Aiolia, e ti chiedi se sotto quella maschera che ne cela il bel volto Marin si sia lasciata andare alla tristezza, o se piuttosto non lo farà mai. Perché è un Cavaliere, Marin, è un guerriero, prima che una donna. E anche se era innamorata, sa che Aiolia è morto nel giusto.

Anche tu lo sai, ma preferisci non pensarci, e allora ti fiondi su Seiya, sorridi, gli salti intorno, indichi Seika. "Guarda, Seiya! Abbiamo trovato tua sorella, finalmente, non puoi arrenderti adesso! Seiya!" lo urli, mascherando il tremore della voce, pensando che magari sentendo un po' di felicità Seiya possa riprendersi.

Ma Seiya è come morto. Non è morto, ma è come morto, che forse è peggio.

Shun ti sorride riconoscente, ma i suoi occhi ti dicono di lasciar stare, almeno per il momento. Avrebbero portato Seiya all'ospedale.

Annuisci, senza dire nient'altro, poi ti avvicini a Marin e ti siedi accanto a Seika. La ragazza non si era mossa, seguiva con gli occhi il fratello e non è certa di riconoscerlo. Ti ricordi che l'aveva chiamato per nome, ad un certo punto, l'aveva urlato forte, e allora come mai adesso sembra che ancora non si ricordi? Eri certo che avesse recuperato qualcosa. Non sai dirlo.

Stai con loro finché il jet per il Giappone non è pronto, poi Marin porta via Seika per farla stare, com'è giusto, con il fratello, e tu rimani di nuovo solo. Credi. Ma non è così, perché Shiryu è ancora lì.

Sta fermo ed è come se stesse aspettando qualcosa, e tu vorresti non doverlo guardare mai.

Perché li hai visti, i suoi occhi. Arrossati, lucidi. Gli occhi di qualcuno che ha pianto, che vorrebbe piangere ancora, e che forse piangerà non appena resterà solo. Almeno per quella notte.

Ma è più forte di te, e allora alzi gli occhi anche tu, verso di lui, e lo guardi. Non sai quante ore sono passate da quando sono tornati tutti e sei, ma adesso siete tu e lui soltanto, e ti senti di nuovo quel bambino che si è addormentato nel suo letto e si è svegliato abbracciato a lui, una notte di un tempo che sembra troppo lontana ormai.

E gli occhi di Shiryu sono dolci, lo sguardo saggio, comprensivo. Di chi non giudica, ma sa. Di chi conforta in silenzio.

Non ti alzi, è Shiryu invece ad avvicinarsi a te, ad inginocchiarsi dinanzi a te, nonostante sia pieno di ferite e di sicuro dolorante e forse vuole solo dormire. Ti mette le mani sulle spalle, e stringe.

Una stretta gentile, ma tenace.

E tu rivedi altri occhi. Verdi, grandi. E ti senti morire.

Perché l'armatura è tornata da sola? Perché?

"Shiryu...dove sono Mu-sama e gli altri?" è una domanda sciocca, di cui sai la risposta e sai anche di non volerla sentire a voce. Ma la poni lo stesso, è più forte di te. Ti chiedi solo, vagamente, quanto la tua voce abbia tremato, o se il pigolio che è uscito Shiryu sia effettivamente riuscito a sentirlo, in tutto quel silenzio.

Il silenzio che ti rimbomba nelle orecchie, come se tutti gli inferi ti stessero gridando nella testa, e non riesci a scacciarli.

Scuoti il capo, per mandarli via. Senti la stretta di Shiryu più forte, come a darti coraggio.

Lo afferri, apri di nuovo gli occhi.

Le lacrime rigano il volto del Dragone e tu sprofondi un altro po'.

"Mi dispiace," ti dice solo questo.

Mi dispiace.

Dispiace anche a te, tantissimo. Dispiace a tutti, scommetti.

Il pensiero dei dodici templi vuoti mette tristezza.

Vorresti trovare qualcosa da dire, trovi sempre qualcosa da dire, ma questa volta è diverso. Ogni cosa è diversa, questa volta. E ti chiedi se sei pronto a stare da solo, perché sei ancora solo un bambino, nient'altro. Mu aveva troppe cose da insegnarti, ancora. Come puoi compiere il tuo destino, adesso? Senza una guida?

Senti la gola chiudersi in una morsa ferrea. Quasi non respiri più, eppure ancora non piangi. Ma non perché sei orgoglioso, figurarsi. Non sei mai stato orgoglioso, è un peccato di cui ancora non ti sei macchiato, almeno per il momento.

Semplicemente non ci riesci, non riesci a piangere. E fa male, perché non riesci neanche a respirare.

Shiryu se ne accorge, perché ti accarezza la schiena, ma a te non basta.

Non ti basterebbe niente, in quel momento.
Così lo abbracci, come hai abbracciato Mu prima di andare via, ma più forte. E Shiryu ricambia, altrettanto forte.

Ti perdi in quell'abbraccio e ricordi altri occhi, un altro sorriso, un'altra mano fra i capelli. Un altro calore.

Che sciocco, sei, a perderti nella nostalgia già adesso. Sarai cavaliere, hai un milione di responsabilità in più, perché sei l'unico rimasto al mondo in grado di riparare un'armatura.

L'unico.

Ma sei anche un bambino. Anzi, sei solo un bambino, in quel momento, non ancora cavaliere, non ancora nulla. E quindi puoi farlo.

E lo fai.

Scoppi a piangere, senza alcun ritegno. E Shiryu ti stringe ancora più forte, ti accarezza i capelli, ti sussurra qualcosa ma tu non lo capisci, perché piangi troppo.

Almeno la morsa ferrea che ti impediva di respirare si è allentata, e forse stai un po' meglio. Non ne sei sicuro.

"Posso venire a Goro-Ho con te per un po'?" non riesci a fare a meno di chiederglielo, anche se sai che lo Jamir ti aspetta. Devi diventare più forte, degno di quell'armatura, devi rendere orgoglioso Mu.
Ma adesso non vuoi restare da solo.

Non ancora.

Shiryu annuisce, sorride. "Tutto il tempo che vuoi," dice.

E tu ti senti un poco meglio perché almeno non sei del tutto solo.

 

 

Angolino Autrice:

Sì, sono in fissa con Kiki, e la saga di Hades regala così tanti spunti per quel frugoletto! Poi mi sto riguardando la serie classica, e ogni volta che me lo rivedo davanti non riesco a non pensare alla fine di Hades. E ritorna sempre a galla quella domanda "E Kiki? Ma dov'era Kiki quando è iniziata?" Perché ricompare così, di punto in bianco, e fino a prima?
E chi lo sa!
Questa fic tutto sommato penso si potrebbe anche ricollegare all'altra, sempre post-hades, sempre Kiki, che ho scritto. E in verità ne avrei un'altra ma...non vorrei essere ripetitiva, davvero!
Però a questa ci tenevo tanto, davvero tanto.
Fatemi sapere che cosa ne pensate!
Un bacione,

Asu

   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Saint Seiya / Vai alla pagina dell'autore: Saruwatari_Asuka