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Autore: DarkDemon    06/03/2018    0 recensioni
N.A.: Non so se si possa considerare una vera e propria favola, nel caso abbiate idee su dove potrebbe stare meglio non esitate a farmelo sapere!
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C’era una volta una Vita.
Solo una, una tra tante. Un piccola ed insignificante Vita che vagava per questa terra, chiedendosi, come tutte le altre li con lei, chi o cosa li avesse posti a intraprendere la propria esistenza.
Come tutte le altre vite era nata, non per scelta propria ma per scelta altrui, e non aveva potuto opporre resistenza.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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C’era una volta una Vita.
Solo una, una tra tante. Un piccola ed insignificante Vita che vagava per questa terra, chiedendosi, come tutte le altre li con lei, chi o cosa li avesse posti a intraprendere la propria esistenza.
Come tutte le altre vite era nata, non per scelta propria ma per scelta altrui, e non aveva potuto opporre resistenza.
Era cresciuta, aveva iniziato ad esplorare il mondo ed a conoscere altre vite.
Aveva iniziato la scuola, non per scelta propria ma per scelta altrui, e non aveva potuto opporre resistenza.
Era diventata ancora più grande, aveva abbandonato altre vite per conoscerne di nuove.
Una nuova scuola aveva seguito la precedente, non per scelta propria ma per scelta altrui, e non aveva potuto opporre resistenza.
La piccola Vita cresceva sempre di più lasciandosi trascinare dalle altre vite che lo circondavano: lo portavano ad una scuola, ad una festa, al cinema… e come foglia al vento non lasciava che farsi trasportare, spinto dalla continua e irrefrenabile corrente dell’esistenza.
La Vita vagava per la terra, per la sua città, continuandosi a chiedersi il senso della sua presenza, della sua e di quella di tutte le altre.
Un giorno la Vita trovò un sogno, era una piccola, piccolissima sfera di luce che brillava, proprio li, davanti a lei, e come un fiore non attendeva che essere colta. La Vita prese il piccolo globo, con sguardo raggiante lo trovò meraviglioso, e decise che avrebbe fatto di quel sogno la sua passione.
Come la primavera dopo il più rigido degli inverni iniziarono ad arrivare i colori: splendidi e brillanti. La piccola vita era felice, sentiva di aver donato un senso a quella sua grigia esistenza, e si accorse che anche altre persone attorno a lei erano felici…
No. C’era qualcosa di diverso, erano più brillanti, come una foto modificata per dare maggior contrasto.
La vita si girò, e la vide li, un ombra, lunga e sottile, ma allo stesso tempo imponete.
L’ombra gli sorrise.
La Vita si guardò attorno, tutti gli altri ne avevano una, un oscurità, un ombra: paura, rabbia tristezza. Era li, dietro di loro, ma non sembrava che a loro importasse qualcosa.
La Vita era confusa e smarrita come non si sentiva da tanto tempo. Iniziò a guardarsi attorno, passarono ore e passarono giorni. Apprese che le altre vite ogni tanto si voltavano verso la propria ombra, e si arrabbiavano e avevano paura e piangevano… poi tornavano a  guardare il sole, il sorriso sulle labbra e andavano avanti per la loro strada.
La Vita però sentiva che qualcosa non andava, di colpo la sua ombra era più grossa e quasi la schiacciava.
Un giorno, mentre la contemplava l’ombra le tese la mano e la vita l’afferrò senza più lasciarla.
Giorni, mesi, settimane ed anni. Volavano via, uno dopo l’altro la Vita sorrideva, scherzava e proseguiva nel proprio sogno, circondandosi di amici, ma aveva sempre una mano tesa dietro la schiena, a stringere con forza quella dell’ombra.
L’ ombra era sempre più grossa e pesante, sapeva come potersene liberare, bastava lasciarle la mano, voltarsi verso il sole, aprire una valvola di sfogo e lasciare che si sgonfiasse…  ma non ci riusciva, non aveva nessuno con cui poterlo fare.
Quel giorno c’era il sole, era brillante e luminoso più di ogni altro giorno. “Che bello il sole” Pensò la Vita. Si voltò verso l’ombra e finalmente ricambiò il suo sorriso.
E l’ombra si fece grande, e l’ombra si fece Morte.


C’erano una volta delle vite, vite che dovevano continuare a correre.
Vite come treni, treni come vite, compagni di avventure, partiti da una stessa stazione, o incontratesi lungo il cammino, treni che si erano incrociati per un solo secondo, treni che da tempo viaggiavano l’uno accanto all’altro. Treni andati per poi tornare…
Treni fermi.
C’era una volta un treno che si era fermato. C’era una volta una Vita che aveva deciso di fermarsi e basta, perché la sua ombra era troppo grossa.
C’erano una volta… ora non c’è più. Le altre vite si trovano a voltarsi e a guardare indietro il treno fermo sulla rotaia, i fari spenti il ferro freddo.
E alcune ombre nuove iniziavano ad allungarsi.
Le altre vite correvano avanti, allungando le mani per tornare dalla povera Vita che aveva pensato di essere sola.
Un mare di treni, un mare di mani tutti allungate attraverso le proprie ombre verso una stessa Vita ormai Morte.
Una Vita che pensava di essere sola.C’era una volta una Vita.
Solo una, una tra tante. Un piccola ed insignificante Vita che vagava per questa terra, chiedendosi, come tutte le altre li con lei, chi o cosa li avesse posti a intraprendere la propria esistenza.
Come tutte le altre vite era nata, non per scelta propria ma per scelta altrui, e non aveva potuto opporre resistenza.
Era cresciuta, aveva iniziato ad esplorare il mondo ed a conoscere altre vite.
Aveva iniziato la scuola, non per scelta propria ma per scelta altrui, e non aveva potuto opporre resistenza.
Era diventata ancora più grande, aveva abbandonato altre vite per conoscerne di nuove.
Una nuova scuola aveva seguito la precedente, non per scelta propria ma per scelta altrui, e non aveva potuto opporre resistenza.
La piccola Vita cresceva sempre di più lasciandosi trascinare dalle altre vite che lo circondavano: lo portavano ad una scuola, ad una festa, al cinema… e come foglia al vento non lasciava che farsi trasportare, spinto dalla continua e irrefrenabile corrente dell’esistenza.
La Vita vagava per la terra, per la sua città, continuandosi a chiedersi il senso della sua presenza, della sua e di quella di tutte le altre.
Un giorno la Vita trovò un sogno, era una piccola, piccolissima sfera di luce che brillava, proprio li, davanti a lei, e come un fiore non attendeva che essere colta. La Vita prese il piccolo globo, con sguardo raggiante lo trovò meraviglioso, e decise che avrebbe fatto di quel sogno la sua passione.
Come la primavera dopo il più rigido degli inverni iniziarono ad arrivare i colori: splendidi e brillanti. La piccola vita era felice, sentiva di aver donato un senso a quella sua grigia esistenza, e si accorse che anche altre persone attorno a lei erano felici…
No. C’era qualcosa di diverso, erano più brillanti, come una foto modificata per dare maggior contrasto.
La vita si girò, e la vide li, un ombra, lunga e sottile, ma allo stesso tempo imponete.
L’ombra gli sorrise.
La Vita si guardò attorno, tutti gli altri ne avevano una, un oscurità, un ombra: paura, rabbia tristezza. Era li, dietro di loro, ma non sembrava che a loro importasse qualcosa.
La Vita era confusa e smarrita come non si sentiva da tanto tempo. Iniziò a guardarsi attorno, passarono ore e passarono giorni. Apprese che le altre vite ogni tanto si voltavano verso la propria ombra, e si arrabbiavano e avevano paura e piangevano… poi tornavano a  guardare il sole, il sorriso sulle labbra e andavano avanti per la loro strada.
La Vita però sentiva che qualcosa non andava, di colpo la sua ombra era più grossa e quasi la schiacciava.
Un giorno, mentre la contemplava l’ombra le tese la mano e la vita l’afferrò senza più lasciarla.
Giorni, mesi, settimane ed anni. Volavano via, uno dopo l’altro la Vita sorrideva, scherzava e proseguiva nel proprio sogno, circondandosi di amici, ma aveva sempre una mano tesa dietro la schiena, a stringere con forza quella dell’ombra.
L’ ombra era sempre più grossa e pesante, sapeva come potersene liberare, bastava lasciarle la mano, voltarsi verso il sole, aprire una valvola di sfogo e lasciare che si sgonfiasse…  ma non ci riusciva, non aveva nessuno con cui poterlo fare.
Quel giorno c’era il sole, era brillante e luminoso più di ogni altro giorno. “Che bello il sole” Pensò la Vita. Si voltò verso l’ombra e finalmente ricambiò il suo sorriso.
E l’ombra si fece grande, e l’ombra si fece Morte.


C’erano una volta delle vite, vite che dovevano continuare a correre.
Vite come treni, treni come vite, compagni di avventure, partiti da una stessa stazione, o incontratesi lungo il cammino, treni che si erano incrociati per un solo secondo, treni che da tempo viaggiavano l’uno accanto all’altro. Treni andati per poi tornare…
Treni fermi.
C’era una volta un treno che si era fermato. C’era una volta una Vita che aveva deciso di fermarsi e basta, perché la sua ombra era troppo grossa.
C’erano una volta… ora non c’è più. Le altre vite si trovano a voltarsi e a guardare indietro il treno fermo sulla rotaia, i fari spenti il ferro freddo.
E alcune ombre nuove iniziavano ad allungarsi.
Le altre vite correvano avanti, allungando le mani per tornare dalla povera Vita che aveva pensato di essere sola.
Un mare di treni, un mare di mani tutti allungate attraverso le proprie ombre verso una stessa Vita ormai Morte.
Una Vita che pensava di essere sola.
   
 
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