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Autore: rocchi68    06/03/2018    3 recensioni
Erano già passati almeno una decina di giorni da quando aveva abbozzato alla sua famiglia la possibilità di sposarsi con la sua ragazza.
A capo tavola si era accomodato suo padre.
Normalmente avrebbe dato il suo beneplacito, accogliendo la richiesta del figlio, ma quella sera gli uomini di casa erano sotto scacco.
(Sequel annunciato di "Moments". Per capire la trama sarebbe preferibile, ma non per forza necessario, leggere la serie precedente).
P.S. Scusate per le poche righe d'introduzione, ma non saprei che altro dire.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Dawn, Scott
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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Non riusciva a crederci.
I suoi occhi lo stavano ingannando oppure quella scena era assolutamente reale?
La fedeltà non esisteva e l’aveva imparato in quell’orribile pomeriggio.
Era diventato matto per cercare un lavoro e, sapendo d’esserci riuscito, gli era più che sufficiente per il suo livello. Volere di più sarebbe stato come andare in cerca di dispiaceri.
Si sa, i sogni sono solo per i bambini e Scott era un eterno Peter Pan che non se la sentiva di crescere e di librarsi in volo.
Prima di sbraitare, tossicchiò appena, facendoli sussultare.
“Che cosa state facendo?” Li assalì, interrompendo il bacio che Beverly e Dawn si stavano scambiando.
“Scott…io…” Tentò Dawn, bloccandosi all’improvviso e girandosi spaventata nella sua direzione.
“Fuori da questa casa!” Tuonò, fissando la sua nemesi.
“Non è come sembra.” Si difese la giovane, non rendendosi per niente conto di essere nei guai fino al collo.
“Pensi che oltre che stupido sia diventato anche cieco? Ho detto furi da questa casa e non ho intenzione di ripeterlo una terza volta.”
“Ma…”
“Guarda che sono pronto a picchiarlo a morte, se non va fuori dalle palle.” Ringhiò, mentre Beverly raccoglieva i fascicoli con cui si era presentato e sgattaiolava fuori senza accennare nemmeno una parola e tenendo la testa bassa.
“Scott…”
“A quanto pare sono sempre stato solo un rincalzo.” Soffiò afflitto, richiudendo la porta con rabbia e scalciando una delle valigie.
“È successo per sbaglio.”
“Immagino che per metterti con uno come, il tuo deve essere stato uno sbaglio enorme.” Replicò sarcastico, facendola negare.
“Non è così.”
“Sono stanco di essere preso per il culo.” Ringhiò, mentre lei si rialzava e provava ad andargli incontro per farlo rinsavire.
“Ascoltami ti prego.” Mormorò, sentendo gli occhi pizzicarle terribilmente.
“Cosa ci sarebbe da spiegare? Vi ho visti benissimo mentre vi baciavate e probabilmente sareste andati anche oltre se non fossi stato così idiota da farti una bella sorpresa.”
“Scott…”
“Ho finito il progetto in tutta fretta per cosa? Per essere presente mentre la mia donna mi cornifica con un altro.”
“Io…”
“E fosse un altro qualsiasi…è solamente la persona che odio di più a questo mondo e che non riuscirò mai ad accettare in vita mia.” Ruggì, facendola tentennare.
“Mi spiace.”
“Che cosa può cambiare mai? Capisci che non posso più avere fiducia in te?”
“Ma…”
“Non voglio nemmeno ascoltare cosa hai da dirmi.”
“Scott…”
“Basta! Finiscila di chiamarmi con il mio nome. Tu per me sei solo una sconosciuta e non vali più nulla ai miei occhi.”
“Smettila…ti prego.” Singhiozzò, abbassando la testa e coprendosi il viso con le mani.
“È bene mettere in chiaro le cose: non voglio vederti mai più.”
“Io…”
“Essendo una sconosciuta, non puoi più restare qui e devi andartene.”
“Andarmene? E dove?”
“Non lo so e la cosa non m’interessa.” Rispose freddo, prendendo una delle valigie e incamminandosi verso la sua stanza.
“Ma…”
“Puoi andare dai tuoi genitori o, da quel che ho visto, potresti benissimo andare con Beverly: tanto ho capito benissimo che con me fingevi di fare la santarellina, in attesa che lui tornasse e si riprendesse ciò che aveva perso.”
“Ti sbagli…tu mi conosci.” Soffiò, facendolo sbuffare annoiato.
“Conoscevo solo una maschera, ma da oggi nemmeno quella.” Replicò infastidito, chiudendosi nella sua stanza e liberando la sua valigia di tutti i suoi abiti.
 
Non si aspettava che lui tornasse a quell’ora.
Non si aspettava nemmeno d’essere baciata da Beverly se per questo.
Le pareva d’aver sentito lo scrocchio della serratura, ma le era sembrato solo uno scherzo.
Forse perché stava ricevendo qualcosa di proibito e che Scott non avrebbe mai voluto vedere.
Purtroppo la serratura era veramente scattata e aveva restituito al suo fidanzato una scena per cui si sarebbe strappato volentieri gli occhi.
I due erano avvinghiati e si stavano baciando con una tale intensità da fargli ribrezzo.
Tremò leggermente, le borse caddero al suolo, si schiarì la voce e partì all’assalto della traditrice.
Ma Dawn sentiva di non essere completamente colpevole.
Scott, almeno questa volta, era puramente innocente: voleva solo farle una sorpresa e si era ritrovato con una pugnalata allo stomaco.
Lei voleva attribuirsi, per non sentirsi totalmente responsabile, solo una piccola parte della colpa.
Era stato Beverly a baciarla.
Era stato lui a gettarsi, a stringerla e a rovinare la sua storia con Scott.
Perché era questa la sua paura più grande.
Ritrovatasi davanti alla porta della loro camera e sentendo alcuni suoni non proprio rassicuranti, temette d’aver perso il suo tesoro più grande.
Aveva provato a bussare diverse volte, ma non aveva ottenuto il minimo risultato.
Non aveva sentito la sua voce ordinarle di restare in salotto, né quella impensabile che decretava il suo perdono.
Avvertiva solamente un’aura nera e minacciosa, impegnata a realizzare ciò che aveva fantasticato nei primi istanti.
E questa volta non toccava a lui chiedere perdono.
Lui non doveva abbassarsi a scuse tanto patetiche per riottenere la pace. In questo caso Dawn sperava che non fosse troppo furioso per chiudere il suo cuore.
Che non le rinfacciasse allo sfinimento quell’orribile sbaglio o che non le tenesse il muso per tutta la vita.
Voleva soltanto che dimenticasse e che riaprisse quella benedetta porta.
Aveva quasi perso ogni speranza e stava per tornare sul divano del salotto, quando una parte del suo desiderio si realizzò.
Scott aveva riaperto la porta e stringeva i manici di tre valigie.
Ritornata in salotto, data l’impossibilità di confrontarsi nello stretto corridoio, Scott appoggiò le borse vicino all’uscita e si voltò nella sua direzione.
“Vattene!” Ordinò secco.
“Scott…”
“Questi sono tutti i tuoi vestiti: il resto verrai a prenderlo domani.”
“Non voglio andarmene.” Soffiò, tentando di avvicinarsi e ritrovandosi un’occhiataccia capace di gelarla sul posto.
“Preferirei che venisse tuo padre per il resto.”
“Ma…”
“Le possibilità sono due: o me ne vado io o fai tu questo passo.”
“Perché?”
“Se te ne vai, puoi sempre vantarti con le tue amiche che sei stata tu a mollare uno sfigato come me, a differenza mia che, non avendo amici, non potrei ridere con nessuno.” Sputò amaro, notando come alcune lacrime le stessero rigando il volto.
“Non è giusto: io ti amo.”
“Se mi amassi, non avresti mai baciato Beverly. Io per te ero solo un passatempo, un’occasione per avere un bell’appartamento vicino al centro e una carta vincente con cui fare tutti i viaggi che avevi sempre sognato.”
“Ti sbagli.”
“Temo di no.”
“Ma è vero.” Lo corresse, facendolo negare con decisione.
“Ti consiglio di uscire prima che faccia buio: se aspetti ancora, la città potrebbe diventare pericolosa per una come te.”
“Che cosa vorresti insinuare?” Domandò preoccupata.
“Se non ti sei fatta scrupoli a baciare Beverly e a tradirmi, non vedo come tu possa avere paura di una qualche offerta ben più spinta.”
“Mi stai dando della battona?”
“Precisamente.” Borbottò laconico, facendola tremare.
“Scott…”
“Ti ho detto di non pronunciare più il mio nome.”
“Come faccio?”
“La cosa non m’interessa. Puoi dimenticarlo in pochi secondi, puoi metterci anni o puoi chiedere a un qualche psicologo d’aiutarti: non è più un mio problema.”
“Ma avevi promesso.”
“Avevo promesso fino a quando tu mi fossi rimasta fedele. Avendo rotto questo patto, non vedo perché dovrei continuare a mantenere una stupida promessa che potrebbe solo confondermi.”
“C’è un’altra vero?” Chiese Dawn, fissandolo negli occhi e leggendo la verità.
“Sei sempre stata così brava con me e credi ancora che avessi cattive intenzioni? Volevo solo essere felice, ma in questa città sembra che a nessuno importi di me.” Soffiò amaro, abbozzando un ghigno che fece tremare la ragazza.
“Io…”
“Penso di essere stato chiaro: stare con te è impossibile.” Ammise divertito, sforzandosi in una lieve risata che potesse farlo sentire meglio.
“Però…”
“Devi restituirmelo!” Replicò secco, ricordandosi solo in quel momento di quanto avesse sprecato le sue forze con la figlia di una stupida hippie.
“Restituirti cosa?”
“Non pretendo che tu possa ridarmi indietro il tempo perso, ma l’anello che ti ho regalato non lo meriti più.”
“L’anello?” Domandò lei, sfiorandosi l’anulare e rifiutandosi di consegnarlo.
“Esatto. Era il mio segno d’amore, ma tu non ne hai più bisogno.”
“Perché?”
“Sei tonta per caso? Tra noi due è tutto finito!” Gracchiò, notando comunque il suo rifiuto prolungato.
“Non puoi…”
“Posso eccome…e te lo dimostro.” Replicò, sfilandosi l’anello che Dawn gli aveva regalato e guardandolo un attimo.
“Che intenzioni hai?”
“Puoi regalare questo gingillo a chi ti pare: ormai mi sta stretto.” Ringhiò, chiudendolo al centro del suo pugno e tirandoglielo dietro.
Fu nell’avvertire quel piccolo regalo, sfiorarle il braccio destro che Dawn intese, una volta di più, a cosa era andata incontro.
Aveva perso la sua sicurezza.
Aveva frantumato tutti i suoi sogni e progetti.
Ma cosa più importante aveva perso il suo Scott.
Nel raccogliere l’anello dal suolo, si sfilò quello che il suo ex le aveva regalato e lo appoggiò sul tavolino.
Mise nella tasca dei pantaloni quello che aveva regalato a Scott per il loro primo “anniversario” e, a testa bassa, prese i manici delle valigie.
“Mio padre verrà domani per le ultime cose.” Promise Dawn, facendo annuire Scott.
“Molto bene.”
“Di pomeriggio ti va bene?”
“Se non ci sei, mi va bene qualsiasi orario.” Replicò rabbioso, infliggendole un nuovo duro colpo.
“Io…”
“Restituisci anche le chiavi!” Ordinò secco, facendola tentennare.
Anche quel suo piano improvvisato era appena naufragato.
Era stupido credere che uno come Scott, abile a studiare ogni più piccolo dettaglio, si dimenticasse del suo mazzo?
Sperava di ripetere lo stesso regalo che aveva ricevuto qualche giorno prima, ma il suo ex aveva letto le sue carte e le aveva tolto ogni possibilità per realizzare quella fantasia.
“Ma…”
“Ormai non ti servono più.”
“Mi dispiace.” Ripeté nuovamente.
“Con i dispiace e altre diavolerie simili non si sistemano le cose.” Ringhiò minaccioso.
“Forse hai ragione.” Ammise, appoggiando le sue chiavi vicino all’anello rimasto sul tavolino del salotto.
“Ora sei libera di andare.”
“Sarò anche libera, però non posso prometterti di riuscire a fare ciò che credi.”
“Eh?”
“Tu credi che tra noi sia tutto finito, ma non è così. Io continuerò a lottare e non ti lascerò andare fino a quando non capirai ogni cosa.” Sussurrò lei, fissando le piastrelle dell’ingresso.
“Fai come ti pare!” Replicò freddo.
“Ti giuro che mi spiace tanto.”
“A me neanche un po’.” Sputò, facendola sussultare e sentendola singhiozzare.
“Scusami ancora.”
“Con te ancora in mezzo ai piedi, non riuscirò mai a riposarmi.”
“Ho capito.” Mormorò affranta, voltandosi un’ultima volta.
“Credo bene.”
“Posso comunque dirti una cosa, Scott?”
“Se proprio devi.”
“Sono stata benissimo con te ed è stato il periodo più bello della mia vita.”
“Se parli così, significa che hai avuto una vita piuttosto triste.” Obiettò, facendola sospirare.
“Avrei da discutere su questa tua affermazione, ma credo tu sia stanco di vedermi.” Ammise divertita, uscendo dal suo vecchio appartamento e sperando che i suoi genitori potessero accoglierla nel migliore dei modi.
Dal possibile matrimonio con le sue possibili stelle ora vedeva il buio e l’oblio.
In testa aveva solo la consapevolezza che ormai era tutto finito e che Scott non avrebbe più fatto la prima mossa per rivederla.
Aveva giocato, aveva bluffato e ora il tavolo presentava il conto con tanto d’interessi maturati nel tempo.
E senza più quell’anello comprato con tanti sacrifici, non aveva nemmeno un ricordo effettivamente materiale da associare a Scott.
Poteva solo guardare le loro foto e il resto finiva lì.
Gli restava l’amarezza, la profonda depressione e quel vestitino sexy che aveva intravisto prima di uscire e che non avrebbe mai indossato.
Tanti anni di progetti erano andati definitivamente in fumo.






Angolo autore:

Ryuk: E rocchi è riuscito a farli litigare.

E quando riesco in qualcosa, ecco che mi stufo e ricedo il giocattolo a qualcun altro.
Tieni Ryuk...ti restituisco la tua vecchia serie.

Ryuk: Ma...

Mi bastava rovinare la loro relazione per essere felice.
Avete l'onore di leggere i pensieri di un autore adorabile e che rovinerà sempre ogni cosa.

Ryuk: Ormai ci abbiamo fatto l'abitudine.

E pensate che per un'istante avevo l'insana idea di chiudere qui la serie.
Peccato che il mio nome non si abbini così bene al Death Note di Ryuk.
Detto questo vi ringrazio per le recensioni e per i consigli e vi auguro una buona settimana.
Alla prossima!
 
   
 
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