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Autore: cin75    12/03/2018    8 recensioni
I due fratelli, finalmente, affrontano i loro dubbi, le loro colpe, probabili o improbabili. Uno confesserà le sue paure e le sue debolezze, l'altro proverà ad essere la roccia su cui aggrapparsi per trovare la salvezza.
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Dean se ne stava seduto al tavolo della cucina del bunker. Il suo adorato panino , quasi terminato, nel piatto davanti a lui. Nella sua mano, una bottiglia di birra ancora fresca e buona da bere.

Nella mente, pensieri. Uno in particolare.
 

"Ehi?" fece la voce di Sam, appena giunto in cucina. Il minore si sedette di fronte al fratello e gli rubò una patatina dal piatto.

Dean sorrise. Sam Winchester che ruba patatine fritte dal suo piatto??

Che una nuova Apocalisse stesse per arrivare??!

"Mi sembri pensieroso. Che ti succede?!" fece relativamente preoccupato, Sam.

 

Il maggiore lo fissò. Sul suo volto uno sguardo indeciso. Era come se stesse decidendo se rispondere o meno a quella domanda.

Se rispondere in modo sincero o meno a quella domanda!

"Dean?" lo richiamò, il minore, perplesso da quel silenzio.

Dean abbassò per un attimo lo sguardo e poi, non ancora del tutto convinto, si decise a parlare.

"Che ti succede, Sammy?" chiese , sorprendendo il fratello.

"Ok!" fece l'altro. "Credo che tu abbia bevuto qualche birra di troppo. Te l'ho appena chiesto io, Dean!!"

"Già!" ammise sorridendo appena. "Ma vedi, in questi ultimi giorni...anzi, no!" fece , pensandoci bene. " In queste ultime settimane in cui siamo andati a caccia, c'era qualcosa in te che io....insomma..."

"Dean che stai cercando di dire?!"

"Vedi, la prima volta che ci ho fatto caso, non ci ho dato peso. Non era la prima volta che seguivamo un mio piano e non uno dei tuoi." iniziò a spiegarsi finalmente e, compiaciuto, quello che vide sul volto del fratellino, gli diede conferma che forse aveva fatto centro. Ma non gli disse ancora niente e si limitò a "spiegarsi" ancora. "Poi due settimane fa...con quel poltergeist. Non hai battuto ciglio quando ho deciso di fare da esca. Nemmeno una parola. Qualche sguardo, sì, di disapprovazione, ma niente scenate alla Sam “Dean, smettila di fare l’idiota” Winchester.”

“Dean, tu non...”

“E poi, l’altro giorno. Con quel covo di vampiri.”

“E’ andata bene. Cosa ?….” provò a dire Sam, facendo finta che quelle affermazioni del maggiore non lo stessero mettendo in difficoltà.

La sua risata era stentata e nervosa. Cercava di nascondere il disagio che sentiva, ma Dean lo conosceva dannatamente bene.

Non c’era nessuno al mondo che conosceva Sam meglio di lui. E non c’era nessuno al mondo che conosceva Dean, meglio di Sam e ora, Sam, sapeva che Dean l’aveva sgamato, letteralmente, e non avrebbe mollato fin quando non avesse capito che cosa c’era sotto quel comportamento che il maggiore riteneva strano.

“Quel giorno , con quei vampiri, non hai fatto altro che accettare ogni cosa che io proponessi e ti giuro….non mi dispiace fare il Napoleone della situazione, ma onestamente la parte divertente dell’essere a caccia con te è anche il vederti andare su tutte le furie quando qualcuno dei miei piani geniali è una vera stronzata kamikaze!!”

“Beh!! forse il tuo piano era davvero geniale? Forse non sei più quel kamikaze che eri una volta? Forse...”

“Sammy, la mia prima versione di quel piano era infilarmi nel covo e tenerli a bada da solo mentre tu cospargevi il perimetro di benzina per poi dare fuoco a tutto!”

“Ma poi ci hai ripens….”

“Al Diavolo, Sam!!” esclamò esasperato il maggiore. “Lo stai facendo ancora!!”

“Facendo cosa?” rispose Sam cercando di mantenere quella sua presa di posizione.

“Che cazzo ti prende??” lo rimproverò , stanco di quella sorta di presa in giro da parte del fratello. “Se non avessi qualcosa che ti frulla in quella tua testa da cacciatore nerd, mi avresti preso a pugni fino a farmi rinsavire, invece di aspettare che io ci ripensassi!” lo spiazzò. “Andiamo , sputa il rospo. Che hai? Vuoi capire fino a che punto io posso fare il kamikaze o ti sei rassegnato all’idea che io voglia portare a termine quello che tu chiami un...suicidio volontario?!” lo provocò e infatti, a quelle ultime due parole , Sam, finalmente, scattò.

“Vaffanculo!!” fu la prima reazione del minore che si alzò dal suo posto e nervosamente si allontanò dal fratello, dandogli le spalle.

Il giovane posò le mani, anzi, forse si aggrappò al bancone della cucina , che aveva davanti. La testa bassa, le spalle curve, il muscoli della schiena palesemente in tensione. “Vaffanculo, Dean!” ripetè tra i denti.

Il maggiore , alle sue spalle, rimase in silenzio. In attesa.


Poi…

“Ok! Ora che mi hai mandato a quel paese, due volte..” precisò. “.. e sei relativamente più calmo...parla con me, Sammy!” e la sua voce, ora, era decisamente più calma e pacata. “Dimmi perché ti sei comportato così. Perché non è da te, fratellino. Sono io il soldatino ubbidiente.” azzardò sapendo che con quell’appellativo avrebbe ottenuto una reazione da parte del minore e infatti , Sam, si voltò verso di lui con un’espressione di profonda disapprovazione.

“Sai che io non ho mai davvero….” provò a giustificare quelle due parole.

“Tranquillo!” alzando le mani in segno di resa. E poi continuò. “Sammy, il cacciatore che mi sono portato dietro in queste ultime missioni di caccia , decisamente, non è il cacciatore che ha tenuto sotto scacco Lucifero e tutta la dannata apocalisse!”

“Dean...” lo richiamò frustrato il minore.

“ Ascolta...Sammy, ascoltami.” fece pacatamente , Dean. “Non voglio litigare, sul serio. Ma non voglio nemmeno essere preso in giro. Lo so che hai qualcosa. Lo vedo. Parla con me. Andiamo. Risolviamola insieme. Infondo è quello che facciamo noi due: risolviamo le cose ins...”


“Non voglio più deluderti o farti del male, Dean!” lo fermò, Sam, spiazzandolo.

 

Deluderlo? Sam Winchester deludere suo fratello Dean? Fargli del male? Dopo quello che avevano passato negli ultimi anni? Dopo quello che avevano fatto l’uno per l’altro negli ultimi anni?

Mai. Mai e poi mai!!

 

“ Ma di che diavolo stai parlando, Sam?!” lo rimproverò Dean, sinceramente colpito da quell’uscita insensatamente colpevole. “Tu non mi hai mai...”

“Ohh! Ma per favore Dean! Non ti ho mai deluso? Davvero?” lo provocò, Sam.

“Sam, abbiamo entrambi fatto degli sbagli. Sbagli di cui ci pentiremo sempre, sbagli che abbiamo cercato di rimediare con ogni forza e respiro, ma tu, tu non...”

“Ho scelto Ruby invece di scegliere te!” lo fermò Sam, con il tono e l’atteggiamento di uno che sembrava appena aver iniziato una lista.

Dean deglutì. Sapeva di essere stato duro con Sam all’epoca di Ruby, ma con il tempo capì anche le ragioni che avevano spinto Sam ad agire nel modo in cui aveva agito.

“Mi credevi morto, Sammy. Anzi, no! Io ero morto e tu eri arrabbiato e frustrato perché non riuscivi a trovare il modo per tirarmi fuori dall’Inferno. Ruby, ti ha tenuto in vita. In un modo che non mi è mai andato giù, ma lo ha fatto e che Dio mi perdoni, le sarò grato per questo!” parve volerlo rassicurare. “Ha preso per il culo anche me e non solo te.” convenne ancora.

Sam sorrise appena.

“Ti ho lasciato ad un covo di vampiri e credimi, a quell’epoca , Crowley aveva ragione, ti avrei venduto per un’aranciata se avessi avuto sete!” elencò ancora, e sembrava che volesse far rendere conto Dean degli errori di cui si dava la colpa.

Ma Dean, non era stupido e decise che gli avrebbe tenuto testa.

“Eri letteralmente senz’anima. Non eri in te, non eri mio fratello in quel momento e quanto è vero Iddio, so che non mi faresti mai del male.” rispose con decisione, alzandosi dal suo posto e andandogli di fronte.

“Ti ho lasciato marcire in Purgatorio e non ho mai….”

“Cazzo! Smettila con questa storia del Purgatorio e di te e Amelia e il cane, che vivevate la favola della buona notte. Me lo hai spiegato il motivo, io l’ho accettato e ti ho perdonato, perché tu non riesci a farlo?!” lo rimproverò, il maggiore.

“Perchè tu non avresti mollato, come non lo hai fatto quando sono finito nella Gabbia!” insistette Sam.

“Abbiamo reagito in maniera diversa, ma il fatto che tu mi abbia seguito, che tu ora sia qui, per me vale più di mille giustificazioni, lo vuoi capire?!” ed era sinceramente convinto di quello che gli stava dicendo. “Amavi Amelia eppure hai scelto me. Credi che per me non valga niente una tua simile scelta??!”

Ma Sam sembrava davvero convinto di essere motivo di biasimo per il maggiore e provò a farglielo capire con l’ennesimo esempio. E sapeva che avrebbe avuto la conferma di cui aveva bisogno.

 

“Ti ho detto , che se fossi stato tu quello ad aver affrontato le Prove, io ti avrei lasciato morire!”

 

In quel momento, il fiato di Dean si spezzò esattamente come quella sera, nella cucina del bunker, che paradossalmente era lo stesso posto in cui erano adesso.

E come quella sera, Sam, rivide quello sguardo sul volto del fratello.

Dolore, confusione, incredulità.

E poi eccola, anche lei, come un ago incandescente che si fa spazio nella pelle. La delusione.

Quella per cui, il giovane Winchester , si stava , così strenuamente colpevolizzando.

 

Dean rimase per un attimo senza parole , mentre cercava di ritornare al presente e non a quella sera.

Sam sorrise appena, amaramente.

“Vedi? Sei stato in grado di perdonarmi tutto: Ruby, l’Inferno, il Purgatorio, ogni mia stronzata... perché come dici tu, c’era una ragione di fondo. Ma questo...questo no. Questo è ancora lì, nella tua mente. Perché non c’è scusa o scusante per quello che ti ho detto.” ammise mentre andò via dalla cucina, soddisfatto ma al tempo stesso sconfitto da quella sua vittoria.

Mentre Dean, ancora in un inaudito silenzio, lo vide andare via, incapace di fermarlo. Colto troppo alla sprovvista dall’ultima affermazione del fratello.

 

Come quella sera , Dean, non era stato capace di controbattere alle parole di Sam.

Come quella sera , i due fratelli, si ritrovarono divisi. Separati.

Come quella sera, fece male. Ad entrambi!

 

Passò meno di un’ora, forse mezz’ora appena e Dean si ritrovò alla porta della stanza di Sam.

La porta era socchiusa e il maggiore potè vedere il fratello seduto sul bordo del letto. Gomiti appoggiati alle ginocchia. Testa bassa. Volto nascosto tra le mani.

“Se la cosa può farti stare meglio, non ti ho mai creduto!” fece , entrando appena nella camera.

Sam non si mosse da quella sua posizione.

“No! Non mi fa stare meglio!” disse ancora con le mani sul viso.

“Sapevo che eri arrabbiato..no, che eri decisamente incazzato per quello che avevo fatto, per il patto con Gadreel. Sapevo che quello che mi dicesti quella sera era stato detto solo per….fare male!”

“Ne sei sicuro?!” disse guardandolo , finalmente. “Mi sembravi davvero convinto quel giorno in quel capanno con Charlie, quando avevamo gli Styne alle calcagna!”

“Sammy, lo sono al cento per cento!” rispose con tono sicuro, il maggiore.

“Come fai ad esserlo!?!” chiese ancora, Sam.

“Perchè, poco tempo dopo, hai mandato a puttane tutti i tuoi propositi e sei venuto a prendermi in quella fabbrica dopo che Metatron mi ha..” e si fermò perché in quel preciso istante , Dean, potè scorgere negli occhi del fratello, il dolore di quel ricordo.

Ma cercò comunque di spiegarsi. “Quella volta, anche se lavoravamo di nuovo insieme e il nostro accordo era “Dimentichiamoci di essere fratelli.Salviamo il mondo a qualunque costo. Qualunque siano le conseguenze”, quando mi hai visto a terra ferito in quel modo, non hai esitato a tirarmi su. Non hai esitato a dirmi che avresti invocato chiunque, o fatto incantesimi voo-doo per aiutarmi. Non hai esitato, nel bunker, ad invocare Crowley per fare un patto con lui e riportarmi indietro.”

“Come fai a ...” domandò sorpreso Sam. Dato che comunque, con Crowley era andata decisamente in modo diverso.

“In quella che tu chiami, la “nostra estate d’amore...” alludendo ironico al periodo in cui era demone e se ne andava in giro con Crowley. “ ...se l’è fatto sfuggire e credimi, Sammy, cercare di fare un patto con il Re dell’Inferno non è proprio da uno che vuole suo fratello morto!”

“Ma anche stasera quando io ho...”

“Non sarò ipocrita, Sammy. Non con te. Non dopo tutto quello che abbiamo passato , che stiamo passando e che , di certo, dovremo affrontare. Fa male pensare che potesse essere vero. Ma ogni volta che per sbaglio ci penso, mi chiedo se...”

“Se io ti avessi lasciato morire?!”

“..se io fossi stato in grado di perdonarti l’avermi portato indietro a tue o a mie spese!” disse con convinzione, certo che Sam, mai e poi mai, l’avrebbe lasciato morire. “Se tu avessi fatto a me, quello che io...ho fatto a te con Gadreel e tutto il resto.”

“Dean...” sussurrò colpito da quell’ammissione di colpa, il minore.

“E’ per questo? È per questo motivo che in questo periodo non replicavi a niente?” chiese poi, comprensivo.

Sam scosse la testa, affranto, stanco.

“Io...io credevo che se avessi fatto tutto quello che volevi, se avessi seguito i tuoi piani senza cercare di imporre i miei, tu...tu saresti stato..”

“Cosa?” chiese incredulo. “Fiero di te?”

Sam non rispose, ma abbassò il capo, e rimase per un po’ fissare il pavimento davanti i suoi piedi.

Quando il giovane rialzò lo sguardo, si ritrovò a fissare quello fraterno e amichevole di Dean.

“Non c’è nessuno al mondo di cui io sia fiero come sono fiero di te , Sammy!” disse con un tono che esprimeva orgoglio sincero.

“Davvero?” chiese perplesso, il giovane.

“Sammy, tu sei mio fratello. Sei quello che mi tiene focalizzato su quella dannatissima luce in fondo al tunnel. Sei l’unico a cui affiderei la mia vita ad occhi chiusi...”

“E Cass?” si intromise il fratello.

“Cass è il mio migliore amico e morirei per lui.” rispose il maggiore.

Sam sorrise a quell’affermazione poi sussurrò un timido: “Sì, moriresti per lui!”

Dean non potè non sentirlo.

“Sì, Sammy. Morirei per lui.” ripetè e poi: “Ma per te, io sono morto!E lo farei ancora e ancora.”

“E’ questo, quello che mi spaventa!” ammise scoraggiato, Sam.

“Lo so e spaventa anche me!” convenne anche il maggiore , sorprendendo l’altro.

“Te?”

“Perchè so, che anche tu moriresti per me, fratellino.”

 

Per un attimo silenzio tra i due. Solo sguardi, come se nei loro occhi cercassero la sincerità di quello che si erano appena confessati. Pensieri che si incrociavano nelle loro menti in cerca di quella conferma che non sarebbe mai mancata in quello che li legava.

Lealtà, amore, famiglia. Tutto.

 

“Sì, lo farei anche io, Dean!” confermò , allora, anche il giovane.

 

Dean deglutì a forza quella sensazione di orgoglio e terrore che stava provando nei confronti del fratello. Orgoglio perché poteva essere sicuro della lealtà del fratello; terrore, perché quella, era una conferma, che anche Sam era pronto a morire e per lui, che lottava da quando aveva 4 anni, perché quel momento fosse il più lontano possibile dalla sorte di quel suo fratellino così importante, quella conferma lo terrorizzava.

Ma si sforzò di sorridergli lo stesso.

Allungò una mano verso il minore, di fronte a lui.

“Facciamo un patto!” esclamò.

“Un patto?!” chiese incerto, Sam.

“Io cercherò di smetterla di voler fare l’eroe kamikaze e tu dovrai darmi una botta in testa se vorrò per forza usare un mio piano invece che uno tuo!”

Sam, sorrise, e Dean potè vedere un sincero sollievo sul volto del minore.

“Affare fatto!!” fece Sam, stringendo la mano del fratello.

“Ok!” disse soddisfatto. “Ora che ne dici se ci andiamo a fare un paio di hamburger imbottiti di tutto?!” fece avviandosi , senza aspettare un consenso, verso l’uscita della stanza di Sam, quando un colpo lo raggiunse alla testa.

Il maggiore si voltò verso l’altro, trovandolo con un giornale arrotolato ancora tra le mani. Lo stesso giornale che lo aveva appena colpito.

“Ma cosa….” fece confuso , Dean.

“Abbiamo mangiato hamburger ieri sera, stasera scelgo io!” asserì autoritario.

“Io non voglio mangiare erba!” brontolò il maggiore.

“Prenderai una bistecca!”

“Ma io volevo….” provò ancora.

E a quel punto, Sam, serio, alzò di nuovo il giornale. “Abbiamo un patto. Vuoi che te ne dia un altro?!” lo minacciò.

“Che palle!!” si arrese, Dean. “Era meglio quando facevi tutto quello che volevo!!”

“Davvero?!” lo provocò Sam.

“Stronzo!” lo appellò il maggiore, uscendo dalla stanza.

“Fesso!” fu la rituale replica del minore, che lo seguiva.







N.d.A.: Lo ammetto questa storia è senza infamia e senza lode. Ma si è scritta da sola. Quindi .....
Grazie in anticipo a chiunque la legga.
Baci, Cin.

 

   
 
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