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Autore: realkseyoung_95    12/03/2018    2 recensioni
[SPOILER S5 + SPECULAZIONI S6]
Che cos'è esattamente? Una cicatrice? Un'ustione? Una macchia?
Forse deve solo chiedere a qualcuno che ne sa più di lui. Allura? Gli farebbe troppe domande. Lotor? Non se ne parla nemmeno. Coran? Forse, forse Coran… Ma vuole saperlo davvero e togliersi il gusto di scoprirlo lui stesso?
Perché, qualsiasi cosa sia, vuole… sfiorarla.
(Klance)
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi, Slash | Personaggi: Kogane Keith, McClain Lance
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Totally self-indulgent one shot prendendo in considerazione quella -a quanto pare- immagine promozionale per la S6, dove Keith sembra avere un marchio Galra sul viso. 

Un bacino speciale alla mia Lance che ha betato questa cosuccia <3





Stigma








La vuole baciare.

Che cos'è esattamente? Una cicatrice? Un'ustione? Una macchia?
Forse deve solo chiedere a qualcuno che ne sa più di lui. Allura? Gli farebbe troppe domande. Lotor? Non se ne parla nemmeno. Coran? Forse, forse Coran… Ma vuole saperlo davvero e togliersi il gusto di scoprirlo lui stesso?

Perché, qualsiasi cosa sia, vuole… sfiorarla. Vuole passarci sopra le lunghe dita, delicatamente, facendo piano. Forse gli fa male il contatto con la pelle altrui. Forse gli provoca una scossa o un bruciore.

Vuole capire che consistenza abbia. Forse è ruvida come una crosta, forse è perfettamente conforme con la morbidezza del viso del moro. Perché se la ricorda la sua pelle, si ricorda la pelle del suo viso e del suo corpo. Quanto fosse soffice e liscia, quanto una piccola stretta provocasse un rossore. Il piccolo neo dietro l'orecchio, quello sul fianco sinistro. Il suo profumo.

Vuole sapere se ha lo stesso profumo, ancora. Mentre le braccia si avvolgono attorno alle sue spalle strette, i loro corpi collidono, le sue mani affondano nei capelli folti, come se non ci fosse stato un giorno in cui non gli fosse permesso di farlo.

E la vuole baciare, quella striscia viola.

Keith ne ha una. Parte da qualche punto sotto al collo, Lance non riesce a capire precisamente dove. La vede nascondersi sotto la divisa dei Blade, cui colore si abbina al marchio come un accessorio. Lance pensa a fino a dove possa estendersi dal momento in cui lo rivede -quando entra nella sala di comando del castello- a quando sono due giorni che è tornato -"per rimanere", così ha detto- e ancora non si sono scambiati una parola, ma solo sguardi fugaci. Sguardi che entrambi non hanno trattenuto e Lance si è trovato con la spada in mano nella sala degli allenamenti, sopracciglia corrugate in una frustrazione che non provava da un po'.

"Stupido Keith Kogane-" Attacco.
"Stupido lui, il suo mullet, il suo marchio."  Difesa.
"O qualsiasi cosa sia."  Attacco di nuovo.

Stupido quel bacio di mesi prima. Stupide quelle visite nella sua stanza, stupide le notti a combattere per la stessa coperta. Stupido il suo andare via, stupide le lacrime che ha versato per lui, stupido il suo tornare.
E stupido il suo fottuto marchio, quello che voleva baciare.

 



Una settimana dopo di silenzi, ce l'ha ancora. È lì, ora si nasconde sotto la divisa da paladino, poi nella t-shirt nera e nella giacca rossa. La sua schiena è immacolata, l'ha intravista vedendolo uscire dalla doccia comune, prima di fingere di nuovo di impiegarci troppo nella sua cabina. Allora dove comincia? Quanti punti del suo corpo copre il viola? A Lance piace immaginare che percorra tutto il suo torso. Che scenda sul suo addome, che si avvolga attorno ad un fianco. Magari a quello del neo. Magari quel neo non c'è nemmeno più, coperto dal nuovo colore che ha assunto la pelle. A Lance piace immaginarlo, ma non vuole chiedere. Continua ad allenarsi da solo e quando il cambio -ormai dopo che i muscoli non lo reggono più in piedi- lo dà a Keith, lo fa fissando solo quel segno sulla sua mascella.

E lo vuole baciare.

 



Un giorno succede che non regge più. No, non lui. Keith non regge più.

Strano a dirsi, forse la distanza, il tempo e le situazioni hanno reso Lance più immune a quei silenzi prolungati, che ha creato tramite una regola imposta da lui soltanto e tutto da solo.
Keith, d'altra parte, è Keith. Keith non capisce, ma ad un certo punto lo vuole e quell'angolo del castello tra la sala degli allenamenti e il corridoio è il luogo giusto per farlo.

Lance sa ancora di sudore quando sente le mani di Keith sulle sue braccia. Lo bloccano decise contro il muro, sbarra un poco gli occhi e lo sguardo viaggia su quella sezione viola contornandone il percorso che riesce ad intravedere. Da più vicino scorge di nuovo i pori della sua pelle. Gli stessi che ora hanno un colore diverso.

"La smetti di evitarmi?", gli dice, il tono di voce basso. Le sopracciglia si incurvano all'ingiù e non trasmettono nulla di aggressivo, quindi Lance riesce a guardarlo negli occhi. E per una volta reggono lo sguardo per più di mezzo secondo soltanto.

Lance inclina la testa, mordendosi il labbro inferiore e prendendo un respiro profondo. "Che cos'hai lì?"

"Che cosa ho dove?"

"Quel segno viola… che hai sul viso…"

Solleva la mano e prova ad avvicinarla. Eppure ha ancora paura. Vuole toccarlo, vuole baciarlo. Ma ha paura.

"Dopo una settimana che mi eviti," continua Keith, lasciandolo andare ed incrociando le braccia al petto, "tutto quello che mi chiedi è cosa ho in faccia? Nient'altro?!" Lance ritrae la mano.

"Stupido," sussurra a denti stretti, "certo che ho altro di cui chiederti--" Ti sentivi obbligato ad andare via per causa mia? Perché cavolo hai cercato di ammazzarti contro una nave Galra? Cos'è successo con tua madre? Ti… ti sono mancato?

"Se vuoi… puoi toccarlo. Ho capito che vuoi farlo."

Quando l'ha baciato la prima volta era stato per scherzo; successo semplicemente perché si trovavano nello stesso letto, cercando di distrarsi dagli incubi che li accomunavano e che li avevano portati a chiudersi l'uno nelle braccia dell'altro. Quando era successo Lance si era lasciato completamente andare contro Keith, perdendosi nel suo profumo e nel suo gusto, lasciando indietro ogni inibizione o affronto che avesse mai provato nei suoi confronti.

Lo fa adesso, ancora. Si lascia andare quando, finalmente e dopo alcuni secondi di contemplazione, cede, le nocche della mano contro la guancia di Keith. Sfiora il marchio dalla mascella, salendo fino allo zigomo pronunciato e poi ancora a scendere e non c'è alcuna differenza: è la pelle di Keith. La stessa che una volta lì era pallida e questa è l'unica differenza. È ancora soffice, scommette che è ancora profumata e, come se lo leggesse nel pensiero, Keith porta le mani sui suoi fianchi e diminuisce la distanza tra i due di qualche passo. Ha addosso il suo respiro, ma ha anche addosso il suo odore. Ed è sempre Keith.

Istintivamente, Lance ha trattenuto il respiro e ha trascinato la mano aperta sul lungo collo del compagno. E preme ancora il suo tocco contro quel segno viola. Lo percepisce, finalmente, lo studia socchiudendo gli occhi e provando a non farsi distrarre dal calore che inevitabilmente è andato a colorargli le guance. Si accorge che ha il respiro affannoso quando con le dita scosta la maglietta di Keith e guarda come il viola scenda lungo il suo petto. Così come quando gliela solleva velocemente dal bordo, ormai come se avesse il permesso di fare qualsiasi cosa, e lo vede scendere ancora. Scende fino a dove pensava, scende lungo il fianco destro, chiudendosi in una punta molto simile a quella sul viso del moro. Poi si inginocchia perché è l'unico modo che conosce per riuscire ad arrivarci. Le labbra si posano proprio su quella punta, spostando la cintura di Keith e si permettono di baciarne ogni singolo centimetro fin dove riesce ad arrivare.

"Lance…" sospira l'altro, spingendogli le anche contro e affondando la mano tra i suoi capelli. Da quanto non sentiva quegli stupidi guanti sulla sua testa. Stupidi guanti.

La bocca di Lance sale, oltrepassa le costole, i pettorali definiti, l'osso della clavicola e lascia poi di nuovo andare l'indumento, a coprire cosa ha appena tracciato. E si butta sul suo collo. Lo bacia lentamente, assaporandosi ogni momento che aveva aspettato per poterlo fare di nuovo, per poterlo di nuovo avvolgere tra le sue braccia, sentire il suo petto alzarsi e abbassarsi, i suoi sospiri rumorosi.

La vuole baciare. E la striscia viola la bacia anche sulla sua guancia, chiudendo a coppa le mani sul suo viso e avvicinandolo come se stesse baciando il suo fratellino minore. Ogni schiocco gli ricorda come mai avesse desiderato farlo per tutta la settimana. Gli ricorda il Keith di prima, ma anche il Keith di adesso. Non è una striscia viola a cambiare quello che Keith è per lui, ma, in fondo, lo sapeva anche prima di allontanarsi a forza dal viso del compagno.

"Soddisfatto ora?", gli chiede sarcastico l'altro, accarezzandogli la tempia.

Lance sorride. Il suo Keith-sorriso, quello che è a metà strada tra un sorriso vero e proprio e un ghigno. Il Keith-sorriso che non sparisce quando gli risponde "No" e nemmeno quando inclina la testa per far scontrare le loro labbra. Lo bacia. Keith non si tira indietro, lo spinge contro il muro come ha sempre fatto. Gli fa socchiudere la bocca come ha sempre fatto, fa scivolare la lingua tra i suoi denti… come ha sempre fatto. Come se non fosse mai andato via. Come se a Lance non fosse mai mancato. Come se il marchio non fosse mai esistito. Come se le domande che voleva porgli non fossero state messe da parte.

Come se non fosse mai stato costretto a trovare un motivo per baciarlo di nuovo.

 
   
 
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