Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: luxaar    13/03/2018    1 recensioni
Beatrice Macrì è una specializzanda di uno dei più importanti ospedali del Paese. Eppure, nonostante il risultato fino ad ora raggiunto, non è affatto sicura di se stessa, vittima della competizione sprezzante tra colleghi, che la rimproverano di essere troppo debole o comunque troppo poco fredda per quel lavoro così difficile. La passione è ciò che la guida in ogni sua decisione.
Edoardo Della Scala rappresenta, invece, esattamente il contrario di lei, almeno apparentemente.
Cinico, lucido e brillante sul lavoro, è amato da tutti i suoi colleghi e non soltanto perché è il figlio del primario, anche se questo sicuramente non guasta affatto.
Inutile dire che le loro strade si incontreranno e che il tempo dimostrerà loro quanto in realtà, al di là di ogni convinzione e aspettativa, siano inesorabilmente simili.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Universitario
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Immagino già che voi non abbiate più neanche idea di quale sia questa storia.

E mi scuso tantissimo: dopo un anno ho scritto un capitolo anche un po' penoso.

In realtà ho sempre saputo a grandi linee la trama del racconto: alcune parti più salienti sono già state scritte e quindi chiedo a voi di dirmi cosa preferiate.

Vale la pena continuarla? E sarò ancora in grado di scrivere qualcosa di decente?

Abbraccio chiunque abbia commentato, messo tra le preferite/seguite o letto questa storia davvero di cuore.

E ringrazio specialemte ineedofthem che mi ha scritto un messaggio dolcissimo e che ha scritto una storia ancora più dolce.

Buona lettura!

 

 

 

Erano giorni che non facevo altro che pensare alle parole che mi aveva rivolto Lucrezia.

Cercavo di capire come Edoardo e Stefano si conoscessero e quale fosse in realtà il loro rapporto. Ma ovviamente non ricordavo neanche una volta in cui mio fratello parlasse di Della Scala. Non mi aveva mai detto nulla di lui e chissà quante altre cose mi nascondeva.

Ciò che provavo era una profonda amarezza.

Ero delusa.

Ma nonostante tutto io non riuscivo a lasciar correre, non potevo permettere che la vita di Stefano scivolasse a terra, quasi fosse un oggetto di cristallo, frantumandosi in tanti piccoli pezzi che non sarebbe più stato possibile rimettere assieme.

Io avrei preso l’oggetto di cristallo al volo, come ogni volta, prima che precipitasse al suolo.

Mentre cercavo di capire cosa avrei dovuto fare, quale mossa sarebbe potuta essere la più intelligente, finii per sbattere addosso a Mirko, il quale riuscii a recuperarmi al volo tenendomi per i fianchi.

“Tesoro, lo sai che no hai bisogno di questi mezzucci se vuoi passare del tempo assieme a me, vero?” esclamò con la sua solita falsa malizia accompagnata da un occhiolino.

Alzai gli occhi al cielo, ma comunque mi scappò una risata, mentre lo abbracciavo per salutarlo.

Marco iniziò a ridere, mentre mi affiancava.

“Quindi domani ci sei alla festa?”mi sussurrò all’orecchio quasi fosse un segreto.

“Certo, mio unico amore” sorrisi, ritornando a lavorare.

 

****

 

Mi rigirai ancora una volta davanti allo specchio.

Da un lato quel vestito blu elettrico particolarmente scollato mi faceva sentire una ragazza un po’ leggerina, ma dall’altro era proprio quello che volevo.

Bere abbastanza da lasciarmi andare e divertire, senza pensare alle parole di Lucrezia.

Avevo bisogno di tempo per razionalizzare, prima di muovere la mia pedina.

Mi sentivo costretta a giocare ad una partita a scacchi da bendata.

Stefano, Edoardo e persino Rosa conoscevano la posizione di ogni pedone, torre o alfiere.

Io, invece, ero costretta ad enunciare ad alta voce le mie mosse, senza conoscere quelle del mio avversario.

E non avevo proprio intenzione di subire uno scacco al re.

Dovevo elaborare una strategia.

Applicai sulle mie labbra il rossetto del rosso più intenso che avevo e mi avviai sui miei tacchi verso la festa organizzata dai miei due amici.

Io avrei mosso la Regina.

Il locale si trovava al centro della città e fortunatamente riuscii ad entrare abbastanza velocemente, raggiungendo i miei amici.

La festa sembra già abbastanza avviata.

Musica commerciale rimbombava attraverso le casse e già molti miei colleghi sembravano non reggersi più in piedi.

Ero forse ritornata al secondo anno di università?

Risi al pensiero e mi avviai ad ordinare un cocktail del bar.

Purtroppo al posto di un quattro bianchi mi ritrovai in mano una bevanda fucsia, che guardai profondamente sconsolata, ma che bevvi lo stesso.

Quando la sfortuna ti perseguita.

Sentii ben presto un braccio sulla mia schiena, pensai fosse quello di uno dei miei amici, ma purtroppo non fu così.

“Eccola la nostra specializzanda più carina, stasera ti sei fatta aspettare, eh?” era la voce del dott. Costa; un po’ biascicata, ma ero sicura fosse la sua.

Dei brividi si impossessarono della mia schiena così come il mio respiro si fece più affannoso.

Mi sembrò viscido, come poche persone fino a quel momento della mia vita mi erano sembrate.

La sua mano umidiccia continuava a percorrere la mia schiena e si avvicinava pericolosamente al fondo di essa.

Era ubriaco e sapevo esattamente cosa fare: presi il suo braccio e lo allontanai bruscamente.

Non avevo paura: nonostante non avessi una buona considerazione di lui, ero sicura non sarebbe mai andato oltre quello che stava facendo; del resto eravamo in un luogo affollato.

Mi chiesi come facesse a trovarsi anche lui lì.

Era una festa rivolta agli specializzandi e il Costa aveva circa 45 anni e, seppur li portasse bene, non era esattamente questo il target d’età della serata.

“Oh no, ho capito perché sei arrivata in ritardo.  Oggi del resto è venerdì.

Sembri così innocente, così carina; e invece sei uguale a quel deviato di tuo fratello.” sussurrò al mio orecchio con un alito e mille brividi risalirono lungo la mia schiena, nonostante la sua mano non fosse più lì.

Non pure lui.

Anche Costa sapeva più di me, si era divertito a sferrarmi la sua stoccata, quasi fosse uno schermidore, e se ne era andato esattamente come era comparso.

Non ce la facevo più.

Non ero riuscita neanche a chiedergli spiegazioni. Mi sentivo una bambola di pezza che le persone si divertivano ad usare come pungiball, senza ritegno.

E se anche si rompeva e ne usciva il cotone fuori, ero poi io a dover ricucire tutto.

Volevo piangere, esternare tutta la mia frustrazione; urlare finché non avessi saputo ogni minimo dettaglio.

E invece mi trovavo ad una festa, sempre più confusa, sempre più amareggiata, muta.

Non sapevo neanche io ciò di cui avessi bisogno.

L’unica cosa che era chiara nella mia mente era che continuando così sarei impazzita.

Perché questa non era una partita a scacchi: uno contro uno; ma era palla avvelenata.

E tutti dovevano colpire me.

Mi accasciai a terra come se fossi stata realmente colpita e una delle poche frasi che sentii nella mia semicoscienza fu: “ho chiamato tuo fratello, sta venendo a prenderti”.

 

 

 

 

 

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: luxaar