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Autore: EveLWilliams    13/03/2018    0 recensioni
Dopo la firma della Grande Pace, Chicago è suddivisa in cinque fazioni consacrate ognuna a un valore: la sapienza per gli Eruditi, il coraggio per gli Intrepidi, l'amicizia per i Pacifici, l'altruismo per gli Abneganti e l'onestà per i Candidi.
Theia, una giovane Pacifica, deve scegliere a quale unirsi, con il rischio di rinunciare alla propria famiglia.
Prendere una decisione non è facile e il test che dovrebbe indirizzarla verso l'unica strada a lei adatta, si rivela inconcludente: Theia ha attitudini per tutte le fazioni.
Theia è una Divergente e la scelta di unirsi agli Intrepidi potrebbe costarle la vita, ma non quanto abbandonarsi ai sentimenti che prova per il più pericoloso dei capifazione degli Intrepidi: Eric.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eric, Nuovo personaggio
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Il frastuono di spari e grida si è interrotto bruscamente appena abbiamo abbandonato il tetto, adesso c’è solo il rumore dei nostri passi ad accompagnare la nostra corsa giù per le scale che portano dal tetto al corridoio dove ci sono gli ascensori. Il silenzio mi spaventa più degli spari perché non so da quale parte arriverà il pericolo.
Gli Intrepidi presenti nel complesso erano quasi tutti ipnotizzati a parte le persone “meritevoli”, probabilmente scelte per la loro crudeltà e Peter ne è la prova. Come è possibile che ci sia una sparatoria in atto? La risposta può essere una sola: Divergenti.
Quando l’esercito di ipnotizzati mi è passato davanti per salire sul treno, mi sono stupita di vedere che Tris era nelle loro stesse condizioni pur essendo una Divergente, ma quando l’ho vista puntare la pistola contro Eric ho capito che stava solo fingendo di essere sotto l’effetto del siero, quindi è possibile che altri abbiano fatto la stessa cosa, oppure si sono nascosti da qualche parte e quando hanno capito come stavano le cose hanno organizzato una rivolta.
La cosa non mi piace, Divergenti armati ed Eric nello stesso edificio, non si mette bene per lui. Dobbiamo fare in fretta, gli spari sembravano provenire dal centro di controllo e se sono tutti concentrati lì abbiamo la possibilità di scappare senza che nessuno ci veda.
Arrivata davanti agli ascensori mi blocco. Davanti a me ci sono corpi di Intrepidi a terra, li riconosco, erano tra i pochi svegli. Intorno a me, altri Intrepidi si tengono la testa stretta tra le mani come se fosse sul punto di scoppiare. I ruoli si sono invertiti, gli ipnotizzati ora sono svegli, mentre gli altri sono a terra in un sonno dal quale non si sveglieranno mai più.
«Muoviti!» esclama Eric tirandomi per un braccio.
«Che succede? Perché si sono svegliati?» domando.
«Non lo so, qualcosa deve essere andato storto» dice guardandosi intorno.
Non doveva andare così, lo leggo sul suo volto e su quello dei soldati Intrepidi. Sono confusi e smarriti, come bambini che si sono appena svegliati da un incubo.
Il computer non ha terminato correttamente il programma e i ricordi della simulazione non sono stati rimossi.
Non è il caso di fermarsi a pensare, siamo in una sala piena di Intrepidi lucidi e con un vivido ricordo di quello che è accaduto, consapevoli di essere stati delle marionette e non ci metteranno molto a capire che erano gli Eruditi a tirare fili.
«Ci penseremo quando saremo a chilometri da questo posto» dico a Eric.
Corriamo tra gli Intrepidi “risvegliati” che, per fortuna, sono ancora scossi dal brusco risveglio e non badano a noi.

«Fermi!» intima una voce.
La riconosco, è quella di Quattro, ma subito non riesco a vederlo con chiarezza, è solo una macchia scura nell’accecante luce del sole.
«Quattro, non sparare!» grido e d’istinto mi metto tra Eric e le due sagome scure che piano piano riesco a riconoscere come Quattro e Tris.
Non sono soli. Accanto a loro, a pochi metri dai binari, c’è un gruppo di persone che indossano abiti grigi, a parte uno che è vestito di blu.
Stringo gli occhi, non solo per il fastidio che mi provoca la luce del sole, ma soprattutto per lo stupore di trovarmi davanti persone che non mi sarei mai aspettata di vedere coinvolte in una rivolta. Caleb, Marcus Eaton, una ragazza Abnegante che non conosco e Neem. Il tranquillo e pacifico Neem ci sta puntando addosso un fucile. Lui ha sempre odiato le armi e la violenza, era l’unico che se ne restava in disparte quando, una vita fa, andavamo nel bosco a sparare ai barattoli vuoti.
«Sono complici di Jeanine!» esclama una voce fastidiosamente familiare.
Quel verme di Peter è con loro. È il gruppo più strano che abbia mai visto.
«Che accidenti dici! Tu sei suo complice, bastardo doppiogiochista» ringhio estraendo la pistola e puntandogliela contro. «Ci hai venduti a Jeanine, sarei morta se Eric non mi avesse trascinata via da te e da quella pazza!»
«Stai calma. Abbassa la pistola» mi ordina Eric con voce calma.
«Abbassate tutti le armi» dice Marcus in tono pacato. «Non fate niente di cui potreste pentirvi» aggiunge.
Sta negoziando, è quello che mi aspettavo da un Abnegante, ma il modo in cui ci guarda, il suo tono di voce calmo e falsamente paterno fanno suonare un campanellino nella mia testa. Lo stesso che ho sentito quando ho visto i rapidi cambiamenti di espressione di Eric, o quando ho sentito la voce di Jeanine nei corridoi della residenza ancora prima di vederla avvolta nel suo abito azzurro. Marcus prima di essere una Abnegante era un Erudito.
«Theia, togliti dalla mia linea di tiro» mi ordina Quattro ignorando l’ordine di Marcus.
Capisco che non sono io quella che gli interessa, vuole Eric. Mi domando se vuole ucciderlo perché complice di Jeanine o per suoi interessi personali. La seconda. Nei suoi occhi non c’è rabbia ma odio, è una questione personale tra loro due.
Lentamente abbasso la pistola e mi faccio da parte ma, prima che lui abbia il tempo di fare qualcosa, afferro Tris, la immobilizzo e le punto la pistola alla tempia.
«Spara a Eric e io uccido Tris.»
Non è un bluff e Quattro lo capisce immediatamente. Senza Eric sono persa, lui lo sa e questo lo spaventa perché perderei il controllo e la prima a pagarne le conseguenze sarebbe proprio la sua preziosa Tris.
«Dammi un motivo per lasciarlo andare» dice senza staccare gli occhi da Eric.
Dirgli che mi ama sarebbe inutile, non gli importa dei sentimenti di Eric, è convinto che non ne abbia. Non lo conosce, come tutti non ha mai voluto conoscerlo, non ha provato a capirlo, si è fermato solo alla superficie e non si è spinto più a fondo come ho fatto io.
Non l’ha visto cambiare, non era con me sul tetto quando ha deciso di andare contro a tutto quello che ha sempre desiderato e creduto solo per non perdere me, l’unica persona che non si è voluta fermare alle apparenze e ha scoperto un Eric in grado di riconoscere i suoi errori, cambiare e amare davvero.
Non si lascerà impietosire, posso provare a convincerlo che il mostro è Jeanine e se non funzionasse potrei cercare di destabilizzarlo, ricordargli che lui odia Eric da prima che tutto questo cominciasse e che forse volerlo morto è legato solo a vecchi rancori.
«Jeanine l’ha manipolato sin da quando era bambino, non voglio giustificare tutto quello che ha fatto durante la sua permanenza negli Intrepidi, ma spiegarti perché l’ha fatto. Sai anche tu quanto un certo tipo di educazione può pesare sulla formazione del carattere di una persona» gli spiego seguendo la voce dell’Erudita che è in me.
«Ma forse tu lo vuoi uccidere per un altro motivo, qualcosa di personale tra te e lui che non ha nulla a che fare con quello che è accaduto oggi» aggiungo fissandolo dritto negli occhi.
Non so cosa sia accaduto tra loro due, so solo che si odiano a morte e spero per una ragione futile e sciocca, la solita rivalità maschile che, ne sono certa, farà vacillare Quattro nella sua scintillante armatura.
Faccio centro, non so se devo ringraziare l’Erudita che c’è in me, che gli ha fatto il discorso sulla formazione del carattere, oppure la stronza che gli ha ricordato che, se il suo desiderio di uccidere Eric nasce da una semplice rivalità, lui non è migliore di Eric come crede.
«Resta sempre un bastardo» mormora Tris a denti stretti.
«È pericoloso tenerlo con noi, potrebbe essere una spia di Jeanine» Peter porta il suo fastidioso contributo alla conversazione.
«Disse il nuovo cagnolino di Jeanine» intervengo. «Immagino che non l’hai ancora detto ai tuoi nuovi amici. Come non hai detto loro che hai cercato di uccidere sia me che Tris.»
Peter mi lancia un’occhiataccia e poi cambia subito espressione.
Il Candido bugiardo sta per rifilarci qualche menzogna accompagnata dallo sguardo da cucciolo smarrito.
«Chi ci dice che non sei tu la spia mandata da Jeanine?» domando prima che possa aprire bocca.
La mia domanda fa nascere il dubbio in tutti i presenti. Quattro e Tris sanno che è lui il colpevole delle aggressioni e questo gioca a mio favore. Ha già fatto nefandezze per scalare la classifica, perché non alzare il tiro e puntare direttamente ai vertici del nuovo governo?
Quattro guarda Peter e poi i suoi occhi tornano di nuovo su Eric. Lo osserva come se stesse aspettando una spiegazione, che non tarda ad arrivare.
«Ho chiuso con Jeanine e con le fazioni» spiega Eric. «voglio solo prendere Theia e portarla via da qui, il più lontano possibile. Faremo solo una breve sosta dai Pacifici per fare provviste e poi lasceremo la città.»
«Perché dovremmo crederti, ti sei finto un Intrepido per prendere il comando di questa fazione e spianare la strada agli Eruditi, come facciamo a sapere che questo non è un altro trucco?» domanda Tris.
«Ha ragione Beatrice, non possiamo fidarci di lui e della sua complice» si intromette la ragazza Abnegante che è con loro.
Mi domando chi sia e perché stia imbracciando un fucile. Un Abnegante non lo farebbe mai, anche se dopo quello che è successo non sembra tanto insolito, però il suo sguardo freddo e distaccato mi fa venire i brividi. È come se ci fosse qualcosa fuori posto, o meglio, lei sembra fuori posto. Indossa abiti da Abnegante ma non si comporta affatto come una Abnegante.
«Hey, non credo sia il momento di fare una caccia alle streghe» esclama Neem indicando la sagoma scura del treno che si sta avvicinando a noi.
«Ha ragione, se restiamo qui verremo tutti catturati e non ci sarà nessun processo equo, verremo tutti giustiziati» interviene Marcus. «La cosa migliore è andarcene via da qui. Quando saremo al sicuro penseremo a cosa fare di loro tre» aggiunge indicando me, Eric e Peter.
Quattro, quasi infastidito, abbassa la pistola. Io lo guardo mentre la ripone lentamente nella fondina e poi faccio la stessa cosa.
«Per me va bene» replica Quattro «ci penseranno i Pacifici a mandarli a morire là fuori» aggiunge alzando lo sguardo in direzione della Recinzione.
Mi vengono i brividi. Non ho mai pensato davvero a cosa potrebbe esserci oltre la Recinzione. Ci hanno detto che l’umanità è stata annientata dalla guerra e che non c’è altro che rovine, disperazione e violenza. La Recinzione è un piccolo angolo di paradiso in mezzo al caos e adesso, io ed Eric, abbiamo deciso di abbandonarlo.

   
 
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