Elegia

La cappa di umidità aveva avvolto la cittadina di Hawking anche quel mattino, lasciando presagire l'arrivo di un imminente temporale. La settimana non stava certo iniziando nel migliore dei modi.
Will Byers da qualche tempo preferiva evitare di volgere lo sguardo al cielo e così anche quel giorno raggiunse a testa bassa l'atrio della scuola; la campanella era suonata da diversi minuti ma sapeva che nessuno avrebbe badato al suo ritardo. Ultimamente sembravano tutti molto inclini a perdonargli qualsiasi cosa - dalle disattenzioni in classe alle frequenti uscite anticipate – del resto non era per nulla semplice reintegrarsi in una realtà sociale che fino a poco tempo prima aveva assistito al suo stesso funerale.
Ma se il preside e i professori sembravano disposti a tollerare la sua diversità, lo stesso non si poteva dire dei suoi compagni che, preda delle più stupide elucubrazioni adolescenziali – avevano iniziato ad affibbigliarli i soprannomi più terribili.
Così da semplice sfigato era diventato uno zombie e nel giro di qualche settimana Zombie boy era l'epiteto con cui lo chiamavano tutti.
Will non sembrava farci molto caso e al momento era preso da problemi ben più incombenti: le visioni del Sottosopra non gli davano tregua e a volte aveva la netta sensazione, nonchè profonda paura, di essere ancora terribilmente legato a quel mondo parallelo. Come se laggiù, nel buio più ostile e così reale, avesse lasciato una parte di sè. Che cosa, però, non lo sapeva.
Le parole di Bob gli risuonavano prepotenti in testa e una parte di sè si stava appigliando ad esse con celata disperazione. Avrebbero funzionato, forse.
"Vattene via", bastava pronunciarle con tutto il fiato che aveva e magari quel maledetto mostro sarebbe scomparso. Era nella sua mente, poteva riuscirci ma aveva bisogno di crederci fino in fondo.

"Non ne sono in grado" pensò poche ore più tardi, quando una nuova crisi sembrò afferrargli le viscere e stritolarle dall'interno. Le nuvole grigie si erano fatte cupe all'orizzonte, prima nere e poi rosse, intense, come se una terribile catastrofe stesse per riversarsi su tutta la città.
Ma Will dentro di sè sapeva che Hawking era invisibile agli occhi di quel mostro e che se c'era un bersaglio, in quel momento, quello non poteva che essere lui.

Vattene. Un'eco lontana gli ritornò alle orecchie ma la paura la sovrastava e lui si avvicinava sempre di più.
Vattene via.

"Vattene via!" urlò infine, lottando contro lo specchio che rifletteva la sua paura più grande; gli occhi gli si riempirono di lacrime ma non si arrese. Urlò ancora, urlò forte, con tutto il fiato che aveva in gola e urlò anche quando i polmoni gli implorarono di fermarsi.

"VATTENE! VATTENE VIA!"

Avrebbe dovuto essere semplice, bastava mostrarsi coraggioso e invincibile e la sua visione sarebbe scomparsa. Il cielo sarebbe tornato grigio e al posto delle nuvole vermiglie sarebbe scesa una violenta pioggia a bagnare il terreno di Hawking, posandosi anche sulla sua pelle e ripulendola dal terrore.
Un ultimo, disperato grido.

"Vattene via!"


Ma lui non se ne andò.





NdA
Buonasera :)
E' la prima volta che scrivo in questo fandom e avendo questa one-shot tra le cartelle impolverate del pc, ho pensato finalmente di pubblicarla.
L'idea era quella di approfondire in breve il momento (seconda stagione) in cui Will Byers si scontra "a tu per tu" con il demone del sottosopra, con il riferimento alle parole utilizzate da Bob durante il tragitto in macchina.
Spero che la one-shot vi sia piaciuta e ci tengo a fare un ringraziamento speciale ai New Order, che mi hanno prestato il titolo <3

Alla prossima

_Atlas_