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Autore: LanceTheWolf    14/03/2018    2 recensioni
Sappiamo tutti come è finita Legend of Korra e... Mako?
Storia di Mokuren
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yuri | Personaggi: Asami, Bolin, Korra, Mako, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao, qui è Mokuren che parla. Volevo farla più lunga ma poi ho pensato che per mantenerla leggera e scorrevole questa era la versione più adatta. Non volevo fare papiri ma qualcosa di facile da leggere e divertente. Spero vi piaccia. Questa storia partecipa, in ritardo, alla contest di San Valentino del gruppo Facebook della Stamberga degli Scribacchini (Link: https://www.facebook.com/events/1594828553904308/). Un Bacione a Lance, Donnasole ed Eirien, che si sono sentite pazientemente i miei sproloqui sulla stesura. Il titolo fa schifo, scusate ma non avevo voglia di starci più a pensare dopo una settimana di “qualcosa mi verrà in mente” … ovviamente così non è stato. ^^’
Cia
MOKU

 

Inutili Preoccupazioni e Notizie Eclatanti

La vita era ingiusta e complicata, non c'era altra spiegazione per quella situazione. Questo pensiero continuava a girare nella testa di Mako mentre col resto del gruppo si trova sul mezzo che li avrebbe portati alla loro destinazione.
Com’era cominciata?
Era cominciato tutto la sera precedente, in una delle solite serate in cui il Team Avatar si ritrovava insieme a cena, stavolta a casa sua… Ok, se doveva essere completamente sincero tutto era cominciato con Korra ed Asami che lo avevano stretto in un angolo per impedirgli di sottrarsi al loro interrogatorio. Il suo fratellino, adorabile traditore che era, si era messo in disparte dopo aver lanciato la così detta "bomba" nell'esclamare a gran voce sul succhiotto che aveva intravisto sul suo collo: –E quello?–
Benedetto ragazzo! Quando doveva cogliere particolari importanti nemmeno a pagarlo oro, ma quando doveva farsi i fatti suoi e non notare cose che neppure Asami aveva notato, aveva improvvisamente l'occhio di falco.
Aveva visto con apprensione quelle due paia di occhi, una di zaffiro e l'altra di giada, puntarsi sul suo collo a ricercare il segno rivelatore semi nascosto dal colletto della camicia, spalancarsi per la sorpresa e poi puntarsi sul proprio volto mentre le loro espressioni passavano dalla sorpresa alla curiosità. Praticamente l'espressione di due gattine che avevano appena visto oscillare davanti ai loro occhi un filo di lana.
La valanga di domande sull'identità della ragazza che aveva lasciato il proprio marchio sulla sua pelle erano sembrate incoraggiate dalla sua reticenza a parlarne, contando anche che in passato non aveva mai avuto problemi nel parlare con le sue ex e suo fratello delle sue occasionali conquiste. Non se ne vergognava affatto, dopotutto era libero di fare ciò che voleva, ma non aveva mai più trovato una donna in grado di affascinarlo quanto quelle due gattine curiose che gli si erano fatte vicine vicine nel cercare di carpirgli risposte. Questo almeno fino a poco tempo prima.
Era stato quasi sul punto di cedere alle loro incessanti domande quando il telefono era squillato prepotentemente, distraendo, con suo grande sollievo, le due micette.
Quando aveva risposto, finalmente, quel sollievo ed il sottile divertimento provocato dalle loro faccette curiose era evaporato. Completamente.
La voce grave di Iroh gli aveva detto chiaramente e senza troppi giri di parole che avevano perso da quasi un giorno ogni contatto radio con il gruppo comandato da Mei.
A Mako si era gelato il sangue nelle vene e l’unica cosa che era stato capace di blaterare al Principe del Fuoco era stata: –Arrivo.–
Bolin e le due ragazze l’avevano seguito senza indugio, quando aveva spiegato loro il problema con poche parole, diretto, conciso, preoccupato e distratto tanto da rendersene conto ma impossibilitato a pensare ad altro oltre alla sua compagna e alle sue commilitrici disperse, probabilmente in pericolo.
Sospirò passandosi una mano sul volto come a cercare di spazzare via la preoccupazione e rimanere concentrato, senza pontificare su inutili scenari orrorifici che il suo cervello stava affastellando uno sull’altro.

Dalla sua posizione seduta sul ponte della nave, Asami, con un braccio intorno a Korra, si godeva la brezza marina che le scompigliava leggera i capelli.
“Per fortuna è andato tutto bene.” Pensò con sollievo osservando Mako, poggiato contro la paratia a qualche metro da loro, che sorrideva alla donna che stringeva tra le braccia. Parlavano tra loro come se fossero le uniche due persone al mondo.
Il gruppo di cinque ragazze comandato da Mei, aveva avuto problemi con la radio ed aveva perso i contatti con la nave, ma aveva comunque portato avanti la missione affidata e si era presentato al punto di incontro come prefissato. Mei era rimasta perplessa nel vedere lì Mako, ma quando le era stato spiegato della telefonata di Iroh al ragazzo aveva roteato gli occhi, baciato il suo uomo con un sorriso e poi, una volta tornati a bordo, aveva fatto una lavata di capo al suo superiore per essersi preoccupato tanto solo perché il gruppo era di sole donne. In privato, ovvio. Il tutto mentre Mako spiegava loro che lui e Mei si erano conosciuti quasi nove mesi prima, durante quell’incarico investigativo in incognito che lo aveva visto lontano da Città della Repubblica per tre mesi.
La sua partner per quella missione era stata proprio Mei e, a quanto pareva, nel fare finta di essere marito e moglie avevano scoperto un’affinità che avevano deciso poi di esplorare tornati alla normalità.
A nulla erano valsi i loro tentativi di farlo sbottonare di più sugli accadimenti di quel periodo, dimostrandosi terribilmente avaro di qualunque commento.
Da una parte, la consapevolezza che Mako si frequentasse da più di sei mesi con una donna, e non avesse detto loro nulla, non era stata piacevole, ma la faccia del ragazzo, quando gli avevano detto che sospettavano che ci fosse qualcuno nella sua vita da un po’ di tempo, era stata inizialmente scettica… solo per divenire paonazza quando gli avevano confessato candidamente che pensavano fosse Iroh.
Aveva senso. Mako lo aveva nominato parecchio in quel periodo, oltretutto quando lo faceva sorrideva sempre in modo particolare e Bolin, che aveva mantenuto i rapporti con il Generale, aveva avuto la stessa impressione parlando con lui.
Mako aveva sbottato qualcosa del tipo “Due uomini del fuoco a letto insieme?! Non è un rapporto, ma una battaglia!” prima di andarsene scuotendo il capo.
Asami ricordava bene il viso perplesso di Korra che commentava: –Non protesta per il fatto che pensavamo che stesse con un altro uomo?– Seguita dalla scrollata di spalle di Bolin in risposta.
Un ridacchiare la scosse da quelle considerazioni, interrompendo il quieto ciarlare di Korra e Bolin che si volsero ad guardare due delle soldatesse del gruppo di Mei osservare i due piccioncini con esagerati sorrisi mentre commentavano tra loro: –Certo che Mei se lo è scelto bene, hai visto che spalle? Per non parlare di quei fianchi e le gambe lunghe e muscolose.–
La minuta ragazza del fuoco scosse il capo, estremamente divertita alle parole della compagna. –Tieniti pure le spalle che io mi prendo volentieri il resto! Alto e prestante com’è, se tutto è in proporzione, Mei è veramente una donna fortunata.– Disse roteando gli occhi alla propria insinuazione.
–E visto che sono ancora insieme dopo mesi, direi che possiamo essere certe che lo sia.– Concluse la brunetta dagli occhi blu, chiaramente di Città della Repubblica, vista la carnagione chiarissima unita all’essere una dominatrice della terra.
–Ehi!– Protestò Bolin guardandole torvo con il viso arrossato dalle loro insinuazioni. –Quello è mio fratello! Ma non avete ritegno?–
La piccoletta del fuoco lo squadrò per un attimo con fare serio, prima di allargare un sorriso lascivo e dire: –Si vede che siete fratelli… ma tu a spalle e pettorali sei messo decisamente meglio. Hai da fare stasera? Sai, sarei di riposo e non mi sono ancora organizzata… una donna ha delle necessità.–
Il povero ragazzo la fissò per un attimo spiazzato per poi volgersi verso le amiche come a chiedere aiuto.
Asami sentì un sospiro nascerle dentro ma lo represse.
Possibile che quell’uomo non fosse in grado di dire di no ad una donna?
Oltretutto sospettava che la ragazza stesse cercando di metterlo volutamente in difficoltà, pura tattica base per cogliere un uomo di sorpresa.
–Ma io… Ho una ragazza.–
Il sorriso della moretta si allargò ancora di più. –Tranquillo, non sono gelosa.–
L’amica sbuffò, evidentemente divertita dallo scambio di battute, mentre la osservava avvicinarsi al dominatore della terra tanto da costringerlo quasi ad indietreggiare. –Come no. Tu non sei gelosa giusto con i ragazzi altrui, piccola iena.– La rimbrottò amabilmente e l’altra fece spallucce.
–Punti di vista Min, punti di vista. Piuttosto, ragazzone, visto che sei uno schianto la tua ragazza probabilmente non sarà da meno, no? Vuoi portare anche lei? Io non mi faccio problemi, anzi.– Quando una manina dalla pelle chiara si sollevò ad accarezzargli appena il volto Bolin batté gli occhi diventando paonazzo e… scappò via biascicando qualcosa su “donne paurose” e facendo scoppiare le soldatesse in una grossa risata, mentre la moretta mormorava, con tono deluso: –Peccato.–
Korra al suo fianco era palesemente perplessa mentre i due piccioncini erano ancora nel loro mondo, o così sembrava.
Asami era felice con Korra, seriamente felice, ma sentì un po’ di nostalgia nel vedere Mako sorridere con quella dolcezza nello sguardo ad un’altra donna. La dominatrice del metallo, da parte sua, sembrava ricambiare quelle attenzioni e la giovane Sato si prese un attimo per osservarla: la divisa della Forza di Difesa nascondeva molto poco di quel corpo scattante intorno al quale erano avvolte le braccia del dominatore del fuoco. Alta qualche centimetro più di Asami stessa, i capelli raccolti in una massa di treccine, lunghe tanto da arrivarle a sfiorare il fondoschiena, di un caldo color rame proprio come gli occhi dal taglio allungato, tipico della parte nord del Regno della Terra. Era molto bella, con quell’andatura felina che raccontava di un carattere imperioso, ma non aggressivo. Se doveva paragonarla a qualcuna non era certo né a lei e né a Korra che andavano i suoi pensieri, ma a Lin. Giusto, le ricordava una Lin più giovane e meno amareggiata dalla vita, sicura di se stessa ma cosciente dei suoi limiti e delle sue capacità.
Erano proprio una bella coppia, doveva ammetterlo. In fondo, lei e Korra non avevano rancore per Mako e volevano per l’amico una vita felice. Se Mei dava questa felicità al ragazzo era la benvenuta nella loro strampalata famiglia.

Dalla sua posizione accanto a Mako, Mei sorrise divertita alle faccine buffe dell’Avatar che assaporava lo stufato speziato, decisamente troppo piccante, per rientrare nei gusti del delicato palato dell’acqua.
La donna non si sentiva minimamente in colpa verso di lei visto che si era presentata, con fidanzata e fratello di Mako al seguito, a cena a casa del suo compagno quando loro due non desideravano altro che starsene finalmente un po’ soli.
Dopotutto erano rimasti lontani solo quanto?
Tre settimane?
Aveva avuto la possibilità per incontrarlo una manciata di minuti per avvertirlo della missione che avrebbe ritardato il suo permesso di alcuni giorni. Pochi minuti che avevano utilizzato al meglio ma che non l’avevano soddisfatta come avrebbe voluto, certo che no. Era stato come prendersi un saporito e stuzzicante antipasto e poi saltare la cena. E, a giudicare dall’espressione di Mako e dalla sua riluttanza nel lasciarla andare, anche per lui doveva essere stato lo stesso. Mei aveva dovuto fare forza su se stessa per uscire da quella porta e lasciare il proprio uomo in quello stato. Ancora lo ricordava con i capelli scarmigliati dalle proprie mani, la camicia lasciata scivolare oltre le spalle, i pantaloni aperti e, soprattutto, quell’adorabile ed indefinibile espressione che aveva sussurrato ai suoi sensi che se non se ne fosse andata immediatamente non sarebbe più riuscita a farlo.
Mai missione le era così tanto pesata, mai! Aveva contato il passare i giorni pregustando il ritorno tra le braccia di lui.
Per fortuna degli intrusi, ovviamente, Mako l’aveva avvisata che con tutta probabilità quella sera se li sarebbero trovati tra le scatole, altrimenti non l’avrebbe presa così bene.
A dire del suo uomo l’Avatar non si sarebbe data pace fino a che non avrebbe avuto delle risposte. Questo Mei, sapendo che Mako aveva tenuto il fratello e le ragazze all’oscuro della loro relazione, poteva concederglielo, anche perché, seppur capendo le intenzioni del compagno di prendersi dei momenti solo per loro, lei non aveva apprezzato molto la cosa. Mako l’aveva fatto per rubare al mondo del tempo solo per loro, lontano dall’invadenza dei suoi amici, ma lei si era sentita infastidita dal non essere stata nemmeno accennata alla famiglia dell’uomo.
Era stata paziente con lui e sapeva di poterlo essere anche con quei tre ragazzi che avevano scoperto così all’improvviso della relazione che la legava a Mako.
–Questo stufato è piccantissimo!– Si lagnò l’Avatar all’ennesima cucchiaiata facendo ridere Mako che, al contrario, mangiava di gusto il frutto dei suoi sforzi in cucina, riempiendola di soddisfazione.
–Korra, ho preparato la cena per un uomo del fuoco.– Le disse mentre Bolin la guardava perplesso.
–Si, va bene… ma perché hai preparato tutto questo stufato?–
A quella innocente domanda il sorriso di Mei si allargò. –Perché domani è sabato, e contavo di non avere tempo per preparare troppi pasti …–
Gli occhi ambra di Mako incontrarono i suoi mentre un sorrisetto divertito e soddisfatto gli si dipingeva sul volto; segno che aveva capito benissimo che intendeva tenerlo a letto per parecchio, parecchio, parecchio tempo… E non sembrava affatto contrario alla cosa, anzi. Quegli occhi gli stavano dicendo “non vedo l’ora”.
Mai aveva intenzioni bellicose per la nottata: già immaginava i loro corpi stretti sotto le coperte a vezzeggiarsi a bassa voce dopo la passione, quei momenti che adorava quanto, se non più, di fare l’amore.
Per adesso si sarebbe goduta la cena, movimentata dalle chiacchiere di Korra e Bolin e dalle più garbate riflessioni di Asami, ma la sua pazienza avrebbe avuto un termine.
Come s’immaginava, dopo cena, Mako si era offerto di lavare i piatti, dividendo il gruppo in due, fratelli e donne, dando così l’occasione sia a Korra ed Asami, sia a Bolin, di indagare su cosa c’era davvero tra loro come stavano morendo dalla voglia di fare dall’inizio di quella serata.
Sedute al tavolo davanti a lei, Korra ed Asami, la fissavano speranzose e Mei si trovò a pensare alla definizione che ne aveva dato Mako: due perfette gattine curiose, una più suadente, l’altra più apertamente sorridente, ma ugualmente, terribilmente curiose.
–Cosa vi ha detto Mako?– Chiese loro, rispondendo all’aspettativa che leggeva sui loro volti venendone premiata dall’allargarsi del sorrisone dell’Avatar e dal sorriso pacato della compagna di questa, prima che le rispondesse: –Una versione molto editata. In missione insieme, giravate in casa mezzi nudi dovendo fingervi marito e moglie e gli ormoni hanno avuto la meglio. Al rientro dalla missione avete deciso di provare a vedere se erano stati davvero solo gli ormoni a farvi avvicinare o se c’era qualcosa di più.–
–E dopo sei mesi, c’è decisamente di più.– Terminò l’Avatar le parole dell’altra per poi fissare Mai speranzosa. Lei ridacchiò. –Tutto giusto, ma “decisamente” editato. Cominciamo dall’inizio: quando mi proposero quella missione inizialmente ero reticente al parteciparvi, non fosse che Iroh mi assicurò di conoscere personalmente la persona con cui avrei dovuto instaurare quel finto menage familiare, e garantì per lui. Il mio primo pensiero quando ho visto Mako la prima volta è stato: “spiriti che spalle”. Mako è un bell’uomo e grazie alla sua statura risulta particolare se confrontato con gli altri uomini del fuoco che conosco.–
Korra annuì. –Certo, sei imbarcata sulla nave di Iroh, ne vedrai tutti i giorni di uomini del fuoco.–
Mei sorrise alla giovane Avatar. –Esatto. La prima volta che l’ho visto svestito mi ha fatto venire la proverbiale acquolina in bocca… non credo di dovervi fare le lodi di quei pettorali e quella tartaruga, no?–
Stavolta fu Asami a risponderle. –Tutto si può dire di Mako, ma non si può negare quanto sia bello.–
–Vero.– Annuì la giovane dell’acqua. –Quindi ti è piaciuto subito.–
–Beh, si. Contando anche che si è dimostrato gentile già dalle prime battute dette tanto da non rendere affatto difficile cominciare, e portare avanti, quella collaborazione. Per alcuni giorni è andato tutto bene … tranne per il fatto che abitare con quel pezzo di maschio, che girava mezzo nudo per casa, ha cominciato a farmi venire i cinque minuti di “bollori”, se capite cosa intendo. Intensificati dall’essermi resa conto di non essergli affatto indifferente.–
Asami allargò un sorrisetto saputo a quell’uscita. – E’ così facile notare certe cose in un uomo, vero? Soprattutto vista l’entità della… situazione.–
Mei sorrise maliziosa alla giovane Sato, capendo che delle due era la più spigliata sull’argomento, mentre Korra era arrossita al discorso, anche se non sembrava turbata, solo imbarazzata.
–Dopo questa realizzazione mi ci è voluto poco per capire che Mako sarebbe rimasto, malgrado tutto, rigorosamente professionale nei miei confronti e che, se volevo che qualcosa accadesse tra me e lui, dovevo fare io la prima mossa.–
Korra si sporse verso di lei con aspettativa. –E che hai fatto? Ci sei andata a parlare?–
“Beata innocenza” Pensò Mei decidendo di essere estremamente diretta, come suo solito, con le due donne, anche per vedere come avrebbero preso un po’ di sana sfrontatezza da caserma. –Ho aspettato che andasse a farsi la doccia, mi sono infilata anche io nel cubicolo ed ho preso… la situazione in mano.– Il sorriso che si era allargato sul suo volto doveva essere estremamente lascivo perché, unito alle parole appena enunciate, fece arrossire le due donne davanti a lei che la fissarono con espressioni egualmente scioccate.
Mei rimase zitta, prendendosi il tempo di assaporare lungamente un sorso del liquore al cioccolato che aveva servito a lei e alle ragazze, mentre queste, davanti a lei, cercavano di riprendersi dalla sorpresa.
Incredibilmente fu Korra la prima a riuscire a spiccicar parola. –…E lui non ha protestato?– Chiese con un fil di voce mentre Asami annuiva concorde a quella domanda.
–Korra, Mako è un uomo del fuoco e, seppure avesse voluto, non avrebbe potuto certo parlare con la mia lingua in bocca.– Ancora le due ammutolirono facendo ridacchiare Mei che si sentì soddisfatta di averle lasciate così basite. –Ma no, non mi ha spinta via, tutt’altro; diciamo che, anche se ha gradito la mia presa della “situazione”, non me l’ha lasciata in mano a lungo, preferendo andare “a fondo” nella questione per la soddisfazione di entrambi, non solo sua. Diciamo che il nostro rimanente periodo di lavoro insieme è stato decisamente molto più interessante e la nostra recitazione dei ruoli assegnatici molto più… spontanea.–

Korra camminava pensosa mentre, per mano con Asami, si dirigeva verso il tempio dell’aria. La notte era fresca e c’era ancora gente in giro, anche perché era relativamente presto.
Subito dopo quel discorso Mei li aveva cordialmente, ma fermamente, messi alla porta, asserendo che dopo tre settimane con solo l’antipasto, voleva consumare il suo lauto banchetto. Ci era voluta Asami a spiegare a lei e a Bolin che Mei e Mako volevano rimanere soli per fare le “cose” da coppia…
Korra era inesperta, ma non stupida ed aveva capito il senso ed Anche Bolin che era impallidito, dichiarando poi che non voleva sapere queste cose del suo fratellone, proprio no.
Quando si erano separati Asami lo aveva guardato con fare malizioso e l’aveva bonariamente rimproverato di aver tradito le aspettative di quella povera soldatessa del fuoco.
–Dopotutto una donna ha delle necessità.– Gli aveva detto, facendolo divenire un rosso pomodoro blaterante prima di scappare via dopo un veloce saluto.
Ora lei ed il suo amore camminavano verso casa con una strana sensazione di nostalgia mista ad euforia.
–Sono carini insieme.– Commentò mentre incedevano e, con la coda dell’occhio, vide il sorriso di Asami allargarsi.
–Molto. Possiamo smettere di preoccuparci, vero?–
Korra annuì.
–Finalmente. Era ora che trovasse qualcuno, ci stava facendo preoccupare. Al punto…–
–Che anche Iroh ci sarebbe andato bene , purché fosse felice.–
–Che hai da dire contro Iroh?– Le rispose la compagna con aria sbarazzina e Korra si volse a sorriderle.
–Nulla. Basta che sia felice.– Poi dopo qualche attimo. –Che intendeva Mako quando ha detto che quello tra due uomini del fuoco a letto insieme non è un rapporto, ma una battaglia? E soprattutto… come fa a saperlo?–
La risata argentina di Asami fu l’unica risposta a quella domanda.

 

Questa storia si è classificata terza posto al contest di San Valentino 2018 del gruppo Facebook della Stamberga degli Scribacchini:
 
   
 
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