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Autore: Ciuffettina    15/03/2018    6 recensioni
Lui era il glorioso arcangelo Raphael, perché mai doveva fare da balia a quel ragazzetto complessato?
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anna, Gabriel, Metatron, Nuovo personaggio, Raphael
Note: Cross-over, OOC, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima dell'inizio
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- Questa storia fa parte della serie 'Il dietro le quinte della Bibbia'
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Appena arrivarono a Ecbàtana, Tobia e Raphael andarono alla casa di Raguel, che trovarono seduto presso la porta del cortile.
Lo salutarono per primi ed egli rispose: «Salute fratelli, siate i benvenuti!» Li fece entrare in casa e disse alla moglie Edna: «Quanto somiglia questo giovane a mio fratello Tobi!»
Tobia rispose: «Per forza! Tobi è mio padre.»
Raguel allora l’abbracciò e pianse. Poi gli disse: «Sii benedetto, figliolo! Sei il figlio di un ottimo padre. Ho saputo che è diventato cieco, che sventura per un uomo così giusto e largo di elemosine!» Si gettò al collo del nipote e pianse. Pianse anche la moglie Edna, pianse anche la loro figlia Sara e pianse anche Tobia.
Raphael, irritato da quel fiume di lacrime, si tenne debitamente alla larga prima che a qualcuno venisse la bella idea di piangere anche addosso a lui.
Poi Raguel fece macellare un montone del gregge e ordinò ai servi di preparare un lauto pranzo.

Mentre la famiglia di Sara preparava la tavola per accogliere degnamente i due ospiti, Raphael si defilò per parlare con Geniel, l’angelo custode della ragazza.
«Era ora che intervenisse qualcuno» disse contento l’angelo. «Sara è sempre più depressa e purtroppo, se tentasse di uccidersi, non potrei fare nulla per impedirglielo ma dovrei rispettare il suo Libero Arbitrio» sospirò, «per fortuna, finora sono riuscito a dissuaderla.»
«È nostro Padre che decide quando bisogna intervenire, non tu» gli disse l’arcangelo severamente. «Come l’hai dissuasa? Non le sarai apparso, per caso?»
«Certo che no! Conosco gli ordini. All’inizio cercavo d’infonderle pensieri positivi ma vedendo che era inutile, le feci venire in mente che la gente l’avrebbe giudicata ancor più negativamente dopo il suo gesto e lei ha desistito ma non so quanto può durare.»
«Bene. Ora ci sono io, puoi andare, il tuo compito è finito» replicò l’arcangelo agitando una mano con aria annoiata.
Geniel esitò un attimo poi disse: «Io sono qui per ordine di Gabriel… Soltanto lui può dirmi se la mia missione è finita oppure no…»
Raphael lo fissò freddamente con i suoi occhi color onice. «Ti ho ordinato che puoi andartene!» sibilò.
Non era molto salutare per un semplice angelo mettersi a discutere con un arcangelo, specialmente se si voleva rimanere interi… Prima di andarsene, Geniel notò che la tunica e i calzari di Raphael erano impolverati come se avesse percorso l’intero tragitto da Ninive a Ecbàtana a piedi. Il pensiero del potente e arrogante arcangelo, costretto a camminare lungo sentieri sassosi e polverosi, lo fece sorridere poi tornò in Paradiso a fare rapporto.

Quando si furono messi a tavola, Tobia sussurrò a Raphael: «Azaria, domanda a Raguel che mi dia in moglie mia cugina Sara.»
«Ma non puoi domandarglielo da solo?» replicò Raphael esasperato. Già era seccato perché doveva far sparire il cibo che i servi continuavano a mettergli davanti senza che gli altri commensali se ne accorgessero, doveva fare anche da portavoce a quell’essere inetto?
Raguel notò quello scambio di battute e domandò: «Tobia vuole il sale?»
«No, vuole sposare tua figlia Sara» rispose Raphael.
Sulla tavolata calò un silenzio di tomba.
Raguel si schiarì la voce e disse al giovane: «Tobia, voglio dirti con franchezza la verità. L’ho data a sette mariti e tutti sono morti la notte stessa delle nozze. Ora mangia, bevi, sta’ allegro e non ci pensare.»
Ma Tobia, spingendo il piatto lontano da sé, disse: «Non mangerò e non berrò, finché non prenderai una decisione a questo riguardo.»
Rispose Raguel: «E sia! Ti viene data secondo il decreto del libro di Mosè e come dal cielo è stato stabilito. Prendi dunque tua cugina. Ti viene concessa da oggi per sempre. Il Signore vi assista questa notte, figlio mio, e vi conceda la Sua misericordia e la Sua pace». Fece alzare Sara, la prese per mano e l’affidò a Tobia con queste parole: «Prendila; secondo la legge e il decreto scritto nel libro di Mosè ti viene concessa in moglie. Conducila sana e salva da tuo padre. Dio vi assista con la Sua pace.» Dopo di ciò ricominciarono a mangiare e a bere.
Poi Raguel chiamò la moglie Edna e le disse: «Prepara l’altra camera e conducila dentro.»
Ella andò a preparare il letto della camera e vi condusse la figlia. Pianse con lei, poi si asciugò le lacrime e disse: «Coraggio, figlia, il Signore cambi in gioia il tuo dolore.» Uscì.

Quando ebbero finito di mangiare e di bere, decisero di andare a dormire. Accompagnarono il giovane e lo introdussero nella stanza da letto.
Tobia allora si ricordò delle parole di Raphael: prese dal suo sacco il fegato e il cuore del pesce, li pose sulla brace dell’incenso e disse a Sara: «Ora metto questo nel braciere e poi preghiamo.» ma subito si sprigionò un fumo nerastro e il tanfo del pesce in putrefazione era talmente nauseabondo che i ragazzi crollarono sul letto.
L’idea di Raphael era di restare invisibile e quando il demone fosse comparso per uccidere Tobia, avrebbe emesso un raggio di energia bianca dal palmo della propria mano per distruggerlo ma vedendo i due ragazzi esanimi, si preoccupò, non tanto per loro, quanto per la pessima figura che avrebbe fatto tornando in Paradiso. «Sta a vedere che sono morti» brontolò. Controllò i loro segni vitali. No, per fortuna erano soltanto svenuti ma Asmodeus, percependo un’altra entità, approfittò di quell’istante di distrazione per scappare sotto forma di nuvola nera e rendersi irreperibile.

Nel frattempo Raguel aveva chiamato i servi e ordinò loro di scavare una fossa in giardino. «Se Tobia è morto, non voglio che la gente ricominci a spettegolare.»
Quando ebbero terminato di scavare la tomba, Raguel tornò in casa; chiamò la moglie e le disse: «Manda in camera una delle serve a vedere se Tobia è già morto, così lo seppelliremo senza che nessuno lo sappia.»
La serva accese la lampada, aprì la porta ed entrò. “Dio mio che puzza! Ma che cosa è successo?” pensò. Vide i due giovani riversi sul letto che dormivano insieme, immersi in un sonno profondo. Tappandosi il naso, andò a spalancare le finestre, buttò fuori il braciere, poi uscì di corsa e riferì alla padrona che, a parte una puzza infernale, Tobia era vivo e che non era successo nulla di male.
A quel punto, Raguel ordinò ai servi di ricoprire la fossa prima che si facesse giorno.
   
 
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