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Autore: Ghillyam    15/03/2018    3 recensioni
Regina si guarda intorno disorientata mentre con dei sonori colpi di tosse cerca di espellere l’acqua che ha involontariamente ingoiato. Ha le guance arrossate e il poco mascara, che non ha perso l’abitudine di passarsi sulle ciglia, le è colato intorno agli occhi; a Trilli pare quasi di trovarsi di nuovo davanti alla ragazza dallo sguardo triste conosciuta tanto tempo prima.
Naturalmente questa illusione viene spezzata nel momento esatto in cui Regina apre bocca.
«Accidenti a te e alla tua dannata idea!»
[La storia fa parte della serie "We all do shipping"]
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash, Crack Pairing | Personaggi: Regina Mills, Trilli
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'We all do shipping'
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Pixie dust doesn’t wrong
 
 

La prima notte era stata una coperta.
La seconda una tazza di cioccolata calda – senza cannella – fatta apparire in un turbinio di fumo viola.
La terza notte era stato un invito ad entrare nel suo sacco a pelo.
La quarta aveva accettato.
 
«Qual è il problema?»
 
La voce di Regina la riscuote dai suoi pensieri, mentre per l’ennesima volta sfrega i piedi nudi l’uno contro l’altro nel tentativo di riscaldarsi. Ha letto da qualche parte che è un metodo che dovrebbe funzionare, ma finora non ha riscontrato risultati.
 
«Niente.»
 
«Ti stai dimenando come un’anguilla impazzita, dimmi cosa c’è che non va.»
 
«Fa freddo.» ammette Trilli, stringendosi nella leggera camicia verde che costituisce il suo unico capo di abbigliamento insieme ai leggins scuri.
 
«È da anni che vivi in questo posto dimenticato da Dio e ancora non ti sei abituata ai suoi sbalzi di temperatura?»
 
«Di solito non sono costretta a dormire in un accampamento dalle risorse discutibili.»
 
«Vuoi che accenda un fuoco o pensi che ti scotteresti le ali?»
 
«No grazie, non vorrei rischiare che una tua sfera di fuoco bruciasse l’intera foresta.» replica la fata, cercando di ignorare il commento di pessimo gusto sulle – ormai non più sue – ali.
 
Regina sbuffa «Avrei dovuto lasciarti morire di freddo vicino a quell’albero.»
 
Trilli non fa in tempo a replicare che è solo colpa sua e dei suoi amici se si trova in questa situazione che sente il corpo della regina premere contro la sua schiena e i suoi piedi venire avvolti da quelli decisamente più caldi della mora.
 
«Cosa…?» mormora, ma la sensazione del fiato di Regina sul suo collo basta a farle morire la domanda in gola.
 
Il sindaco non dice una parola e fa come se niente fosse anche se adesso ha un braccio stretto attorno alla vita della fata e dei ricci biondi a solleticarle il naso.
Passano alcuni minuti prima che la bionda sciolga i muscoli e si rilassi sotto il tocco di Regina, ma quando lo fa deve ammettere che non sente più tanto freddo e che tutto sommato è bello non dormire più da sola, almeno per una volta. Prima che il sonno prenda il sopravvento sente uno «Scusa.» appena sussurrato abbandonare le labbra della sovrana, ma forse è solo la sua immaginazione.
 
Il mattino seguente, quando lei si sveglia, Regina è già in piedi e insieme a Killian e alla famiglia felice sta pensando a quale sia il piano d’azione migliore per salvare Henry e lasciare l’Isola. Non si rivolgono la parola per quasi tutto il giorno, ma quando David annuncia che è il momento di accamparsi è di nuovo la mora ad invitarla nel suo sacco a pelo, allargato con la magia. Questa volta è Trilli che si stringe a lei.
 
*
 
È passata circa una settimana da quando si è unita al gruppo e ancora Trilli non ha visto alcun tipo di passo avanti rispetto alla ricerca di Henry. Concorda con Regina quando dice che stanno perdendo tempo: lei conosce Peter Pan e gli infiniti mezzi di cui dispone per ingannare i bambini che finiscono tra le sue grinfie e finora l’unico modo che hanno trovato per comunicare con il Vero Credente è stato attraverso un misero specchio. Non si stupisce che la mora voglia lasciarsi dietro i drammi famigliari di Biancaneve e il principe – ha notato i sintomi del Rubus Noctis che affliggono David o, meglio, affliggevano visto l’intervento di Uncino – e che preferisca continuare da sola.
 
Nessuno la ferma quando decide di seguire Regina nei meandri della foresta. Non che sia preoccupata per lei, ma sarebbe imprudente lasciarla da sola in un luogo ambiguo come l’Isola che non c’è, e poi rimanere al campo significherebbe essere la quinta in comodo, anche se la probabilità che Neal sia ancora vivo potrebbe cambiare le carte in tavola tra Emma e Killian. Non lo ammetterebbe mai, ma c’è stato un tempo in cui si era presa una bella cotta per il pirata.
 
«Devi andare a destra.»
 
La voce di Trilli si perde tra le fronde degli alberi e le felci indomabili, ma Regina la sente ugualmente e si volta verso di lei.
 
«E tu come fai a saperlo?» chiede, inarcando un sopracciglio.
 
«Sono io quella che vive da anni in questo posto dimenticato da Dio, o sbaglio?»
 
«Come ti pare.» è il commento acido del sindaco, ma il sentiero che prende è quello indicato dalla bionda.
 
Per un po’ procedono nel più assoluto silenzio ed è Trilli a interromperlo «Rimani sulla strada destra.»
 
«Sembri un vecchio GPS.»
 
«Un che?»
 
Non è la prima volta che Regina usa termini che lei non conosce, ma questo sembra un insulto vero e proprio e non è disposta ad accettarlo.
 
«Beh, sappi che lo sei anche tu.»
 
Contro ogni aspettativa Regina si mette a ridere e Trilli si stupisce di quanto piacevole sia quel suono e anche a lei sfugge un sorriso. La ripresa di autocontrollo da parte della mora è pressoché immediata, ma alla fata non sfugge la scintilla fugace che attraversa gli occhi color nocciola della sovrana quando i loro sguardi si incontrano.
 
«Non voleva essere un’offesa – dice Regina, riprendendo a camminare – Ma quando lo sarà te ne accorgerai.»
 
È inevitabile per Trilli alzare gli occhi al cielo di fronte all’ennesima prova di forza dell’altra donna, ma questa volta avverte qualcosa di diverso nel tono della regina. Forse la consapevolezza che un nuovo insulto non ci sarebbe stato.
 
*
 
Lo sguardo di Regina è indecifrabile mentre osserva con le mani sui fianchi il lago cristallino fino a cui l’ha condotta Trilli. È una modesta distesa d’acqua nata da una sorgente che, tra piante e rocce, ha trovato il suo sbocco in una radura dominata da fiori variopinti ed erbe selvatiche. Per la prima volta da quando è arrivata il sindaco riconosce il luogo incantato descritto nei libri di Henry e anche lei non può fare a meno di restare affascinata di fronte a tanta bellezza. Ma non è così che si mostra alla fata.
 
«E questo cosa sarebbe? – chiede, mantenendo un tono neutro – Certo non l’accampamento di Peter Pan.»
 
Trilli non perde il sorriso che le ha illuminato il volto da quando ha messo piede nella radura e fa un passo verso di lei, facendo sfiorare i loro gomiti.
 
«Una pausa.»
 
Il lieve sbuffo di Regina non la induce a spiegarsi meglio perciò è la sovrana a dover chiedere spiegazioni «Una pausa da cosa? Sono qui per salvare mio figlio, non per fare scampagnate.»
 
Sebbene la sua voce non perda la nota critica abituale gli occhi della mora guizzano, spostandosi dall’osservare una libellula che vola sul pelo dell’acqua ad ammirare un singolare fiore rosa che sboccia e appassisce ad intervalli regolari.
 
«Andiamo, Regina! Da quando sei qui hai fatto moltissimo e fino al ritorno di Ariel con il Vaso di Pandora non potresti comunque fare altro che aspettare quindi goditi ciò che di bello ha da offrire quest’isola.»
 
La fata non le lascia nemmeno il tempo di ribattere che già si è sfilata i leggins, che butta appallottolati su una roccia vicina alla riva, ed entra in acqua. Dalle sue movenze sicure, Regina deduce che non deve essere la prima volta che viene lì e, mentre Trilli con un tuffo elegante scompare dalla sua visuale, toglie giacca, pantaloni e stivali per raggiungerla. Forse una pausa se la merita davvero: è da giorni che non chiude occhio e la fata ha ragione dicendo che in questo momento per Henry non può fare niente.
 
L’acqua non è fredda come si aspettava, ma anzi ha una temperatura a dir poco perfetta che le fa scappare un gemito di apprezzamento; Trilli la osserva mentre avanza sul fondale sempre più profondo e per un momento si sorprende a far passare lo sguardo lungo le gambe snelle della regina. Lo stato di contemplazione in cui è caduta viene interrotto quando il sindaco, complice una buca inaspettata, cade rovinosamente sollevando un tripudio di schizzi che ricadono sulla superficie del lago come tante goccioline.
Quando Regina riemerge i capelli, di solito impeccabili, le ricadono sul viso in ciuffi disordinati e la sua maschera da Regina Cattiva sembra non essere mai esistita.
 
Regina si guarda intorno disorientata mentre con dei sonori colpi di tosse cerca di espellere l’acqua che ha involontariamente ingoiato. Ha le guance arrossate e il poco mascara, che non ha perso l’abitudine di passarsi sulle ciglia, le è colato intorno agli occhi; a Trilli pare quasi di trovarsi di nuovo davanti alla ragazza dallo sguardo triste conosciuta tanto tempo prima.
Naturalmente questa illusione viene spezzata nel momento esatto in cui Regina apre bocca.
 
«Accidenti a te e alla tua dannata idea!»
 
Con un gesto stizzito si passa una mano sul viso per scostare i capelli che le sono finiti davanti agli occhi e con l’altra sistema la spallina della sua canotta in pizzo nero che le è scivolata lungo il braccio.
 
«Be’, non hai niente da dire?» sibila, lanciando un’occhiata in cagnesco alla bionda che in risposta si avvicina a lei con un paio di bracciate e, lasciando spazio ad una smorfia dispettosa sulle sue labbra, la sommerge con una nuova ondata di schizzi.
Regina reagisce e contrattacca, punendo Trilli con la sua stessa moneta: abbassa il capo per impedire all’acqua di ostruire la sua visuale e, mentre la ragazza è distratta, con un veloce gesto della mano solleva un’onda che abbatte sulla testa dell’avversaria.
 
La fata non riesce a trattenere un grido sorpreso e l’espressione scandalizzata che assume è così ridicola che Regina non resiste alla tentazione di prenderla in giro e di infierire ancora un po’.
 
«Sembra che l’acqua non ti piaccia proprio.» dice e nello stesso momento i capelli di Trilli esplodono nella parodia scadente di una parrucca afro.
 
«Non vale usare la magia!» grida la fata con un tono di un’ottava più alta rispetto al solito.
 
«Non ricordo che siano state stabilite delle regole.» ribatte il sindaco con serenità.
 
La bionda incrocia le braccia stizzita e, senza poter far niente per impedirlo, Regina viene irrimediabilmente attratta dai suoi seni tondi del tutto visibili sotto al tessuto fradicio e trasparente della camicia.
Un eloquente colpo di tosse della fata le fa distogliere lo sguardo e davanti all’occhiata omicida che le rivolge la sovrana intuisce che forse è il caso di far tornare i suoi capelli allo stato naturale.
 
Quando escono dal lago il sole ha già iniziato ad abbassarsi e delle nuvole cariche di pioggia si fanno sempre più vicine. Regina ora si sente molto più tranquilla e una nuova energia le scorre nelle vene; dovrebbe ringraziare Trilli, ma è come se le parole non trovassero il modo per uscire perciò si limita a dei sorrisi.
 
È strana la dinamica che si è creata tra lei e la fata e non è sicuro di capirla al cento per cento. Potrebbero definirsi amiche, ma la sovrana è quasi del tutto certa che delle semplici amiche non passerebbero un intero pomeriggio approfittando di ogni occasione disponibile per sfiorarsi con gesti casuali mani e gambe.
 
«Tieni – dice Regina, porgendo un asciugamano, fatto comparire magicamente, alla bionda – Così fai più in fretta.»
 
Trilli la ringrazia e nell’afferrare la salvietta la sua mano indugia, stringendo quella del sindaco.
 
«Non c’è di che.» risponde, facendo ricadere il braccio lungo il fianco. No, non è così che dovrebbero comportarsi due amiche.
 
«Penso sia il caso di tornare da Tremotino.» afferma Trilli mentre si riveste ed è a quel punto che lo sguardo di Regina cade sul suo ginocchio destro, e si sofferma sulla cicatrice che spicca in contrasto con la pelle chiara della fata.
 
«Che c’è?» chiede la bionda, notando l’improvviso cambio d’umore dell’altra donna.
 
«Niente. Solo… La tua cicatrice, come è successo?»
 
«Una sciocchezza – minimizza Trilli, ma il suo sguardo si fa più cupo – Stavo ancora imparando a volare e mi sono ferita cadendo.»
 
«Mi dispiace.»
 
«Non importa, è stato molto tempo fa.»
 
Regina annuisce e torna a concentrarsi sulla fibbia del suo stivale, cercando di non pensare a quanto quella cicatrice somigli ad un leone.
 
*
 
La tensione che si respira è così alta che si potrebbe tagliare con un coltello, di questo Trilli è certa.
 
«Io non posso perderlo – urla Regina in direzione di Emma mentre stringe convulsamente le braccia di Henry, a terra svenuto – Lui è tutto per me.»
 
Da quando il ragazzino ha donato il suo cuore a Peter Pan il panico è calato sul gruppo e nessuno di loro sembra essere in grado di fare qualcosa per aiutarlo, oltre a darsi contro l’un l’altro.
Trilli sta in disparte, non ha idea di come aiutarli e come se non bastasse non riesce a distogliere lo sguardo da Regina: non l’ha mai vista così disperata e non ha il coraggio di avvicinarsi a lei. Hanno stabilito un legame, è vero, ma non sa fino a che punto spingersi e non è questo il momento di scoprirlo.
 
«Lo salveremo.» promette Emma, ma nella sua voce non c’è fermezza né tantomeno la convinzione che ciò che ha detto sia possibile.
 
Il sindaco si volta e i suoi occhi colmi di lacrime incontrano quelli della fata, che si sente mancare nel leggere tutta la paura che vi alberga. È come se insieme al suo bambino anche tutte le sue barriere siano crollate.
Ignorando i dubbi che l’assillano, Trilli le si avvicina e con delicatezza – quasi tema di farle male – le posa una mano sulla spalla.
 
«Andrà tutto bene.»
 
E quando lo dice inizia a crederci un po’ anche lei.
 
*
 
Il vociare da Granny’s è così rumoroso che Trilli è costretta a farsi largo tra la marea di persone, intente a festeggiare il loro ritorno dall’Isola che non c’è, e ad uscire nel cortile appena fuori dal locale. Non è più abituata a stare in mezzo alla gente e come se non bastasse la sua breve conversazione con la Fata Turchina le ha riportato alla mente ricordi che avrebbe preferito cancellare per sempre. Non le sembra vero di poter provare ancora una rabbia così forte per un fatto avvenuto tanto tempo prima.
 
«Stai bene?»
 
Regina si affianca a lei, fingendo di non notare le lacrime che minacciano di lasciare i suoi occhi.
 
«No.» risponde secca la bionda, mentre si siede ad uno dei tavolini della tavola calda. Regina la imita prendendo posto accanto a lei.
 
«Non pensavo di potermi sentire ancora così – continua Trilli – Fa male.»
 
«Mi dispiace.»
 
«Come?»
 
«Mi dispiace. È stata colpa mia, non ho pensato alle conseguenze.»
 
Trilli è incredula e per un attimo non sa cosa rispondere. È stupita perché per la prima volta dopo tanto tempo non ha pensato a Regina come alla causa della sua disgrazia e non sa come reagire a questa consapevolezza.
 
«Vedrai che la polvere funzionerà – dice il sindaco, imbarazzata dal silenzio improvviso – Con me l’ha fatto.»
 
Sa di aver appena lanciato una bomba ad orologeria e lo sguardo spiazzato della fata glielo conferma. Da quando ha visto la cicatrice sul ginocchio di Trilli ha avuto tempo per ripensare alla notte fuori dalla locanda e un dettaglio che all’epoca non aveva notato le ha permesso di collocare ogni pezzo al suo posto: la scia di polvere fatata evocata dalla bionda non aveva fatto altro che seguire la sua proprietaria fino a dove lei l’aveva condotta, avvicinandosi a quanto di più simile al segno di Trilli avesse trovato. Regina non dubita che l’inesperienza della fata avesse contribuito a confondere le carte, ma ha imparato a sue spese quanto la magia possa essere imprevedibile e instabile.
 
Mentre Trilli, ancora scioccata, la sommerge di domande che lei non sente nemmeno, fa l’unica cosa che le sembra sensata e che – ora lo sa – desidera fare da quando si sono incontrate sull’Isola. Afferra le mani di Trilli tra le sue e con una certa delicatezza si avvicina al suo viso, unendo le loro labbra.
La fata spalanca gli occhi, ma risponde quasi immediatamente al bacio, lasciandosi andare.
 
Nello stesso istante, la fiala che Trilli porta al collo brilla e una tenue luce verde illumina i loro volti.
 
 
 
 
NdA: lo so benissimo che dovrei smetterla di scrivere storie su coppie che non stanno né in cielo né in terra ma se Regina ispira sesso a tutti mentre sono in spiaggia (l’ho scritta a luglio, non sono folle da andare al mare ora) mi vengono in mente queste cose, chi sono io per frenare l’ispirazione?
Be’, nonostante la coppia molto crack, spero che la Shot vi sia piaciuta ugualmente e vi lascio con la promessa di scrivere su una coppia canon – prima o poi.
Baci!
   
 
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