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Autore: Malykon    15/03/2018    0 recensioni
"Sarà sempre così difficile, Tikki?"
"Marinette" Disse la piccola appoggiandosi teneramente su di lei. "Esiste il detto ' in guerra e in amore tutto è lecito perché solitamente bisogna lottare con i denti per ottenere ciò che si vuole"
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"Plagg" Disse con voce insicura "E se dovessi perderla a causa mia?"
Il kwami scosse la testa con fare deciso, prima di guardarlo dritto negli occhi. "Non succederà, Adrien. Voi vi amate e sono sicuro che qualsiasi cosa accada, voi vi ritroverete sempre."
Genere: Angst, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Chapter seven
 




Marinette aveva il telefono spento.
Si era scaricato durante la notte e, anche se ormai le luci del mattino erano già entrate prepotentemente dalle persiane della finestra, non aveva nessuna intenzione di tornare nel mondo reale e ricollegare tutti gli avvenimenti della sera precedente.
Non voleva nemmeno pensarci. Anzi, non voleva pensare a niente.
Tuttavia, il non sapere che ora fosse e il costante presentimento che i suoi genitori l'avessero chiamata ore prima e non avendo ricevuto ancora risposta dalla ragazza iniziò a tormentarla a tal punto che, controvoglia, mise il cellulare sotto carica e lo accese poco dopo.
Erano le 13.30, per fortuna era domenica.
Come aveva immaginato, c'erano un bel paio di chiamate. 15, per l'esattezza. 
Fortunatamente solo due erano dei genitori ed erano anche avvenute dieci minuti prima che la corvina accendesse il cellulare, quindi molto probabilmente i suoi genitori non erano ancora andati alla polizia.
Li chiamò pochi istanti dopo ma preferì non dilungarsi molto. Sicuramente l'avevano notato dal tono della figlia, abbastanza cupo e all'apparenza spento, che non aveva affatto voglia di parlare, infatti chiusero la chiamata poco dopo dicendole che le volevano bene e che qualsiasi cosa loro c'erano sempre.
Le altre chiamate erano da parte dei suoi amici... e da Adrien. 
Apparvero subito le sei chiamate che la mora le aveva fatto sin dalle nove del mattino, seguita da una di Ninò , subito dopo, come se avessero chiamato nello stesso momento, apparvero tre chiamate da Nathaniel e tre chiamate da Adrien.
La ragazza titubò un po', prima di decidere chi chiamare, facendo su e giù con il dito e scorrendo le chiamate.
Fondamentalmente, non aveva voglia di parlare con nessuno ma era anche vero che erano solo preoccupati per lei e una chiamata gliela doveva...quasi a tutti.
La prima persona che si sentì di chiamare fu Nathaniel.
Che rispose dopo due squilli appena.
"Marinette! Come stai? Non ho più saputo nulla ed ero preoccupato... e dire che avevo pure chiesto ad Adrien di avvisarmi non appena arrivavate.. temevo fosse successo qualcosa!" Disse subito lui senza dare il tempo alla ragazza neanche di salutarlo od iniziare la conversazione.
La corvina sorrise dolcemente, al sentire l'amico preoccupata. Era anche sollevata perché evidentemente non sapeva nulla e avrebbe potuto evitare spiegazioni imbarazzanti per la fine della serata precedente.
Cosa che, ovviamente, non accadde con Alya.
Non appena salutò il rosso dopo cinque minuti di chiacchierata, si sentì più tranquilla e chiamò la sua migliore amica, che però partì in quarta con l'argomento cos'è successo con Adrien.
"Cosa è successo? Stai bene? Adrien a Ninò ha solo detto che gli avevi chiesto di andare via, ma perché? E' successo qualcosa?"


"Buongiorno anche a te, Alya" Disse ironicamente Marinette al telefono, alzandosi finalmente dal letto per dirigersi in cucina.
Quando finì di spiegare pressoché tutta la situazione all'amica, ignorando le sensazioni sgradevoli ed i nodi in gola ripensando alla serata, dall'altra parte del cornetto si sentì solo silenzio per i primi secondi.
"Che. Fottuto. Bastardo!" 
"Alya.." L'amica aveva iniziato a dire frasi che Marinette riusciva a capire a malapena, dato che la mora era sicuramente in movimento e anche a causa del tono alterato, tutto quello che la ragazza riusciva a captare era un enorme caos.
"Calmati un attimo Alya! Che stai combinando?"
"Mi preparo per andare da Ninò ed ammazzarlo, non è ovvio?" Disse poco dopo la ragazza fermandosi un attimo e prendendo fiato.
"Alya... basta così. Scusami, ma preferisco non parlarne più... ne di ieri, ne di lui" Sentenziò alla fine, sentendo nuovamente un silenzio fitto dall'altra parte del telefono.
"Vuoi che venga da te?" Disse infine.
"Preferisco stare sola, se non ti dispiace. Farò i compiti, metterò a posto.. mi terrò impegnata e ti prometto che se avrò bisogno sarai la prima che chiamerò" Finì, anticipando tutte le raccomandazioni che le avrebbe fatto l'amica e poco dopo, chiudendo la chiamata.
Ovviamente non richiamò Adrien, e lui, nonostante avrebbe tanto voluto riprovare, non s'impose di più.
Infondo, era stato lui a baciarla nonostante se non fosse stato per la situazione sicuramente non l'avrebbe fatto, ed era sempre lui ad aver interrotto il contatto con lei perché non voleva tradire i sentimenti per l'unica ragazza per cui c'era posto nel suo cuore. 
Se Marinette decidesse di togliergli la parola, anche se non se lo perdonerebbe mai, non avrebbe modo di darle torto.
Era colpa sua, e se lo meritava.
Quando la notifica del tg di Parigi s'illuminò sul suo cellulare, notò l'arrivo di un nuovo super cattivo e contro voglia e di malumore, ordinò a Plagg di trasformarlo.


Saltando da un tetto all'altro Ladybug pensò fra se che Papillon non poteva scegliere giornata più sbagliata per sparpagliare akume in giro.
Arrivò sulla scena dove vi trovò già Chat Noir intentò a schivare con il bastone, le palline da tennis che la nuova vittima di Papillon continuava a tirargli senza fermarsi un attimo con una racchetta automatica.
"Benvenuta, Ladybug! Io sono La Tennista e dopo che avrò ottenuto i vostri miraculous, potrò andare a vendicarmi di quell'insulsa barona che ha vinto il torneo con l'inganno!" Concluse fiera del suo monologo l'akumatizzata.
"Si, non m'importa chi sei, vediamo di farla la finita in fretta" Concluse l'eroina andando spedita alla ricerca dell'akuma.
Chat Noir osservò sorpreso la sua compagna. Non aveva mai risposto così freddamente a nessuno che lui ricordasse, in più, leggeva nei suoi atteggiamenti delle emozioni fortemente negative quel giorno.
"My lady, l'akuma deve essere nella racchetta" Sentenziò in fine il gatto nero e, ancora prima di chiedergli qual' era il piano, vide l'eroina lanciarsi senza preavviso sull'avversaria, stendendola con un calcio e lasciandola a terra rintontita.
"Ma My Lady, non è questo il modo!" Disse lui osservando lei che rompeva la racchetta e purificando l'akuma più velocemente possibile.
La vittima tornò normale ma la sua lady scappò via subito dopo. 
Così, senza troppe cerimonie, si scusò con la ragazza e corse dietro la ragazza più velocemente possibile.
"My lady, aspetta!" Provò a dire, e prima che la ragazza saltasse l'ennesimo palazzo, il ragazzo le si parò davanti.
Lei quasi sbuffò quando venne bloccata dalla mano del suo partner. "Che cosa vuoi, Chat?" Disse infine.
Lui la guardò dispiaciuto ma cercò di intenerire lo sguardo, per evitare scappasse di nuovo.
"Va tutto bene, coccinella? Non ti ho mai visto così... non è da te trattare le persone in quel modo... cosa ti succede?"
"Non è affar tuo." Tagliò corto lei.
Il ragazzo sentì lo stesso colpo al petto ricevuto la sera prima, quando venne scacciato dalla sua amica, e vedendo quello sguardo, le orecchie abbassate come un cucciolo ferito e la coda fra le gambe, la ragazza non poté fare a meno di addolcire un poco la risposta.
"Scusami, Chat. Non volevo offenderti... né volevo trattare così quella ragazza, ma credimi, è una giornata no e non vedo l'ora che finisca" Disse, distogliendo lo sguardo per evitare di cedere e di scoppiare in lacrime. "C'è altro? Se no scusami ma dev-"
"In verità, sì, c'è altro"
Chat Noir cercava di non abbassare lo sguardo e di evitare di tremare, ma la paura era tanta e gli fu inevitabile.
Dato il silenzio della ragazza, che in risposta aveva alzato lo sguardo, decise di buttarsi ed iniziare a parlare.
Ora, o mai più.
Si toccò distrattamente l'anello, ricordando le parole e gli avvertimenti del suo kwami, ma decise di buttarsi e, se necessario, di giocarsi tutte le carte in gioco.
 "Lady, io.. non riesco a smettere di pensare a te. No, ti prego, lasciami finire" La interruppe notando che voleva già iniziare con il solito discorso.
"Io non riesco a fare a meno di te, ogni volta che sento che è in arrivo un akuma una parte di me scoppia dalla gioia perché sa che ti rivedrà, ed ogni giorno, quella parte è sempre più viva, sempre più grande. " Le prese dolcemente una mano, e lei non si oppose.
"Io ti amo, my lady. Ti amo talmente tanto che non posso fare a meno di pensarti e di amarti ogni singolo istante. 
Vorrei sapere chi sto amando sotto la maschera, ovviamente, ma non l'amerei mai più di quanto io ami te. Per favore, accettami e ti saprò amare come meriti di essere amata, Ladybug" 
La ragazza aprì bocca per parlare, ma le parole gli morirono in gola. 
Non riusciva ad attaccare con la solita pappardella ed il solito rifiuto, probabilmente perché sentiva che le parole del gatto erano arrivate dal profondo del cuore ed adesso... gli avrebbe inevitabilmente spezzato il cuore.
"Come prova, anche se tu non vuoi mostrarti a me, io lo farò con te. Plagg.."
Gli occhi della ragazza si spalancarono e prese d'istinto la mano del ragazzo dove vi era l'anello.
"Ti prego, Chat, non farlo. Complicheresti solo le cose. Ti prego, no" Disse, prima di sentire il resto della frase del ragazzo, qualche istante dopo.
"Fine trasformazione."
Ladybug serrò gli occhi di scatto, quando iniziò a manifestarsi una luce verde dall' anello del biondo.
"Ti prego, my lady, guardami. " Disse, prendendole le mani.
La ragazza scosse la testa, ma al contatto freddo ed inaspettato con le mani di lui, come a scaturirle un'emozione tremendamente familiare , aprì gli occhi di scatto.
Tuttavia, quello che vide, ebbe l'effetto contrario, di quello che si sarebbe aspettato Adrien.
Fu la goccia che fece traboccare il vaso e che fece cadere irrimediabilmente tutte le lacrime che la supereroina stava trattenendo ormai da troppo.
"My lady, io..."
"NO!" Urlò, scacciando velocemente la mano del ragazzo e tirando fuori il suo yo-yo.
"Ti avevo chiesto di non farlo!" Disse guardandolo negli occhi con tutta l'amarezza accumulata in quei due giorni, per poi scappare via lasciando il ragazzo solo, incapace di realizzare o di fare qualsiasi cosa, se non accasciarsi a terra e lasciarsi andare allo sconforto.
Plagg.. lo aveva avvisato.






 
   
 
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