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Autore: VikaSnegu    18/03/2018    1 recensioni
[Mitologia norrena]
Freyja adora i fiori, così splendidamente perfetti nei loro colori brillanti ed i profumi inebrianti.
Freyr adora distendersi sull’erba, all’ombra del solito, alto salice, godendo dell’armonioso fluire del torrente e del sinuoso e perfetto corpo nudo di sua sorella, che allegramente nuota fra le acqua limpide del ruscello.
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Purtroppo Asgard potrà apparire come un lussureggiante paradiso, ma per i due Vanir essa rappresenta un inferno, una prigione.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incest
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 Ad Asgard è sempre primavera.
Gli alberi sono sempre in fiore, le praterie sempre verdi e fiorite, i torrenti limpidi e rinfrescanti. 
Vanaheim, al contrario, vanta non solo una flora più selvatica ma anche un clima più incostante. Esso può variare dal caldo arido e torrido dei mesi estivi al freddo ed alla neve invernali.
Freyja adora i fiori, così splendidamente perfetti nei loro colori brillanti ed i profumi inebrianti.
Freyr adora distendersi sull’erba, all’ombra del solito, alto salice, godendo dell’armonioso fluire del torrente e del sinuoso e perfetto corpo nudo di sua sorella, che allegramente nuota fra le acqua limpide del ruscello.
Eppure, entrambi scambierebbero quel piccolo angolo di paradiso per far ritorno a Vanaheim, la loro terra natale da cui sono stati barbaramente strappati.
Erano stati trattati come merce di scambio, come tributi, venendo presi in ostaggio da quella razza che per anni ha disprezzato la loro, conducendoli fino alla guerra.
Per avere la pace era stato dovuto compiere un sacrificio. Gli Aesir avevano preteso Njodr, re di Vanaheim e di tutti i Vanir, e desideravano Freyja, l’adorata sorella di Freyr.
Egli mai avrebbe permesso che gliela portassero via, che ammaliati dalla sua bellezza e dal suo potere la bramassero come solo /lui/ era tenuto a fare.
Aveva offerto se stesso al suo posto ma Odino si era dimostrato irremovibile. E Freyr, bisognoso della gemella quanto dell’ossigeno per respirare, l’aveva seguita, in esilio, lontano dalla sua terra e dalla sua gente.
Lo aveva fatto per lei e per se stesso, incapace di lasciar andare colei che fin dalla nascita è stata la sua compagna di vita, la sua anima gemella.
Purtroppo Asgard potrà apparire come un lussureggiante paradiso, ma per i due Vanir essa rappresenta un inferno, una prigione.
A Vanaheim erano liberi di vivere e consumare il loro amore, entrambi cresciuti nella convinzione che si sarebbero appartenuti per sempre, che sarebbero stati uniti in vita come alla nascita. Mai avrebbe creduto che approdando nella terra degli Aesir, essi si sarebbero dimostrati così ottusi, ostacolando ciò che esiste per natura e non per scelta, ciò che Freyr e la sua bella Freyja hanno da ancor prima di venire al mondo : l’incondizionato amore.
Le leggi di Asgard si erano dimostrate rigide ed intransigenti. Non avrebbero mai accettato un’unione fra fratello e sorella, neanche se consumato dal bisogno che l’uno ha nei confronti dell’altra.
Freyja e Freyr avrebbero dovuto smettere di amarsi.
No, smettere di /essere/. Perché non esiste l’uno senza l’altra.
 
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« Vuoi entrare in acqua o preferisci continuare ad oziare? »
Il tono di Freyja  è allegro e canzonatorio. Ella si accosta alla riva, studiando con minuzia il proprio gemello, abbandonato all’ombra del solito salice, disteso contro il massiccio tronco muschiato.
« Preferisco restare asciutto piuttosto che rientrare a palazzo fradicio ed in disordine. Inoltre, la visuale da qui è migliore. »
Evidentemente compiaciuta dalle parole di Freyr, la dea dalla chioma ramata emerge dall’acqua, eterea e bellissima, la pelle candida che risplende come un gioiello prezioso alla luce del sole, imperlata da quelle gocce d’acqua che la rendo irreale e ancor più desiderabile.
« Stai insinuando che io sia in disordine? »
La sua voce vellutata la rende più reale e non una visione, come appare ancora agli occhi scuri, dalle sfumature dorate, di Freyr, come se non l’avesse scorta innumerevoli volte. Ella, dal suo canto, si lascia ammirare, avida di attenzioni e lusinghe, come suo solito.
« Nessuno oserebbe neanche pensare una cosa del genere, Freyja. Non noterebbero un solo capello fuori posto, se ti presentassi così a loro. »
Senza aggiungere altro, ma non nascondendo la propria soddisfazione, la rossa fascia il proprio corpo nudo con un telo in seta chiara, che aderisce perfettamente alla sua pelle umida, distendendosi poi al suo fianco.  Freyr si specchia qualche istante negli occhi scuri e caldi quanto l’oro fuso della propria gemella, prima che la vista gli venga inevitabilmente preclusa. Ella poggia delicatamente il capo sulla sua gamba, permettendogli di carezzarle il capo e la chioma ramata.
« C’è qualcosa che ti turba. »
Quella di Freyja è un’affermazione, non una domanda. D’altronde, perché dovrebbe chiedere, quando ella conosce così perfettamente il suo fratello da saper perfino cosa pensa?
I lineamenti duri del volto di Freyr s’irrigidiscono, la sua espressione di incupisce, la mascella si serra.
« Mi manca il tuo sorriso. »
La dea accenna un’armoniosa risata, certa che il proprio gemello sia ironico.
« Non lo vedi a sufficienza? »
« Non il sorriso che vorrei. »
Il tono di voce estremamente serio del dio le suggerisce che egli non stia scherzando. Freyja sospira, socchiudendo gli occhi. E’ trascorso così tanto tempo da quando sono stati costretti a lasciare Vanaheim, eppure la rossa rammenta tutto. La spensieratezza e la naturalezza con cui i due gemelli vivevano il loro amore è un ricordo lontano ma /vivido/. Ad Asgard non gli è concesso e semplicemente farsi vedere in quel modo, così vicini e complici, scaturirebbe chiacchiere e dicerie sul loro conto, come se esse non fossero già abbastanza.
« Non sei felice. »
 questo la ferisce. Non possono sperare che le cose cambino ed ormai dovrebbero essersi entrambi rassegnati.
« Non quanto vorrei. »
« E vorresti qualcosa che tu non possegga già? »
Freyja solleva il capo, incrociando lo sguardo altrui con il proprio. Il suo viso non ha più nulla di allegro e fanciullesco. Ella sa essere impetuosa quanto amabile.
« Te. »
Risponde il dio, scontato e ripetitivo. Le labbra piene di lei si rilassano, così come i suoi lineamenti ma il suo sguardo no; esso resta ardente e vispo. Gli occhi scuri di lei lo scrutano con insistenza, come se stesse cercando di leggergli dentro. Non ne ha bisogno. Sa già cosa pensa, lo sa ancor prima che Freyr parli.
« Non sono già tua? Quando vuoi, dove vuoi—anche adesso, se lo desideri. »
Freyja si protende verso il volto del gemello, toccandogli le labbra con le proprie. Sono così dolci e soffici, dal sapore unico, come se esso mutasse ad ogni assaggio. La dea lascia che sia lui a condurre quel contatto, donandogli apparentemente il controllo, ma egli sa che non è così. Ella lo impugna e lo domina, con la sua semplice presenza, con i suoi tocchi mirati e con i baci passionali, con i seni voluttuosi e la chioma morbida. Tutto di lei lo annichilisce.
« Non è quello che intendo, lo sai -- »
E’ per lui uno sforzo immane allontanarsi dal bel volto della propria gemella, mantenendole tuttavia il capo con entrambi i palmi, così da impedirle di allontanarsi e potersi beare del suo profumo, studiare i suoi lineamenti perfetti, che conosce a menadito ma che mai si stancherebbe di ammirare.
« Voglio sposarti, non voglio che sia nessun altro a farlo. »
Quelle parole lasciano spontanee le sue labbra e vanno ad infrangersi contro quelle di lei, così vicine. Esse sembrano colpirla più di quanto non abbiano fatto in passato, probabilmente perché questa volta /sa/ che quel giorno è vicino. Per quanto potrà ancora rifiutare tutte le proposte matrimoniali ricevute? Presto o tardi Odino la costringerà a maritarsi o magari la pretenderà proprio per se stesso. Freyja nutre lo stesso sentimento. Non desidera avere nessuno al proprio fianco che non sia il suo adorato gemello. Ella sospira ancora, abbassando lo sguardo, incapace di ribattere. D’altronde, cosa dovrebbe dirgli? Entrambi sanno che i loro desideri non diverranno mai reali.
« Lo siamo già, ricordi? Quando eravamo bambini mi prendesti la mano e dicesti che ero tua. Nulla è cambiato da quel giorno. »
Più che un conforto, quelle parole suonano non come una condanna. Freyja è tutto ciò che di più bello potesse accadergli e non prova alcun pentimento. Eppure, sarebbe tutto così semplice se potesse spegnere quel sentimento come un incendio con l’acqua. Sarebbero liberi e forse sua sorella tornerebbe a sorridere. Tuttavia, ora ch’ella è fra le sue braccia, fa capolino il lato più egoista di Freyr. Neanche se volesse potrebbe rinunciare a lei, alla /sua/ Freyja.
  
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