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Autore: LadyGio99    18/03/2018    1 recensioni
"Il suo nome è Miguel. Miguel Rivera"(...)
"Diventerò un musicista come te Papa Héctor! Ovunque tu andrai io viaggerò insieme a te" (...)
Héctor amava Miguel.
L'amava così tanto che vederlo in quello stato, era peggio di una pugnalata al cuore (...)
Ma il destino di un uomo, è sempre luminoso come ci fanno credere?
Genere: Fluff, Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Hector Rivera, Miguel Rivera
Note: AU, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Bentornati in un nuovo capitolo, concentrato ancora sul passato di Miguel .
Forse preferite i capitoli ambientati nel presente, ma a mio parere queste scene sono necessarie per mostrare com’è nato il rapporto tra Miguel e Héctor.
Del resto, la mia storia si concentra su questo.
Spero di piaccia!
 
LadyGio99
 
3

RISVEGLIO
 
(SECONDA PARTE)
 
COME IMELDA DIVENTÒ LA MAMMA DI MIGUEL
 
 
Héctor prese Miguel da sotto le ascelle, lo sollevò e gli fece fare per tre volte il girotondo, canticchiando la canzoncina.
Il bambino, adorava quel giochino. Amava sentirsi in alto e credere di essere cresciuto come il suo Papa. Hèctor lo tenne tra le braccia per altri minuti poi lo fece sedere a tavola "Adesso finisci la colazione" gli mise davanti un piatto di insalata, accompagnata da due occhi di bue fumanti.
Miguel infilò la forchetta nel piatto e iniziò a mangiare.
Era diventato bravo ad usare le posate, senza far cadere il cibo fuori del piatto. Dal giorno del suo ritrovo erano passati trenta giorni e in quel periodo, Miguel aveva fatto enormi progressi.
Camminava da solo e parlava abbastanza bene, senza contare che sapeva scrivere senza difficoltà tutte le lettere dell'alfabeto.
Héctor  approfittò di quel momento per separarsi da Miguel e andò a cambiarsi. Indossò la giacca di pelle che aveva comprato l'altro giorno, insieme al suo inseparabile capello di paglia.
Oggi era un giorno importante per tutti e due.
Héctor finalmente, aveva trovato lavoro presso un osteria e il suo compito era quello di intrattenere i clienti con della buona musica.  Miguel invece, stava per cominciare la scuola materna. Héctor viste le sue capacità e l'impossibilità di chiamare una persona che poteva prendersi cura del bambino quando sia lui che sua moglie mancavano, aveva preso senza problemi questa decisione e per l'occasione, gli aveva comprato degli abiti nuovi.
Aveva vestito il niño con delle scarpe nere che aveva  lucidato la scorsa sera e una maglia chiara, semi coperta da un semplice gilet scuro. Nel paese c'era una scuola grande e popolata, che ospitava la sezione materna per i più piccoli e altri alunni. Con le classi e sezioni, arrivava fino alla scuola dell'obbligo. Se poi i ragazzi  volevano continuare gli studi, dovevano spostarsi nella città più vicina.
Per loro, c'era un piccolo bus che partiva la mattina presto e tornava nel tardo pomeriggio. Lì potevano trovare addirittura l'università.
Hèctor completò il suo vestiario e tornò dal bambino"Andiamo?" gli domandò e il niño annuì. In verità, non aveva ancora ben capito cos'era la scuola. Il suo Papa l' aveva descritta come un posto pieno di bambini della sua età, simile ad  un parco giochi. 
Era molto curioso di scoprire questo nuovo posto. 
Anche Imelda si era preparata per affrontare una lunga giornata di lavoro. Scese al piano terra e automaticamente, prese le distanze da Miguel appena i suoi occhi incrociarono il bambino.  Héctor sospirò malinconico nel vedere il comportamento della moglie. Imelda, non aveva accettato il bambino nella loro famiglia. Divideva solo il tetto con lui. Nient'altro. 
Lo trattava come un estraneo e cercava di starne alla larga. Héctor, sussurrò qualcosa all'orecchio di Miguel e il bambino corse di sopra. Adesso, c'era solo lui con Imelda.
"Perché non vuoi provarci nemmeno?" attaccò l'uomo "Che ti ha fatto quel bambino? Se vuoi prendertela con qualcuno allora tratta male  me!" di solito evitava l'argomento in questione, ma questa volta non se la sentiva di lasciare tuttto.
 "È quello che faccio infatti!" gli fece presente Imelda "Ti ricordi cosa ti ho detto l'altra volta? Che poteva restare ma io non volevo averne a che fare!" "Non vuoi nemmeno dargli una possibilità?" insistette Héctor mentre lanciava veloci sguardi verso le camere da letto. Miguel non doveva vederli litigare. Voleva tenere il bambino lontano da queste questioni.
Quando era piccolo, aveva visto tante volte i suoi genitori litigare e lui, non voleva ripetere le stesso errore. Da sempre infatti, si era promesso di non diventare come suo padre.
A quella richiesta, Imelda per un attimo diventò dura come la pietra ma ritornò subito sui suoi passi "No…" mormorò la donna riprendendo le sue faccende. Da quando Miguel era con loro, tra lei e Héctor non filava tutto liscio. 
Non arrivavano mai ad un accordo e il musicista, aveva sempre paura di mettere in scena questo tema. Temeva che continuando così, qualcuno gli avrebbe portato via Miguel. 
Stava per aggiungere dell'altro ma si azzittì subito quando vide il bambino fare ritorno. Portava con se un piccolo zaino che conteneva delle matite e qualche foglio bianco. Héctor lo sistemò dietro le spalle e Miguel partì con qualche capriccio. Per lui era leggermente pesante e lo trovava fastidioso. Héctor, non poteva dargli torto. Anche lui, si era comportato così al suo primo giorno di scuola e non aveva dimenticato l'assillante comportamento della sua mamma e papà.
Per lui, era un piccolo trauma. 
"Forza Miguel, usciamo" diede al bambino gli ultimi ritocchi e gli prese la mano, per guidarlo con se.
Miguel regalò a Imelda un saluto  e lei, rispose con un sorriso veloce. Ovviamente, era ancora troppo piccolo per capire cosa stava succedendo tra di loro. 
A Miguel, piaceva Imelda. Adorava il profumo che si metteva la mattina, il trucco viola che tingeva gli occhi e il suo carattere forte.
Tuttavia, non passava molto tempo con lei e Papa Héctor, qualche volta, la chiamava ma la donna non veniva mai. Il suo papà per tanto, non ne parlava mai. 
"A questa sera" disse la donna prima di vederli andare via.
Appena usciti di casa Miguel notò per le strade, si aggiravano soprattutto adulti che accompagnavano bambini che avevano all'incirca la sua stessa età.
C'era tanta confusione e questo, lo portava a nascondersi dietro il suo Papa. Non gli piaceva tutto quel rumore fastidioso e cominciò a pensare che forse, questa scuola non era poi così bella. 
Arrivarono dopo un po' in un piccolo gruppo di bambini, accompagnati dai propri genitori.
Una signora giovane, ben vestita e con i capelli sciolti che scivolavano morbidi lungo i fianchi, chiamò a raccolta tutti i bambini. Miguel stava per andare da lei, attirato dal suo sorriso dolce ma Héctor, non gli aveva ancora lasciato la mano. Era molto nervoso, al contrario di Miguel che nel frattempo, stava cominciando a parlare con gli altri bambini e stringere amicizia.
La donna vide i nuovi arrivati e trovandoli spaesati, si avvicinò a loro due per aiutarli. Si piegò verso il bambino, senza smettere di sorridere"Sei tu il nuovo niño?" Héctor rispose per lui "Certamente! Si chiama Miguel…questo è il suo primo giorno" spiegò emozionato. Temeva che il suo niño non si sarebbe ambientato abbastanza.
La maestra stava per prendere Miguel ma Héctor gli chiese alcuni minuti per le ultime raccomandazioni. Guardò il niño negli occhi, scuri e profondi, come i suoi "Quando finite la lezione aspettami qui. Non muoverti chiaro?" gli ripeté fino allo sfinimento e il bambino annuì più di una volta con la testa. 
Da come si comportava, sembrava avesse capito.
Fu la maestra a portarlo dentro e Héctor si trovò costretto a rimanere fermo, vedendo il suo niño che si allontana da lui. Sembrava passata un eternità da quando Miguel era diventato parte della famiglia. Fare il padre non era semplice ma ad Héctor piaceva prendersi cura di qualcuno.
Si sentiva felice quando era con Miguel perché sapeva di fare la cosa giusta.
“Che cosa stai facendo ancora qui?” urlò una voce che Héctor conosceva benissimo. L'uomo sobbalzò per lo spavento e con uno scatto si voltò dietro. Imelda non era contenta di vederlo davanti scuola, a quell'ora, doveva andare a lavoro.
“Perdonami tesoro” si scusò con aria innocente, troppo spaventato per chiedergli che cosa ci faceva lei davanti la scuola. “Non usare questo tono con me. Miguel starà benissimo nella nuova scuola quindi  fila a lavorare” Héctor guardò l'orologio. Erano in ritardo tutti e due.
Il musicista andò via, verso il suo nuovo lavoro, chiedendosi ancora perché sua moglie era con loro. Lei era molto preciso con la sua attività e per nulla al mondo sarebbe arrivata in ritardo.
Imelda non era d'accordo su tutte le attenzioni che suo marito riservava al bambino. Ma di una cosa era certa. Finalmente, dopo tanto tempo, aveva assunto un comportamento responsabile. Certo, in lui non era scomparso il suo animo da giovane sognatore però, una parte di lui era cambiata.
Miguel lo rendeva davvero felice.
Imelda guardò l'orologio intorno al suo polso e vide che tra un minuto il lavoro cominciava così, invece di godersi una buona passeggiata, si trovò costretta a correre.
Quando la donna giunse al ristorante, una sua collega coetanea gli offrì un bicchiere d'acqua e l'aiutò a spogliarsi del pesante giaccone che portava.
Imelda era affaticata, con un rossore sul viso che in qualche modo, copriva tutto il trucco che tingeva la sua faccia.
 Per sua fortuna, il capo non era ancora arrivato.
“Oh amiga mia, non hai una bella cera” la cameriera fece accomodare la sua amica in uno dei tavoli ancora vuoti del posto di lavoro. Imelda accettò il consiglio di Cécilia e si mise comoda su una delle sedie di legno del locale. L'aveva conosciuta il primo giorno di lavoro ed era stata lei a insegnargli quanto bastava, per essere una brava cameriera.
“Sto bene” disse la donna “Ho solo accelerato il passo questa mattia. Credimi, non sono abituata a correre e per questo, mi manca il fiato” “Sei sicura? Secondo me sei solo molto stanca. Non ti biasimo, hai un bambino da accudire ma non preoccuparti, con il tempo diventerà un gioco da ragazzi”.
Imelda gli avrebbe dato volentieri uno schiaffo in faccia per la faccenda di Miguel, ma si limitò a ripetergli la stessa frase che diceva a Cécilia quando  toccava questo argomento.
“Lui non è mio figlio. Io gli ho dato solo un posto dove vivere.
È stato mio marito a volerlo con se, io ho scelto di stare lontana da questa storia” “Perché?” domandò e Imelda piano piano, iniziò a perdere la pazienza.
Odiava quando gli altri facevano domande sulla sua vita privata e gli davano consigli su come gestirla. Certo, Cécilia era una donna dolce che c'era sempre nel momento del bisogno e con questo suo gesto, non voleva ferire Imelda. Ma la Signora Rivera, non riusciva ad accettare questo comportamento, nonostante voleva bene alla sua amica.
“Non ho voglia di parlare” tagliò corto la donna e per sua fortuna, il proprietario del ristorante arrivò in quel momento e con la scusa di mettersi a lavorare, la conversazione tra le due donne terminò.
Durante tutto il turno di lavoro, mentre Imelda prendeva le ordinazioni e serviva ai clienti le rispettive pietanze, la donna rifletteva pensierosa sulla situazione della famiglia.
Chi stava sbagliando? Lei o suo marito?. Erano entrambi nel torto?.
Ricordava bene il giorno in cui Héctor gli aveva proibito di portargli via Miguel.
Alle prime luci del mattino, aveva chiesto un passaggio ad un vecchio mercante che quasi tutti i giorni, viaggiava da città in città per vendere i suoi prodotti.
Ma suo marito, non ne voleva sapere di portarlo all'orfanotrofio.
“Il suo nome è Miguel. Miguel Rivera” era questa la fatidica frase che nell'ultimo tempo risuonava nella testa di Imelda come una campana.
Tra i due, era scoppiata addirittura una lite furiosa. Ovviamente, si era conclusa con la vittoria di Héctor ma quest'ultimo, si era sognato di ricevere il perdono da parte di Imelda.
Né lui, né lei aveva chiesto scusa all'altro e questo conflitto, non era ancora  scomparso.
Marito e moglie, tentavano di recuperare quello che avevano perso, purtroppo, non si erano resi conto che nessuno dei due stava facendo abbastanza.
Héctor cercava di non litigare con Imelda per tenere Miguel lontano da tutto quello che stava passando e per  non rovinare il suo matrimonio. Sua moglie per tanto, lo evitava per questo motivo.
Dopo tanto tempo, era riusciva a raggiungere la vita che voleva e il pensiero di vedersela scivolare via tra le dita, la faceva star male.
Perché tutto questo? Era colpa del bambino?.
Imelda provava ad attribuirgli la colpa per tutto il male che stava vivendo, ma quando lo guardava, diceva addio al suo lato freddo e distaccato. Eppure, non riusciva ad avvicinarsi a lui.
Quando ci provava, gli tornava in mente la litigata con il suo amato e quindi, si tirava indietro.
Forse perché era arrabbiata. Oppure  aveva paura.
Anche prima di sposarsi, lei e Héctor avevano programmato di avere  dei bambini, ma non così presto.
Imelda non sapeva ancora cosa significava fare il genitore e il fatto che aveva accudito dei bambini da ragazza, non aveva niente a che vedere con il ruolo che tra non molto, avrebbe affrontato.
Quando il suo turno arrivò al termine, Imelda evitò Cécilia e andò fuori per prendere una boccata d'aria.
In casa sua c'era un clima teso e nel ristorante, sembrava respirare la stessa aria che tirava tra lei e Héctor.
I suoi colleghi, se all'inizio apparivano simpatici e disponibili, adesso, si erano rivelati per quello che erano. Meschini e nulla facenti. Solo Cécilia si salvava.
Annoiata, per passare il tempo si mise a contare le coppie che gli passavano davanti.
Andavano mano nella mano e alcune erano accompagnate da bambini.
Imelda li invidiò e provò ad immaginare lei e Héctor nei panni di un padre e una madre.
La città iniziava a calarsi lentamente nell'oscurità e la temperatura si faceva più fredda.
Stava per tornare dentro ma ad un tratto, vide da lontano un uomo a lei famigliare correre come un pazzo verso di lei.
Cominciò ad avere una vaga idea di chi poteva essere ma non riuscì a crederci finché riconobbe suo marito.
Voleva domandargli che diavolo ci faceva fuori dal posto di lavoro e perché la stava cercando ma Imelda era troppo scossa per parlare.
 “Miguel...” sussurrò Héctor con voce affannata “Non riesco a trovarlo”. La moglie del Signor Rivera sbatté le palpebre incredula. Quel bambino ascoltava sempre suo marito e lei stessa aveva visto Héctor ripetere a Miguel di non allontanarsi.
“Hai provato a vedere nei dintorni?” domandò e l'uomo le rispose che aveva ispezionato personalmente tutta la zona vicina.
Era molto spaventato e la voce tremava ansiosa.
“Ti prego, dammi una mano” Héctor arrivò a supplicarla, incapace di prendere una decisione. Se ultimamente aveva rifiutato l'aiuto di sua moglie, adesso ne aveva bisogno.
“Lo so che  odi entrambi ma...” “Ecco che ricominci a fare la vittima!” esclamò Imelda stanca di sopportare quel comportamento da moccioso “Io non odio nessuno dei due” “Allora perché eviti sia me che lui?”.
Imelda, si rese conto di non avere una risposta pronta dopo quella domanda perché in fin dei conti, non lo sapeva nemmeno lei.
“Credo sia chiaro. Sono ancora arrabbiata con te” si giustificò in fretta “Io no! Cioè si...insomma lascia perdere! Se non vuoi aiutarmi sei libera di farlo”.
 Imelda non aveva intenzione di avere sensi di colpa sulla coscienza. Disse ad Héctor di aspettarla, tornò dentro e poi riuscì vestita, pronta per la ricerca.
"Non lo faccio per te. Ma per Miguel" anticipò Imelda prima di sentire un flebile ringraziamento da parte di Héctor.
Aveva spiegato al suo capo cos'era accaduto e lui, le aveva dato il personaggio di andare. 
Aveva cresciuto tre figli e in fondo, sapeva cosa significava perderne uno. 
Come primo passo, marito e moglie  si misero a chiedere ai passanti se avevano visto un bambino e Héctor, provò a descriverlo nei minimi dettagli. L'età, cosa indossava e disse qualcosa sul suo aspetto fisico.
Ma tutti, rispondevano di no.
“Quando uscite, c'è un posto particolare dove andate spesso?” domandò la donna al marito all'ennesima risposta negativa di un signore. Héctor ci pensò e si ricordò che il più delle volte, lo portava in piazza per fargli vedere le piccole bande che suonavano al chiaro di notte.
“Dev'essere passato davanti scuola un gruppo di musicisti” rifletté Héctor “Miguel deve averli seguiti!” prese sua moglie e la trascinò con se verso il centro città.
Quando arrivarono, trovarono la piazza colma di gente che si muoveva in gruppo come uno stormo di uccelli.
C'era tanta confusione e le diverse voci dei passanti  si sovrapponevano come tanti strumenti musicali in un orchestra.
Héctor e Imelda rabbrividirono e tirarono un lungo sospiro prima di buttarsi nella folla.
Decisero di separarsi, optando per strade diverse.
Senza nemmeno accorgersene, Héctor passò davanti al vicolo dove tempo fa aveva trovato Miguel. Era ancora sporco e buio. Nessuno oltre a lui, aveva messo piede lì. La donna nel frattempo, chiedeva informazioni ai musicisti che si stavano esibendo ma nemmeno loro, risultarono essere d'aiuto.
Marito e moglie fecero un breve incontro, domandandosi se avevano scoperto qualcosa.
“Dannazione!” esclamò Héctor all'ennesima brutta notizia.
Per lui era un colpo al cuore sentire che Miguel non era in zona.  
“La temperatura sta scendendo” si accorse Imelda sentendo del gelo sul corpo, nonostante era coperto “Credo sia meglio passare a casa e prendere dei vestiti più pesanti”.
Héctor prese  male quella decisione e cambiò atteggiamento nei  confronti di Imelda “Brava. Hai usato una buona scusa per svignartela” “Cosa?” domandò stupita la donna “Puoi andartene. Ma io non mi muoverò da qui finché non avrò trovato Miguel” “Guarda che se non me ne importava, non avrei mosso un dito per aiutarti” gli fece presente Imelda dopo l'umiliazione del musicista.
“Sono contento di questa tua sincerità. È la prima volta che ti sento dire la verità da quando Miguel è venuto a vivere con noi” disse Héctor e Imelda, non poté contenersi a quella frase “Come ti permetti di parlarmi in questa maniera? Secondo te, chi gli ha rimboccato le coperte quando ti addormentavi presto? Chi gli ha cantato la canzone della buonanotte? E chi l'ha fatto dormire nel suo letto quando si svegliava per colpa di brutti sogni?” buttò tutto d'un fiato quella confessione che aveva giurato a se stessa di non dire mai.
Ma senza accorgersene, aveva rivelato tutto a suo marito.
Héctor restò senza parole, voleva sapere di più ma aveva la bocca asciutta.
Imelda, resosi conto di quello che aveva fatto, si portò le mani sulle labbra e nascose verso il basso il volto per la vergogna.
“Quindi anche tu vuoi bene a Miguel! Perché non me l'hai detto? ” “L'ho fatto una volta sola chiaro?” “Però l'hai fatto!” il musicista sorrise.
Quel bambino aveva conquistato il cuore di sua moglie.
“Señor! Señora!”  un uomo col sombrero e una mantellina sulla spalle interruppe la loro conversazione.
"Ho sentito che state cercando un bambino, io ne ho trovato uno che si aggirava da solo. È il vostro per caso?" dietro di lui, sbucò fuori un  niño con due occhi grandi, i capelli scomposti e uno zaino dietro la schiena semi aperto.
"Miguel!" Héctor lo prese in braccio, sollevandolo e stringendolo con tenerezza. 
Aveva di nuovo il suo bambino con al suo fianco. Anche Imelda lo accolse contenta.
Gli passò una mano sulle guance paffute e Miguel rise per il solletico.
"Non so come ringraziarla!" disse il Signor Rivera al musicista stringendogli la mano "Dove l'ha trovato?" "Bhe, stavo suonando e lui si è avvicinato a me. Mi ha chiesto se poteva restare e io gli ho detto di si" "Spero non che non l'abbia infastidito" disse Imelda "Assolutamente no! Siamo stati insieme tutto il tempo. Chi li ha passato la passione per la musica?" Héctor si sentì lodato a quelle parole. Per lui, era un onore sapere che il suo niño aveva ereditato da lui la passione per la musica. 
"Canzone…" fece Miguel guardando il suo papà "Canzone…famiglia.…" disse ancora, attirando l'attenzione dei due Rivera.
"Oh non è niente d'eccezionale" intervenne di nuovo l'uomo con il sombrero "Voleva dedicarvi una canzone" "Sul serio?" "Certo. In verità, l'ho scritta io però a lui è piaciuta tanto e ci teneva a farvela ascoltare" il musicista stava per attaccare ma Miguel gli vietò di proseguire, scuotendo la testa "Io…scrivere...mia…canzone…" gli fece capire e l'uomo annuì, deponendo il suo strumento.
Quel musicista gli aveva solo dato l’ispirazione. Per il resto, Miguel voleva fare tutto da solo.
"Si è fatto tardi, devo andare” annunciò dopo l’uomo lanciando uno sguardo verso il cielo “Adios niño mi raccomando, sta lontano dai guai e la prossima volta, non allontanarti dalla tua famiglia" gli suggerì il musicista salutando il bambino.
Imelda arrossì. Quell'uomo aveva scambiato lei e suo marito per i veri genitori di Miguel. Ma in fondo, provò una bella sensazione nel sentirsi mamma.
Héctor tornò a guardare suo figlio, una strillata non gliela toglieva nessuno dopo quello che aveva combinato.
"Santo cielo Miguel!" esclamò "Mi hai fatto preoccupare tanto! Non puoi sparire nel nulla senza avvisarmi" non riusciva ad essere severo fino in fondo con Miguel. Gli dispiaceva rimproverarlo.
“Canzone....per...mama” Miguel indicò la donna “Per me?” “Mama è triste....musica...allegria”.
No Imelda, non lasciarti influenzare. Lui non è tuo figlio diceva una voce nella sua testa Non guardarlo, non guardarlo, non guardarlo.
Ma non riuscì a dare ascolto alla sua ragione. Questa volta, si fece guidare dal cuore e senza volerlo,  accarezzò la testolina del bambino.
“Questo è vero, la musica mette allegria. Ma non devi preoccuparti per me, io sono lo stesso felice con voi due” Héctor non credeva a quello che aveva appena sentito.
Imelda era sincera, non stava mentendo in quelle parole.
“Casa?” propose l'uomo “Andiamo a casa” confermò la moglie.
Il ritorno, fu accompagnato dal silenzio.
Nessuno parlava, si scambiavano solo sguardi sorridenti.
“Ti posso parlare?” gli sussurrò Héctor quando entrarono finalmente in casa. Imelda annuì. Ma prima, portò Miguel nella sua stanza e lo infilò nel letto.
Quando uscì dalla cameretta, ad aspettarla vicino la porta c’era Héctor.
“Sapevo che in fondo, anche tu tieni a lui” disse il Rivera quando si trovò di nuovo da solo con Imelda.
Lei sospirò e decise di buttar via quel macigno che da troppo tempo, gli stava schiacciando il cuore.
“Quella mattina, quando ti sei rifiutato di portarlo all'orfanotrofio, mi sono sentita umiliata. Perché non mi hai detto niente, hai preso quella decisione senza parlare con me, tua moglie.
Ti sembrerà strano ma in cuor mio, ero gelosa. Tu sei riuscito ad affezionarti subito a quel bambino, io invece, volevo tenermi lontana. Il motivo? Avevo paura di non riuscire ad essere all'altezza di tutte quelle donne che sacrificano anima e corpo per il bene della famiglia.
E tu all'improvviso hai portato questo bambino e io non sapevo come comportarmi.
La colpa non è tua, nemmeno di Miguel. Solo mia”.
Héctor appoggiò le mani sulle spalle “Lui ti adora. L'hai sentito no? Ti vede come una mamma. Certe volte anch'io sento di sbagliare qualcosa.
Ma poi, penso a Miguel e al bene che mi vuole. È questo che mi fa andare avanti” “Tratti quel bambino come se lo conoscessi da tanti anni. Ma poi perché proprio quel nome?” Imelda si tirò indietro.
Aveva trovato la risposta. E dire che era stata così cieca per tutto quel tempo.
“Ho capito....tu..quel nome...” “Non parlare di quell'argomento” attaccò Héctor “Miguel  ti ricordava lui. Per questo l'hai adottato” “No! No! No !” ripeté portandosi le mani sulle orecchie, per non sentire quelle verità che non voleva accettare.
La discussione tra i due stava degenerando. Ma a placare le acque, fu l'intervento del piccolo Miguel che, sentendo i suoi genitori così agitati, si era alzato per controllare.
Si sporse dalla porta e li guardò con occhi stanchi. Segno che stava provando ad addormentarsi ma non c'era riuscito.
Si sentiva turbato.
“Miguel? Non stavi dormendo?” il bambino stava per tirarsi indietro ma Imelda non lo sgridò.
Lo prese e lo pose sul letto.
Si sedette accanto a lui e gli rimboccò le coperte.
Hèctor rimase sulla soglia della stanza per vedere tutta la scena. Imelda in cuor suo, capì che in fondo, nemmeno le poteva stare lontana da Miguel.
Non l’aveva fatto prima e poi, era da stupidi continuare a mentire a se stessi.
 
Señoras y señores  buenas  tardes  buenas noches
Buenas  tardes  buenas noches señorita y señores
La mia musica è per sempre ed il mondo es mi familia
 
Cantò Imelda e  su quelle parole, Miguel si addormentò sereno.
Hèctor raggiunse sua moglie,  sedendosi vicino a lei “Hai una voce meravigliosa mi amor”. Hèctor amava sentire sua moglie cantare, la sua voce era calda e profonda.
 Imelda pertanto , aveva dedicato al piccolo una canzone sulla famiglia, proprio come voleva fare lui.
Rimasero a guardare il bambino addormentato finché Héctor non gli chiese una domanda.
“Sei ancora arrabbiata?” “Forse. Ma voglio dare lo stesso una possibilità ad entrambi”.
Ma in verità, li aveva già perdonati.
Imelda da quel giorno, diventò la mamma di Miguel.
   
 
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