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Autore: 23LittleJay23    18/03/2018    0 recensioni
One shot ispirata al video Wedding dress di Taeyang.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jung Hoseok/ J-Hope, Min Yoongi/ Suga, Park Jimin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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15/11

"Jimin! Vieni, ti devo far conoscere una persona!", disse Hoseok, il mio migliore amico, trascinandomi per un braccio verso l'entrata della caffetteria dell'università che frequentavamo.

Lo conoscevo da talmente tanto tempo che sapevo era impossibile dissuaderlo dal farti fare una cosa quando, ormai, si era convinto di fartela fare. Così lo seguii senza pensare a cosa quel gesto potesse portarmi.

Entrati nella caffetteria mi fece sedere ad un tavolino, dove era già seduto un ragazzo magro. Di lui si poteva notare immediatamente la sua magrezza, e le sue mani erano talmente candide da sembrare di porcellana. In testa indossava un cappello che non faceva vedere niente dei suoi capelli e teneva lo sguardo fisso su un quaderno, scrivendovi di tanto in tanto.

Quando sentì le sedie muoversi, poiché io e Hobi ci eravamo seduti, alzò lo sguardo e lo posò prima sul mio amico, di sfuggita, e poi su di me, facendo incontrare i suoi occhi neri con i miei.

Quel contatto tra i nostri sguardi mi fece percorrere la schiena da un brivido, e ne rimasi incantato. In imbarazzo, spostai lo sguardo sulle sue mani, che avevano prontamente chiuso il quaderno e che impugnavano una penna stilografica.

"Yoongi-hyung, questo è il mio migliore amico, Jimin! Chim, questo è un mio compagno di corsi, Yoongi!", esclamò contento Hobi, mentre io cercavo di riportare lo sguardo al volto dell'altro. I miei occhi si soffermarono sulle sue labbra rosee e perfette, nonostante sembrassero leggermente screpolate, fino a quando non mi accorsi del suo sguardo ancora puntato su di me.

Sentii le mie guance avvampare e distolsi immediatamente lo sguardo dalla sua figura. Dire che ero in imbarazzo era dire poco, visto che ero stato scoperto a fissare le sue labbra che mi avevano attratto sin dal primo sguardo che avevo rivolto loro. Gonfiai le guance, al pensiero della figura che avevo appena fatto di fronte a quel ragazzo praticamente sconosciuto, e sentii un pizzicotto arrivarmi direttamente sul braccio.

Me lo massaggiai e rivolsi lo sguardo ad Hoseok, prima di notare quel piccolo sorriso divertito che si era formato sul volto dell'altro.

"Piacere Jimin, Hobi mi ha detto che stavi cercando una persona che potesse aiutarti con lo studio e mi sono offerto volontario. Sai, per i crediti...", disse questo, togliendosi il cappello che aveva indosso e rivelando dei capelli color cielo. La mia bocca si aprì in un'espressione stupita. Quei capelli erano meravigliosi sul suo viso pallido e dai lineamenti perfetti, gli donavano e lo rendevano un essere non umano; un angelo.

Mi ripresi da quei pensieri chiudendo gli occhi per un attimo e pensando a quello che mi aveva appena detto; sicuramente mi sarebbe piaciuto essere aiutato da lui nello studio, e visto l'effetto che solo la sua figura mi aveva fatto, mi sarebbe piaciuto anche conoscerlo meglio, visto che, senza ombra di dubbio, ero attratto da lui e dalla sua fisionomia. Sorrisi, riaprendo gli occhi, prima di parlare.

"Mi farebbe piacere, Yoongi-hyung! Mi stai davvero salvando la vita!", esclamai contento, lasciando trasparire la mia felicità da tutti i pori. Se non fossimo stati in un luogo pubblico e circondati da persone, avrei iniziato a saltare per tutta la stanza dalla felicità. Era davvero fantastico.

"Bene! E questa è fatta, perché non andiamo a prenderci un gelato? E così potete mettervi d'accordo su tutto! E possiamo passare del tempo insieme", chiese Hoseok, guardando entusiasta prima me e poi Yoongi, soffermandosi su questo per attendere una sua risposta. Hobi sapeva benissimo che io avrei acconsentito a del gelato, ne ero drogato e non perdevo mai occasione per mangiarne uno.

Yoongi annuì e si alzò, seguito a ruota da me e dal mio migliore amico, e tutti insieme ci dirigemmo verso la gelateria che preferivo. Il blu era in mezzo, io alla sua sinistra ed Hobi alla sua destra.

Prendemmo il gelato e poi ci sedemmo su una panchina, in un parco. Le posizioni non cambiarono, ma io cercai di sedermi il più vicino possibile a Yoongi, con la scusa che la panchina era troppo piccola per tre persone.

"Yah, Jimin-ah, con il culo che ti ritrovi ci credo che è troppo piccola!", se ne uscì Hoseok, ridendo subito dopo. Sapevo benissimo che Hobi stesse scherzando, e non me la presi, ma feci finta del contrario, mettendo un broncio che fece, nuovamente, sorridere il blu.

"Siete sempre così, voi due?", chiese voltandosi verso il mio amico. La cosa mi fece rattristare, ma pensando al fatto che fossero compagni di corso cercai di dargli una scusante. Infondo Yoongi mi aveva appena conosciuto, quindi era normale che non avesse abbastanza confidenza con me, mentre con Hobi era il contrario. Si conoscevano da più tempo.

"Si, Hobi è come un fratello maggiore per me e ci conosciamo sin da piccoli", risposi io, nonostante tutto, riportando la sua attenzione, e quella di Hoseok, su di me. Yoongi mi gratificò con un altro dei suoi meravigliosi sorrisi ed io sorrisi a mia volta, pensando a quanto fosse bello mentre compiva quella piccola azione. Non avevo mai visto nessuno sorridere in quella maniera, era come se tutti i sorrisi che fino ad allora mi erano stati rivolti fossero niente se non spazzatura, comparati al suo.

"Si vede che vi volete molto bene, è una bella cosa. Gli amici sono ciò di più prezioso che si ha al mondo", finì, guardando di sfuggita Hobi. Mi sentii sprofondare in quel momento, forse perché sentivo come se potesse essersi riferito all'amicizia che univa loro due, e non quella che univa me ed Hoseok.

Mi morsi il labbro, per togliermi quei pensieri dalla testa, e mi concentrai sul gelato, portandomi pigramente quel cono al cioccolato alle labbra ed iniziando a mangiarlo, nonostante non lo stessi godendo come mio solito. Mi chiesi il perchè avessi avuto una reazione del genere ma non ne trovavo delle buone motivazioni.

Hoseok, probabilmente, si accorse del fatto che non ero più come prima, non ero come mio solito, e si sporse in avanti, inclinando la testa in mia direzione.

"Tutto bene, Chim?", mi chiese, facendomi sobbalzare. Il cono mi scivolò dalle mani, finendo a terra, mentre io fissavo il volto del mio migliore amico. Rimasi così per qualche attimo, scuotendo infine la testa e portando lo sguardo verso il basso.

"Non mi sento bene, scusate... torno a casa", dissi alzandomi dalla panchina e chiedendomi, ancora una volta, che cosa mi fosse preso. Osservai Yoongi ed Hoseok e feci un breve inchino nella loro direzione, prima di voltarmi ed incamminarmi verso una direzione a me ignota.

Sapevo benissimo che era solo una scusa patetica, per fuggire da quello che stava accadendo su quella panchina e per fuggire dai miei pensieri, ma non sapevo cosa altro fare. In realtà non volevo neanche andare a casa, quindi finii per vagare tra le strade della città, con sguardo basso, per diverse ore, fino a quando non mi scontrai con qualcuno, cadendo a terra.

Quando alzai lo sguardo, notai che si trattava del ragazzo dalla chioma blu e rimasi a fissarlo, mentre lui, probabilmente, realizzava chi era la persona che gli era appena finita addosso. Mi osservò per qualche secondo, porgendomi infine la mano, che presi, aiutandomi così ad alzarmi dal marciapiede.

"Ma non eri andato a casa?", mi chiese una volta che fui nuovamente in piedi. Mi sentii colto in flagrante, come un bambino a cui avevano nascosto le caramelle ma che, di soppiatto, le aveva trovate e mangiate tutte quante. Non sapevo cosa rispondere e sentii come la mia mano iniziò a tremare, preso dal panico di non riuscire a trovare una scusa adatta.

"Io... Stavo... Volevo camminare", dissi sperando che quel ragazzo credesse alle mie parole, nonostante io stesso non ci credessi. Lui mi guardò con fare sospettoso, prima di prendermi la mano e condurmi verso un’auto parcheggiata lì vicino.

Il mio cuore sembrava impazzito, non capivo neanche io il perché, lo sentivo battere furiosamente, talmente forte da pensare che potesse sfondarmi la cassa toracica. Perché mi sentivo in quella maniera?

Yoongi mi fece salire in macchina, dal lato passeggeri, e si sporse per allacciarmi la cintura. Trattenni il fiato a quel gesto, osservando come fosse troppo vicino a me. Sentii le mie guance andare a fuoco e distolsi lo sguardo dalla sua figura che si rialzava, per cercare di non fargli vedere il mio volto.

Lo sentii chiudere la mia portiera ed aprire la propria, sedendosi al posto di guida ed avviando il motore della macchina. Posai lo sguardo sulle mie mani, intrecciate tra di loro, senza neanche rendermi conto che la macchina fosse ora in movimento.

"Dove stai?", chiese ad un certo punto, risvegliandomi dal mio stato di trance. Voltai la testa in sua direzione e lo vidi concentrato a guardare la strada, mentre teneva il volante con una mano e l'altra posata sul cambio. Gli dissi il mio indirizzo e tornai a guardare le mie mani, imbarazzato da tutta quella situazione.

Quando sentii il motore della macchina spegnersi, capii che eravamo arrivati a destinazione, ma mi sentivo bloccato in quell'auto, non volendo scenderne per poter passare più tempo in sua compagnia.

"Jimin, so che non ci conosciamo praticamente per niente, ma se c'è qualcosa che non va, puoi dirmelo. Oggi hai fatto preoccupare Hoseok, quando sei cambiato tutto ad un tratto al parco. Ha detto che non era da te e si vedeva che era molto preoccupato", mi disse quel ragazzo che mi stava facendo confondere così tanto.

"Non è niente... Non so cosa mi sia preso. Non devi preoccuparti, e neanche Hobi-hyung dovrebbe... Grazie di avermi accompagnato a casa", gli risposi, slacciando la cintura ed uscendo dall'auto in fretta. Avevo notato come Yoongi fosse sul punto di dirmi qualcosa, ma avevo chiuso lo sportello dell'auto troppo in fretta per lasciarlo parlare ed ero corso verso l'entrata del palazzo dove abitavo, chiudendomi la porta alle spalle e correndo su per le tre rampe di scale che mi dividevano dal mio appartamento.

20/12

Ero nervoso, quel giorno. Yoongi stava arrivando per la nostra ultima lezione di ripasso prima delle vacanze di Natale ed io gli avevo preparato un regalo per quella festività. Si trovava incartato sulla tavola da pranzo, dove solitamente mi aiutava a studiare e dove lo avrei condotto non appena fosse entrato in casa mia.

Era oramai un mese che le nostre lezioni andavano avanti, e non era cambiato assolutamente niente, in quel periodo. Tranne, forse, il fatto che adesso Yoongi mi trattasse da amico, da vero amico.

In quel tempo avevamo imparato a conoscerci e ad evitare tutte quelle piccolezze che sapevamo darci noia. Come, ad esempio, il fatto di nascondermi le mani con le maniche delle maglie che indossavo. A Yoongi non piaceva questo mio vizio, ed ogni volta mi minacciava di andarsene per farmi smettere; diceva che avevo delle mani carine, e quando mi faceva quel tipo di complimento mi ritrovavo a sorridere ogni volta, arrossendo come un peperone.

A me non erano mai piaciute le mie mani, le trovavo troppo piccole e paffute per un ragazzo della mia età, ma da quando il blu mi aveva riferito di trovarle carine, avevo iniziato ad apprezzarle. Tutto ciò che piaceva a lui, improvvisamente, suscitava il mio interesse.

Come la musica rap. Non mi ero mai interessato a quel genere di canzoni, ma un giorno ci eravamo ritrovati a parlare di musica e lui mi aveva rivelato di scrivere canzoni rap durante il passatempo e che il suo sogno era quello di farsi notare, anche attraverso il suo canale YouTube.

Finita la nostra lezione, io avevo subito acceso il computer ed ero andato a cercare alcune delle sue canzoni proprio su quel sito, trovandole dopo una buona mezz'ora. Le ascoltai dalla prima all'ultima, decine e decine di volte, e la settimana dopo, quando lui arrivò per un'altra lezione, mi trovò a canticchiare proprio una di quelle canzoni.

Rimase sorpreso da quella situazione, e mi fece anche i complimenti per la mia voce. Diceva che era bella e che sarei stato un cantante bravo. Mi chiese anche se potesse scrivere una canzone da cantare insieme. In quel momento, il mio cuore iniziò a fare le capriole nel mio petto, da quanto ero contento di quella prospettiva.

Da quel giorno avevo iniziato a cantare in ogni momento della mia giornata, non sempre le stesse canzoni e non tutte nella stessa lingua. Volevo allenarmi per essere pronto il giorno in cui Yoongi mi avrebbe chiesto di cantare con lui. Non vedevo l'ora di poterlo fare.

Quando suonò il campanello, stavo proprio canticchiando. Andai ad aprire con un sorriso a trentadue denti stampato in volto, lasciando entrare il ragazzo dai capelli blu e richiudendo la porta subito dietro di lui.

Mi diressi verso la cucina e lui mi seguì, posando il suo zaino sul pavimento ed adocchiando il pacco che si trovava sulla tavola. Io arrossii, pensando a come avrei potuto dirgli che quel regalo era per lui. Mi misi seduto al mio solito posto ed iniziai a picchiettare nervosamente il piede sotto il tavolo, mentre attiravo a me la scatola.

Stavo evitando accuratamente lo sguardo di Yoongi, quando la sua voce mi portò a voltare il mio viso in sua direzione. Mi stava guardando curiosamente; stava sicuramente cercando di capire perché fossi così nervoso e perché stessi stringendo quella scatola decorata da carta gialla, come i miei capelli biondi, ed un fiocco blu, come i suoi.

Presi un respiro profondo e, finalmente, parlai.

"Yoongi-hyung... io... ti ho preso un regalo per Natale. Spero ti piaccia", gli dissi, porgendogli quella scatola decorata. Lui la prese, e con le sue dita lunghe e sottili ne percorse i bordi, come assorto, oppure indeciso se aprirla o meno.

Con uno sguardo mi chiese il permesso, ed io annuii, in imbarazzo, guardando come le sue dita andarono a scartare il pacco. Rimase sorpreso da quello che vide al suo interno.

Il mio regalo altro non era se non una polaroid, uno dei modelli che era appena uscito. Appena l'avevo vista, in negozio, avevo pensato a lui ed alla volta che mi aveva detto di amare fare le fotografie a qualsiasi cosa gli sembrasse bella. Non mi ero fatto scappare, quindi, l'occasione di fargli quel regalo.

"Non dovevi... Jimin, è fantastica! Ti ringrazio, grazie infinite", mi disse sorridendo, con quel suo sorriso gengivale che tanto amavo, adoravo e veneravo. Sorrisi a mia volta, soddisfatto del fatto che gli avessi preso qualcosa che davvero apprezzava.

"Non devi ringraziarmi, Hyung! L'ho fatto con il cuore", gli risposi, facendo sparire i miei occhi in due piccole mezzelune. In quel momento ero davvero soddisfatto di me stesso, forse per la prima volta in vita mia.

"Io però non ti ho preso niente, Jiminnie", mi guardò forse tristemente, ma non lo potei comprendere in quel momento. La mia mente si era fermata sentendo l'appellativo con cui mi aveva chiamato. Non aveva mai usato appellativi con me, mi aveva sempre e solo chiamato con il mio nome, questo cambiamento mi aveva sorpreso e reso, se possibile, ancora più felice di quanto non lo fossi prima.

"Non devi preoccuparti, a me basta poter passare questo tempo con te, prima di tornare a casa per le vacanze!", gli dissi, non registrando le parole che erano appena uscite dalle mie labbra. Mi maledii un attimo dopo averle detto, credendo che fosse stato troppo dire una cosa del genere.

"Facciamo così; adesso usciamo e ti compro qualcosa, qualsiasi cosa tu voglia!", esclamò. Io per poco non caddi dalla sedia a quella proposta. Come era possibile che avesse queste idee? Come era possibile che ogni volta non si rendesse conto di come reagivo io o di come mi facesse morire internamente quando se ne usciva con certe cose?

Questo ragazzo, per me, era un mistero vero e proprio, come lo erano i miei sentimenti. In realtà, più che misteriosi, li avrei definiti confusi. Mi avrebbero sicuramente portato a farmi del male. Non riuscivo ancora a credere a tutto ciò che provavo solo stando nella stessa stanza con Yoongi. Ma al tempo stesso bramavo con tutto me stesso di passare del tempo con lui e solamente con lui, e pensare di poter camminare per le strade di Seoul, fianco a fianco, mi fece ancora una volta mancare qualche battito.

Così annuii alla sua proposta e, in neanche dieci minuti, già eravamo per le strade, fianco a fianco e mano nella mano. Il mio viso era diventato immediatamente rosso non appena le dita del maggiore si erano sfiorate con le mie, più piccole ed in carne, per poi stringere la sua mano attorno alla mia. Aveva detto che, così facendo, non ci saremmo persi di vista tra le miriadi di persone che si trovavano intorno a noi, intenti a fare gli ultimi regali di Natale ai propri cari.

Ben presto, dopo aver camminato per almeno mezz’ora, ci ritrovammo in un bar, dove ordinammo una cioccolata calda, per me, ed un caffè per lui. Ci stavamo godendo quella giornata, non curanti della lezione che stavamo saltando. Ma, se sia l’allievo che il maestro non erano presenti, chi avrebbe potuto godere degli insegnamenti?

Non appena finimmo di bere, ci alzammo dal tavolo, pagando le nostre consumazioni, ed uscendo nuovamente per le strade. Non avevamo smesso un attimo di parlare, ma sembrava non essere passato neanche un minuto, ci stavamo godendo la nostra compagnia ed eravamo sicuri che non fosse tardi. Ma il cielo era già scuro e io iniziavo a sentire freddo. Yoongi sembrò notarlo, poiché prese una sciarpa e me la mise al collo.

“Non credo farà molto, ma almeno starai meglio”, mi disse, donandomi un sorriso e riprendendo la mia mano per continuare a camminare. Io affondai il viso in quella stoffa leggera, inalando il dolce profumo che emanava. Lo stesso profumo che apparteneva a Yoongi e che io tanto amavo sentire nell’aria. Sapeva di vaniglia, ma al tempo stesso ricordava anche la menta, e ricordava lui, ricordava quei suoi capelli colorati, quel suo sorriso e quei suoi occhi neri.

Ricordava ciò che provavo per lui e, anche se ero confuso, in quel momento, mi fece comprendere che io amavo quel ragazzo e che avrei dovuto fare qualcosa per conquistarlo, per farlo stare al mio fianco altre volte, per stringergli la mano o donargli baci ogni volta che desideravo. Ed allo stesso tempo volevo renderlo felice, perché qualsiasi cosa rendesse felice lui, avrebbe reso felice me a mia volta, di questo ne ero sicuro.

Alla fine, mi comprò davvero un regalo, aveva insistito così tanto che alla fine avevo ceduto, indicandogli un grosso pupazzo a forma di gatto che già avevo visto, alcuni mesi prima, ma che mai avevo comprato per paura di risultare troppo infantile, con un pupazzo del genere in camera mia. Ma lui sembrò trovarla una cosa carina ed adatta ad un ragazzo dolce come me, parole che mi disse non appena mi consegnò l’oggetto.

Io sorrisi a trentadue denti, davvero come un bambino a cui era stato comprato un giocattolo che voleva da tanto tempo, e che mai gli era stato comprato. Mi aveva reso estremamente felice, quel gesto, e a quanto sembrava aveva reso felice anche lui, tanto che mi strinse a sé, ed io, prendendo tutto il coraggio che avevo in corpo, lo abbracciai di rimando, lasciandogli un piccolo bacio sulla guancia.

A fine serata, mi riaccompagnò a casa, dove trovammo Hoseok che aspettava davanti la porta. Sembrò felice di vederci, e salutò prima il verde e poi me, stringendomi in un caldo abbraccio. Io sorrisi a mia volta, per poi aprire la porta di casa ed entrare, invitando gli altri due che mi seguirono subito, venendo accolti dal calore di una casa accogliente, mentre fuori piccoli chicchi di neve iniziavano a cadere, venendo a contatto con il freddo cemento che erano i palazzi di quel quartiere.

Entrambi si trattennero per un’oretta, fino a quando non si fece ora di cena, ed io chiesi loro se volessero rimanere a farmi compagnia anche per il pasto, ma Hoseok scosse la testa, donando un dolce sorriso a Yoongi, per poi parlare ed infrangere i miei sogni ed il mio cuore.

“Non possiamo, Jiminnie. Io e Yoongi andiamo a cena fuori, per festeggiare!”

“Festeggiare? Cosa dovete festeggiare?”

“Il nostro primo mese insieme, scusa se non te lo abbiamo detto, ma volevamo tenerlo un po’ per noi, in caso le cose non fossero andate bene”, e così dicendo, uscirono da casa mia, lasciandomi solo tra quelle quattro mura e con il cuore spezzato.

   
 
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