Serie TV > Squadra Speciale Cobra 11
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Autore: Asakura_Bloom    18/03/2018    0 recensioni
Semir,Ben e la nuova collega... Nuove avventure e nuovi casi per i nostri poliziotti preferiti!!!!!!
Genere: Azione, Sentimentale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Ben Jager, Nuovo personaggio, Semir Gerkan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cap. 9 - “Non lo farò”

 

Era atterrata negli USA. Si era fatta dare il permesso per l'arma in tempo record, le dovevano molti favori da quando lavorava nella CIA.
L'unico pensiero che aveva in testa era John Lee e la morte del fratello.
Voleva prenderlo, fargliela pagare per tutto quello che le aveva fatto passare. E poi prendere anche i Pavlov, per mettere del tutto la parola fine su questa brutta storia.
 
* * *
-ORE PRIMA-
Ben non sapeva più che fare.
Non sapeva dove chiamarla, come contattarla. Era davvero preoccupato. Anche Semir lo era.
Tutti lo erano.
Non volevano che facesse qualcosa di cui si sarebbe pentita per tutta la vita.
“Tenetevi pronti per partire” ordino la Krüger “dobbiamo impedirle in qualsiasi modo di fare qualche stupidaggine”. Era seccata, molto. Non poteva credere che uno dei suoi agenti poteva creare un macello del genere, che poteva sfociare in un bruttissimo incidente internazionale.
Ben era combattuto. Non voleva chiedere aiuto al padre, ma ne aveva davvero bisogno.
Lui e Semir avevano bisogno del jet privato della famiglia di Ben, per essere pronti a partire in qualsiasi momento, senza dover aspettare.
Dovevano salvarla, non tanto da altre persone, ma da se stessa.
Era lei in suo pericolo più grande.
* * *
Selene, da quando era arrivata, giorni prima, non si era riposata. Si era messa subito a lavoro.
Era passata solo un attimo da casa sua per prendere alcune cose.
Si stava dirigendo a gran velocità verso l'edificio dove lavorava John Lee.
Non aveva un piano ben strutturato in mente. Si stava facendo guidare dall'ira verso quell'uomo.
Le vennero in mente i volti di Ben, della cognata e della piccola Layla.
Sapeva molto bene che continuando così non li avrebbe più rivisti.
Sapeva che non doveva farlo, ma non riusciva a fermarsi.
Forse non voleva farlo.
Arrivò davanti a quel maledetto edificio.
Scese dalla sua macchina e si diresse verso l'entrata, ma si bloccò lì davanti.
Ci stava ripensando.
Era combattuta.
Voleva vendetta, ma allo stesso tempo non la voleva.
“Rovinarsi la vita per un uomo del genere... non ne vale la pena” pensò, e ritornò indietro.
Non arrivò mai alla sua macchina.
Degli uomini l'avevano presa.
L'avevano drogata e portata via, senza che nessuno se ne accorgesse.
Perse subito conoscenza. Quando si risvegliò era a terra con le mani ammanettate dietro la schiena.
Aprì gli occhi e davanti a lei c'era l'uomo che era andata a cercare in America.
La tirò su per i capelli, portando il suo viso a pochi centimetri dal suo.
“E così... sei venuta con il tuo fedele fucile” disse indicando uno dei suoi uomini con il fucile di Selene.
“Per uccidermi, non è vero?” rise sguaiatamente.
“Perché non lo hai fatto, eh? Eppure eri arrivata a pochi metri da me... ma NO! Hai cambiato idea e sei tornata indietro... Sei davvero PATETICA!” le urlò in faccia.
Le tirò un calcio alla bocca dello stomaco che le tolse il respiro. Rotolò a terra, tossendo. Solo allora si accorsa di dove era stata portata.
Erano su un tetto. Non sapeva esattamente quale edificio, però.
John Lee le si avvicinò di nuovo. La tirò su per le braccia. Le causò un dolore lancinante alle spalle. La lasciò andare e lei sbatté con la faccia contro il terreno. Le iniziò a sanguinare il naso copiosamente. Le arrivò un pugno in faccia. Un altro. Un altro ancora. Non sapeva quanti gliene erano arrivati.
Doveva liberarsi la mani. L'unico modo era quello di dislocarsi i pollici per poter far passare le mani dal buco delle manette. Lo fece. Altro dolore. Si morse il labbro a sangue per non urlare. Si liberò. Riuscì a parare il colpo che le stava per arrivare.
L'uomo estrasse la pistola , ma Selene riuscì a disarmarlo.
Combatterono per un po'. Selene era in svantaggio. Il calcio iniziale aveva inciso più del dovuto sulla sua condizione fisica.
Le arrivò un nuovo calcio alla bocca dello stomaco. Sputò sangue e saliva. Cadde a terra, vicino a lei c'era l'arma che era riuscita a togliere precedentemente a John.
La prese e la puntò contro l'uomo. Tremava. Per rabbia, per dolore e per il conflitto interiore che provava.
“Dai... spara! Uccidimi come ho fatto con tuo fratello!” la provocò John Lee.
“Fallo!... coraggio... Hai paura, per caso?” domandò avvicinandosi alla canna della pistola.
Dagli occhi di Selene cadevano lacrime di rabbia... voleva sparargli, voleva fargli fare la stessa fine che lui aveva fatto fare al fratello, ma non poteva perdere tutto.
Ben, non voleva perderlo. Lui era diventato tutto per lei.
Sentì un elicottero in lontananza. Non ci fece molto caso. Non sapeva che quell'elicottero era la sua salvezza, il suo tutto.
Non si accorse, infatti, dell'arrivo dei due suoi colleghi. Era troppo concentrata su John Lee.
“Selene... non farlo!” le urlarono entrambi.
Lei iniziò a scuotere la testa. Era confusa. La sua mente non funzionava come doveva.
“Avanti Selene... FALLO!” le intimò John Lee.
Il dito sul grilletto le tremava. La vista era annebbiata, le orecchie le fischiarono.
Rabbia, rabbia e ancora rabbia. Provava solo quello. Neanche più dolore, solo rabbia.
“Selene” si sentì chiamare.
“Sono io, Selene” le disse Ben.
“Ben...” sussurrò la ragazza con la voce rotta dal pianto. “Io devo... ma non lo so. Sono confusa. Quest'uomo. Lui ha ucciso mio fratello, vorrei fargliela pagare, ma poi penso a te e alla piccola Layla e non posso. Non posso perdere anche voi. Non voglio perdervi!” disse girandosi verso Ben piangendo, ormai, a dirotto. Semir le si avvicinò, mise una mano sulla pistola e l'altra sulla spalla della ragazza “Ora... questa dalla a me”.
Lei fece come detto e cadde in ginocchio, stringendosi le mani al petto.
Ben e Semir si avvicinarono a John Lee e iniziarono a mettergli le manette. Potevano arrestarlo tranquillamente.
Avevano trovato le prove di tutti i suoi crimini e dei suoi legami con i Pavlov, grazie anche a Zack.
Ben si avvicinò a Selene e le si inginocchiò di fronte.
“Torniamo a casa” le porse la mano per farla alzare. Appena si alzò, Selene, perse l'equilibrio. Il suo corpo aveva raggiunto il limite. Troppo stress, troppa stanchezza. Svenne tra le braccia di Ben, che la chiamava con voce preoccupata.
Si risvegliò in ospedale. Ben al suo fianco preoccupato e Semir ai piedi del letto. Entrambi tirarono un sospiro di sollievo nel vederla sveglia.
“Ci hai fatto davvero preoccupare” la rimproverò Semir.
Selene abbassò la testa e si scusò con entrambi. Era contenta di aver trovato delle persone che le volevano così bene, e a cui lei ne voleva altrettanto.
Sentirono bussare alla porta della stanza di Selene.
Entrò Zack, era felice di poter rivedere Selene.
Consegnò dei documenti alla donna, anche se sapeva già la risposta.
I documenti contenevano la richiesta di annullamento del trasferimento in Germania di Selene.
Lei li lesse, poi si voltò verso Zack e glieli riconsegnò.
“Non tornerò qui, Zack” gli disse.
Lui le sorrise dolcemente “Lo immaginavo, ma dovevo provarci” disse. Le si avvicinò e la baciò una guancia per salutarla e prima di andarsene le augurò di essere sempre felice.
* * *
Le giornate in Germania le passava sempre in ufficio a compilare rapporti. Era una specie di punizione per quello che aveva fatto negli States, ma non le pesava. Infondo era stata lei a sbagliare e doveva pagare per quello che aveva fatto.
La noia, quel giorno, era davvero tanta. La giornata sembrava non passare mai, ma arrivò il suo cavaliere dall'armatura scintillante a salvarla da tutta quella noia.
Le portò il pranzo.
“Mangiamo insieme?” le domandò.
“Non posso andarmene da qui, lo sai” rispose, un po' riluttante.
“Secondo te, perché ho portato i rinforzi” indicò Semir, con fare trionfante. Semir si avvicinò ad entrambi e spinse via Selene, dicendo “Ci penso io qui per un po'... Voi piccioncini fate il vostro pranzo d'amore insieme. Su... andate!”
Entrambi lo ringraziarono, ma in realtà era tutto un piano di Ben.
Un piano curato nei minimi particolari per stare per sempre insieme alla sua amata Selene.
Salirono sulla terrazza della centrale di polizia dove lavoravano.
“Sai...” iniziò “quando, quella volta, non ti ho visto a casa, mi sono sentito come se il mondo mi fosse crollato addosso. Ero nel panico più totale. Pensavo di perderti per sempre, che non ti avrei più rivista, toccata, baciata. L'unica cosa a cui pensavo eri tu, al tuo sorriso” fece una pausa. Riprese fiato e continuò “Ti prego... non lasciarmi mai... resta al mio fianco. Affidati a me per qualsiasi cosa. Parlami, urlami contro, fammi qualsiasi cosa, ma non lasciarmi mai, potrei morirne. Selene, amore mio, vuoi passare il resto della tua vita insieme a me?” le chiese mentre si metteva in ginocchio davanti a lei. Aprì la scatolina di velluto che aveva in mano. Conteneva un anello.
Un anello che portava con sé la proposta più bella che poteva venir fatta, l'amore più grande che un uomo poteva donare alla sua donna.
Selene era sorpresa. Non riusciva a crederci. Era al settimo cielo.
Lacrime di gioia iniziarono a solcarle il viso. Rispose “Si”, mentre faceva alzare Ben per poterlo abbracciare e baciare.
Le mise l'anello al dito. Un anello d'oro bianco con un diamantino a forma di cuore.
Le asciugò le lacrime sulle guance con i pollici. Erano entrambi felicissimi.
Si baciarono nuovamente.
Tornarono da Semir, mano nella mano. Sorridenti e innamorati, come non mai.


NOTA AUTRICE:
Allora... il penultimo capitolo è qui! Eh si è il penultimo capitolo... siete contenti che questa sottospecie di fan fiction finisca, vero?
Penso possiate già immaginare cosa succeda nel prossimo capitolo u__u ma volevo finirla in modo felice.
Coooooooooomunque, tornando a questo capitolo.
Che ve ne pare? Vi è piaciuto? Spero vivamente di si u__u
Se c'è qualche cosa che non va, fatemelo sapere. Lasciate una recensione se vi va.
Ci vediamo nell'ultimo capitolo... a presto, spero!
Bye Bye ^^
  
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