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Autore: vesta    19/03/2018    0 recensioni
Due corpi, due anime che si rincorrono da molto prima che se lo ricordino...
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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QUINTA ORA: FILOSOFIA
 
“Ah Cristina ho saputo che il preside ti ha messa in punizione” Mi si avvicina Camilla nel cambio dell'ora.

“Wow... Certo che sei proprio la regina delle pettegole” Le dico tranquillamente, non è la prima volta che le faccio notare questo suo aspetto...

“Cosa? Come osi?! Io sono solo una persona molto informata!” Ma si vede che non ci è ancora abituata, dovrò porre rimedio a questo.

“Dico solo che è stupefacente di come tu ne sia venuta a conoscenza dato che non sei nemmeno uscita dalla classe” Le spiego.

“Sappi, e tienilo sempre ben a mente, che io so sempre tutto ciò che riguarda le persone a cui tengo” Camilla lo dice guardandomi in un modo alquanto strano.

“Sono lusingata, davvero, di interessarti, ma sai.... questo genere di... 'esperienze' non mi interessano”
Dico per farle comprendere il mio orientamento sessuale per eventuali fraintendimenti, lei, tutta rossa di rabbia, apre la bocca per, molto probabilmente, sputarmi addosso il suo veleno, ma viene prontamente interrotta:
“Male Cristina, bisogna sempre essere aperti a tutte le esperienze che il mondo ci offre, se non le cogliamo corriamo il rischio di non vivere. Scusatemi ragazze per il ritardo, ma sapete ormai come sono fatta.”

E così entra la mia professoressa di filosofia, una delle poche che mi piaccia sul serio, dice sempre ciò che pensa e rimane sempre stupita del fatto che le persone ne siano sconvolte.

“Allora Camilla cosa hai proposto a Cristina che lei, solitamente così aperta, ha rifiutato?” Domanda provocando uno splendido aspetto di terrore sulla faccia di Camilla.

“M-Ma i-io v-v-veramente...” Biascica Camilla.

“Mi ha offerto un'esperienza omosessuale da vivere insieme a lei”
Rispondo, così da mettere fine alle sofferenze della 'povera' Camilla, che da un pallore spettrale è passata ad un vivissimo rosso pomodoro.

“E che c'è di male in questo? Non eri tu Cristina a voler seguire i passi Platone?”
Giuro l'adoro.

“Non sbaglia, ma ritengo che non ci sia niente che Camilla possa trasmettermi e poi questo genere d'esperienza mi distrarrebbe dalla sua materia”
Giustifico il mio rifiuto.

“Non hai tutti i torti, beh Camilla qui ci sono molte altre pretendenti, ti chiederei per cui di concentrarti principalmente sulle altre, poiché Cristina mi serve pura e casta per avere le sue opinioni del tutto obbiettive.”

A questa richiesta ci fu un delirio totale della classe: chi rideva senza controllo, chi era disgustato, chi senza parole, Camilla sembrava sul punto di esplodere, Sara le continuava a lanciare sguardi ammiccati per prenderla in giro, Daria che con un lieve rossore sulle guance cercava di trattenere inutilmente l'amica, Elena che mi guardava con un'aria rassegnata ed io che la guardavo con un sorriso compiaciuto.

Dopo pochi minuti la prof mise fine al nostro caos e cominciò ad introdurci, guarda caso, proprio Platone.

L'ora di filosofia ha sempre stimolato in me riflessioni su argomenti di un certo calibro, oggi non è diverso, solo che invece di argomenti come: il bene, il male, la verità, la virtù..... non faccio altro che pensare al mio breve colloquio con il preside.
Ancora non mi spiego come lui faccia a sapere del mio 'incidente' con i petardi e il perché avrebbe dovuto saperlo, anche se, è vero che ne sarebbe venuto a conoscenza in ogni modo volente o nolente...

Inizio Flashback: 31/12/2010    10:30 pm

' “ Cosa avrà mai questo Darcy da mandare così in tilt una persona intelligente come Elizabeth?”

Diceva tra se e se una ragazza dagli occhi scuri, seduta su di una poltrona ormai logora nell'angolo più remoto di quella stanza scura e cupa tranne che per una fioca luce soffusa proveniente da una candela situata poco lontana dalla ragazza, permettendole così di leggere il libro che teneva saldamente tra le mani con la chiara intenzione di divorarlo interamente quella sera fredda di dicembre.

Improvvisamente un rumore la distolse dalla sua lettura, sul suo viso dipinta la classica espressione di chi è molto infastidito, ma non sentendo alcun altro suono sospetto ritornò alla sua lettura.

Era irrita, terribilmente irritata, era già la quarta volta che doveva interrompere la sua lettura a causa di quei rumori che si facevano sempre più frequenti, non era preoccupata del fatto che potessero essere dei ladri o simili, no, lei era furente di rabbia con chiunque le stesse dando così fastidio, quando, inaspettatamente, sentii sul collo uno spiffero gelido, si girò immediatamente per capirne la provenienza e si tranquillizzò all'istante quando vide che era solo la finestra aperta.

Adesso, c'è da dire che la ragazza in questione non era affatto una persona stupida o imprudente, anzi era molto intelligente e per via delle sue vicissitudini famigliari era anche una persona alquanto assennata, ma voi capite che in preda di emozioni come la rabbia, paura o simili queste qualità non si rendono molto utili.

Infatti la ragazza, molto intelligente e assennata, si domandò il motivo per cui la finestra fosse aperta solamente quando vi era davanti per chiuderla, e si chiese se tra il fatto che la finestra fosse aperta e i rumori che l'avevano tanto infastidita ci fosse un legame solo nel momento in cui sentii il cigolio che la finestra produceva mentre l'abbassava.

Tutti questi suoi quesiti però passarono automaticamente in secondo piano quando vide una figura che sedeva proprio sulla poltrona che poco prima l'aveva vista preda di rabbia ed ansia, nella sua mente si fece spazio un'unica domanda: 'chi diavolo è?!'
Domanda a cui ebbe risposta poco dopo:
aveva afferrato velocemente il primo oggetto che le era capitato fra le mani con l'intenzione di stordire la sagoma che aveva davanti, poi una voce disse: “Ancora Orgoglio e Pregiudizio eh, quanto ti ci vuole a capire che lui si innamora di lei, si dichiara, lei lo rifiuta, poi pensa a quello che lui ha fatto per lei e ricambia infine il suo amore? Dico sei idiota?”

Una smorfia, un passo in avanti e la ragazza colpì il ragazzo seduto a gambe incrociate sulla poltrona con una una copia consumata di 'Cime Tempestose'.
“Ahiaaaaa!!! Ma che sei matta??!!”

“è impensabile che una ragazza così intelligente e in gamba possa sottomettersi all'amore di un omuncolo che oltre ad avere un cospicuo conto in banca ed averle fatto qualche favoruccio è così idiota da farle una dichiarazione, a detta sua 'd'amore', col chiaro intento di ferirla ed umiliarla. Qui l'unico idiota sei tu, Idiota!”

Così detto strappò di mano il libro che teneva in mano il ragazzo e si avviò verso una sedia abbandonata davanti ad uno scaffale.

“Bah sarà ma io resto della mia idea...” Disse il ragazzo alzandosi dalla sua postazione massaggiandosi la testa vittima di 'cime tempestose'

“Cosa ci fai qui?” Chiese lei con un tono che fece sembrare la sua domanda un 'pacato' invito a lasciarla in pace.

“Sono qui perché sapevo che c'eri tu” Rispose lui molto normalmente mentre si accomodava su una piccola sedia posta davanti a quella della ragazza, la quale dopo questa risposta cominciò a guardarlo, o meglio, a scrutarlo per capirne le reali intenzioni.

Dopo cinque, dieci minuti il ragazzo accortosi dello sguardo indagatrice della ragazza cominciò a fissarla anche lui.

Onestamente non so quanto tempo passarono a fissarsi l'un l'altra, ma so di certo che era molto.

'Questo idiota sta sottraendo tempo alla mia lettura... perché lui mi irrita sempre così tanto?!' Si chiedeva la ragazza, ostinata e decisa che non sarebbe stata lei a cedere a quello che divenne una sfida a chi distoglie prima lo sguardo, ma poi...

“Bene è ora di andare” Comunicò ad un tratto il ragazzo, alzandosi afferrò un polso della ragazza e la trascinò con se fuori dalla finestra di quella che era la biblioteca della scuola.

Successe tutto così repentinamente che non riuscì a dire neanche una parola contraria a quello che il ragazzo stava facendo, che tanto le pareva un sequestro di persona, l'unico momento in cui aprì la bocca fu quando si ritrovarono, dopo un percorso al quanto travagliato, sul tetto della scuola, davanti ad un cielo stellato che più bello non fu mai visto.

“Chiudi quella bocca o ti si congelerà la lingua!” Rise lui alla vista della ragazza visibilmente stupita e meravigliata, evento assai raro.

Chiuse la bocca, che neanche si accorse di aver spalancato per aprirla successivamente dicendo: “Idiota, se una qualsiasi parte di me dovesse congelare sarà colpa tua che mia hai portato qui su senza neanche farmi prende la giacca! Cielo si muore mi freddo...”

Il ragazzo la guardò sbigottito, rendendosi conto solo in quell'istante che era stato un vero stupido a portarla fuori al freddo senza neanche qualcosa con cui coprirla.
“Cosa vuoi fare?” Chiese lei indietreggiando insospettita dai movimenti di lui.

“Per la miseria e poi sono io l'idiota.... Ti voglio dare la mia felpa così non avrò colpe del tuo congelamento, e poi non indietreggiare è pericoloso, potresti cadere.” Detto questo la riavvicinò a se avvolgendola con la sua felpa e mentre lui le allacciava la felpa continuando a guardarla dritto negli occhi, a lei si colorirono le guance causa dell'improvvisa vicinanza.

“Ovvio che sei tu! Mi dici che cosa ci guadagni adesso? Io non congelerò, ma tu si razza di Idiota!”

Fece argutamente notare lei mettendo tra i loro corpi una distanza che potesse ritenere accettabile.

“Lo sai che non soffro il freddo e comunque, se tu stai bene lo sto anch'io” Replicò lui accarezzandole i capelli come si fa con una bambina che mette il broncio, cosa che, effettivamente, lei aveva fatto.

Rimasero seduti in silenzio alcuni minuti su quel tetto ad ammirare lo spettacolo che si presentava davanti ai loro occhi, quando fu il ragazzo a rompere il silenzio:
“Sei venuta ancora qui, in biblioteca...” La ragazza sorpresa che lui parlasse di questo si voltò verso di lui.

“Già come ogni giorno alla fine dell'anno” Disse poi lei rivoltandosi verso il cielo mettendo il viso tra le ginocchia che avevo portato al petto.

“Vanno ancora così male le cose?” Era incredibilmente strano che proprio lui: ragazzo vivace e solare, che cerca in tutti i modi di far sorridere le persone intorno a se parli di un argomento, che sa, essere così delicato con un'espressione tanto afflitta e preoccupata.

“Vanno come sono sempre andate...” Rispose lei cercando di dargli una risposta sincera, ma che possibilmente non lo preoccupasse più del necessario.

“Quindi ti picchiano ancora e 'loro' non fanno niente per fermarli? È questo il tuo 'sempre'? Non dovrebbe essere così!” Questo invece non è molto strano, non era insolito che il ragazzo si arrabbiasse per ciò che la ragazza doveva subire.

“Quante volte dobbiamo parlarne ancora?! È una cosa normale in un posto dove ci sono così tanti ragazzi raccolti per le strade, è un orfanotrofio Rayan cazzo mica un parco giochi!” Questo invece era stano, che lei si arrabbiasse tanto per questo argomento, o almeno questo valeva per tutti i giorni dell'anno ad eccezione di questo particolare giorno, nel quale le era concesso arrabbiarsi.

“Lo so, lo so, solo che vorrei fare qualcosa... Diana mi sento così impotente!” Lui è fatto così sempre prodigo verso il prossimo e in special modo nei confronti di quella ragazza, così forte in apparenza, ma così fragile e delicata dentro.

“Non devi sentirti così, i tuoi hanno, e stanno facendo così tanto per noi con le loro donazioni e poi ci sei tu, tu ti prendi sempre cura di me... guarda dove mi hai portata, io amo le stelle.” Quel giorno, oltre ad essere l'unico in cui si potevano arrabbiare, era anche l'unico giorno in cui sono totalmente sinceri sul loro rapporto, sui loro sentimenti.

“è per questo che ti ho portata qui, tu ami le stelle quanto io amo te” Ogni volta che lo diceva lo faceva in un modo così naturale, cosa che a lei sorprendeva sempre di più della dichiarazione stessa.

“E tu?”

'E tu?' Nei suoi ricordi non c'era mai un: e tu? Preceduto dalla dichiarazione....

“E tu... cosa?” Chiese lei visibilmente confusa dall'inaspettata domanda.

Allora lui, consapevole dell'ingenuità di lei su certi argomenti, decise che era la volta buona in cui sarebbe stato il più diretto e chiaro possibile:” E tu mi ami? Cristina, tu mi ami?” Aveva pronunciato il suo nome scandendolo ad ogni singola lettera, occhi cerulei contro occhi color notte, a lei mancò il respiro.

Ok, adesso era in preda al panico, non sapeva cosa fare: doveva rispondere? Starsene zitta ed aspettare? Andarsene? Pensò così tanto a cosa avesse dovuto fare che non ragionò neanche sulla domanda stessa, ma ciò non le fu necessario, per sua fortuna.

La sua mente si annullò quando sentì un improvviso scoppiettio.

“Hai sentito?” Chiese di getto voltandosi verso il luogo dove sembrava provenire il rumore.

“Sentito cosa?” Domandò lui seguendo con gli occhi lo sguardo di lei..... un altro scoppiettio, questa volta più forte.

Lei si girò verso di lui per chiedergli se almeno questo lo avesse sentito, ma si trattene dal chiederlo vedendolo sbiancare, allora decise di cambiare domanda: “Cos'hai combinato?”

A questa domanda riuscì a rispondere soltanto con una parola:” Petardi”

Detto questo saltò in piedi, prese la ragazza tra le braccia, cosa che lei non gradì, si fiondarono giù per l'edificio e non so grazie a quale razza di legge della fisica riuscirono ad arrivare per strada in condizioni tali da poter essere definiti vivi, appena in tempo per ammirare la splendida esplosione che avvenne nell'aula scolastica adibita a biblioteca.

Uno sguardo, un semplice sguardo bastò a far capire al ragazzo che avrebbe dovuto dare una spiegazione molto dettagliata del fatto se voleva anche solo sperare di rimanere vivo fino al giorno successivo.

Senza perdere altro tempo cominciò a spiegare che prima di recarsi da, in quella che ormai 'era' la biblioteca della scuola, i suoi amici gli avevano infilato in tasca più petardi possibili, rammaricati del fatto che il loro amicone non potesse festeggiare con loro il capodanno, a detta sua per motivi che andavano oltre alla loro comprensione, per questo quando si era intrufolato nell'aula, visto che gli erano scomodi da tenere in tasca tutti quei petardi li aveva lasciati sul tavolo..... vicino alla candela.

“...Penso che la candela li abbia accesi” Concluse così, titubante per l'eventuale reazione di lei.

“Ahhh tu credi?!?!” Ovviamente non era una domanda a cui voleva una risposta quindi, saggiamente, il ragazzo tacque.

Nel frattempo arrivarono pompieri, curiosi, polizia, ambulanza e chi più ne ha più ne metta, ovviamente tutti chiesero spiegazioni ai due ragazzi, le quali le dette e ripetette fino alla nausea la ragazza, pensando che il ragazzo avesse già fatto abbastanza danni.

“Idiota” Disse lei al ragazzo per via del suo sguardo da cucciolo ferito che le stava rivolgendo sperando di essere perdonato, e proprio nel momento che lo disse scoppiarono alti nel cielo i fuochi d'artificio che segnavano l'inizio di un nuovo anno.

Tutti per un momento si voltarono, in silenzio, per ammirare la spettacolarità di quei colori che brillavano alti nel cielo.

Rayan si avvicinò a Cristina e le posò un lieve bacio sulla fronte, per poi dirle:”Buon Compleanno Cri” '

Fine flashback


'Ovviamente l'incidente fu su tutti i giornali il giorno seguente e per cui tutti ne vennero a conoscenza.... 

“E tu mi ami?”

Cosa?! Perché adesso mi torna in mente?! Beh effettivamente se non fosse stato per i petardi avrei dovuto pur dirgli qualcosa, ma cosa?
Penso sia ora che dia una risposta a questa domanda, più per la mia sanità mentale che per il resto...

“Cristina, tu mi ami?”... '

“Allora Cristina, pensi che Platone sia stato un visionario?”

“Forse, ma voglio scoprirlo”

Questa è la risposta che ho dato a me stessa, e dalla reazione delle mie compagne capisco di averla comunicata non solo a me stessa...
  
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