Giochi di Ruolo > Altro
Ricorda la storia  |      
Autore: VikaSnegu    19/03/2018    2 recensioni
[Mitologia norrena]
[Mitologia norrena]Cos’è la pace? Una semplice quanto piacevole illusione. Essa è stata creata da individui come loro per giustificare la guerra, per legittimarla. In nome della pace vengono sacrificate vite, per un bene superiore.
[ . . . ]
« Ascoltami, Freyja -- »
« No! »
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incest
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Cos’è la pace? Una semplice quanto piacevole illusione. Essa è stata creata da individui come loro per giustificare la guerra, per legittimarla. In nome della pace vengono sacrificate vite, per un bene superiore. Freyr ne è il dio ed il protettore. Ha potuto provare sulla propria pelle cosa significhi sacrificarsi pur di mantenere la pace, un equilibrio. Il medesimo destino è toccato a sua sorella Freyja che, invece, come a voler beffare il fato che gli ha concesso di venir al mondo insieme, è la dea di ciò che è avverso alla pace. Ilare come ella sia la protettrice di tutto ciò che mantiene vivi i loro mondi. La prosperità dei campi e delle donne, l’amore che tutto smuove, la guerra che porta alla gloria e la morte, la fine di tutto. Ella può esser volubile come una fanciulla dolce ed inesperta al primo amore ed allo stesso tempo impetuosa, fiera e feroce come una guerriera. Ciò la rende scostante, certo, ma unica. Come suo padre ed il suo gemello, Freyja è stata costretta a lasciare la sua terra natale per unirsi agli Aesir. Uno scambio volto a mantenere gli equilibri ed evitare una seconda guerra. Eppure, la dea dalla chioma ramata è pronta a rinunciarvi. La pace non fa parte di lei. Non ritiene giusto il doversi sacrificare per il bene altrui. Il suo animo orgoglioso le impedisce di mostrarsi arrendevole. Perché dovrebbe? Lei è Freyja, la Lady dei Vanir, e non conosce pietà o compassione, non nei confronti di chi non la merita. Nulla le avrebbe impedito di scatenare una seconda guerra, più sanguinosa e letale, se necessario. Nulla eccetto Freyr; così simile e allo stesso tempo opposto.
 
                                                                                       { , , , }
 
Il passo di Freyja è celere, mentre percorre la navata dell’ampia sala, mantenendo sollevata la veste dorata di qualche spanna, così che la stoffa pregiata non le impedisca i movimenti, necessariamente veloci e frettolosi. Scorgendola ora, nessuno oserebbe intralciare il suo passo spedito. L’ira distorce i lineamenti del suo bel volto, senza renderlo meno attraente. Senza lasciarsi annunciare, la dea dalla chioma ramata spalanca da sé le spesse porte, intarsiate con filamenti d’oro, raggiungendo gli appartamenti privati del suo gemello. Quante volte ha varcato quella stessa soglia, con un sorriso malizioso od allegro ad illuminarle il viso? E quante notti ha trascorso in quello stesso letto, fra le braccia di Freyr, abbandonata sul suo petto, godendo di quegli attimi di oblio, minuti in cui il mondo non le appariva così terribile ed ingiusto.
« Hai detto ad Odino che avrebbe potuto scegliere il mio sposo senza interpellarmi. »
Sancisce, categorica, senza neanche chiedergli conferma. La rabbia la acceca e le ottunde i sensi. Non richiude neanche le porte alle sue spalle, avanzando nell’ampia stanza, fino a raggiungere la scrivania al quale il suo gemello è accomodato, con un’espressione interdetta in viso. Perché? Perché lo ha fatto? Non la desidera più? Qualcun’altra ha preso il posto di lei nel suo cuore?
« Ascoltami, Freyja -- »
« No! »
Lo interrompe, ancor prima ch’egli possa terminare la sua frase. Cos’altro dovrebbe dirle? Quelle due semplici parole, calme e pacate, sono sufficienti a renderle tutto più chiaro. Si, è stato lui a dirglielo ed i suoi occhi scuri, dalle calde sfumature dorate, ne sono la conferma.
« Non potevo dirgli no, lui -- »
« Smettila! »
Il suo tono di voce è più alto di diverse ottave. Freyja accompagna alla sua affermazione sdegnata e rabbiosa un gesto altrettanto istintivo e furiosa, trascinando al suolo tutto ciò che giace sulla scrivania del gemello: calici, pergamene, perfino il calamaio, il cui inchiostro si riversa sul pavimento in marmo ed oro, andando a creare una macchia scura, quasi indelebile, come quella che le avvolge il cuore nel medesimo istante.
« Non avrei voluto—lo sai che non è quello che desiderio. Freyja, sorella mia, ti prego, ascoltami-- »
La dea dalla chioma ramata si morde il carnoso labbro inferiore, volgendo le spalle al proprio gemello. Un gesto inutile, dettato dal mero orgoglio, ugualmente intaccato. Freyr sa perfettamente che sta a stento trattenendo le lacrime, furiose e dolenti.
« Se gli avessi detto no, avrebbe capito che ti desidero solo per me, che ci amiamo ancora—conosci le leggi di Asgard, non possiamo esporci. La nostra pace è già così flebile-- »
« Pensi mi importi qualcosa della /pace/? Io per te scatenerei una guerra-- »
A costo di ribellarsi alle leggi di Asgard, di andare contro Odino e tutti gli Aesir, di metter nuovamente a repentaglio la vita del suo popolo—tutto, pur di non perdere il suo amato Freyr.
« Lo so, ma io per te voglio la pace. Non che tu sia costretta a combattere o che veda qualcuno che ami soffrire, o peggio, perire. E assolutamente /non/ voglio perderti. Come potrei perdonarmi, se ti accadesse qualcosa? Qualcosa che io avrei potuto impedire? Cosa sarei poi senza di te, Freyja? »
Con cautela, come a volersi accertare che la propria gemella non sia pronta ad aggredirlo nuovamente, il dio si accosta all’altra, alle sue spalle, scostandole la lunga chioma ramata dalla schiena e cingendole i fianchi. Solo da quella vicinanza riesce a percepire i leggeri sussulti che le scuotono il corpo gracile e voluttuoso.
« E cosa sarò io senza di te? Un pezzo spaiato, alla costante ricerca della propria metà. »
« Non sarai mai senza di me. Qualsiasi sia il nostro fato, noi siamo Freyja e Freyr, gli eredi dei Vanir. Tu sarai sempre mia ed io sempre tuo. »
C’è convinzione nelle parole di Freyr, quella consapevolezza e sicurezza che egli è in grado di trasmettere a chiunque. Continua a carezzare il grembo della propria gemella, coperto dal pregiato tessuto della veste dorata. La stringe a sé, come a volerle trasmettere sollievo con la sua semplice presenza e, allo stesso tempo a voler rasserenare se stesso e convincersi che no, non avrebbe mai perso la sua Freyja.
« Non voglio sposare qualcun altro. »
Questa volta, la dea dalla chioma ramata pronuncia con un sussurro le proprie parole, rotte dai singhiozzi sommessi e soffocati con impegno e sforzo. Si volge fra le braccia altrui, andando ad incontrare i suoi occhi scuri, identici ai propri. Il bel volto di Freyja è rigato da alcune lacrime dorate. Esse vanno ad infrangersi sul pavimento ai loro piedi, alcune affondano nella macchia nero pece d’inchiostro, formando nuovamente una metafora del suo stato d’animo. Un barlume di luce nel buio pesto.
« Non devi. Potrai rifiutarti e chi credi ti obbligherà? Chi oserà mettersi contro Freyja? »
Queste sue ultime parole sono pronunciate con ironia e si dimostrano sufficienti se non a donarle gioia almeno ad indurla a sorridere, seppur flebilmente. Freyr le accarezza il volto, con gentilezza, specchiandosi nelle sue iridi scure, colme di amore e terrore. Si, anche lui ha paura. Teme di perderla, teme che ella possa soffrire, teme che possa trovare conforto fra le braccia di qualcuno che non sia il suo gemello, qualcuno che possa amarla alla luce del sole.
« Sei ancora adirata? »
No, non più, glielo legge in volto. Ciò, tuttavia, non significa che la dea dalla chioma ramata lo abbia perdonato del tutto. Una delle tante cose che Freyja detesta è non avere il libero arbitrio sulle proprie decisione, che qualcosa le venga /imposto/. La sua indole è ribelle e decisa proprio come la sua anima, selvaggia, indomabile e /perfetta/.
« Si. »
Sancisce lei, lapidaria come al solito. Il dio la stringe maggiormente a sé, affondando il volto nella sua chioma morbida e ramata, inebriato dal suo profumo.  Poco dopo, sfiora con le labbra la sua gota, scivolando fino al collo e giungendo alla spalla, saggiando i centimetri di pelle che il pregiato abito dorato lascia scoperti.
« Mi farò perdonare, allora. »
Le assicura, senza nascondere la propria malizia. Non può assicurarle che Odino non stia già progettando di darla in sposa a qualcuno, magari contro la sua volontà, ma può prometterle di esserci. Può giurarle, su se stesso e su di lei, che nessuno, neanche il padre degli dei, riuscirà a separarli. Non lo permetterà.
  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Giochi di Ruolo > Altro / Vai alla pagina dell'autore: VikaSnegu