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Autore: sakichan24    19/03/2018    3 recensioni
Lino è sempre stato malato, sin da quando era piccolo, e la malattia l'ha costretto a dipendere dalle medicine. Col tempo, però, la dipendenza non assume più connotati unicamente fisici.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Lino
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
- Questa storia fa parte della serie 'Addictions.'
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- Mamma, le mie medicine...
È questa ormai l’unica frase che ripeto prima di andare a letto tutte le sere. Chiamo mia madre e le chiedo di portarmi le medicine. Lei sorride ed esegue, dicendomi che sono diventato bravissimo a ricordarmele.
Ormai non le posso più dimenticare: d’altra parte sono quello che mi tiene in vita.
Senza di esse sarei perduto.
Una volta il dottore ha provato a diminuire la quantità di farmaci che prendo. All’inizio è andata bene, mi sentivo un pochino meglio e pensavo di essere sulla via della guarigione. Ma poi ho preso a sentirmi male di nuovo, a non dormire la notte, a fare fatica a respirare.
È stato un inferno.
Siamo tornati dal medico e ho richiesto a gran voce le medicine che avevo smesso di prendere. E infatti sono stato meglio.
Mi sono anche arrabbiato: il dottore sa meglio di tutti quanto sono malato, non avrebbe dovuto togliermi le medicine. Forse ha voluto farmi stare male apposta.
Da quell’episodio sono diventato molto più scrupoloso: controllo sempre quante scatole di ciascun medicinale abbiamo in casa, calcolo quanto dureranno e avviso sempre con anticipo i miei genitori se devono comprare qualcosa. D’altra parte sto diventando adulto, non sono più il ragazzino che chiedeva aiuto per avere un Pokémon che gli facesse compagnia a Mentania.
Devo essere responsabile e badare da solo alle mie cose, almeno per quello che posso.
Qualche mese fa mi chiedevo se non stessi esagerando, se in fondo il mio corpo non riuscisse a reagire da solo alla malattia che mi affligge, ma ho realizzato in poco tempo quanto stupido fosse quel ragionamento: sono malato fin dall’infanzia, non sono mai riuscito a migliorare e non ci riuscirò mai. Devo semplicemente continuare a prendere le mie medicine per sempre.
Non posso e non devo farne a meno.
Seguo rigidamente la tabella che mi è stata prescritta e non me ne dimentico una.
Quando ero più piccolo non era così, anzi, cercavo di evitarle più che potevo. Spesso mi davano nausea e mal di stomaco, a volte mal di testa, e a me tutto questo non piaceva. Avrei voluto uscire a giocare con gli altri miei coetanei, vivere le loro avventure, magari ottenere un Pokémon tutto mio e viaggiare.
Ma non potevo e provavo molta invidia per i miei amici. Mi capitava di riuscire ad uscire di nascosto di casa e poter andare a divertirmi, ma quelle fughe duravano spesso meno di mezz’ora: i miei genitori erano sempre pronti a riacciuffarmi e riportarmi di peso tra quelle maledette mura che tanto odiavo.
- Lino, quante volte te l’abbiamo detto! Devi fare attenzione. La tua salute è molto cagionevole, se ti succedesse qualcosa non potremmo mai perdonarcelo...
La predica era sempre su questi toni, a volte non la ascoltavo nemmeno. Spesso quelle giornate finivano con me chiuso in camera a piangere.
Poi gli anni sono passati e ho preso più consapevolezza della mia condizione e di quello che comporta. Non condanno il me di qualche anno fa, quando ripenso a tutto questo: ero solo un bambino un po’ ingenuo che voleva giocare e divertirsi come tutti.
Ora la mia vita ruota intorno alla mia malattia: faccio molta attenzione alle mie attività, a non affaticarmi troppo e, soprattutto, a prendere regolarmente le mie medicine.
Anzi, penso proprio di aver bisogno di aumentare la dose: sto peggiorando di molto. Spesso mi capita di svegliarmi di notte tutto sudato o molto infreddolito e durante il giorno ho sbalzi di umore molto forti. Ogni tanto mi sento euforico senza motivo, altre volte sono solo molto triste.
Sono sicuro che tutto questo sia collegato alla malattia, perciò devo solo prendere più medicine.
I miei genitori non sono d’accordo, dicono che prima di fare esperimenti fai-da-te con dei medicinali del genere bisognerebbe chiedere al dottore.
Non penso capiscano: non sanno cosa vuol dire convivere per anni con una malattia. Io lo so, e so che la risposta al mio malessere sono le medicine.
Non c’è altra soluzione.
Stanotte, se mi sveglio e non mi sento bene, le prenderò di sicuro. Mi fido del mio corpo: se mi fa capire che ho bisogno di più medicine, è perché effettivamente servono.
Ormai non mi pesa neanche più l’idea di doverne dipendere per sempre, anzi: mi sento male solo a pensare di rimanere senza.
Sicuramente non resisterei un giorno.
 
ANGOLINO AUTRICE
Eh, salve. Ho deciso di fare una piccola serie sulle dipendenze più diffuse raccontandole tramite i personaggi di Pokémon (lo so, non ve ne eravate resi conto. Meno male che ve l’ho spiegato). Ho scelto i personaggi che mi parevano più adatti e ne ho esasperato alcuni tratti, come ho fatto con Lino in questa fanfiction. Se volete leggere le altre le trovate nell’unica serie che sto portando avanti, quindi è facile.
Alla prossima!
   
 
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