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Autore: Flaesice    22/03/2018    0 recensioni
Penelope Penthon è una ragazza bella, sfacciata ed intraprendente; una ragazza che non si è mai arresa alle difficoltà della vita, che si è fatta da sola ed odia i pietismi.
Nel suo mondo non esistono le mezze misure: tutto deve essere necessariamente o bianco o nero, giusto o sbagliato.
Ma nella vita - prima o poi - si è sempre obbligati a scontrarsi col grigio, ed è proprio allora che tutte le certezze crollano e bisogna mettersi in discussione.
E' ancora una ragazzina quando per gioco decide di sedurre un suo compagno di scuola, il riservato Nathan Wilkeman, per poi allontanarlo definitivamente.
Il destino li farà incontrare cinque anni dopo nella meravigliosa Los Angeles; Penelope sempre più votata al suo stile di vita, ma Nathan?
Decisamente più esperto e meno impacciato cercherà di prendersi una piccola rivincita per il passato, ma si sa che la passione non è un'emozione facile da gestire nemmeno per una come Penelope.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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Buonasera a tutti, eccomi qui con un nuovo capitolo. Finalmente Penelope e Nathan si sono detti tutto quello che avevano dentro, ma essere stati sinceri l'uno con l'altra non può bastare a farli riavvicinare perché c'è ancora troppo dolore e la fiducia è difficile da recuperare. Ci stiamo avviando verso la fine di questa avventura, come credete che andranno le cose? Vi lascio con questa domanda, buona lettura. 
 
Capitolo XXVI


Restai seduta sulla sabbia umida, in riva al mare, per un tempo che mi parve infinito. Mentre il vento mi scompigliava i capelli, sfiorandomi la pelle ed insinuandosi fin nelle ossa a procurarmi una serie di spiacevoli brividi, mi strinsi tra le braccia.
Non si trattava di brividi di freddo, di eccitazione o di paura; erano piuttosto brividi che identificavano l’acquisizione di una triste consapevolezza mentre nella testa continuavano a vorticare incessanti pensieri e parole.
«Tu sei andata via, mi hai lasciato qui come un completo idiota fregandotene di quello che provavo»
Passai nervosamente le mani tra i capelli, disperata. Sapevo di avere le mie ragioni, di aver agito nel modo migliore possibile e confacente alle mie esigenze, ma le esigenze di Nathan?
A mente più lucida mi resi conto di non aver pensato ad altro che a me stessa, e l’unica consolazione che potevo concedermi era quella di sapere che avevo agito assolutamente in buona fede. D’altronde come avrei potuto pensare a cosa provavano gli altri quando a malapena riuscivo a capire cosa provassi io?
«Tu mi hai preso in giro per settimane»
Le sue parole continuavano ad aleggiare nella testa, insieme al ricordo dei suoi occhi duri e dell’espressione affranta.
Dovevo ammetterlo, l’avevo realmente preso in giro lasciando prevalere il mio lato egoistico ed ora non c’era niente che mi affliggesse di più.
Amavo Nathan alla follia, eppure non avevo avuto scrupoli ad approfittare dei suoi sentimenti nella speranza di salvare i miei, e potevo soltanto ringraziare Dio se avevo trovato la mia strada ed ora ero finalmente capace di distinguere tra quello che mi faceva bene e quello che invece non me ne faceva affatto.
Era tutto così strano, ritrovarsi a venticinque anni a ripartire da zero, a rivalutare e capovolgere la tua visione del mondo, e poi c’era quell’emozione nuova, mai provata prima: L’amore.
Ora capivo quello che provavano gli altri quando si donavano totalmente ad una persona correndo il rischio di essere feriti, avevo sempre creduto che amare fosse una prerogativa delle persone deboli ed invece mi sbagliavo di grosso. Per amare ci voleva davvero tanta forza e tanto coraggio; forza per fidarsi, coraggio per abbandonarsi, per sostenere i periodi di crisi, le gelosie. Per amare bisognava essere forti abbastanza da potersi rimettere in piedi in caso di fallimento totale, ed io soltanto adesso riuscivo a capire di cosa si trattasse.
Con un dito iniziai distrattamente a disegnare delle linee sulla sabbia e solo dopo qualche istante emersero le iniziali mie e di Nathan, senza che me ne rendessi nemmeno conto.
Improvvisamente il cellulare iniziò a suonare squarciando il silenzio della notte, lo estrassi dalla pochette e risposi: «Sì?»
“Penny, dove diavolo sei?” la voce di Tanya era alta e preoccupata.
«Tanya io…» sospirai, mi sentivo come svuotata e priva di forze «Sono sulla spiaggia poco più avanti»
“Spiaggia?” chiese confusa “Aspettami lì che ti raggiungo”
«Oh no, non…» mi interruppi, aveva già staccato la chiamata.
Mi sollevai scrollandomi la sabbia umida dal vestito, raccolsi le scarpe e presi a camminare in direzione del locale, andando incontro alla mia amica.
Passarono a malapena cinque minuti prima che intravedessi la sua figura avanzare verso di me, mi avvicinai ad un muretto e mi issai su di esso mentre aspettavo che mi raggiungesse.
Non appena mi fu vicina notai la sua espressione indagatrice, mi scrutava con occhi curiosi e attenti e capii che stava cercando le parole giuste da dire.
«Cos’è successo?» domandò.
La guardai da sotto le lunghe ciglia, dondolavo i piedi incrociati tra loro cercando di prendere tempo e coraggio, sospirai.
«Durante lo spettacolo sono andata al bagno, ed uscendo ho incontrato Nathan»
«Oh» disse appoggiandosi anche lei al muretto, non sembrava affatto sorpresa ma piuttosto incuriosita.
«Abbiamo parlato, anzi…» dissi sorridendo nervosa al ricordo «Più che altro ci siamo urlati contro» con le dita ripercorrevo gli spazi vuoti tra i mattoncini del muretto laddove risiedevano piccoli cumuli di fine sabbiolina.
Tanya continuava a fissarmi senza dire una parola, dopotutto cosa avrebbe potuto dire in una situazione del genere?
«Insomma Tanya, non voglio portarla per le lunghe» sbottai nervosa  «Nate ce l’ha a morte con me per come sono andata via, ed io sono consapevole che ha dannatamente ragione» mi morsi il labbro fino a scorticarlo «Purtroppo gli ho spiegato che era inevitabile per me agire in quel modo, gli ho chiaramente detto che il problema non è lui ma il mio fottuto passato; gli ho anche detto che adesso sono cambiata e che mi sento più in pace con me stessa, e questo lo devo unicamente a lui» mi fermai un istante per riprendere fiato «Nonostante tutto, però, lui adesso sta con Blake ed io devo farmi da parte»
«Penny ma Nathan…»
«Cosa?» la interruppi prima che mi ribadisse l’ovvio «Lui mi ama? E’ questo che vuoi dirmi?» le sorrisi, vagamente divertita «Ti sembrerà strano Tanya, ma lo so già»
Vidi i suoi occhi chiari sgranarsi, stupiti. Sembrava che sorprendere le persone fosse diventato il mio secondo mestiere, ed acquisii un’altra triste consapevolezza nell’arco di un’ora o poco più. Se le persone che tenevano a me si stupivano per così poco significava che in passato non gli avevo mai dato modo di aspettarsi chissà poi quanto da me, consapevoli del fatto che non avrei mai oltrepassato dei limiti emotivi come invece facevo adesso.
«Come? Io pensavo…»
«Se lo lascio andare è solo perché è impegnato. E poi adesso io vivo a New York mentre la sua vita è qui a Los Angeles, è complicato»
«Complicato? Ah» rise amaramente, sollevando le spalle «Cosa non lo è?»
‘Già, cosa?’ pensai con un triste divertimento.
«Non posso chiedergli di lasciare Blake per me»
«Su questo sono d’accordo, ma lui non la ama Penny. Quindi perché continuare a prenderla in giro?»
La sua domanda mi avrebbe colto alla sprovvista se non fosse stato per il fatto che nell’ultima mezz’ora non avevo fatto altro che porgermela ininterrottamente, fino a quando non ero arrivata ad una plausibile conclusione.
«Nathan è un bravo ragazzo, sono sicura che non la sta prendendo in giro» dissi a lei ma anche a me stessa «Credo che la loro storia si basi più su un tacito accordo: Blake è consapevole che Nathan non è innamorato di lei ma continua nella speranza che lui un giorno possa amarla» ipotizzai stringendomi nelle spalle «Purtroppo sta soltanto a lui decidere se vale la pena o meno lasciarla per stare con me, è ancora troppo scottato da quello che è successo ed io non posso biasimarlo»
«Magari se sapesse che tu lo ami…» ipotizzò cauta «Avrebbe un motivo in più per rischiare, no?»
Sorrisi ancora e Tanya parve accorgersene «Cos’hai da ridere?» chiese offesa pensando che ridessi di lei.
«Sa perfettamente cosa provo, ma adesso è lui ad essere confuso credimi» scossi la testa, rattristata al pensiero che proprio io ero la causa dei problemi dell’uomo che amavo «Stasera ci siamo detti davvero tante cose, e non solo con le parole»
Anche nel buio potei notare l’espressione perplessa della mia amica, il sopracciglio sinistro inarcato in una muta domanda «Voi… avete fatto sesso?»
«Sesso? Ma certo, non aspettavamo altro» dissi ironica, sorridendole  «Non parlavo di sesso Tanya, però Nate mi ha… baciata»
Ripensai alle sue mani bollenti sulla pelle, alle labbra morbide che lambivano le mie e quegli occhi… così intensi e brillanti, così espressivi.
D’istinto mi portai un dito alle labbra per risentire il segno lasciato dai suoi denti sulla pelle morbida, ma ormai non restavano altro che le escoriazioni che mi ero procurata da sola, di quel bacio soltanto un ricordo.
«Oh» fece lei, ma prima che potesse aggiungere altro il suo cellulare prese a squillare «Si?» rispose «Ah- ah arriviamo» ripose il telefono e mi fissò.
«E’ Marc, dice che la festa è finita. Ci aspettano fuori il locale»
Annuii e scesi dal muretto dove mi ero sistemata «Andiamo»
Iniziammo a camminare lentamente, continuai a restare scalza mantenendo i sandali con una mano e la pochette con l’altra, Tanya stava al mio fianco in un religioso silenzio. Dopo pochi minuti di cammino intravidi le insegne colorate del locale e una piccola folla fuori di esso, scorsi Nathan mano nella mano con Blake mentre erano intenti a chiacchierare con Thomas ed Elisabeth, i nostri sguardi si incrociarono un istante ma proseguii dritto alla volta di Jamie.
«Tesoro» disse quest’ultimo non appena mi vide, mi poggiò le mani sulle spalle «Cavolo, sei gelata» si tolse in fretta la giacca costringendomi ad indossarla, poi mi cinse la vita con un braccio e mi diede un dolce bacio sulla tempia, in un gesto carico di amore fraterno.
Nathan che era proprio di fronte a noi rivolse uno sguardo di fuoco a Jamie, nella sua espressione vi era un misto di rabbia e malcelata invidia, nonostante avesse la certezza che con Jamie non avrebbe potuto esserci altro che una splendida amicizia.
Il mio amico notò tutta la scena ed iniziò a guardare prima Nathan poi me, in un alternarsi perplesso e frenetico di sguardi «Dobbiamo parlare» aggiunse infine in un sussurro al mio orecchio.
«Non adesso» poggiai la testa sul suo petto e socchiusi gli occhi, esausta, alla ricerca di un po’ di sostegno e calore.
Riuscii comunque a scorgere Nathan che si voltava verso Blake che richiamava la sua attenzione, le sorrise, un sorriso triste e spento, ed io mi sentii sprofondare quando lei gli si avvicinò ulteriormente e lo baciò.
Fortunatamente Tanya e Marc arrivarono giusto in tempo con l’auto, Jamie mi aprì la portiera e, dopo aver rivolto un cenno di saluto generale, andammo via.
Durante il  tragitto fino a casa accantonai per un istante i pensieri che ronzavano per la testa, mi divertii ad ascoltare Marc prendere in giro Tanya cercando di farla ingelosire e Jamie che gli dava man forte.
«Beh devo dire che nemmeno quel moretto in sala era niente male, com’è che si chiamava? Ah si, Mike» dissi accorrendo in aiuto della mia amica «Non ti staccava gli occhi di dosso, vero Taty?» le feci un occhiolino complice che lei ricambiò di nascosto.
Marc mi lanciò un’occhiataccia attraverso lo specchietto retrovisore «Bel tentativo, Penny, ma non ci casco»
«Ma infatti non ti sto tendendo un tranello, dico solo la verità» feci spallucce e Jamie soffocò una risata.
«Che stronza» sussurrò al mio orecchio, per tutta risposta si beccò una lieve gomitata nello stomaco.
«Taci» gli dissi.
Marc, dopo averci rimuginato su qualche istante, si voltò verso Tanya «E così ti lasci corteggiare da degli spogliarellisti, eh?»
Tutti scoppiammo a ridere, mentre Marc continuava a guidare col broncio stampato sul viso.
Non appena arrivammo salii in camera, sfilai l’abito e andai a fare una doccia in fretta prima di indossare il pigiama, per eliminare le eventuali tracce di sabbia.
Quando finii trovai Jamie già a letto, il portatile sulle gambe e gli occhiali sulla punta del naso che gli conferivano un’aria decisamente sexy ed intellettuale.
Mi stesi al suo fianco e poggiai la testa sulla sua spalla «Cosa fai?» chiesi.
«Controllo delle mail di lavoro» rispose allargando un braccio per accogliermi meglio.
«Altri pochi giorni e torneremo alla solita routine» dissi non a qualcuno in particolare.
«Mi mancherà Los Angeles, anche tutti i tuoi amici. Come farò senza Marc?» mise il broncio, gli sorrisi.
«Vi terrete in contatto, faremo videochiamate multiple su skype»
Lui annuì, abbastanza soddisfatto della soluzione proposta, poi ripose il computer sul comodino accanto al letto per dedicarmi tutta la sua attenzione «Hai voglia di parlarne?» chiese senza specificare l’argomento in questione, non che ce ne fosse bisogno.
«Non stasera, ti spiace?» mi strinsi nelle spalle quasi per scusarmi, lui mi attirò ulteriormente a se stritolandomi in un abbraccio.
«Nessun problema, quando vuoi» spense la lampada e ci stendemmo insieme al buio.
«Jamie?» lo richiamai dopo qualche istante di silenzio.
«Mh mh, cosa?»
«Ti voglio bene» dissi semplicemente.
Nel buio lo sentii sospirare, poi dopo qualche attimo aggiunse «Non me l’avevi mai detto prima» mi fece notare.
«Lo so, perché credo che tu lo sappia già senza che io sia qui a ribadirtelo» chiarii «Però da oggi in poi non voglio dare più niente per scontato»
Nonostante non potessi vederlo, lo sentii sorridere soddisfatto ed anche io lo ero.
Essere cambiata dopotutto non era così male, forse potevo dirmi addirittura più forte di prima adesso che ero consapevole di riuscire a controllare le mie emozioni senza reprimerle.
«Brava bambina» mi posò un bacio tra i capelli «Anch’io te ne voglio» disse. Stringendo il mio amico immaginai di poter essere finalmente serena, il volto di Nathan balenò nei miei pensieri ma prima che potessi tornare a rimuginare sulle stesse cose il buio e l’incoscienza del sonno mi avvolsero.
   
 
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