Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: BrokenSmileSmoke    22/03/2018    0 recensioni
Marina Leonardi è una quattordicenne intelligente, ironica, un po' menefreghista e con pochissima voglia di studiare.
Vive la vita giorno per giorno e difficilmente da confidenza a persone diverse da lei nel carattere.
Una sera, dopo l'incontro insegnanti-genitori, viene investita da una tragica notizia.
Deve preparare le valigie e trasferirsi, mollando tutto e allontanandosi dalla sua migliore amica Elisa e dall'amore della sua vita, Maurizio, un ragazzo che a malapena ricorda la sua esistenza.
Il cambio di scuola non è traumatico come se lo aspettava, anzi.
Le nuove amicizie sembrano migliori da quelle passate, e la cosa più tragica della sua miserabile vita non è più ritrovarsi con il cellulare scarico lontano da casa.
E, come se non le bastasse, qualcuno la perseguita.
Qualcuno perseguita lei ed i suoi amici.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Dopo un po’ di tempo avevo già perso tutte le speranze, solo uno stupido avrebbe accettato l’invito da un SMS anonimo, specie dopo quello che stava succedendo a tutti noi.
Poi lo vidi arrivare, era abbastanza stupido da accettare un invito anonimo.
Mi assicurai che non mi vedesse, e quando mi dette le spalle presi un respiro e gli corsi incontro saltandogli sulle spalle e facendolo cadere a terra.
Sentì una smorfia di dolore, poi scoppiai a ridere.
«Ciao!» dissi allegra, ero ancora seduta a cavalcioni sulla sua schiena.
«Ah, sei tu» mi disse annoiato.
Restai delusa, ma chi si aspettava di vedere?
«Proprio entusiasta eh»
«Che ci fai tu qui, non eri insieme a quel nano?»
Lo guardai e scoppiai a ridere.
«Adam, quel nano è più alto di te, tu sei un chiodo»
Lo vidi impallidire.
«Io sono piacevolmente asciutto! E se non la smetterai di chiamarmi così ti farai un bel bagno nel lago» mi minacciò.
Mi alzai e lo guardai soddisfatta.
«Beh, dovresti solo provarci, non ci riusciresti»
Sbagliato.
Stavo per dirgli un’altra cosa, prima che lui mi prendesse di peso e buttasse nel lago, che schifo!
«Questa me la paghi!»
Lo vidi piegarsi in due dalle risate, ed immaginavo il perché. Avevo tutto il mascara sbavato, me lo sentivo.
Lo presi dalla maglia e lo buttai insieme a me, così imparava!
«Bella fresca l’acqua, eh?» lo stuzzicai.
«Con chi dovevi incontrarti?» domandai guardandolo negli occhi.
«Con una delle mie tante spasimanti, una che è pazza di me»
Inarcai un sopracciglio, si dava molte arie. Io avevo semplicemente scritto di venire al parco.
«Farò finta di non aver sentito la frase, ma ad ogni modo questa ragazza la conosci molto bene»
Mi fece spallucce, forse veramente non capiva.
Lo baciai.
Un lieve bacio sulle punte delle labbra bastò a mandare in corto circuito il mio cervello.
Ero felicissima, non potevo più aspettare,
«Tu oggi non stai bene» mi disse guardandomi negli occhi felice.
«Ragiono ancora, altrimenti non si spiegherebbe perché lo faccio di nuovo» risposi semplicemente baciandolo ancora.
Era sorpreso, non capiva.
«Ti amo, e mi stai facendo diventare pazzo»
Lo guardai sorridendo e scossi la testa.
«Tu sei il mio pazzo preferito»
«Lo ero anche davanti a quel nano?»
«Ancora con questo nano? Ti avverto, se continui ti chiamerò chiodo a vita, e… Cosa mi dovevi dire prima?» incalzai.
Lo vidi arrossire.
«Io… Ti amo, mi sono innamorato di te dalla prima volta che ti ho visto»
Lo guardai negli occhi ripensando al nostro primo incontro.
Come si poteva reputare normale una ragazza che diceva di scappare da un procione?
«Che ne dici di uscire da qui prima di prenderci entrambi un raffreddore?» proposi.
Mi accompagnò a casa tenendomi per mano, poi lo lasciai fuori dalla porta dopo avergli dato un bacio.
«Ma che hai fatto? Stai sgocciolando!» mi rimproverò mia madre.
Sorrisi al pensiero, poi le dissi che andavo a fare una doccia, ero caduta nel lago.
«Aspetta!» mi richiamò mentre salivo le scale.
«Domani porta questo foglio al preside, visto che passerai l’estate qui da sola ho fatto richiesta per internarti al Marquez, non voglio lasciarti qui da sola»
Presi il foglio felice, quella sarebbe stata la migliore estate della mia vita.
Ricevetti un messaggio da Adam, aveva chiesto se sarei andata al ballo con lui.
Sorrisi ancora ripensando a quella giornata, ed anche ad una precedente.
Ero appena arrivata nel cortile della scuola e, per sbaglio, mi ero scontrata con Adam che aveva un occhio nero.
«Che hai fatto all’occhio?» avevo domandato preoccupata.
«Niente di grave, Sissi mi ha tirato un pugno»
Lo guardai meravigliata.
«Sissi ora tira anche pugni in faccia? Dici che ti passerà prima del ballo?»
Mi guardò come se fossi pazza.
«Non credo di partecipare»
«Ma come? Adam, non credi che i balli siano una cosa fantastica, romantica, affascinante…» venni interrotta.
«Sì certo, nell’ultimo episodio della mia serie tv preferita il protagonista scopre che la sua ragazza del ballo era sua sorella, divertente no?»
Scossi la testa.
«Veramente io parlavo di veri balli, e a quanto pare tu non riusciresti a capire un momento romantico neanche a pugni in faccia, forse riusciresti solo a capire un pugno in faccia se lo ricevessi: non c’è nulla di romantico in te»
«Ecco qualcosa di romantico, non ho più voglia di parlare con te!»
«Bene!» avevo sbottato andandomene via.
Era ironico, sembrava uno scherzo della natura.
Due ragazzi che a volte non si sopportavano in realtà si amavano.
Andai a dormire felice, quella settimana era stata carica di emozioni ed era solo mercoledì.
«Ma ragazzi, si può anche cambiare idea!»
Ero arrivata dai ragazzi nel bel mezzo del discorso, mi ero seduta al tavolo ed avevo iniziato a mangiare il mio pranzo.
«E quindi con chi andrai al ballo?» domandò Adelita ad Adam.
«Non so ancora di preciso, forse Natasha o Natalie» aveva risposto tranquillo lui.
Era il colmo. Giusto la sera prima mi aveva chiesto se volessi andarci con lui e poi cambiava idea? Mi stava prendendo in giro?
Non riuscì a contenermi dal battere un pugno sul tavolo.
Virginia mi guardò spaventata.
«Stai bene?»
«Ne dubiti?» avevo risposto guardandola male.
Me ne pentì subito, lei non aveva fatto nulla.
Guardai Adam e mi alzai dal tavolo.
«Devo prendere un succo di frutta, vieni con me» dissi prendendolo dalla maglietta.
Sentì addosso gli sguardi stupiti di tutto il resto del gruppo.
«Ma si può sapere che ti prende?» mi domandò una volta fuori dalla mensa.
«Cosa mi prende? Ma hai avuto un’amnesia?» lo guardai con odio.
«Non ti ricordi proprio nulla eh?»
«Cosa dovrei ricordare?» mi guardò stupito. Forse veramente non ricordava, e ciò faceva ancora più male.
«Niente, lascia stare» dissi guardando a terra con le lacrime agli occhi «Sai, lo sapevo, non ti interesso. Credevo che dopo ieri ci fossimo avvicinati, ma a quanto pare mi sbagliavo»
Ed avevo pienamente ragione.
Dopo qualche secondo si avvicinò a noi una ragazza, baciò Adam e mi guardò in cagnesco.
«Non credo di aver bisogno di spiegazioni» sussurrai andandomene con il cuore in frantumi.
Non ci potevo credere veramente, dopo quei mesi di amicizia mi fidavo di lui e lui mi ricompensava in quel modo, prendendomi in giro.
Scappai da quella straziante scena, non riuscivo più a reggere.
Solo mezz’ora dopo ero tornata alla mensa, stavo morendo di fame e oltretutto speravo che i miei amici fossero andati via.
Ed invece no.
Mi sedetti al tavolo come se non fosse successo nulla, cercando di evitare Adam, che d’altro canto non faceva altro che cercarmi con lo sguardo. Ma che razza di problema aveva?
Lo vidi alzarsi e sedersi accanto a me, per poi sussurrarmi qualcosa.
«Che cosa mi è preso? Mi è presa la voglia di non farmi prendere per il culo, ecco cosa!» sbottai urlando.
Adelita ci guardò stranita.
«Dovete per caso dirci qualcosa?»
«Devi sapere la verità» mi disse Adam prendendomi la mano e facendomi uscire dalla mensa così com’ero. Con un bicchiere di succo d’arancia in mano.
«Cosa ti è successo?»
Decido di non rispondere. Non è umanamente possibile che sia così stupido e che abbia la memoria così corta.
«Allora?»
«Ma mi prendi in giro? Ieri eravamo al parco a dire che ci amiamo, ed oggi prima dici che non sai chi invitare al ballo, dopo che hai invitato me, e dopo ti baci quella?! Ma sono scema io?»
«Adam, cucciolotto! Che ci fai qui, è da prima che ti cerco!» ecco. Era la ragazza di prima, era tornata e stava per abbracciare Adam se non fosse che lui l’aveva allontanata.
«Natasha, smettila»
«Ma tesoro, cosa dici? Perché stai qui con questa?»
«Questa?» sbottai io.
La vidi pararmi davanti e spingermi, senza riuscirci. Ma come si permetteva?
Contai fino a tre. Dovevo restare calma.
«Non amo essere toccata!» le dissi prima di versarle addosso il bicchiere con il succo sulla sua maglia bianca. Era vero, odiavo essere toccata.
«Ma come ti permetti!» mi urlò contro tirandomi uno schiaffo.
Mi domandai come mai Adam non ci stagliava, poi lo vidi mentre cercava di trattenere la ragazza.
Non mi trattenni e le tirai un pugno in faccia, e non fu una cosa buona, l’istante dopo arrivò urlando Jim, come se fosse un cane da caccia.
«Dal preside, immediatamente!» urlò.
Non ci potevo credere, Adam mi aveva fatto tutto questo.
Ero la vittima e mi son dovuta prendere una settimana di punizione insieme ad Adam mentre Natasha, che a quanto pare era amica stretta di Sissi, se la passava liscia. Ora capivo il perché del pugno di Adam.
Ecco, pensavo di nuovo a lui, ai suoi capelli biondi, ai suoi occhi scuri e al suo fisico asciutto. Lo amavo, e lo amo, e penso che sarà così per sempre, ma a quanto pare io ero solo una delle sue cotte passeggere. Ero solo un giocattolo, una pedina.
Forse avrei dovuto cercare di far finta di nulla e dimenticare, allontanarmi dal gruppo.
Dopo qualche giorno in cui ero rimasta a casa mi arrivò un messaggio da Adam, era previsto un incontro con il resto del gruppo nel bosco.
Andai lì, e non mi stupì di quando una volta arrivata trovai solo lui.
«Dove sono gli altri?»
«Si stanno preparando per il ballo, non si presenteranno»
«E allora perché noi due siamo qui?»
«Io… Voglio essere sincero»
Mi sedetti su un tronco aspettando che parlasse.
«Non avrei voluto che succedesse tutto questo, e… questa è per te» mi disse dandomi una collana a forma di cuore, la guardai, c’erano incisi i nostri nomi.
«Te l’avrei dovuta dare prima che succedesse tutto il casino…» lo bloccai.
Avevo capito tutto.
«Ho pensato a tutto quello che è successo… Ed ho capito che ti amo davvero»

 
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: BrokenSmileSmoke