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Autore: Marianna 73    23/03/2018    2 recensioni
Ricordi che si fondono, come lacrime, ell'amore più grande di tutti.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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RIFLESSO
                                                                                                                                  Boston, 15 dicembre 1948

Conservo ricordi rarefatti di quelle ore.
La stanchezza dei soliti gesti, al mattino, mentre preparavo la colazione, il ventre gonfio ad impacciarmi e rendermi goffa ed imprecisa. 
Il desiderio prepotente di essere altrove, a respirare nebbia e cieli inviolati, trasportata lontano dal cinguettio di un passerotto.
La sensazione, vivida e ineluttabile, che qualcosa stava per compiersi, un evento meraviglioso ed ultimativo che mi avrebbe condotta ancor più lontano, sola, separata per sempre dall’ultima parte di te che custodivo gelosamente dentro, mia soltanto, e tua, come mai più sarebbe stata.
Lo scatto della chiusura della valigia, controllata per l’ennesima volta, talmente netta nel silenzio della casa da farmi sussultare.
La cena consumata senza parole, dopo le urla del mattino…solo il tintinnio lieve delle posate e lo stridore sommesso dei piatti nel’acquaio, ad accogliere il buio, dietro alle tendine della cucina.
Ricordo invece nettissimo, così dirompente che ancora oggi mi domando come il mondo intero non l’abbia sentito,  lo scoppio lacerante nel profondo di me, ad annunciare che il mio tempo si era compiuto e che l’illusione che cullavo da mesi stava per prendere forma, per divenire carne da stringere, calda e fremente.
Da quel momento ogni istante e impresso nella mia mente, vivido e tagliente, come lo strazio ricorrente che assaliva il mio corpo: la corsa in macchina verso l’ospedale nella gelida notte di Boston, la fronte sudata a cercar conforto nel freddo del finestrino, gli occhi fissi alle stelle infinite su di me e ogni senso impegnato a respingere il ricordo dell’odore di putredine e foglie morte del Bois de Boulogne, che mi chiudeva la gola ad ogni assalto rovente di sofferenza; poi finalmente il profumo aspro di disinfettante del pronto soccorso,  la pelle consunta della sedia a rotelle, la voce calma dell’infermiera che prendeva nota delle mie generalità,  il gioco di ombre sul linoleum verde chiaro mentre percorrevano il corridoio verso la sala parto. 
Ricordo con vividezza impressionante il colore delle iridi del medico che mi blandiva mentre già i sensi si offuscavano sotto l’effetto dell’anestetico. Ricordo la rabbia, il desiderio di resistere, di non abbandonarmi... ricordo il terrore cieco ed urlante che mi ha assalito negli attimi infiniti prima di arrendermi, mentre intorno a me tutto si offuscava e, come nel peggiore degli incubi, i muri bianchi dell’ospedale sparivano per lasciar posto  alle pareti in pietra scura dell’Hopital des Anges.  Sono sicura di aver invocato il tuo nome, in quegli istanti, urlando muta la mia disperazione… e mentre sprofondavo negli infiniti strati di grigio dell’incoscienza ricordo di aver saputo, con una certezza che ancora mi fa tremare, che tu mi hai sentita...
Nostra figlia è nata.
È sana e forte, e bellissima.
Dorme nella sua culla accanto a me, i pugnetti chiusi come minuscole chiocciole, le ciglia piumose, striate di oro rosso, che tremolano lievi nel sonno disegnando ombre di velluto sulle guance paffute. Perfetta come mai l’avrei immaginata, miracolo semplice e meraviglioso che mi stritola il cuore di tenerezza e rimpianto. 
È così grande l’amore che le porto che credo non potrei spiegarlo nemmeno a te, che ho amato sopra ogni altra cosa.
Solo ora comprendo davvero la portata del tuo sacrificio.
Ogni cosa ha un senso, adesso. Ogni istante che mi terrà  separata da te ha un significato, se servirà  a tenere al sicuro Brianna.
Ma è ancora così  difficile, a tratti… ci sono momenti, quando la allatto e mi meraviglio per l’avidità della sua bocchina gommosa o quando sfioro con le labbra l’alabastro della sua pelle, in cui non posso impedirmi di cercarti, con lo sguardo, vicino a me a sorridere grato a Dio come lo sono io per la perfezione della nostra creatura.
Ti sento ancora, Jamie, nel profondo di me, come se tu mi fossi accanto, ma per quanto io mi affanni a cercarti non trovo altro che il riflesso del tuo sorriso, sul viso di nostra figlia.
Non ho ancora imparato a non piangere… so che devo tornare ad essere per Brianna la donna forte che ero al tuo fianco, quella a cui tu l’hai affidata senza riserve, ma ancora non ci riesco. Mio malgrado mi ritrovo con gli occhi pieni di lacrime.

Lacrime che sono gioia e rimpianto, possesso e perdita, vita e morte.
E amore.
 

   
 
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