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Autore: Plando    24/03/2018    3 recensioni
Se l'esterno era messo male, l'interno era ancora peggio, tutto faceva pensare che la baracca stava su per miracolo, si diede degli sguardi veloci in giro, non voleva stare li un minuto di più, a terra nulla più che dei vestiti a brandelli, logorati dagli anni, delle vecchie foglie secche probabilmente formavano quelli che potevano sembrare due letti di fortuna, un vecchio orologio da polso rotto, poi nient'altro, ci rimase deluso, non aveva scoperto nulla che potesse far capire chi fosse stato, anche solo per far sapere ad eventuali famigliari della sua sorte, fece per uscire quando pestò qualcosa che attirò la sua attenzione, semi-nascosto sotto le foglie secche ci stava qualcosa.
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Judy Hopps, Nick Wilde, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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<< Visto? Che ti dicevo? Quel bastardo di Nick ti ha mentito >>

Judy si era appena allontanata dalla porta della stanza dove aveva rinchiuso James e sua nipote, quando sentì la sua voce, si voltò verso di lei, scoccandole un’occhiataccia.

“Non sono affari che ti riguardano, sei venuta a prenderti gioco di me?”

<< No, volevo solo vedere come te la cavi coi tuoi ospiti, a proposito, perché non gli hai detto niente di me? Non vorrai mica lasciarmi qua?>>

“Loro…loro hanno detto che sei…morta…”

<< Che novità, non hanno fatto altro che raccontarti balle da quando sono arrivati, in questi anni sei diventata stupida e ottusa >>

“Taci”

<< Bla, bla, bla, non sai dire altro >>

“Ti ho detto di stare zitta”

<< Altrimenti che fai? Mi ammazzi come hai fatto con quel leone? >>

A quella frase Judy iniziò a tremare, portando alla luce ricordi che avrebbe voluto tenere nascosti per sempre.
“Tu…come fai a saperlo?”

<< Oh suvvia, non avrai pensato veramente che avessi creduto a quella stupida scusa che mi raccontasti, non si è trattato di un suicidio, lo hai ammazzato a sangue freddo, sei un’assassina >>

Judy cadde in ginocchio, non riuscendo a sopportare le dure parole della sorella, che tuttavia sapeva anche lei essere la verità.

“Io non…non…”

<< Ma non te ne faccio una colpa, quel viscido ci avrebbe sicuramente uccise se non lo avessi fatto prima tu. Hai fatto proprio un bel lavoro >>

“No, è stato un errore, non è stato lui ad uccidere Marty e Carla, era innocente…”
<< Te lo ricordi vero? Ti ci sei avvicinata di soppiatto, terrorizzata che si svegliasse e ti aggredisse >>

“Falla finita”

<< Hai alzato il machete e sorpresa, un attimo prima di colpirlo lui si sveglia, quanto avrei voluto vedere il suo sguardo mentre gli squarciavi la gola… >>

“BASTAAA”

Judy non ce la fece più, si voltò verso la sorella e lanciò un urlo, per poi accasciarsi a terra, piangendo.

“Perché mi stai facendo questo?”

<< Con tutto quello che mi hai fatto te, siamo sorelle e non mi hai più rivolto la parola… >>

“No…tu…tu sei morta”

<< E tu sei scema, io sono qui e puoi contare solo su di me >>

“Nick…Nick mi riporterà a casa”

<< Quale casa? La catapecchia di quella vecchia rimbecillita di una pangolina? Lei è sicuramente schiattata, e lo stabile l’avranno sicuramente raso al suolo. Non starai mica pensando alla casa di Nick vero? Tu li ormai non centri più nulla, te ne sei già dimenticata? Ti hanno sostituita, cara mia. Marian, lei e Nick non aspettavano altro che ti levassi dai piedi, è stato comodo per lui darti per morta, si era levato di torno una scocciatrice e finalmente poteva stare con chi amava davvero, inoltre, lo hai sentito Nick, mamma e papà non ci sono più, l’unico su cui puoi contare è nostro fratello, William, basta con queste dannate volpi >>

Judy, che nel frattempo era rimasta per tutto il discorso a tapparsi le orecchie con le zampe, si rese presto conto che non serviva a nulla, per quanto si sforzasse non riusciva a fare a meno di sentirla, la voce di Sofia gli rimbombava nella testa, mandando lentamente in frantumi quel poco di sanità mentale che restava alla coniglietta, che cessò improvvisamente ogni tentativo di resistenza facendo cadere le braccia molli lungo i fianchi, per poi lasciare uno sguardo rassegnato sul muso.

“Hai ragione, hai sempre avuto ragione”

<< Lo so! >>

Judy a quel punto si alzò, tremante e singhiozzando.

“Cosa devo fare?”

Sul volto di Sofia si dipinse uno strano ghigno, non ricordava di averla mai vista fare così.

<< Ce l’hai ancora il machete, vero? >>









Lo sguardo che Judith teneva sul muso era qualcosa che James non aveva mai visto prima, era terrorizzata, in un attimo cominciò a tremare come una foglia e mentre si guardava attorno in cerca di una via d’uscita cominciò a respirare sempre più velocemente.

“Ehi, sta calma, non succederà nien…”

“Io…io devo…devo uscire”

Detto questo si scagliò, urlando come una pazza, sulla porta di metallo, prendendola a pugni, neanche avesse realmente sperato di poterla davvero buttare giù.

“APRI LA DANNATA PORTAAA”

Si stava facendo prendere dal panico e non appena si rese conto di quanto fosse impotente a quella situazione si accasciò a terra in ginocchio, respirando sempre più velocemente e tremando come una foglia.

“Non p…posso restare qui…devo tornare dai miei piccoli”

James le si avvicinò, aveva sentito tutto, ma al momento la priorità era cercare di calmarla.

“Calmati, ci sono io qui con te, andrà tutto bene”

“Mi…manca l’aria…non respiro”

James gli si avvicinò, prendendola per le spalle e voltandola verso di lui “Ascolta, devi calmarti, non solo l’aria c’è, ma ne stai respirando anche troppa, se vai avanti così finirai per iperventilare”

Come avesse parlato al muro, non arrivò alcuna risposta dall’interessata che, a causa dei respiri troppo rapidi, stava accumulando quantità sempre più elevate di ossigeno nel sangue con una drastica riduzione dell’anidride carbonica, situazione molto pericolosa, dato che è proprio la quantità di questo composto che informa il sistema nervoso riguardo alla necessità di respirare, motivo per cui si tende a far respirare il soggetto in un sacchetto, che al momento non aveva, se fosse andata avanti così avrebbe rischiato una sincope, doveva agire in fretta e al momento non gli venne in mente altro.

“Avrei voluto tenermelo in serbo per un altro momento, magari più romantico di un attacco di panico, ma diavolo, mi ci hai costretto tu”

Detto questo la giovane volpe si avvicinò alla coniglietta e, dopo essersi abbassato per arrivare alla sua altezza, le prese il muso tra le zampe, con cui le tappò il naso, per poi posare le sue labbra a contatto con quelle di lei, cominciando a baciarla come solo due innamorati avrebbero fatto.

“Voglio proprio vedere se ora non ti tranquillizzi, dannazione”

Ci fu un attimo di smarrimento nello sguardo di Judith, cosa che durò poco, dato che subito dopo lui poté constatare che era sempre meno tesa, si stava rilassando, poco a poco il panico la stava abbandonando, la vide chiudere gli occhi, quasi volesse godersi appieno quel contatto che l’aveva colta così alla sprovvista, non appena si rese conto che si era calmata abbastanza decise di lasciarle libero il nasino rosa di svolgere il suo dovere, ricominciando a respirare, stavolta con la dovuta calma; quando sentì la volpe allontanarsi da lei riaprì gli occhi, fissandolo quasi delusa che quel momento fosse durato così poco.

“James…io…io…” Si ritrovò a venire zittita proprio da lui.

“Aspetta, parleremo di tutto dopo, ora la cosa più importante è uscire di qua, guarda lì”

Dicendo questo indicò un punto appena sopra la porta, l’architrave di cemento era leggermente danneggiato e col tempo si era aperto un buco che comunicava col corridoio esterno, troppo piccolo per lui, ma Judith ci sarebbe sicuramente passata.

“Montami sulle spalle, se spicchi un salto dovresti riuscire ad arrivarci, pensi di farcela?”

Per un attimo un leggero tremore prese possesso della coniglietta “Vuoi…vuoi che mi infilo…in quel buco?”

“Ascolta, capisco che hai paura, ma questo è l’unico modo per uscire, tua zia è completamente partita col cervello, dobbiamo fermarla prima che faccia del male a mio padre e a se stessa, io mi fido di te, so che ce la puoi fare”

Socchiuse gli occhi, inspirò un po' d’aria per poi buttarla fuori lentamente, cercando di pensare di essere in tutt’altro posto, quando li riaprì quello che vide James era uno guardo deciso che gli fece capire che lo avrebbe fatto prima ancora che lei stessa glie lo dicesse.

“Ok, facciamolo”









“Sta ancora dormendo”

Judy stava ferma di fronte a Nick, guardandolo mentre era disteso sul telo che avevano precedentemente messo li poco prima, osservando ogni suo singolo movimento nel sonno, ascoltandolo mugugnare frasi senza alcun significato.

<< Come è possibile che non si sia svegliato con tutto il casino che hai fatto prima? >>

“Sofia, io…non lo posso fare” Mentre diceva questa frase delle lacrime cominciarono a bagnargli il volto, poi lo sguardo scese verso la sua zampa destra, quella con cui stava tenendo stretto il machete.

<< Judy, lo vuoi capire o no che ti stanno solo prendendo in giro? Non ti porteranno mai via da qua, lui sta troppo bene con quella volpe, perché mai dovrebbe… >>

“Ma…io…io lo amo” La presa sull’arma si allentò un poco, ormai era evidente che non poteva farcela, tutto sommato lui era sempre Nick, non l’avrebbe abbandonata ancora una volta; nel frattempo la volpe si voltò nel sonno, mostrando il muso a Judy, stava sorridendo al che la coniglietta si chiese cosa stesse sognando in quel momento, qualche secondo dopo mugugnò una frase, stavolta molto più capibile.

“Anche io ti amo…”

La presa sull’arma stava definitivamente per cedere, sapere che, nonostante tutto, lui l’amava ancora in quel momento sembrò quasi bastarle, almeno finché Nick non terminò la frase.

“Anche io ti amo…Marian”

Quell’ultimo nome ruppe qualcosa dentro di lei, gli fu sufficiente per riafferrare a gran forza il manico del machete, senza esitare un attimo a portarselo fin sopra la testa, pronta a scagliarlo contro quello che in quel momento non riusciva ad identificare come Nicholas Wilde, ma come la volpe che era la causa di tutte le sue sofferenze, fatto sta che, proprio come accaduto molto tempo prima col leone, anche Nick in quel momento si svegliò, l’ultima cosa che vide fu lo sguardo di Judy, mentre cominciò inesorabile la discesa dell’arma verso di lui, uno sguardo che gli fece capire che in quell’essere non c’era più nulla di lei, Judy Hopps ormai era stata completamente sostituita, la follia aveva preso il sopravvento.





Note

Salve a tutti, innanzi tutto mi scuso con tutti voi che state seguendo la mia storia, stavolta ci ho veramente messo una vita ad aggiornare.
Ci tengo molto a ringraziare Redferne, Djmathew, Freez shad e zami88 per le recensioni lasciato al capitolo precedente, ma soprattutto ad EnZo89, che sta lasciando delle bellissime recensioni a raffica a questa storia, ed anche a chi legge senza recensire, ovviamente, GRAZIE MILLE a tutti voi, è grazie al vostro supporto che riesco a portarle avanti, statemi tutti bene e alla prossima.

1618 parole
   
 
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