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Autore: Anonimadelirante    24/03/2018    0 recensioni
“L’ottava cosa che impara, alle Hawaii, è che nessuno, nemmeno la morte, riesce a sopportare un McGarrett per più di qualche tempo. È pur sempre qualcosa a cui aggrapparsi.”
[Pre-McDanno]
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Slash | Personaggi: Altri, Danny Williams, Steve McGarrett
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Pairing/Characters: Steve, Danny. Nominati: Chin, Kono, Gracie, Grace La Collega di Danny, Matthew, Doris.
Warnings: più-o-meno missing moment, ehm, spoiler dall’1s alla 3s?
Disclaimer: hint!McDanno. Insomma, tutto canon. Non sono miei e neanche vostri, però sono palesi abbastanza da scatenare fyccine sceme come questa (flics molto più belle, come quelle di Will, a cui devo l'acquisizione di questo nuovo fandom <3).
N/A: per la settima settimana (ah-ah) del #COWT8 @LdF, M1 – rivelazione. E feels random. La crossposto solo perché se me la ritrovo ancora una volta sul desktop do fuoco a casa (Tabata’s style). Ho la sensazione che in diversi punti il filo del discorso non si perda, ma si sfilacci irrimediabilmente e poi si disintegri proprio, ma vbb, è Danny, la sua mente deve essere un vero casino (sì, ho intenzione di giustificarmi così, qualche problema a riguardo?)

 

 

 

 

 

Otto cose
(e qualcuna in più)

 


Quando Grace diceva che nella vita non si finisce mai di imparare Danny le dava ragione più perché non se la prendesse con la sua macchina, che per reale convinzione. Ma poi, nell'ordine, Rachel si trova un altro uomo, si scopre che l'idiota è un idiota ricco, Gracie inizia le elementari e prima che se ne accorga lui è in aeroporto, con in tasca un biglietto di sola andata per Honolulu e un paio di costole incrinate dall'abbraccio con cui Matty ha nascosto la commozione di vederlo partire.
È solo questione di tempo, prima che la situazione precipiti.
La prima cosa che impara, ad Honolulu, è che gli hawaiani non sanno fare la pizza – no, non è esatto, la prima cosa è che ci si può perdere su una dannata isola. La seconda è che per pizza la gente del posto è convinta di poter spacciare quell’affare gommoso con sopra prosciutto e rondelle d'ananas che il tipo del negozio all'angolo gli recapita tutto sorridente.
La mancia può anche scordarsela, ovviamente, ma intanto la serata è irrimediabilmente rovinata.
La terza cosa è che esistono anche hawaiani simpatici, sì (pochissimi e difficilmente riconoscibili), Meka Hanamoa ne è un esempio vivente, ma questo non basta. Nessuno sarà un partner migliore di Grace (in molti potrebbero esserlo, ma nessuno condividerà mai con lui caffè e ciambelle definendolo cibo per appostamenti, nessuno guiderà la sua auto senza che lui provi nulla più che una punta di irritazione per questo, nessuno, mai, lo convincerà che andare a scovare una banda criminali senza avvisare in centrale possa essere una buona idea). Nessuno gli renderà l'idea di non essere più un rispettabile cittadino del New Jersey meno odiosa.


Poi conosce McGarrett e la situazione, chiaramente, precipita.


Il fatto che un figlio violi la scena di un crimine dove è stato ucciso suo padre non è una sorpresa. Danny vorrebbe che fosse così, ma il suo lavoro fa schifo, a volte, e a volte fa schifo perché bisogna dire a qualcuno che un suo caro non tornerà più a casa, a volte fa schifo perché i criminali difficilmente sono ragazzine di venti chili – a volte fa schifo perché la gente è imbecille.
In questo caso specifico, si parla di un imbecille con il numero del governatore, il che è decisamente il peggio del peggio. Odia le Hawaii e odia il caso McGarrett.
(Steve McGarrett è un pazzo. Non c’è un modo carino per dirlo. È completamente fuori di testa. Nell’ordine, viola la scena di un crimine – hanno sparato a suo padre, è comprensibile – gli punta una pistola addosso – non altrettanto comprensibile, ma, d’accordo, lui ha fatto lo stesso – cerca di rubare delle prove – lo sbatterà in galera, promesso – mette in mezzo il governatore – andiamo, è un folle megalomane, va internato – e come se non bastasse il governatore gli dà retta: il pazzo pericoloso con il numero del governatore presta giuramento davanti a lui, al telefono, in un garage polveroso che per la cronaca è la sua scena del crimine.
Quindi. Steve McGarrett è un pazzo, un idiota, uno stronzo di proporzioni cosmiche e come se non bastasse lo è anche il governatore per cui okay – Danny odia le Hawaii e ancora di più gli hawaiiani tutti, perché sono completamente fuori come balconi, nessuno escluso. Passa e chiude.
Che giornata di merda.)
La quarta cosa che scopre è che non si può dire di no a Steve McGarrett. Mai. Per nessuna ragione.
Lo impara a sue spese e a spese del suo povero braccio e della sua ancor più povera macchina perché quel pazzoide di McGarrett gli fa sparare addosso, non si scusa neanche e ha ancora il coraggio di pretendere che lui acconsenta al suo stupido piano di assaltare una cargo con una volante. Come se fossero pirati.
Quindi: alla fine acconsente. Steve McGarrett sa essere persuasivo. E pazzo. E violento.
È solo che ha ucciso l’unica persona che forse avrebbe potuto portarli all’assassino di suo padre e magari, solo magari si sente un po’ in colpa. E poi Steve gli offre un soggiorno all’hotel Kahala e Kono decide che serve loro un nome e Chin Ho non li avverte che è una stronzata e – non c’è un altro modo per dirlo, davvero, non c’è – Danny ci casca. È così che finisce impelagato nella Five 0.
E sì, sono amici e vuole loro bene (anche se Kono è una squilibrata e Chin Ho fa paura, con quella sua aria mite che non lo inganna manco un po’), ma questo non significa che Steve sia autorizzato a terrorizzarlo con le sue mosse da ninja ogni dannata volta che uno scippatore ruba la pensione ad una nonna dell’isola.
Questo va oltre le umane mansioni di un povero detective, okay?
La quarta cosa che impara alle Hawaii è che non si può dire di no a Steve McGarrett, che questo proponga di sventare un traffico di essere umani con a mala pena la pistola di ordinanza, che si tratti di mangiare una pizza tutti insieme o farsi accompagnare a fare una passeggiata (non sa precisamente quale delle tre opzioni sia la più pericolosa – non la prima, comunque, scoprirà conoscendolo).


Poi, succedono molte cose. Mentre cerca di stare dietro ai millemila eventi che procedono metodicamente per smontargli e rimontargli la vita, Danny impara che gli hawaiani sono tutti un po’ folli (e a dimostrazione della tesi basta prendere due campioni a caso, senza esagerare prendendo come esempio Steve: Kono è una pazza dispotica eccessivamente somigliate all’allievo di Rambo che si ritrovano per capo e anche Chin Ho è fuori come un melone e il solo fatto che sia così bravo a nascondere il gene latente della follia dimostra che non solo è pazzo, ma anche un pazzo pericoloso. Poi, be’... poi c’è McGarrett e Danny non sprecherà fiato inutilmente: che sia stato allevato da un branco di lupi dipendenti dal crack è così evidente dal rasentare la certezza); ed impara che i tramonti in riva al mare potrebbero – solo potrebbero, perché non ha davvero il tempo materiale per accertarsene – essere uno spettacolo abbastanza grandioso da essere in grado di soffocare momentaneamente la nostalgia del New Jersey. Anzi. Non è neanche del tutto vero: la quinta cosa che impara è che magari (solo magari e comunque non lo dirà mai a voce alta, non darà a Steven una soddisfazione del genere, ah-ah, no) anche le Hawaii possono essere qualcosa di simile a casa – a patto di trovarsi con una bottiglia di birra tiepida premuta contro le labbra, della fottuta sabbia nelle mutande e Steve, spalla contro spalla, in costume da bagno, che si gode la serata libera con gli occhi socchiusi. Non che ci sia mai una serata veramente libera, è chiaro, solo che i criminali del posto sono subdolamente in grado di individuare l’esatto momento in cui i muscoli di Steve si rilassano impercettibilmente e la mente di Danny ha appena smesso di giocare con flash di sparatorie vissute poche ore prima per far scattare qualche stupido allarme o rapinare una banca o mandare in diretta su un’emittente locale la minaccia di sgozzare qualche ostaggio (duecentosessantasette minuti da dimenticare, quelli – specie la parte in cui Steve ha deciso fosse un’idea grandiosa, quella di minacciare il delinquente in questione con una bomba realmente innescata), così che Danny si illuda sempre che quella volta riuscirà finire la birra e a convincere McGarrett che il suo addestramento da Capitan America non lo rende immune dai malanni, e che, al contrario, è buon costume infilarsi una t-shirt dopo le nove di sera.
(Un idiota con tanto di kalashnikov decide di rapinare l’Hawaii National Bank cinque minuti d’orologio dopo e Steve prende in mano la situazione buttandosi addosso al tipo mentre quello sta sparando. La nottata finisce in ospedale. Ma è stato comunque un bel tramonto, finché è durato.)
La sesta cosa che impara è più che altro una realizzazione: d’un tratto c’è qualcun altro a riempire le sue serate libere, c’è qualcun altro a guidare la sua auto, c’è qualcun altro con cui passare il tempo durante infiniti appostamenti. E non è Grace, non sarà mai più Grace, Grace è un capitolo chiuso, e Grace gli manca tantissimo, ma in qualche modo Steve riesce ad essere peggior partner del mondo – non gli dà mai retta, il giorno in cui lo avviserà prima di lanciarsi su un camion in fiamme lasciandogli il volante della camaro lanciata ad una velocità che non vuole indagare, per la sua sanità mentale (visto che quella fisica è compromessa, perché moriranno tutti, lui per primo, schiantandosi giù dal pendio di un vulcano –perché, McGarrett, perché?), gli asini voleranno e Chin perderà le staffe (quindi, uh, mai?), l’ultima vola che si è presentato a casa sua gli ha sfondato la porta, invece che bussare come tutti i comuni esseri umani normali e come se non bastasse si è giustificato dandogli la colpa («La tua casa è un buco, non puoi metterci più di tre minuti per venire ad aprirmi – ah, no, Danno, non guardarmi in quel modo, come potevo sapere che eri sotto la doccia?») ed è, in definitiva l’uomo più pericoloso e indisponente che sia mai nato, ma è un buon partner (il migliore) – scrupoloso ed attento e stupidamente preoccupato per lui, nei momenti meno sensati (come quella volta che quella banda di pazzoidi hanno creduto che rinchiuderli in una cantina dopo averli, nell’ordine, colti di sorpresa – deve ancora capire come – sparato loro addosso, drogati e malmenati fosse un buon modo per non finire il prigione in direttissima – o in degenza in coma all’ospedale, visto come ha tentato di ridurli Steve una volta che sono riusciti a liberarsi – e nonostante avesse perso litri di sangue McGarrett insisteva che fosse lui quello che andava portato alla svelta a farsi vistare – e, okay, alla fine si è scoperto che aveva davvero una commozione celebrale che poi l’ha costretto a letto per tre giorni, va bene, ma a Steve avevano sparato. Le priorità di quel tipo hanno senso solo se messe in relazione con quelle della strega di cui vaneggia di tanto in tanto la sua scimmietta, lì, Hermione Granger). Se ne rende conto alle tre di notte, mentre aspetta che degli idioti che hanno organizzato (in una maniera così sconclusionata che gli fanno un po’ pena) un finto rapimento ai danni della famiglia del più ricco (e viziato) del loro gruppetto di disgraziati. Si sporge verso i sedili posteriori e recupera un pacchetto unto che Kamekona gli ha messo in mano quella mattina e lo sventola sotto il naso dell’idiota che invece se ne sta a tamburellare con aria impaziente il volante: «Ehi» sbotta, perché sono tipo cinque minuti che non dice qualcosa di stupido a cui poter ribattere con un rimprovero. «Fame?»
Steve non replica subito. Sbatte le palpebre una, due volte e poi si volta: «Come? Ciambelle?» esclama dopo, a metà fra l’incredulo e l’affamato.
«Cibo per appostamenti» replica lui e sente la voce di Grace, in lontananza, Cibo per appostamenti, mentre gli porge la cosa più unta che è riuscito a rimediare in questo buco di isola. Steve ride, scuotendo la testa: «Credevo che avessi detto niente briciole nella mia macchina… uh, buzzurro? Quella volta mi hai dato del buzzurro, sì?»
«Mangia e basta, stupido.»
L’idea di non essere più un rispettabile cittadino del New Jersey è fastidiosa come una puntura di zanzara, ma magari – solo magari – non è vero che gli hawaiani non sanno cucinare.
Non sanno fare la pizza, questo no. Considerano del cibo per gatti – nient’altro che cibo per gatti, davvero, quell’orribile carne in scatola che mettono su qualunque cosa è cibo per gatti, neanche particolarmente pregiato, e nessuno lo convincerà mai del contrario – una ricetta folkloristica. Hanno del raro cattivo gusto. Ma. Le ciambelle. Enormi ammassi di farina e uova e zucchero (molto più zucchero di quanto sia legale, ne è sicuro) fritti nel peggior olio in circolazione. Deliziose.
Magari, solo magari, quello è del vero, delizioso, untissimo, fantastico cibo per appostamenti e magari, solo magari, dovrebbe rivedere, almeno in parte, il punto due (o tre?) delle cose che ha imparato. Ma, andiamo, ha smesso da un pezzo di contare.


La settima la sa già, in realtà – la sa dal primo istante, nel momento in cui quell’animale di Steve McGarrett gli piomba in casa (o comunque il monolocale pieno di spifferi in cui viveva ai tempi) e lo obbliga ad aiutarlo nel caso che solo due ore prima gli aveva rubato. Li conosce, i tipi così.
Sono scimmiotti scostanti e violenti, senza cervello, maniaci del controllo. E odiano parlare di sentimenti.
E – oh, d’accordo: Steve non è senza cervello (è malato, sì, un pazzo, vero, da internare, sicuramente, ma è maledettamente lucido, persino nelle decisioni più folli – entrare disarmato nel covo di una banda di trafficanti di droga, perché, ehi, non vogliamo dare nell’occhio, non è vero, Danno? ne è sicuramente un buon esempio), ma è uno sciommione ed è scostante e tutto di lui si può dire ma non che non sia un pazzoide violento. E non sa – davvero non ne è capace, ne è fisicamente impossibilitato – parlare di sentimenti.
Quindi, be’. Non è esattamente una sorpresa, per Danny. È solo che non credeva contasse.
Conta, invece. Steve lo guarda, arriccia le labbra, si stringe nelle spalle come un animale braccato e sembra prendere in seria considerazione l’idea di ingoiare del cianuro, piuttosto che parlare. Quando sospira, sembra che stia per confessare un omicidio o chiedere a qualcuno di sposarlo (no, non a lui, grazie tante), immagina non cambi molto, e – andiamo, non dovrebbe essere più sciolto? Sono fatti come pigne.
(«È… è molto illegale.»
«Esercitiamo piena immunità e ogni mezzo che ci sembra necessario, Danno.»
«Quel pacchetto è una prova
«Questo pacchetto è pieno di erba. Da quanto non ti fai una canna?»
«Dai tempi del college, ma- oh, e va bene.»)
Non dovrebbe essere così complicato.
Lui non fa altro che vomitare qualsiasi cosa gli passi per l’anticamera del cervello – è collassato sulla propria sdraio e da qualche parte a metà della serata deve aver deciso che fosse comodo buttare una gamba addosso a Steve. Sinceramente, è molto d’accordo con sé stesso, in questo momento. Non c’è nulla di più comodo di uno Steve McGarrett compiacente che non trova strano avere una sua gamba in braccio o poggiare le labbra dove le aveva lui un secondo prima – perché a lui sembra strano, okay? Non brutto. Strano. Complicato. Bello, ah-ah, anche. Ma strano, soprattutto. Oh, Dio, ti prego dimmi che non l’ho detto ad alta voce. 
«Sì, Danno» dice Steve e aspira e lui non deve aver parlato perché Steve sembra scosso, ma sembrava scosso anche prima, non sembra più scosso o divertito o- «Anche tu sei il mio migliore amico.»
Oh, okay- 
«Sei hoana, Danno.»
-non ha detto la cosa delle labbra. Meno male- aspetta, cosa?
Batte le palpebre una, due, tre volte. È completamente fatto, che cazzo, non gli saliva così da… non ricorda che ci sia stato un momento in cui è stato più fuori di adesso e Steve trova comunque difficile ammettere di volergli bene.
«Che palle, McGarrett, non finirtela tutta.»
La settima cosa che impara – e forse non è la settima, forse ha perso il conto, forse non importa più – è che conta.
(Ma lo sapeva già, per l’appunto, per cui può far finta che la settima cosa che impara, alle Hawaii è che avere bolle da ustione sul naso non impedisce al naso di scottarsi ancora. E fa male, dannazione, fa veramente, ma veramente, male.)


L’ottava cosa è che nessuno, nemmeno la morte, riesce a sopportare un McGarrett per più di qualche tempo. È pur sempre qualcosa a cui aggrapparsi.
È un pensiero che lo sfiora mentre Steve pianta un piede sull'acceleratore e lui sbotta qualcosa che ha a che vedere con il fatto che non bisogna mai e poi mai superare sulla destra, specie durante un inseguimento, e Steve spinge sull'acceleratore con più convinzione, per dispetto, e Danny stringe i denti, sputa un'imprecazione e perde dieci anni di vita quando inchiodano a tanto così da un camion – ma è un pensiero vago, che sfuma nel panico e nell’irritazione, sparisce e per mesi Danny non se ne ricorda neppure.
È solo parecchio dopo che ci pensa. Neppure la morte.
(Più avanti, Steve verrà rapito e torturato ed allora ci penserà – e ci penserà e ci penserà e non smetterà un secondo, lo stomaco stretto in una morsa e i denti che stridono, gli uni contro gli altri.
Neanche la morte.
Ti prego, ti prego, ti prego fa che- È pur sempre qualcosa a cui aggrapparsi.)
Steve un bel giorno scompare e non è esattamente un fulmine a ciel sereno, ma Danny è abbastanza irritato, perché sono partner, perché sono amici, perché lui non può farsi una dannata doccia in pace senza che un maniaco del controllo faccia irruzione in casa sua esercitando un chiaro abuso di potere, ma Steve può andarsene di punto in bianco e semplicemente avvisarlo con una stupida lettera. Sinceramente, è un po’ offeso.
E continuerebbe ad esserlo, davvero, se solo non scendesse anche una donna, con lui, dall’aereo. Se solo quella donna non fosse sua madre. Se solo sua madre non dovesse essere morta da più o meno vent’anni. Continuerebbe volentieri ed esserlo, sul serio. Ma.
Ma poi Steve lo guarda e fa una battuta squallida sull’accoglienza che gli è stata riservata e lui sta per rispondere a tono, ma Steve ha quello sguardo – labbra strette e spalle rigide ed espressione da aneurisma, tutto completo – e Danny se ne ricorda solo vagamente, della sera in cui gli ha tirato una testata per rubargli una canna, ma l’ha già vista, quella faccia. Ogni volta che si parla di cose umane o nell’aria si sente un vago odore di sentimenti: ogni volta. E sua madre è lì.
Non ci vuole un genio per capire che un pugno in faccia – perché lui era preoccupato, Dio, era terrorizzato che… che lo avesse fatto fuori e nascosto in un frigorifero in attesa di venderlo a tranci in una macelleria – non è ciò di cui Steve ha bisogno adesso (ma se lo merita e glielo tirerà, in un secondo momento, poco ma sicuro).
Per cui si stringe nelle spalle, stringe la mano a Doris e aspetta spiegazioni.
Che ci mettono milioni di anni ad arrivare, perché a quanto pare essere fanatici della suspence e dei misteri è genetico, ma lui non protesterà. Non troppo.
Non questa volta.
Perché la madre di Steve è viva.
Sua madre è viva e Steve non dovrebbe sembrare così ferito.
«A quanto pare» dice, ma solo perché Steve ha l’aria di uno a cui è appena passato sopra un camion e sente il dovere morale di distrarlo «Persino gli inferi dopo un po’ non ce la fanno più e rispediscono i McGarrett al mittente.»
E, okay, forse non è la mossa migliore insinuare che sua madre si meriti l’inferno – o in generale fare battute sull'Al di Là in un momento del genere, ma-- be’. Danny ha sempre saputo di diventare inopportuno, nei momenti di tensione.
Steve fa un verso strozzato e oh, cazzo, adesso gli annoderà le orecchie agli alluci e se lo sarà meritato e… Steve ride. Steve sta ridendo. Danny sbatte le palpebre. Probabilmente l’esaurimento che non gli è venuto durante l’addestramento da super saiyan è arrivato adesso, con anni di ritardo.
Steve ansima una risata spezzata, a denti stretti, schiacciandosi le dita contro gli occhi e continua ridere per un tempo che sembra infinito: «A quanto pare» soffia alla fine con il sorriso più storto e stanco dei sorrisi che gli ha visto addosso (ma almeno non è un sorriso forzato, non è un sorriso offeso, non è un sorriso alla Ti Spacco La Faccia – non è il tipo di sorriso che rivolge ai trafficanti di esseri umani prima di prenderli a calci, né il sorriso stiracchiato e dolorante che ha rivolto a Chin Ho e Kono solo poche ore prima: «Sto bene, dico sul serio. Sono solo un po’ stanco. Andiamo a casa, Danno. È stata una lunga giornata.» È già qualcosa), poi si lascia cadere sulla spiaggia di peso, lo sguardo lontano, e non sembra essere intenzionato a commentare in altro modo l’avvenimento – non un Mia madre è viva, non un Devo dirlo a Mary, non un Mio padre è morto per una copertura andata a puttane. Danny si dice che tutto sommato poteva prenderla peggio.
Ci sarà tempo, poi, di sentirlo sputare pezzetto per pezzetto tutto il dolore e il risentimento, e ci sarà tempo, anche, per fargli notare che non è il massimo della maturità rifiutarsi di chiamare Doris mamma, perché infondo lei ha solo cercato di salvargli la vita. Ci sarà tempo per fare tutte queste cose e anche per prenderlo in giro perché adesso ha fresche fresche in testa immagini di un piccolo Steve che fa i capricci perché Babbo Natale non gli ha portato il bazooka che aveva chiesto («Non ho mai chiesto a Babbo Natale un bazooka, Danno, non essere sciocco. Tutt’al più un Beretta AR 70/90» risponderà lui con le labbra impercettibilmente piegate all'insù), con tanto di pigiamino mimetico e, aw, eri adorabile, sul serio, come hanno potuto rovinarti così? 
Ci sarà tempo. Ma per ora va bene anche così. Gli si siede accanto e gli porge una bottiglia di birra con una pacca sulla spalla.
«Non è poi una grande rivelazione» gli dà un colpetto col gomito e Steve socchiude le palpebre: «Ah, no?»
«Ma va’. Sai quante volte saresti dovuto morire tu?»
Steve non risponde, ma ha le spalle un po’ più rilassate e la t-shirt che lo ha convinto a mettere si tende sul petto che si alza e abbassa, quieto.
«Be’» dice dopo un po’, col miglior tono definitivo che riesce ad assumere «Comunque è una bella notizia.»
«Sì» risponde Steve e se non sembra del tutto convinto possono far finta che sia per via del collo della bottiglia che ha già fra le labbra.

  
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