Guance rosse

impacchettate nella notte

John poggia il viso sul suo petto, soffice e bagnato. Il sudore che a tratti gocciola dalle ciocche brune dei suoi capelli alla fronte già madida, per poi cadere in silenzio e senza rumore tra i seni della ragazza. Mary ha ancora avvolte le gambe attorno ai suoi fianchi, ma la presa è debole, come se alla fine fossero rimaste lì solo per mancanza di forza. Ha la schiena premuta contro il sedile posteriore, la gonna spiegazzata e la camicetta sbottonata che le ricade sciolta sulle spalle. Soffoca il respiro affannato tra i capelli del suo ragazzo e per alcuni minuti restano fermi così, a prendere fiato e a crogiolarsi nel calore del loro atto.
Alla fine alza il viso, anche solo di poco, quel tanto per poter sussurrare un "John" che non vorrebbe dire, perché nel pronunciare il suo nome ha spezzato l'incantesimo e li ha rigettati di nuovo nella realtà.
La stessa realtà dove i suoi genitori sono a casa, ignari di quel momento. Presto si sveglieranno, la cercheranno nella sua stanza e lei farà finta di dormire, dopo aver passato in bianco la notte tra le braccia dell'unico uomo che abbia mai amato e che mai amerà con tutta se stessa.
«Va bene.» 
Un sospiro.
«Ho capito.»
John cerca un supporto sul suo corpo per potersi finalmente alzare.
Le mani scivolano, però, e quella che doveva essere una carezza preme più forte nella pelle sotto di lui.
Lei calcia forte la radio con uno scoppio di risa e Jingle bells parte con toni un po' stonati. Il suono è così improvviso che si guardano attoniti per dieci lunghi secondi, poi scoppiano a ridere ancora, questa volta senza che il solletico faccia la sua parte.
Mary ha la guance rosse, sia per amore che per la gioia che le sgorga dalle labbra e John pensa che sia il più bel regalo di Natale che possa ricevere quella notte e tutte quelle a venire.
Le dà un ultimo bacio veloce tra una risata e l'altra.
«Buon Natale, Mary.»