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Autore: dreamlikeview    25/03/2018    3 recensioni
Nathaniel "Nate" Winchester è un giovane nephilim e cacciatore. Quando il padre in punto di morte gli parla dell'angelo che lo ha messo al mondo, distrutto dalla perdita del genitore, decide di intraprendere un viaggio indietro nel tempo, per salvare entrambi i genitori. Con l'aiuto dell'amico Jack, di un incantesimo e di una strega, riesce a compiere il rituale. Sarà abbastanza coraggioso da compiere la sua missione?
[Destiel, canon-verse (kind of), parents!Destiel, mini-long]
Genere: Fantasy, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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Desclaimer: Nessuno dei personaggi mi appartiene (a parte Nate, lui è il mio bambino), tutto ciò che è qui scritto è scritto senza alcun fine di lucro (tradotto, non ci guadagno niente, ci perdo solo la faccia), e non ho intenzione di offendere nessuno con questo scritto (solo di accoppiare due che dovrebbero essere già accoppiati dalla quinta stagione, pft).

Avviso: Come è già anticipato nelle note della storia, i personaggi tendono ad essere un po' fuori dai personaggi televisivi, anche se ho cercato di mantenermi negli schemi. Spero di non aver fatto troppi strafalcioni. Enjoy!

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«Che cazzo è successo?» domandò allarmato Dean quando vide tornare nel bunker Jack e Nate che reggevano un Castiel leggermente ferito, immediatamente il cacciatore fu vicino all’angelo e lo sorresse «Cas? Stai bene?»
«Guarirò, Dean, sono solo ferite superficiali» rispose con tono calmo l’angelo, mentre Dean lo guidava verso il divano. Gli tolse prima il trench e poi la giacca, rendendosi conto che sì, quelle erano solo delle ferite superficiali, ma non riuscì a tirare un sospiro di sollievo. Era successo, di sicuro, qualcosa di negativo.
«Che cosa è successo?» chiese, guardando la spalla ferita di Castiel, quella era l’unica ferita più profonda che aveva.
«Mi hanno preso alla sprovvista, ma non è successo niente» spiegò cercando di rassicurarlo, da quando, qualche mese prima avevano scoperto di essere in attesa di un bambino, Dean era diventato inspiegabilmente protettivo e ansioso nei confronti dell’angelo. Tutti sapevano fosse un atteggiamento totalmente contrario al suo, nemmeno lui riusciva a spiegarsi questo suo cambiamento, Sam scherzando aveva detto che il suo atteggiamento ricordava proprio quello di una donna incinta, preda degli ormoni e Dean lo aveva mandato a quel paese senza troppi complimenti.
«Non è successo niente?» domandò retoricamente, il moro scosse la testa «Non è successo niente, dice lui! Niente! Potevano ucciderti, Cas!» esclamò arrabbiato «Potevano…»
«Non lo hanno fatto, Dean, non lo faranno» lo interruppe l’altro prendendogli il viso tra le mani e guardandolo negli occhi «Te lo prometto».
I problemi che avevano preoccupato Nate fin dall’inizio non tardarono ad arrivare; iniziarono con quella semplice discussione dopo una missione, dopo la quale Castiel era tornato leggermente ferito poiché un angelo l’aveva preso alla sprovvista e lo aveva ferito ad una spalla, ma lui aveva avuto i riflessi abbastanza pronti e lo aveva ucciso; tuttavia quando era tornato al bunker e Dean si era accorto di quella ferita, e delle altre superficiali, subite durante la colluttazione, aveva iniziato a preoccuparsi eccessivamente. Ed era da una settimana che lui e Castiel litigavano senza sosta, avevano opinioni diverse su tutto, e anche se Sam, Jack e anche Nate cercavano di mediare, loro non smettevano di discutere. Dean voleva che tutti loro si ritirassero dalla caccia, si sistemassero in una bella casa, magari in Texas, e crescessero il bambino in un ambiente sano, e non combattendo contro il mondo intero. Non voleva fare gli stessi errori di suo padre, crescendo un bambino in una vita che non poteva renderlo felice, una vita che non poteva farlo realizzare come persona, mentre Castiel era contrario, c’erano troppi problemi, in quel momento per ritirarsi a una vita normale. Però, aveva cercato di andare incontro all’amante, dicendogli che avrebbero potuto dividersi: il cacciatore avrebbe provveduto a mettere lui e il pulcino al sicuro, mentre l’angelo si sarebbe occupato di tutto il resto, senza metterli in pericolo. Solo a sentire quelle parole, Dean era andato in escandescenza. Vane erano state le parole di Castiel e quelle di Sam, non era una soluzione contemplabile per lui, non poteva salvarsi solo lui. Nate, davanti a quei litigi, era inerme, perché sapeva a cosa avrebbero portato, e non era un qualcosa di positivo. Era quello il momento giusto in cui intervenire? Purtroppo noi lontani abbiamo sempre funzionato male, e me ne sono reso conto troppo tardi, le parole di suo padre gli tornarono in mente come un flash, e li guardò continuare a discutere sul dividersi e sull’operare separatamente. Doveva dire la sua, doveva convincerli a non dividersi, ma come poteva, senza che scoprissero che lui conosceva a cosa andassero incontro? Ogni giorno che passava, che li avvicinava al giorno della sua nascita, era un giorno verso il compimento della missione di Nate, cercare di salvare suo padre dalla morte, ma più si avvicinava quel giorno, più aveva l’impulso di dire loro tutto in modo da renderli pronti all’inevitabile. Tuttavia, non poteva, non sapeva quando e come gli angeli avrebbero attaccato, non sapeva le motivazioni, e se così facendo avesse rivelato troppo, cambiando così il corso degli eventi? Doveva tacere, doveva mordersi la lingua ogni volta che li sentiva litigare, ad ogni Vaffanculo tu e il tuo stupido eroismo e Non voglio fare l’eroe, voglio tenere la mia famiglia al sicuro o Senti da che pulpito viene la predica, dal re del suicidio eroico! – doveva trattenere la voglia di dire loro che non avevano così tanto tempo per continuare a litigare, che dovevano parlarsi dei rispettivi sentimenti l’uno per l’altro, per non avere rimpianti di alcun tipo. Era particolarmente preoccupato quella mattina, secondo i suoi calcoli, quelli erano proprio i giorni in cui si sarebbero divisi per interi mesi, dopo un litigio particolarmente furioso, e da lì in poi le sorti della sua famiglia, sarebbero state sul filo del rasoio fino alla sua nascita. Lui poteva solo assistere, per il momento, al corso degli eventi. Quando arrivò al bunker, la situazione era tragica, i suoi genitori stavano litigando di nuovo, e forse quella sarebbe stata la decisiva. Aveva chiesto a Sam qual era stata la motivazione scatenante quella volta, e suo zio gli aveva spiegato che Castiel aveva incontrato Lucifer, il quale gli aveva rivelato un piano per distruggere l’imminente minaccia degli angeli del mondo apocalittico, che volevano invadere il loro mondo e che Castiel avesse accettato di aiutare l’arcangelo in quella missione apparentemente suicida. Quando l’angelo era rientrato e aveva spiegato com’era andato l’incontro, Dean lo aveva aggredito, sostenendo che fosse solo un folle a fidarsi di Lucifer e dei suoi assurdi piani, accettando addirittura di aiutarlo, e che avrebbe dovuto smetterla di comportarsi come un figlio di puttana e restare a casa, con la sua famiglia e l’angelo aveva ribattuto, sostenendo di non poter lasciare la situazione così disperata, quando aveva un figlio che avrebbe dovuto vivere in quel mondo. Dean non lo aveva ascoltato per niente, e aveva continuato ad inveire in modo fastidioso, così tanto da far innervosire anche l’angelo. La discussione era degenerata in un Forse è meglio che ci separiamo per un po’ detto dall’angelo e Vaffanculo, se esci da quella porta non tornare mai più, stronzo! – e altre parole dure e altri insulti tra di loro, che avevano terrorizzato Nate, fin dal primo momento in cui era arrivato nel passato. Poi Castiel aveva tirato un profondo sospiro, conscio che così non avrebbero potuto andare avanti e aveva guardato il cacciatore negli occhi, paralizzandolo.
«Dean, calmati! Non mi succederà nulla, Lucifer ha un buon piano, risolveremo le cose e poi faremo a modo tuo, ce ne andremo dovunque tu voglia, ma adesso, adesso è importante sistemare le cose, proteggere Jack da Asmodeus e evitare che Michael invada il nostro mondo» tentò di spiegare l’angelo, ma il cacciatore era sordo alle sue parole, non voleva rischiare ancora «Anche per nostro figlio» disse infine.
«Ci sono altri angeli, altri cacciatori, lasciamolo fare a loro! Jack con noi sarà al sicuro, andiamo dove non possono trovarci» obiettò il cacciatore, guardando il suo angelo dritto negli occhi, abbassando le difese e la voce man mano che parlava «Per favore, Cas, non posso… non voglio perderti» disse, e gli costò tanto dirlo davanti a tutti, ma non voleva che l’angelo rischiasse grosso, non in quel momento. non quando avevano troppo da perdere entrambi.
«Non mi perderai. Te lo prometto, ma non posso lasciare le cose così come stanno. Ti prometto che andrà tutto bene, ti prometto che tornerò da te» disse Castiel, avvicinandosi a lui e prendendogli il volto tra le mani «Te lo giuro, Dean, risolverò la situazione, e tornerò dritto da te. Poi vivremo nel modo che tu preferisci».
Dean scosse la testa, guardandolo in modo disperato: «Non posso lasciarti andare, non posso… ti prego, Cas», Dean Winchester che si abbassava a pregare qualcuno, voleva dire solo che era davvero disperato «Ho bisogno di te, nostro figlio ha bisogno di te» lo supplicò, lo sguardo dritto nel suo. L’angelo chiuse gli occhi per un attimo e appoggiò la fronte contro la sua, tenendogli le mani sui fianchi, stringendolo contro il proprio corpo.
«E io ho bisogno di voi» disse a bassa voce, accarezzandogli i fianchi «Ma per sapervi al sicuro, devo essere certo che tutti questi problemi, tutte queste minacce verso di noi, siano debellate» spiegò, il cacciatore contrasse la mascella, sapeva che Castiel avesse ragione, ma dannazione, non poteva lasciare che se ne occupasse qualcun altro? Lucifer, ad esempio? Non poteva per una volta farsi gli affari propri, essere un po’ egoista e salvarsi la vita? Beh, se non ci fosse stata di mezzo la sicurezza del loro pulcino, anche lui avrebbe fatto di tutto per risolvere quella situazione, ma adesso non poteva più farlo, doveva pensare alla sicurezza di quella piccola creatura, doveva tenerlo al sicuro dai mostri e da chiunque volesse fargli del male, ma voleva che a farlo fosse anche Castiel, voleva che condividessero ogni cosa di quel bambino.
«Promettimi che tornerai» mormorò, alzando lo sguardo su di lui.
«Tornerò sempre da te» promise l’angelo «Anzi, da voi».
«Non farti ammazzare, Cas, altrimenti, giuro su tuo padre che verrò a cercarti dovunque tu sia, e ti ucciderò io».
La bocca di Cas si tese in un tenero sorriso e diede un bacio a stampo al suo cacciatore, scuotendo leggermente la testa.
«Dean, non credo che…» iniziò ad obiettare, ma Dean fu più rapido ad interromperlo.
«Era una metafora, Cas» disse guardandolo, poi scosse la testa «Cerca solo di portare il tuo culo qua e basta».
«Grazie, Dean, è conformante che tu voglia solo il mio culo».
Il cacciatore lo spintonò, trattenendo una mezza risata, quel maledetto angelo l’avrebbe fatto impazzire prima o poi, con quel suo atteggiamento da stupido moccioso, ma sapeva anche che in quel momento stesse solo sdrammatizzando il momento, per alleggerire la tensione che si era formata tra di loro. Odiava litigare con lui, e davvero non avrebbe mai voluto comportarsi in modo così irrazionale, ma il solo pensiero di poterlo perdere di nuovo, gli faceva mancare il fiato.
«Idiota» imprecò, scuotendo la testa; poi Castiel salutò lui e tutti gli altri presenti nel bunker, e si diresse all’uscita del bunker, lasciandosi indietro Dean e il pulcino.
Nate restò perplesso davanti a quella scena, l’angelo non era andato via dopo un furioso litigio, cioè il furioso litigio c’era stato, ma poi si erano riappacificati, avevano fatto quelle loro smancerie imbarazzanti – davvero, non si sarebbe mai ripreso da quelle scenette tra i suoi genitori – e in qualche modo, avevano chiarito la situazione. Qualcosa era cambiato dai racconti di suo padre, qualcosa era avvenuto in modo diverso – santo cielo, stava davvero cambiando il tempo allora, quindi la possibilità di salvare Castiel, era quasi più reale di prima. Qualcosa aveva spinto i suoi genitori a non allontanarsi violentemente l’uno dall’altro, non sapeva cosa potesse significare questo, ma per lui era solo un punto positivo, un vantaggio. Se non litigavano, erano uniti, e nel momento della sua nascita, sarebbero stati insieme, nessuna battaglia sarebbe scoppiata e le cose sarebbero andate tutte per il verso giusto.
 
Dopo i primi giorni di ansia e preoccupazione, dopo la prima telefonata di Castiel, Dean decise che non sarebbe stato con le mani in mano, e avrebbe fatto di tutto, dalla sua postazione, per aiutarlo. Così con l’aiuto di Sam, Jack e Nate, aveva iniziato a fare altre ricerche per cercare di mandare all’angelo tutto l’aiuto di cui necessitava, in modo che pur essendo lontani, non fossero stati divisi nel lavoro. Nel frattempo, tra una ricerca e l’altra, Dean, per non stare con le mani in mano, aveva iniziato ad organizzare in una stanza del bunker una sorta di nursery per il pulcino. Aveva così comprato una culla – che aveva trasportato nella stanza grazie ai poteri di Jack e Nate – aveva iniziato a dipingere le pareti della stanza con colori chiari e neutri – non poteva sapere se fosse stato un maschio o una femmina – aveva sistemato i peluche che Castiel gli aveva preso e ogni giorno che passava, sperava che l’angelo decidesse di tornare a casa. Era preoccupato per lui, perché si stava occupando di tutto da solo, ed era combattuto, perché si sentiva anche in colpa. Avrebbe dovuto essere al suo fianco a lottare con lui, a combattere con lui per la sua famiglia, e invece come un vigliacco se ne stava rinchiuso al sicuro nel bunker, da dove non avrebbe mai potuto fare qualcosa di concreto per lui. Pensava ogni giorno di mettersi in viaggio e raggiungerlo ovunque fosse, perché era con Lucifer, e pericolo superiore o meno, era colui che lo aveva ucciso, mesi prima e di lui non poteva fidarsi completamente, e se Lucifer avesse avuto intenzione di tradirlo? Se lo avesse ingannato fin dall’inizio? Se solo ripensava a quando aveva dovuto dar fuoco al corpo di Cas, sentiva ancora il vuoto e il dolore che aveva avuto dentro, la devastazione che lo aveva accompagnato per quei giorni, fino al suo ritorno, era qualcosa di cui ancora non riusciva a parlare, di cui non riusciva a liberarsi; ma non poteva perché aveva il bambino di cui occuparsi, da proteggere. E sì, forse il mondo sarebbe stato invaso da angeli stronzi, ma a lui non importava, voleva solo che Castiel tornasse a casa ed evitasse di farsi ammazzare. Ogni volta che lo sentiva, era davvero vicino a trovare una soluzione, ma sembravano solo scuse campate in aria, e più passava il tempo, più lui era preoccupato, più era preoccupato e più impazziva e dava di matto – aveva sentito Sam più di una volta paragonarlo ad una donna incinta, e sebbene lui si arrabbiasse con il fratello, un po’ si sentiva così – così per non pensare a tutto ciò che lo preoccupava, e per tenersi occupato, Dean tinteggiava la stanza, costruiva mobili e organizzava la nascita del pulcino, mentre il suo compagno era solo dio sapeva dove a fare l’eroe. Sapeva di dover esser orgoglioso di lui, del suo operato, e forse in fondo lo era, ma era anche maledettamente preoccupato per lui. Nate si rendeva utile come poteva, aiutava Dean con le faccende della cameretta, aiutava Jack e Sam con le ricerche e cercava di mettersi in contatto con Castiel per poterlo aiutare in qualche modo. Tuttavia, le settimane passavano, il momento della nascita del pulcino si avvicinava, e Castiel non tornava a casa. Aveva chiamato un paio di volte quella settimana, spiegando a tutti di aver avuto degli imprevisti con alcuni angeli, di aver dovuto scegliere di stare lontano per proteggere il loro pulcino, perché qualcuno aveva sentito parlare del piccolo uovo che Dean custodiva, e aveva voluto proteggerli, non rivelando la loro posizione. Il cacciatore era sempre più intrattabile, era sempre più convinto di mollare ogni cosa e andare a cercare Castiel per riportare la sua brutta faccia a casa, come diceva ogni volta, ma non si muoveva perché aveva capito che il loro bambino fosse in pericolo. Nate però era preoccupato, perché il giorno del suo compleanno era vicino e sapeva che il momento tragico sarebbe giunto presto, anche suo zio e Jack lo sapevano, e avevano promesso di aiutarlo, ma ciò non serviva a farlo stare meglio. Avrebbe dovuto evitare, in qualche modo, che i suoi si separassero, che si allontanassero, e invece lì aveva fallito, loro si erano allontanati lo stesso, e lui sarebbe nato presto, e niente era cambiato dal futuro che gli aveva descritto suo padre prima di morire. Dannazione, sono un idiota.
«Nate, che hai?» gli chiese Sam, comparendo alle sue spalle, sedendosi accanto a lui.
«Io… tra due giorni è il mio compleanno» confessò «E so cosa accadrà. Ma non so come evitarlo».
«Perché?»
«Perché sta accadendo tutto nello stesso modo e… non so come salvare mio padre» disse a bassa voce, per evitare che Dean, dalla sua stanza, ascoltasse la loro conversazione «So che mio padre morirà il giorno della mia nascita, perché verrete attaccati da alcuni angeli e demoni, che vogliono portarmi via» spiegò «Ed è tutta colpa mia, non sono riuscito ad evitare che si separassero, che trascorressero gli ultimi mesi lontani e… santo cielo, sono un idiota…»
«Nate, Nate» lo fermò Sam «Non farti prendere dall’ansia, okay?» continuò con la voce calma per trasmettergli un po’ di tranquillità «Prendi un respiro profondo e ascoltami» Nate annuì e fece come lo zio gli aveva suggerito «Tu sai cosa accadrà il giorno del tuo compleanno, okay? Allora anticipa gli eventi. Cosa succederà?»
«Da quello che mi ha detto mio padre, nel momento in cui si accorgerà che sto per nascere, chiamerà Castiel, lui si precipiterà qui, e verranno attaccati da angeli e demoni».
«Tra due giorni?» Nate annuì cupo «Allora dobbiamo riportare tuo padre qui, prima della tua nascita» suggerì.
Nate, dopo quelle parole, capì cosa intendesse lo zio e decise di prendere in mano la situazione, e quella sera uscì dal bunker con una sola missione: riportare a casa suo padre. Così dopo aver localizzato il cellulare di Cas, con un’applicazione del suo telefono del futuro, lo trovò e lo raggiunse immediatamente, quando arrivò, si disse che suo padre era stato fortunato che avesse deciso di agire proprio in quel momento, infatti al suo arrivo Castiel era circondato da tre angeli, i quali sicuramente non avevano buone intenzioni nei suoi confronti. Nate sfilò da sotto alla giacca di pelle la lama angelica e si avvicinò di soppiatto ai quattro angeli, afferrò uno di quelli ostili da dietro, puntandogli la lama alla gola e: «Lasciate andare immediatamente Castiel» disse a denti stretti. Suo padre lo guardò scioccato, e prima che potesse fare altro, Nate colpì a morte l’angelo che aveva bloccato, poi, prima che un altro angelo attaccasse Castiel, lanciò la lama contro il suo petto e lo uccise all’istante, mentre Castiel pugnalò l’ultimo rimasto, l’angelo si guardò intorno stupefatto, non avrebbe mai creduto di potersi salvare da quell’agguato, aveva incontrato di nuovo Lucifer, il quale gli aveva rivelato un piano per salvare il mondo e riscattarsi davanti a Dio e agli altri angeli, per dimostrare a suo figlio di non essere poi così cattivo – forse non lo era davvero – e lui, avendo ormai capito che il suo aiuto fosse quasi del tutto inutile, visto che Lucifer era un arcangelo e aveva tutta la situazione sotto controllo, aveva preso la saggia decisione di tornare a casa, tuttavia mentre si stava per rimettere in viaggio per ritornare, era stato attaccato da quei tre angeli, che lo avevano colto di sorpresa, domandando del mezzosangue che a breve sarebbe nato. Castiel ovviamente era rimasto in silenzio e essi lo avevano accerchiato, se non fosse stato per l’arrivo tempestivo di Nate, sarebbe morto lì, e Dean non lo avrebbe mai perdonato per non aver mantenuto la promessa di tornare.
«Mi hai salvato» disse l’angelo, guardando il ragazzo.
«Beh, l’ho detto fin dall’inizio, voglio solo aiutare» disse, portandosi una mano dietro la testa, grattandosi la nuca in modo imbarazzato, un modo che all’angelo ricordò incredibilmente il suo cacciatore quando sminuiva le sue abilità e doti migliori «Dean sta impazzendo, quindi… perché non torni a casa?» domandò.
«Mi sembra giusto» convenne l’angelo, sorridendo appena «Mi dai un passaggio tu?»
«Certo» rispose e sorrise, poi appoggiò una mano sulla spalla di suo padre – non credeva ancora di essere riuscito a salvare la sua vita – e si concentrò sul bunker. Atterrarono lì in pochi istanti, e Castiel fu subito investito da qualcuno.
«Maledizione, mi hai fatto preoccupare a morte» disse Dean, baciandolo con tutta la passione di cui era capace «Non andartene mai più da me, mai più, nemmeno per salvare il mondo, vaffanculo il mondo e il paradiso».
Castiel sorrise contro la sua bocca e lo strinse forte a sé: «Penso che lascerò la situazione in mano a Lucifer, non vede l’ora di dimostrare a nostro padre che è cambiato» ridacchiò, stringendo il cacciatore contro di sé «Non andrò più via».
«Bene» mormorò il cacciatore.
«La paternità ti ha fatto diventare tenero, Dean?» chiese sarcasticamente l’angelo, divertito.
«Cos-? Ti spiumo, Castiel, ti tiro ogni piuma rimanente delle tue ali e poi le faccio alla brace!» esclamò irritato il cacciatore, poi, resosi conto del suo tono, lo guardò scioccato «Hai appena… usato del sarcasmo con me?»
«Ho imparato dal migliore» rispose ammiccando e dandogli un leggero bacio a stampo «Dov’è il piccolo?»
«Nella nursery» rispose, Castiel lo guardò inclinando la testa, confuso, assottigliando gli occhi, come quando non capiva alcune cose «L’ho organizzata mentre eri via, credevi che restassi con le mani in mano, mentre tu spaccavi i culi agli angeli?» chiese, l’altro scosse la testa «Dovevo distrarmi e non pensare a dove fossi ogni istante, così mi sono tenuto impegnato» spiegò «Ti va di vederla?»
«Certo, fammi strada» inaspettatamente, Dean prese la mano di Castiel e lo guidò verso la nursery che aveva organizzato, nella stanza esattamente accanto alla sua, l’angelo non appena vide la camera, distese le labbra in un tenero sorriso, essa era davvero carina, Dean aveva fatto un lavoro eccellente, le pareti erano tinte di un tenue beige, il loro pulcino era appoggiato in una seggiolina a dondolo di legno, al centro della stanza c’era una bella culla bianca, dentro la quale c’erano i vari peluche che lui aveva comprato al bambino e sopra di essa c’era una giostrina con le apine; nell’angolo destro c’era un fasciatoio di legno chiaro, sotto al quale Dean aveva sistemato i pacchi enormi di pannolini acquistati sempre dall’angelo e poi c’erano giocattoli e altre cose utili per il bambino, persino uno stereo un po’ vintage, per insegnargli già la buona musica. Era tutto pronto per il suo arrivo, ormai. Non c’era più niente che potesse impedire a loro di essere due bravi genitori e di crescere quel bambino nella serenità più totale.
«Wow, Dean, è fantastica questa camera» disse stringendogli la mano con tenerezza «Sei stato davvero incredibile».
«Ti piace davvero? O lo dici solo per compiacermi?»
«Mi piace davvero» sorrise, ammirando l'incredibile lavoro che l'uomo aveva fatto durante la sua assenza «Nostro figlio sarà felice e al sicuro qua» disse.
«Mi sei mancato» sussurrò Dean, a bassa voce, sperando che l’altro non lo sentisse, dimenticando per un attimo che fosse un angelo «Ed ero maledettamente preoccupato per te» confessò, con un sospiro.
«Sono qui ora» lo rassicurò l’angelo, accarezzandogli una gota. Dean sorrise, e avvicinò il volto al suo per baciarlo, e Cas gli andò incontro, facendo scontrare le loro labbra in un delicato bacio a stampo «Mi sei mancato anche tu» sussurrò, prima di stringerlo con forza contro il suo corpo e baciandolo per bene. Poi Dean lo trascinò nella sua camera, e dopo avergli tolto il trench e la giacca, ed essersi disteso sul letto con lui, volle sapere ogni cosa di quei mesi che Cas non gli aveva detto. E finalmente dopo tanti mesi di preoccupazioni, notti insonni e piene di ansie sull’angelo, Dean riuscì a dormire  tranquillo, solo perché Cas era ritornato a casa, probabilmente giusto in tempo per la nascita del bambino.
 
Due giorni dopo, tutto il team era rilassato e tranquillo, festeggiavano il compleanno di Nate, il quale, dopo diverse domande sul perché fosse così cupo quel giorno, aveva confessato che fosse il primo compleanno che trascorreva senza suo padre, e tutto il team si era impegnato per rendergli quella giornata abbastanza tranquilla, anche solo per ringraziarlo di tutto il supporto che aveva dato loro fin da quando era arrivato nelle loro vite, tuttavia solo lui e Sam sapevano il reale motivo del suo malumore, quello era il giorno in cui avrebbe perso davvero suo padre.
«Devo dire una cosa» disse Dean ad un certo punto, tutti lo guardarono straniti «So che tra noi le cose non sono andate subito bene, ma ormai mi conosci, sai che non do mai subito troppa fiducia» disse, rivolto a Nate, che lo guardava con quello sguardo sempre carico di ammirazione «Ti sei fiondato nella caccia con noi, hai subito dimostrato di essere uno spacca-culi come noi, sei ufficialmente parte del team da un po’» disse, Nate aveva quasi gli occhi lucidi dall’emozione, ci erano voluti quasi dieci mesi affinché suo padre, Dean, lo accettasse, ma ne era valsa la pena «Prima di ritirarci dalla caccia, abbiamo una promessa da mantenere» disse poi «Non ti abbiamo ancora aiutato a trovare tuo padre».
Il nephilim spalancò gli occhi, giusto, aveva completamente dimenticato di aver detto di star cercando suo padre.
«Grazie Dean» disse sorridendo, quasi commosso «Sono felice che tu, cioè voi, mi abbiate accettato nel vostro team».
«Più che team, noi ci consideriamo una famiglia» intervenne Castiel «Fai parte della famiglia, ora». Nate non riuscì a trattenersi e raggiunse in fretta l’angelo e il cacciatore, abbracciando entrambi, mentre una piccola lacrima di commozione e gioia scivolava lungo la sua guancia. Stava letteralmente esplodendo di gioia in quel momento.
«Vi ringrazio» mormorò contro la spalla di Castiel «Questo è il più bel regalo di compleanno che potessi ricevere…» mormorò. Poi improvvisamente, dalla cesta dov’era deposto il pulcino, esplose una luce intesa.
«Che cazzo…?» domandò Dean.
«Penso sia il pulcino» rispose Cas «Sta per nascere».
Nate fu immediatamente sull’attenti, era arrivato il momento che temeva, aveva letto che quando un nephilim veniva al mondo, sprigionava un’energia così potente e travolgente da catalizzare su di sé le attenzioni di tutte le creature sovrannaturali – Jack quando era nato, aveva addirittura aperto un varco per un altro mondo, ad esempio.
Erano tutti in contemplazione dell’uovo, quando un rumore inquietante e spaventoso, proveniente dalle scale, giunse alle loro orecchie. Castiel guardò Dean, e: «Porta il pulcino al sicuro, ci penso io» disse con un tono che non ammetteva repliche; ma l’altro appoggiò una mano sulla spalla dell’angelo e cercò di trattenerlo, afferrandogli con la mano libera l’altra mano.
«Cas… potrebbe essere pericoloso».
«Devo tenervi al sicuro» disse, lasciò la mano del cacciatore ed andò verso la zona del bunker da cui provenivano i rumori, seguito da Jack, Nate e Sam, lasciandosi dietro Dean, che immediatamente afferrò la cesta con il quasi nascituro, che brillava in un modo esagerato, ma senza fargli del male, e subito lo portò nella nursery; si chiuse la porta alle spalle, sistemò il piccolo in un angolo della stanza e fissò la porta, non poteva permettere che Castiel e il resto della sua famiglia rischiassero la vita, e lui fosse chiuso in una stanza al sicuro. Fanculo Castiel, pensò e uscì dalla stanza come una furia, afferrando la sua pistola, e raggiunse la stanza centrale del bunker. Da dove fossero arrivati, non si sapeva, ma c’erano alcuni angeli e alcuni demoni che avevano fatto irruzione, aggirando le protezioni del bunker. Non era più un luogo sicuro, non era più un posto dove potersi sentire a casa, e adesso ne aveva la certezza. Se volevano cambiare vita, dovevano andare via dal bunker e dal Kansas. E ne avrebbe parlato con Cas, appena ne avesse avuto l’occasione, adesso doveva solo proteggere la sua famiglia. Due nephilim, due cacciatori e un angelo potevano facilmente sconfiggere quei figli di puttana invasori. E la furiosa battaglia che aveva preoccupato Nate scoppiò.
La confusione era tanta, improvvisamente uno dei demoni svanì, probabilmente aveva raggiunto la nursery, e Dean non poteva permettere che accadesse qualcosa a suo figlio, così in pochi secondi lo raggiunse e: «Stai lontano da lui, figlio di puttana» imprecò, lanciandosi contro il demone, per combatterlo; Castiel, notato il movimento, lo raggiunse immediatamente. Sam aveva appena pugnalato un demone, e Jack aveva scaraventato con i suoi poteri due angeli fuori dalla stanza; e Nathaniel si ritrovò nella situazione che aveva cercato di evitare fin dal primo momento che era arrivato lì quando si rese conto che non c’erano più i suoi genitori e uno dei demoni.
«Vai a salvare tuo padre, Nate» gli urlò Sam «Qui ci pensiamo io e Jack!» esclamò, mentre Jack scaraventava un demone dall’altra parte della stanza e gli urlava la stessa cosa. Nate annuì e capì cosa dovesse fare in quel momento. Il racconto di suo padre tornò nella sua mente – lui stava per nascere, un demone avrebbe ferito Dean a una gamba, nell’uccidere quello, Castiel non si sarebbe accorto di un angelo alle sue spalle, che lo avrebbe ucciso – e immediatamente si smaterializzò nella nursery. E tutto accadde troppo in fretta davanti ai suoi occhi. Improvvisamente, l’uovo risplendé di nuovo della grazia divina dell’angelo, Nate capì subito che quello fosse il momento in cui stava per nascere, poteva percepirlo, poteva sentire le sue stesse forze canalizzarsi verso quell’uovo – forse, le conseguenze con cui avrebbe dovuto rapportarsi, a cui aveva accennato Rowena erano proprio quelle – e, mentre la battaglia imperversava davanti ai suoi occhi, e l’uovo stava per schiudersi, si rese conto che, quell’evento, nell’esatto modo in cui era accaduto, stava per consolidarsi di nuovo.
Dean era appena stato ferito da un demone, il quale poi aveva iniziato ad avvicinarsi al nascituro con aria minacciosa, il cacciatore, impossibilitato dalla ferita, era impotente davanti a ciò che sarebbe accaduto di lì a pochi minuti; Nate si ritrovava davanti alla scena raccontatagli da suo padre, non come osservatore esterno o come ascoltatore, ma la stava vivendo in prima persona, e per quanto poteva sembrare paradossale, stava assistendo alla sua nascita, mentre uccideva un angelo e un paio di demoni che volevano irrompere nella nursery. Una consapevolezza si fece strada dentro di lui, forse non poteva evitare la morte di suo padre, non poteva evitare che quell’angelo lo pugnalasse, a meno che…
Il demone stava per mettere le mani sull’uovo in procinto di schiudersi, Dean urlò disperato e Castiel distrusse il demone con i suoi poteri, appoggiandogli il palmo della mano sulla testa, distruggendo la sua entità; poi preoccupato si voltò verso il cacciatore, e fece per avvicinarsi a lui, per curare la sua ferita; ed eccolo l’angelo colpevole della morte di suo padre, era arrivato di soppiatto, senza farsi sentire; Nate non sapeva cosa fare, stava per accadere tutto ciò che aveva temuto, e cercato di evitare, tuttavia ora aveva la certezza che alcune cose nel tempo erano fisse, scritte, e non potevano essere cambiate. Non poteva lasciare nulla di intentato, doveva fare di tutto per salvare suo padre, e non far vivere l’altro padre nel dolore.
L’angelo stava per pugnalare Castiel, Dean aveva alzato la mano per avvisarlo e: «No! Papà!» urlò Nate, e in un lampo spinse via suo padre, e prima che potesse spostarsi anche lui, la pugnalata destinata all’angelo lo trafisse in pieno stomaco, e un piccolo fiotto di sangue ne uscì – era strano, non gli era mai successo prima di quel momento – tuttavia non lo uccise. Nate si accasciò per terra, e Cas ebbe la prontezza di riflessi di pugnalare a morte l’angelo.
«No, Nate…» sussurrò l’angelo, abbassandosi per terra verso di lui. Dean con fatica li aveva raggiunti trascinandosi la gamba ferita sul pavimento «Mi hai salvato la vita di nuovo» affermò ancora sorpreso da ciò che era appena accaduto.
«E-Era il mio scopo fin dall’inizio, papà» disse, era davvero un sollievo poterlo dire finalmente. Nel momento in cui l’uovo diede segni di cedimento, Nate capì che quello era stato il suo destino fin dall’inizio. Era stato ferito, perché stava perdendo i suoi poteri. Perché stava svanendo, aveva cambiato il corso degli eventi salvando suo padre.
«Ti guarirò» promise l’angelo «E poi mi spiegherai perché mi hai chiamato papà».
Il nephilim scosse la testa sorridendo: «Va tutto bene, papà» disse tranquillo, anche se il dolore allo stomaco era atroce.
«Papà?» domandò Dean, raggiungendo l’angelo e guardando il ragazzo tra le sue braccia «Dovrai spiegare molte cose».
Nate annuì di nuovo, e rivolse lo sguardo anche verso di lui: «Sempre così sospettoso…» mormorò «Mi chiamo Nathaniel Winchester» si presentò, guardando entrambi «E-e sono vostro figlio» confessò leggermente affaticato, ma sorridente. Le espressioni dei suoi genitori erano impagabili, avrebbe voluto lo scoprissero prima.
«Ma cosa…? Come è possibile?» chiese Dean, quasi scioccato dalla notizia.
«Penso sia piuttosto ovvio, adesso» mormorò indicando l’uovo che si stava schiudendo.
Castiel inclinò la testa, sorpreso e al contempo consapevole «Ho sempre saputo che fossimo legati a te da qualcosa, non credevo il nostro legame fosse così profondo» disse accarezzandogli la fronte. Nate sorrise, provava dolore all’addome, ma era consapevole che non stesse morendo per quello, ma perché stava per nascere in quel tempo 
«Quindi, sono io il padre che stavi cercando?»
Nate annuì e: «Vengo dal futuro» disse, ancora affaticato «Sono venuto per salvarti» continuò, rivolto a Castiel «Nel futuro da cui vengo, sei morto in questo momento, alla mia nascita» spiegò «Non ti avevo mai conosciuto, ma sono felice di averlo fatto» disse ancora a lui, poi si voltò verso Dean e: «Papà, faresti una cosa per me?» chiese.
«Dimmi pure, ragazzo».
«Parla a Castiel dei tuoi sentimenti, prima che sia tardi» disse con il fiatone «Non pentirti di non averlo fatto prima».
«Te lo prometto, non aspetterò» disse guardando Castiel, con mezzo sorriso sul volto.
«Grazie» mormorò «Appena nascerò svanirò, la storia è cambiata nel momento in cui ho salvato te, papà».
«Sono fiero di te, figliolo» disse Castiel, accarezzandogli ancora i capelli. Nate sorrise guardandolo, era tutto ciò di cui aveva bisogno in quel momento «E ti prometto che farò in modo che il tuo sacrificio non sia vano».
«Lo siamo entrambi, Nate» gli disse Dean, sorridendo a sua volta «Tu sì che sei un vero Winchester, buon sangue non mente» affermò con un sorriso triste, non voleva darlo a vedere, ma stava soffrendo per lui e ciò che gli stava accadendo «Ti prometto che avrai una vita felice, e sarai amato» promise, Nate gli sorrise in risposta, senza aggiungere altro, dopo le loro parole, le loro promesse, riuscì a lasciarsi andare. Capì che il suo momento fosse giunto, quando una luce celestiale immensa invase la stanza, e l’intero bunker, abbagliando tutti i presenti. Castiel coprì gli occhi di Dean per proteggerlo da quella luce così intensa, ma non nociva, era pura, delicata, calda.
Tutto durò pochi istanti, quando la luce si diradò, Dean si guardò intorno, degli angeli e demoni che erano lì per terra, non c’era più traccia, e nemmeno del corpo di Nate. Un pianto disperato si levò nella stanza, e Dean si rese conto che al posto del ragazzo, adesso c’era una piccola creatura in miniatura, che frignava.
«Ehi, ehi» mormorò, prendendolo tra le sue braccia «Va tutto bene, piccolo, sei al sicuro, shhh» sussurrò cullandolo dolcemente «Cas, passami qualcosa per tenerlo al caldo, penso abbia freddo!» esclamò. Immediatamente l’angelo prese la prima cosa che trovò – il suo trench abbandonato sul pavimento chi sapeva quando – e lo passò al cacciatore, il quale avvolse quel piccoletto in esso, e lo strinse forte. L’angelo portò il suo sguardo sul neonato e un sorriso commosso gli tese le labbra.
«Benvenuto al mondo, piccolo Nathaniel» disse guardando il figlio con sommo amore «Dean, è bellissimo» mormorò rivolto all’amante, senza riuscire a staccare lo sguardo da quella piccola creatura «È così piccolo, e fragile…»
«Lo so, è identico a te» disse alzando lo sguardo verso l’angelo, incrociando il suo «Ascolta, Cas, io…»
Castiel scosse la testa sorridendo: «Lo so, Dean, l’ho sempre saputo, non hai bisogno di dire nulla, se non te la senti» lo anticipò. Il cacciatore, stringendo il bambino contro il proprio petto con un solo braccio, afferrò l’angelo per il colletto della camicia e appoggiò le proprie labbra contro quelle dell’altro, baciandolo con trasporto; lui rispose al bacio nello stesso modo, stringendo tra le sue braccia, contro il suo corpo Dean e il piccolo Nate.
«La mia famiglia» sussurrò contro la sua bocca, sorridendo, sentendosi felice; era strano per un angelo provare dei sentimenti così forti, ma lui non era mai stato un angelo comune dopotutto. Dean sorrise e ringraziò Nate per il miracolo che aveva fatto, non avrebbe mai potuto immaginare una vita senza Cas.
Castiel si alzò da terra, prendendo il bambino tra le braccia, e Dean fece per alzarsi dal pavimento per raggiungere il fratello nell’altra stanza, per capire se fosse tutto okay, ma una fitta tremenda alla gamba, lo fece ricadere al suolo.
«Sei ferito» osservò l’angelo con preoccupazione, come aveva fatto a dimenticare che Dean fosse ferito? «Lascia che io…» iniziò e senza finire la frase, con una gentilezza e una delicatezza disarmanti, appoggiò due dita sulla sua fronte, e con i suoi poteri guarì la ferita di Dean «Ecco fatto».
«Grazie, Cas» disse alzandosi. Era assurdo ciò che era appena successo; quel nephilim a cui non aveva dato fiducia fin da subito, del quale aveva pensato di tutto – tra cui che potesse portargli via Cas – aveva appena salvato la vita a Cas, rivelandosi come loro figlio venuto dal futuro. Non gli sarebbe mai stato abbastanza riconoscente.
«Tu lo avevi capito?» chiese a Cas.
«Che fosse nostro figlio?» Dean annuì «No, cioè, sentivo di essere legato a lui in qualche modo, ma non credevo questo» spiegò l’angelo.
«Avremmo dovuto proteggerlo» disse Dean rammaricato «E invece io a stento mi fidavo di lui» continuò arrabbiato con nessun altro che se stesso, avrebbe dovuto capire che si trattasse di suo figlio, non doveva trattarlo come una minaccia.
«Non è colpa tua, Dean» cercò di consolarlo l’altro «Sarebbe successo comunque, due Nathaniel Winchester nella stessa epoca non potevano esistere, si sarebbe creato un paradosso» spiegò.
«Tu e queste tue assurde teorie» borbottò.
«E poi lo proteggeremo» promise Castiel, guardando il bambino tra le sue braccia, avvolto nel suo trench «E grazie a Nate lo faremo insieme». Il cacciatore chiuse per un secondo gli occhi, assimilando ogni cosa appena accaduta – compresa la presa di coscienza dei suoi sentimenti per l’angelo, e che secondo il ragazzo si sarebbe pentito di non averglielo mai detto – poi li riaprì e si ritrovò catapultato negli occhi azzurri dell’angelo.
«Tu sei qui» disse quasi con ovvietà, guardandolo con lo sguardo carico d’amore mai rivelato, abbozzando un sorriso.
«Sono qui, Dean» disse l’angelo, appoggiandogli con delicatezza la mano libera sulla guancia «E resterò qui con te» promise «Anzi, con voi» aggiunse «Ti amo, Dean» confessò poi dopo un lungo momento di silenzio.
«Peggio per te» mormorò il biondo, abbassando lo sguardo imbarazzato, Castiel trattenne una risata divertita «Ti amo anch’io» aggiunse poi in un sussurro appena percettibile, ma che l’angelo capì perfettamente.
Castiel appoggiò la fronte contro quella di Dean, che si sporse verso la sua bocca e lo baciò, mentre tra di loro, il bambino scoppiava in lacrime, probabilmente affamato, facendoli separare immediatamente.
Appena giunti nella stanza, dopo aver assistito in silenzio alla confessione d’amore tra i due, Sam e Jack sorrisero davanti a quella scena, felici che finalmente quei due avessero finalmente ciò che desideravano, la felicità.
Poi Dean si rese conto che suo fratello fosse lì, ma non riuscì a staccarsi da Castiel e dal bambino, ma con uno sguardo, Sam gli fece capire che, se lui era felice, poteva fare tutte le smancerie che voleva – del resto era sopravvissuto a quasi dieci anni di sguardi carichi di tensione sessuale, qualche bacio non era poi la fine del mondo – si congratulò con loro, e poi chiese che fine avesse fatto Nate. La spiegazione non fu facile, neanche loro avevano ben capito cosa fosse accaduto, e tutto ciò che riuscì a dire Sam, in commento fu Buon sangue non mente. Ed era vero, il suo sacrificio non sarebbe stato vano, Castiel aveva ancora una promessa da mantenere, e adesso che il bambino era nato, ed era possibile bersaglio di demoni, angeli e altri mostri che avevano eluso le difese del bunker, non avevano altra scelta, dovevano cambiare vita, il più presto possibile, e Dean aveva già un paio di idee. Nel futuro di Nate non ci sarebbe stata violenza – com’era stato con l’assenza di Castiel – non ci sarebbero stati mostri, avrebbe conosciuto tutta la verità, ma avrebbe fatto in modo di non fargli mai intraprendere la strada che avevano intrapreso lui e Sam; non avrebbe fatto gli stessi errori di suo padre – e i suoi di un ipotetico futuro, che fortunatamente era stato allontanato da loro – avrebbe reso suo figlio consapevole di essere in un mondo popolato da creature sovrannaturali – anche lui, del resto, ne faceva parte – ma non lo avrebbe mai forzato alla caccia o a simili. Gli avrebbe permesso di fare qualunque cosa fosse stata suo desiderio, gli avrebbe dato tutto l’amore di cui sarebbe stato capace, ed ora era certo che anche Castiel avrebbe fatto la sua parte.

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Hola people!
Buon sabato sera, e bentornati con il nuovo capitolo! 
Come avevate sospettato, le cose si erano complicate per il nostro TFW, e Cas stava per morire ben due volte - non avrei mai avuto il coraggio di fargli del male comunque - ma Nate è riuscito a salvare la situazione, come aveva giurato di fare. Eeh, ma il tempo è davvero cattivo, e visto che io sono cattiva quanto il tempo, due Nate Winchester non potevano esistere nello stesso tempo, e uno dei due doveva crepare (prendetevela con il Dottore o con le Leggende per queste informazioni sui viaggi nel tempo LOL) anyway, Nate non è morto morto, perché c'è il piccino che crescerà felice in una famiglia felice, con tutti e due i suoi papà, non sono stata poi molto cattiva! Anyway, questo è l'ultimo capitolo prima dell'epilogo della storia, e io sono molto triste come tutte le volte che devo salutare una storia. Purtroppo, però, avevo fatto male i conti - visto che doveva essere di soli 4 capitoli e invece è diventata di 6 - sabato prossimo è sabato di Pasqua e non sarò a casa, e non avrò un PC, quindi eccezionalmente l'aggiornamento arriverà la settimana dopo. Non necessariamente sabato, ma dopo Pasquetta, se riesco a correggerlo, arriverà sicuramente! I'm so sorry. (Come le serie tv americane, che prendono le lunghe pause). 
Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto e che non ci siano stati troppi errori.
Ringrazio con tutto il cuore le persone che instancabilmente sono sempre qui a recensire e sostenermi, i vostri commenti mi riempiono sempre di gioia. Grazie infinite.
Io vi saluto e vi auguro una buona domenica (visto che è passata la mezzanotte LOL)
Ci si becca con il prossimo aggiornamento!
A presto, people! 
   
 
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