Film > Ant-Man
Ricorda la storia  |      
Autore: AThousandSuns    25/03/2018    3 recensioni
A Scott manca Cassie, così decide di rimediare.
Iniziativa: Questa storia partecipa al “Parents Checkmate” a cura di Writer’s Wing e Fanwriter.it
Numero Parole: 1082
Prompt/Traccia: A reincontra suo figlio dopo molto tempo.
Genere: Comico, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Come ci sono arrivato tra le setole del tappeto nella stanza di Cassie? – che ha bisogno di una bella pulita, tra l’altro – non che io sia esattamente nella posizione di criticare, dopo tutto il casino che ho combinato.
Ah! Forse è quello il mio superpotere.
Aspetta, dov’ero rimasto?
Il fatto è che T’Challa in persona mi aveva ordinato di non muovermi dal Wakanda; facile, dirai tu: il sole, i frutti tropicali, i safari, non doversi preoccupare del lavoro o delle bollette- sto divagando di nuovo.
C’era solo un piccolo problema: Cassie. T’Challa non è affatto una cattiva persona, ma non ha una figlia e non può capire. Non può capire perché avevo bisogno di andarmene da lì, al diavolo la cautela!
Ma in mezzo a quel manipolo di supereroi fuggiaschi e fuorilegge ho trovato qualcuno che potesse capire: Clint.
Va bene, lo ammetto: l’avevo sottovalutato, ok? Ma puoi biasimarmi? Voglio dire, gli Avengers sono gli eroi più potenti della Terra: Iron Man, Capitan America, Hulk e… Un arciere. Capisci lo scetticismo? E invece Clint è forte: parla poco, ma osserva tutto.
Ha avuto il coraggio di rubare un Quinjet sotto il naso della guardia reale – le donne alte e fiere che mi incutono un po’ di paura, solo un po’- e tornare in America a prendere la sua famiglia per portarla al sicuro nel Wakanda.
Insomma, Clint è forte: è l’unico capace di ascoltarmi parlare per ore senza battere ciglio – e mi ascolta davvero – e poi mi fa poche domande che mi spiazzano. Tipo quando gli stavo raccontando dell’ultimo compleanno di Cassie a tema fatina e di come ho lasciato che mi truccasse con i glitter – quella polvere infernale mi è rimasta addosso per una settimana, giuro – ha truccato anche Jim e sinceramente ne è valsa la pena solo per vederlo con le ciglia lunghe e lo smalto rosa sulle dita-
Comunque, sì, continuo a divagare: sono un po’ nervoso, ok?
Ecco, nel bel mezzo del racconto Clint mi interrompe e chiede: «Vuoi tornare da Cassie?»
E io per una volta me ne sono stato zitto – incredibile, eh?
Certo che volevo tornare da lei, mi mancava così tanto: prepararle i pancake, rimboccarle le coperte, infilarle orsetti gommosi di nascosto nelle tasche. Chi altro l’avrebbe fatto? Maggie dice sempre di smetterla altrimenti mi fa pagare il conto del dentista, ma Cassie è così felice quando trova un orsetto nella giacca e sorride in un modo che mi fa credere di aver combinato qualcosa di buono nella mia vita.
Certe volte mi sembra che lei sia l’unica cosa buona delle mia vita, capisci?
Quindi, Clint mi ha chiesto se volevo tornare a casa e io mi sono voltato ad osservare i suoi due figli più grandi – non ricordo mai i loro nomi, non sono bravo con quelli – correvano nel parco e giocavano con altri bambini wakandiani e avrei voluto piangere perché Cassie si sarebbe divertita così tanto insieme a loro…
«Voglio tornare da mia figlia» ho risposto, perché era la verità e perché sapevo che lui avrebbe capito più di chiunque altro.
La notte stessa Clint è entrato in camera mia – dalla finestra, credo, ma con uno come lui è difficile da dire – in mano aveva la mia uniforme da Ant-Man.
«Domani mattina un jet partirà per andare a Washington in missione diplomatica: salirai su quel jet e tornerai in America. Qui ci sono documenti falsi e duemila dollari americani in contanti, usali bene.»
«Dove li hai presi duemila dollari in contanti nel Wakanda?»
Lui ha sorriso. «Di tutte le cose che avresti potuto chiedermi…»
E l’ho fatto: sono salito sul jet per Washington. Da lì ho preso un autobus. Poi un treno. Poi un autobus. O meglio, mi sono rimpicciolito e nascosto su un autobus, poi su un treno e poi su un altro autobus. Ho speso solo trenta dollari - in orsetti gommosi - e non me ne pento.
Ed eccomi a San Francisco. Nella stanza di mia figlia, più precisamente. Nel tappeto – quello che andrebbe pulito, ma non posso criticare Maggie perché sono un fuorilegge ricercato – insomma, ora sai tutta la storia.
La luce è accesa: Cassie sta leggendo una favola per conto suo – anche se a quest’ora dovrebbe dormire. Non sono l’unico a cui piace infrangere le regole: spero solo che Cassie un giorno diventi più sveglia di me e non si cacci continuamente nei guai, non importa se è per una buona ragione.
Ora però non posso certo tornare alla mia taglia normale di punto in bianco, si spaventerebbe…
Forse non è stata una buona idea venire fin qui: e se mi odiasse? Le avevo promesso che sarei rimasto con lei, che non ci avrebbero più separato e mi sarei comportato bene. E l’ho fatto, no? Dopotutto, quando Capitan America chiede il tuo aiuto non è facile rifiutare – è tutta colpa di quella sua espressione da cucciolo smarrito e di quei tricipiti enormi – sul serio, come fa a mantenersi così in forma? Insomma, quello che voglio dire è che io sono uno dei buoni, anche se continuo a pagarne le conseguenze; Cassie lo sa, deve saperlo: che sono un eroe, che stavo solo cercando di fare la cosa giusta.
Ma forse Cassie non ha bisogno di un eroe, ma di un papà, e io l’ho delusa. Di nuovo.
Ok, ce la posso fare. Non deve sapere che sono qui, mi basta un’occhiata al suo viso. Mi basta sapere che sta bene, anche se il suo papà non c’è. Mi basta che sia felice, con o senza di me. Forse senza è meglio, eh.
Diamine, arrampicarsi è faticoso. Questa abat-jour è fin troppo luminosa, cavolo. Oh, eccola! La mia Cassie. Quant’è cresciuta – adesso legge da sola – posso aggiungerla alla lista di cose che mi sono perso. Complimenti, Scott.
Aspetta, cos’è quell’espressione?
C’è la mia ombra sul muro di fronte a lei. Sono davvero un genio. Stupida abat-jour. Posso ancora darmela a gambe – è ciò che so fare meglio dopotutto, no? Sono una delusione – non me la merito mia figlia, ecco la verità.
«Papà, sei tu!»
Non sembra arrabbiata. Non è arrabbiata. Ok, è ora di scendere dal comodino e tornare a dimensioni normali.
Non devo piangere, non devo piangere, non devo-
«Papà!»
«Ciao, nocciolina. Ohi, che abbraccio! Non mi stritolare. Scherzo, stritolami pure.» Cavoli, mi è mancato il suo abbraccio! Ne è valsa la pena, anche solo per quest’istante. «Indovina chi ti ha portato gli orsetti gommosi?»
Ed ecco il suo sorriso. Sì, ne è valsa proprio la pena.
   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Ant-Man / Vai alla pagina dell'autore: AThousandSuns