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Autore: RaidenCold    26/03/2018    0 recensioni
Atto conclusivo della storia L-Iconoclast:
In seguito alla guerra con Ares, Atena ed i suoi cavalieri attendono la mossa degli dei dell'Olimpo, ormai quasi interamente schierati contro di lei.
Dopo essersi recato ad Asgard in soccorso di sua madre e degli altri guerrieri divini, Leonidas si unisce ai suoi compagni nella guerra contro le divinità, e sul suo cammino incontrerà una figura misteriosa che influenzerà il suo destino e quello dell'amata Lambda...
Genere: Azione, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Apollo, Cygnus Hyoga, Nuovo Personaggio, Phoenix Ikki
Note: AU, Otherverse | Avvertimenti: Contenuti forti
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“… e solo quando mi avrete tutti rinnegato ritornerò tra voi.

In verità, con altri occhi, fratelli,

cercherò allora i miei discepoli perduti;

con un altro amore vi amerò allora.”

F. Nietzsche, Così parlò Zarathustra (Della virtù che dona)

 

Il tribunale in origine era conosciuto con il nome di Ecclesia - ovvero Assemblea - ed in passato vi venivano prese importanti decisioni; in seguito, venne maggiormente utilizzata la sala del grande sacerdote venne delegato unicamente a luogo di funzioni giuridiche.

Ma ora che Atena, per la prima volta nella storia, aveva radunato tutti e ottantotto i suoi cavalieri, le stanze sacerdotali non erano più sufficienti, e la vecchia Ecclesia era l’unico edificio chiuso abbastanza capiente da poter ospitare un centinaio di persone senza che queste dovessero stringersi eccessivamente.

Un edificio chiuso, poiché le condizioni meteorologiche ormai rendevano impossibile lo svolgimento di qualsiasi attività all’aperto: da ormai sette giorni consecutivi, una pioggia incessante si era abbattuta non solo sul Santuario, ma sull’intero pianeta.

 

Atena sedeva dove solitamente sedeva il giudice dei processi, su un soppalco rialzato, e nei posti ai suoi fianchi, i quali normalmente sarebbero spettati ai sacerdoti, Aster, Ikki, ed i quattro cavalieri di platino; i cavalieri d’oro sedevano a sinistra del soppalco sulle panche destinate ai giurati, mentre Niche e Civetta si ergevano davanti ad Atena come due guardiani.

Accanto a Ikki sedeva, come rappresentante di Asgard, Hyoga un tempo cavaliere di Cygnus.

Solo un piccolo angolo delle panche comunicava col palco del giudice, e nelle rispettive estremità del vertice di quell’angolo sedevano Kalos e Loki: quest’ultima era irrequieta, e nonostante fosse al fianco di Atena, quel luogo smuoveva in lei ricordi angosciosi. Ogni tanto, senza essere visto, Kalos le stringeva la mano per tranquillizzarla.

A un certo punto, Atena si alzò in piedi, e tutti i presenti tacquero per poter udire al meglio la loro dea:

“Miei valenti cavalieri, per la prima volta vi vedo tutti uniti al mio cospetto… ahimè, avrei preferito riunirvi in circostanza meno spiacevoli, ma tale è la necessità del momento.”

Guardò i suoi cavalieri per un istante:

“Vi sarete accorti ormai che su di noi si è abbattuto un cataclisma innaturale, e io vi dico che conosco molto bene colui che vi è dietro: Poseidone, dio dei mari.” - un lieve mormorio serpeggiò tra i presenti - “Riuscii a sigillarlo circa trent’anni fa, dopo una guerra che alcuni di voi sicuramente ricordano; ad ogni modo credo che un potere superiore al mio lo abbia liberato, e che ora ci stia funestando con un diluvio persino peggiore del precedente. Per tale motivo, ho deciso che invierò alcuni cavalieri in avanscoperta nel regno sottomarino di Poseidone: Kiki di Ara e Aster di Pegasus, e con loro ci sarà anche la mia fedele Niche. In ogni caso, se qualcosa dovesse andare loro storto, i cavalieri con capacità di teletrasporto accorreranno subito a dare man forte.”

A quel punto Atena scese dal palco e si diresse verso i cavalieri d’oro:
“Leonidas, tu andrai ad Asgard assieme a Mime di Lyra e Deneb di Cygnus; voglio che siate il nostro contatto diretto con loro, e che ci riferiate tutto quel che accade, poiché temo che i nostri nemici attaccheranno anche loro per indebolirci.”

Leonidas annuì, dopodiché Atena si voltò verso gli altri due cavalieri i quali a loro volta fecero un cenno di assenso.

Atena tornò al suo posto e alzò lo scettro con un gesto trionfale:

“Cavalieri, se lotterete uniti sconfiggeremo anche l’olimpo!”

A quel punto tutti i presenti si infervorarono ed esultarono gridando diverse volte il nome della loro dea.

 

Miles fece per uscire dall’Ecclesia, quando venne fermato dal cavaliere dell’unicorno:
“Cavoli, questa sarà veramente dura…”

“Non abbiamo ancora incominciato a combattere, Alvin.”

“Lo so, ma ho come la sensazione che… potremmo morire tutti.” - Alvin glielo stava dicendo sorridendo, ma Miles poteva percepire il lieve tremolio del suo corpo, e gli mise una mano sulla spalla per tranquillizzarlo. Subito dopo, un’altra mano si posò sulla sua spalla, quella di Syd del triangolo australe:
“Se rimarremo uniti salveremo noi stessi, e l’umanità. So che sembra assurdo detto da me che sono scomparso di punto in bianco…”

“Per volere di John.” - aggiunse Miles.

“… sì ad ogni modo, penso che sia così: se ci copriremo le spalle, allora potremo sopravvivere all’attacco degli dei.”

Alvin sorrise, poi aguzzò lo sguardo e tra la folla notò un personaggio inaspettato:
“Brutus? Ehi, Brutus dello Scudo!”

Il ragazzo, più massiccio di quanto lo ricordassero e con una barba corta sul viso, li guardò un po’ diffidente, e così furono loro ad avvicinarsi a lui:

“Saranno almeno tre anni che non ci vediamo! Pensavo non fossi più un cavaliere di Atena…” - gli si rivolse Alvin.

“Sì ecco…” - rispose lui timidamente ed in contrasto con la sua voce un tempo forte e impavida - “… ho abbandonato la mia armatura per unirmi ai cavalieri neri assieme a Jude, e ho partecipato all’attacco di Tifone. Allora ero solo uno sciocco, credevo che l’uomo dei gemelli ci avrebbe ricompensato rendendoci tutti immensamente ricchi e potenti… ma quando vidi davanti a me Jude morire in battaglia per un attacco vagante, scagliato da non so nemmeno chi, mi guardai attorno e ho realizzai che le mie mani erano sporche del sangue di tutti coloro che stavano combattendo e morendo quel giorno. Dopo la battaglia, mi arresi e passai un anno nelle prigioni del Santuario, finché Eden non ha interceduto per la mia liberazione: da quel giorno mi sono allenato duramente per tornare ad essere degno della mia armatura, e con l’Ecclesia Atena mi ha concesso la grazia di tornare ad essere il cavaliere di Scutum.”

I vecchi compagni di Brutus ascoltarono colpiti le parole del cavaliere, e Miles lo guardò sorridendo:
“Sono contento che siamo tutti sotto la stessa speme di nuovo… mi spiace che Jude non ce l’abbia fatta, si sa qualcosa del nuovo cavaliere del delfino?”
“Si chiama Nicola, viene dall’Italia ed è stato compagno di addestramento di Zeno e Silen dello scorpione, è un abile guerriero che non ha mai avuto l’occasione di poter indossare un’armatura, pur essendone assolutamente degno: infatti, non solo è stato lui ad istruire Jude in Inghilterra prima che giungesse a Metellene, ma è anche uno dei discendenti della famiglia Kido, essendo suo padre uno dei famosi cento orfani.”

“Certo che ne sbuca fuori di gente interessante ogni tanto dal Santuario!” - ridacchiò Alvin.

 

Poco lontano, John osservava orgoglioso la scena, assieme a Connor dell’Indiano:

“E’ bello essere di nuovo tutti assieme dopo tre anni… o quasi.”

“Purtroppo, Connor, Jude ha scelto una via dal quale non sono riuscito a salvarlo… lui rimarrà il mio più grande fallimento.” - disse chinando il capo.

“Però io e Brutus siamo tornati.” - passò davanti a lui Eden sorridendo - “perché abbiamo imparato a credere nei nostri compagni, e in Atena.”

John lo guardò rasserenato:

“Sì… ve la caverete in questa guerra.”

Nonostante la positività del suo maestro, Connor non riusciva a rimanere quieto: ripensava alla forza degli dei di Ares,ai quali era sopravvissuto per miracolo mentre aveva visto molti uomini valorosi venire letteralmente fatti a pezzi, e sapeva che avrebbe dovuto affrontare nuovamente quel mostruoso potere divino. Fino a ché punto la fortuna lo avrebbe assistito?

 

Il primo impulso di Kypros, finita l’assemblea, fu di andare dalla sua maestra, come era solito fare un tempo nei momenti di maggiore inquietudine: la trovò in una navata di quella sorta di basilica, intenta a chiaccherare con un altro cavaliere di platino suo pari, Melas.

 

“Secondo te mi farà la proposta, finita la guerra?”

“Credo proprio di sì” - rispose Hana col suo solito sorriso dolce - “ormai siete inseparabili.”

“Il fatto è che è difficile capire cosa pensi quel cretino di Miles…”

Kypros ridacchiò ed Hana si accorse della sua presenza:
“Ah, eccoti qua, un altro eterno indeciso!”

“Io?” - disse puntandosi il dito perplesso.

“Sì proprio tu, con quella bellissima ragazza dalla chioma smeraldina…”

“Shh! Che fai, vuoi mettermi in imbarazzo davanti a tutti?”

“Come sei rosso, sembri una delle tue rose!” - lo schernì ridacchiando Melas.

“Lasciatelo un po’ in pace…” - intervenne Heracles.

“Tu lo difendi perché ci hai messo più di dieci anni per sposarmi!” - rispose Hana punzecchiandolo.

“Grazie tante, ci siamo conosciuti che eravamo due bambini!”

A quel punto risero tutti assieme, e Melas vide Miles poco lontano osservarla lieto: sapeva quanto aveva dovuto faticare per inserirsi nel mondo dei cavalieri di Atena dopo una vita passata sull’isola di Death Queen, e non poteva che essere felicissimo nel vedere un tale affiatamento con i suoi nuovi compagni d’armi.

 

Atena, ancora sul palco, osservava pensierosa i suoi cavalieri:

“Sono così affiatati…” - le si rivolse Civetta.

“Già, posso affermare senza dubbio che questo è il mio esercito più potente: non sono solo cavalieri di bronzo, oro, argento, e platino, ma amici, amanti, fratelli… Civetta, amica mia, sto pensando a questo, e mi convinco sempre più di aver commesso un errore madornale.”

“La vostra centralità?”
“Precisamente; fino a poco tempo fa, i miei cavalieri avevano una devozione assoluta, cieca… ora invece, vedo i loro cuori così grandi.”

“Però ci sono stati uomini in passato che con la vostra fede incrollabile hanno compiuto miracoli, soprattutto Pegasus…”

La dea si voltò ed afferrò delicatamente la mano di Civetta:

“Ancora mi tormento per quanto tu abbia dovuto soffrire per me e per lui…”

“Sono stata ben lieta di farlo. Tornando al nostro discorso, i vostri cavalieri forse ora hanno un cuore più grande, ma voi rimarrete sempre il loro faro, la luce che li guiderà nei momenti più bui.”

“Per quasi tutti è così.”- posò lo sguardo su Leonidas.

“Unico nel suo genere… vi confesso che un po’ mi spaventa.”

“Lui non combatte per Atena in quanto idea, anzi, lui l’ha distrutta quell’idea… lui combatte per il legame che c’è tra di noi. Possiamo dire che non ha nessuna fede, ma un puro sentimento di solidarietà verso ciò che sono stata quando ero Minerva.”

“In pratica vi vuole bene e lotterà per voi perché vi vede come una persona amica.”

“Mi vede come una persona e non come un ideale, e comunque combatte per me; forse è lui il mio cavaliere più leale, sotto un certo punto di vista.”

Leonidas si voltò e vedendo la dea sorridergli ricambiò:

“Ha un’aria così cupa che mi meraviglio ogni qual volta riesce a sorridere tanto facilmente.” - commentò Civetta.

“Spero che dopo questa guerra continui a farlo…”

“Credete si salverà?”

“Lui? Non saprei, forse ha persino più possibilità di me. Il problema sarà il dopo, quando questo palazzo che ora vedi brulicante, sarà vuoto e silenzioso…”

Ogni duecento anni Atena piangeva la perdita di quasi tutti i suoi cavalieri nelle guerre contro Ade, ma quella volta sarebbe stato diverso, poiché anche se non lo dava a vedere, in lei si stava insinuando il tarlo del dubbio: uno spettro che le mostrava lei e tutti i suoi cavalieri come una pila di corpi senza vita, e subito dopo il resto del mondo.

Su quella pila, vedeva troneggiante suo padre Zeus, re degli dei.

 

   
 
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