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Autore: Enchalott    27/03/2018    3 recensioni
Vegeta la fissò, socchiudendo gli occhi, quasi ammirato dalla sua testardaggine, che tuttavia aveva superato la misura concessa. Lei era incosciente tanto quanto lui, ma non aveva le sue stesse doti fisiche, gli stessi incredibili poteri nel ki. Perché, allora? Perché non era terrorizzata?
“Detesto ripetermi” le disse, spostandosi lentamente nella sua direzione. La guardò come se fosse una sfortunata preda.
Lei seguì il movimento con una certa apprensione, ma rispose con altrettanta sufficienza: “Credi che abbia paura di te?”
“No” ammise lui. Le indirizzò un sorriso freddo: “Ma ne avrai”.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Seconda notte

Fu allora che qualcosa di piccolo, leggero, candido e freddo gli piovve sul naso, facendolo arrestare di colpo. Lo prese tra le dita guantate e si ritrovò con una gocciolina d’acqua che scorreva verso il palmo della mano. Spalancò gli occhi e diresse lo sguardo al cielo, la cui tinta stava rapidamente virando dall’azzurro chiaro al bianco latte.
“Oh, nevica…” esclamò Bulma sorpresa.
I fiocchi gelati scendevano verso il basso sempre più fitti, volteggiando lievi, prima di toccare terra, depositandosi ai suoi piedi. Vegeta osservava lo strano fenomeno a bocca aperta, lasciando che i minuscoli cristalli ghiacciati gli si depositassero sulla mano aperta, sulle spalle e sui capelli.
“Sembra che tu non abbia mai visto la neve…” commentò lei incredula.
Hah…” assentì piano il principe “Sul mio pianeta non succedeva mai. Ne ho sentito parlare, ma non mi è capitato di vederla personalmente…”
“Anche dove abito io è rarissima” ammise lei.
In pochi minuti, la coltre bianca aveva ricoperto tutto il paesaggio, creando uno stridente contrasto con l’aspetto di jungla della vegetazione e precipitando l’intero pianeta nel silenzio. Era bizzarro trovarsi in quella crescente quiete ovattata, sapendo di essere i soli. Il principe smise di fissare in alto, mentre la nevicata si intensificava. Si girò verso di lei: le sue iridi nerissime sarebbero state in grado di dare fuoco anche quell’inverno improvvisato. Bulma ricambiò lo sguardo senza parlare, aspettando che fosse lui il primo. Ma la sua espressione mutò, lasciando trasparire una tristezza molto più gravosa di quella che era solita albergare nei suoi occhi fieri. Abbassò il viso, come se stesse cercando di occultarla.
“Andiamo!” le disse sbrigativo.
“Aspetta…Io…”
“Che vuoi?” rispose duro.
La ragazza si crucciò: “Sei strano da qualche giorno”.
“Assurdità” ribatté lui granitico “Cerco di adeguarmi alla coabitazione forzata!”.
“Perché devi risultare sempre così antipatico!” esclamò lei irritata.
Vegeta, per tutta risposta, le girò la schiena e procedette oltre. Bulma mugugnò al suo indirizzo, poi si chinò, raccolse una consistente manciata di neve, la rese compatta e la scagliò. Il principe parò con una mano, ma il grumo si sfarinò all’impatto e gli piovve addosso. Non fece neppure in tempo a recriminare, che ne arrivò un secondo. Lo schivò.
“Cosa stai facendo!?” le gridò “Ti pare il momento di giocare?”
“Non è un gioco, è una sfida!” lo punzecchiò lei, senza cessare la gragnuola.
“Che cosa!?”
“Difenditi, Saiyan!”
Il principe stentava a credere ai suoi occhi, ma alle sue orecchie la parola “sfida” suonava come un richiamo irresistibile.
“Te ne pentirai…” borbottò con un sogghigno.
Imperturbabile, espanse il ki e fece sollevare la coltre candida intorno a lui in un vortice di fiocchi e lo spinse contro di lei ad una velocità che non poteva sicuramente evitare.
“Così non vale!” strillò la ragazza ridendo.
Chiuse gli occhi e si riparò con il braccio dal turbine artificiale: quando lo scostò, lui era già alle sue spalle, rapido come il pensiero. Si limitò ad atterrarla con un solo movimento leggerissimo e la tenne ferma nella neve. Bulma lo guardò con occhi scintillanti e lui arrossì, scostando subito le mani dalle sue spalle.
“Ti arrendi?” le chiese.
“Mai” rispose lei, lanciandogli uno sguardo in grado di sciogliere tutta la maledetta neve nei paraggi. Il principe si alzò.
“Risposta esatta” affermò “Mai arrendersi. Sei salva”.
Bulma gli sorrise e fu certa di scorgere sulle sue labbra la stessa piega.
“Dobbiamo sbrigarci” rimarcò, notando che la neve le circondava già le caviglie “E’ bella da guardare finché non diventa troppa!”
Vegeta scosse la testa e allungò il braccio: “Big Bang Attack!” pronunciò deciso, mentre un fascio d’energia azzurra partiva dalla sua mano tesa, aprendo un varco nello strato compatto e attraverso le piante rigogliose. “Nessun problema” dichiarò soddisfatto.
La neve attutiva i loro passi e tutti i rumori, mentre perlustravano la zona in cerca d’acqua potabile. Il principe aveva sorvolato velocemente il territorio, ma la vegetazione era troppo fitta per scoprire eventuali sorgenti dall’alto ed il manto bianco non faceva altro che disorientarlo, perciò avevano stabilito di proseguire a piedi. Il loro respiro si condensava in nuvole leggere e si perdeva verso l’alto in spire sottili. Per altre due volte Vegeta liberò la strada col suo metodo drastico, osservando sempre più preoccupato la posizione delle due lune sfavillanti nel cielo pallido.
“Sto congelando!” lamentò Bulma, passandosi le mani sulle braccia intorpidite. “Non penso di resistere ancora a lungo vestita così, vorrei rientrare alla navicella!”
A pensarci bene, faceva davvero freddo, ma il principe stava sottilmente bruciando il ki e la sua dogi era studiata anche per ripararlo dalle intemperie. La neve arrivava praticamente alle loro ginocchia, avrebbe dovuto usare nuovamente l’energia spirituale per spazzarla via. Forse sarebbe stato meglio riportare la terrestre alla base e arrangiarsi da solo.
“Quante storie” borbottò seccato.
“Scusa se non sono refrattaria a tutto come te!”
Vegeta le scoccò un’occhiataccia e la prese per un braccio, passandole un velo d’aura caldissima, che le arrestò i brividi. Lei lo guardò, spalancando gli occhi per l’inusuale gentilezza ricevuta e lo ringraziò con un sorriso. Lui interruppe il contatto, imbarazzato e poi si concentrò su qualcosa all’orizzonte.
“Guarda!” le disse indicando un punto tra le rocce, nel vorticare fitto dei fiocchi.
Bulma aguzzò la vista e scorse a malapena un piccolo lago dalla forma quasi perfetta.
“Come hai fatto a vederlo da qui?”.
“Dimentichi un po’ troppo spesso che sono un Saiyan” ribatté lui infastidito “I nostri sensi sono molto più acuti dei vostri. Anzi, in condizioni normali avrei sentito l’odore dell’acqua, ma con tutta questa neve, mi confondo”.
“Ah, ora capisco…” fece lei, ripensando alle varie stranezze di Goku.
“Se nomini nuovamente Kakarott, ti lascio qui in mezzo!” ringhiò lui.
“Leggete anche la mente?” domandò lei, sentendosi trapassare da quegli occhi scurissimi.
“Quasi! Sei monotematica, non è complicato!”
“Ehi! Non che tu abbia tutta questa fantasia…”
Una folata di vento particolarmente intensa le fece serrare le palpebre, spingendo loro addosso una raffica di fiocchi ghiacciati e pungenti. La situazione stava rapidamente degenerando.
“Questa ha tutta l’aria di una bufera! Dobbiamo sbrigarci!” intimò lei intirizzendo.
Il principe si diresse verso il lago, trascinandola per un polso, quasi senza più vedere nulla. Le sponde erano piuttosto basse, l’acqua era potabile, così riuscirono a fare scorta in breve. Ma il vento divenne insopportabile: li flagellava, costringendoli a camminare piegati alla cieca e il rischio di perdere l’orientamento divenne la priorità da contrastare. Vegeta si levò in volo per pochi metri, ma non riuscì a distinguere nulla, se non il fronte più intenso della tempesta, che procedeva della loro direzione. Qualcosa, inoltre, lo trascinava inesorabilmente verso il basso, costringendolo ad una fatica doppia per tenersi in aria.
“Maledizione!” imprecò scendendo al suolo “Dobbiamo toglierci da qui prima che arrivi il grosso della tormenta! Presto, infiliamoci tra quelle rocce! Prega che ci sia un riparo!”
“Ma non riesci a volare!?” strillò lei angosciata.
“E’ una domanda idiota!” ribatté lui, afferrandole una mano, per non perderla in quel muro bianco e compatto che li circondava sempre più inesorabile.
Avvistò un anfratto tra le rocce e la spinse dentro con urgenza, un attimo prima che quell’inferno incolore si scatenasse in tutta la sua forza, latrando alle loro calcagna, lugubre come un demone fuoriuscito dagli inferi, congelando la superficie dell’acqua e tutto ciò che si trovava sul suo tragitto.
L’ambiente era abbastanza spazioso e sopportabilmente asciutto. Si sedettero contro la parete ruvida, accendendo la luce artificiale contenuta nella capsula. La caverna si illuminò, ma rimase gelida e piena di spifferi taglienti. Bulma rabbrividì violentemente.
“Ma che razza di pianeta è!?” esclamò stizzita “Mio padre ha parlato di condizioni simili a quelle della Terra, ma questo postaccio è una trappola mortale!”.
“Il pianeta ha i giorni contati o peggio” rispose il principe serio “Le lune sono troppo vicine: se è come credo, presto si scontreranno con la superficie e sarà la fine. Dobbiamo andarcene quanto prima, nonostante la dannata neve!”
La ragazza continuava a sussultare per il gelo pungente e per l’angoscia, tentando di scaldarsi con scarsi risultati, sapendo che presto sarebbe andata in ipotermia. Non c’era nulla per accendere il fuoco e i loro vestiti erano fradici: un vero guaio.
“Mi tocca morire assiderata quando sono ancora giovane e bellissima!” recriminò “Non è giusto! E la colpa è solo tua!”
“Falla finita!” grugnì Vegeta, ancora innervosito dallo strano problema del volo.
La guardò tremare, accigliato. Poi l’afferrò e la trascinò verso di sé. Bulma non fece in tempo neppure a realizzare la mossa, che si trovò con la schiena appoggiata al suo petto, seduta tra le sue ginocchia, avvinta dalla stretta poderosa delle sue braccia. Lui chiuse gli occhi ed espanse il ki, concentrandosi affinché non fosse dannoso, avvolgendola in una tiepida energia azzurra, passandole il suo calore, accendendo pensieri ed emozioni in entrambi.
“Grazie…” mormorò la ragazza, quando riuscì a ritrovare la voce “E’ meravigliosa…”
“Che cosa?”
“La tua aura”.
Vegeta riaprì gli occhi e si fece impercettibilmente più vicino, inalando il profumo della sua pelle attraverso i capelli scompigliati che gli solleticavano il viso.
“Non me l’ha mai detto nessuno” rispose turbato.
“Perché l’hai usata per ucciderli…” sussurrò lei, esausta, abbandonandosi alla spossatezza, che le stava facendo chiudere gli occhi, al calore che la pervadeva.
“Taci!” intimò lui, serrando l’abbraccio.
   
 
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