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Autore: __aris__    27/03/2018    2 recensioni
Partecipante alla challenge del gruppo facebook the writing spell.
Prompt:DiamonxSerenity Diamon e Serenity sono costretti a stare insieme in quanto eredi al trono dei rispettivi regni. Passano una giornata intera insieme per conoscersi ma qualsiasi cosa è argomento di litigio, perché non riescono proprio ad andare d'accordo finché ad un tratto, nella grande sala dei giochi di quando la ragazze era bambina, c'è qualcosa che li accomuna (un gioco, un libro di fiabe ecc.) e, iniziando a raccontare di quando erano piccoli, scoprono di essere più in sintonia di quanto pensino.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Demando/Diamond, Usagi/Bunny
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna serie
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Carillion, 807 parole 
 



 La principessa Serenity ci aveva provato. Davvero.
Capiva l’importanza di quel matrimonio: la pace tra il Regno Argentato ed il Clan della Luna Nera avrebbe significato prosperità per entrambi i regni e la fine di una lunga guerra. Solo la speranza di una pace duratura sarebbe bastata per fare almeno un tentativo. Per questo il principe della Luna nera passeggiava con lei nel Palazzo d’Argento.
Ma la verità era che più Serenity conosceva il principe Diamond più capiva che non avrebbe mai potuto funzionare.
Non che non fosse un uomo gentile.
Tanto meno lo si poteva definire brutto.
Era di bell’aspetto, elegante e dalle maniere raffinate. Ma dietro la sua voce calda e gli occhi trasparenti, sotto i modi raffinati Serenity percepiva l’immenso potere di corruzione del Cristallo Nero e la sua sete di dominio.
Ben presto aveva iniziato ad avere paura di lui. Si era chiesta se sarebbe stata capace di accettare di sposarlo. E se la sua proposta di matrimonio non fosse stata che l’ennesimo tentativo di distruggere il suo Regno? Serenity rabbrividì mentre Diamond camminava nell’immensa sala da ballo ammirando i decori d’oro che si rincorrevano lungo le finestre. Quando tornò verso di lei le sembrò … diverso … in qualche modo.
Serenity si sentì a disagio. “Forse vi sto annoiando, Principe. Magari l’architettura non vi piace.”
“No, al contrario. Trovo il vostro palazzo bellissimo.” Rispose lui con la sua voce ammaliante, e Serenity sentì che era una delle poche frasi sincere di quelle giornata. “Ma vorrei vedere qualcosa di più personale.” Continuò guardando la ragazza negli occhi “La vostra stanza preferita o dove giocavate da piccola. Dopo tutto sono venuto fin qui per conoscervi Principessa.”
Un brivido scese la schiena della giovane, ma lei cercò di non mostrare quanto si sentisse a disagio in quel momento. Si guardò le mani strette l’una dentro l’altra. Possibile che avesse tanta paura di lui da non riuscire nemmeno a sostenere il suo sguardo? “Vi porterò nella stanza dei giochi di quando ero piccola, se è questo che desiderate.” Rispose in un sussurro.
La stanza dei giochi di Serenity era esattamente come Diamond se l’era immaginata: grande e luminosa, con un grande lampadario di cristallo e tende rosa chiaro alle finestre. Di giochi ce ne erano a bizzeffe: due cavali a dandolo, tantissime bambole, un servizio da tea in miniatura apparecchiato su un piccolo tavolino rosa, una casa delle bambole, ed una libreria piena di libri di favole. Se chiudeva gli occhi poteva quasi sentire le risate di un’infanzia spensierata. “Qual era la vostra bambola preferita?”
Serenity fece qualche passo e prese una vecchia bambola di porcellana con una corona di carta. “Lei … quando avevo tre anni la chiamavo semplicemente bambola ed eravamo inseparabili.”
“La coroncina l’avete fatta voi?”
“Il giorno in cui capii che sarei diventata regina, prima o poi.”
Diamond osservò gli occhi della sua futura sposa con estrema attenzione, persi in quei giorni felici gli sembravano innocenti come quelli di una bambina.
“Ed il vostro gioco preferito qual era?” chiese la principessa rimettendo la bambola al suo posto.
“Mi spiace deludervi, ma non ne avevo.”
Serenity sgranò gli occhi, incredula. “Tutti i bambini ne hanno uno.”
“No, Principessa, solo quelli a cui è consentito avere dei giochi. Ma questo non è stato possibile né per me né per mio fratello: nostro padre decise che dovevamo studiare le arti magiche oscure ed assistere a tutte le riunioni di gabinetto, così non avevamo proprio tempo per giocare.”
“Mi dispiace …” Serenity si sentì tremendamente in colpa: lo aveva giudicato male, gli aveva attribuito tutte le colpe del suo regno ingiustamente.
“Però c’era una cosa … un carillion che mi regalò mia madre a forma di stella. Quando lo aprivo suonava una musica molto triste. Ricordo che mi stava in tasca e lo portavo sempre con me.”
“Lo avete conservato?”
“No. Mio padre lo distrusse. Credeva che restare attaccato a quell’oggetto mi avrebbe reso debole.”
Senza dire niente, Serenity aprì un portagioie che era rimasto chiuso per anni. Diamond non riuscì a vedere cosa tenesse in mano, ma dopo un flebile clack sentì di nuovo la melodia del suo vecchio carillion.
“Ve lo regalo.” Disse mettendoglielo in mano.
Diamond la osservò a lungo, perplesso. “Non dovete. Sono un vostro nemico, io so che avete paura di me.”
“Ho paura dei cristalli neri che indossate, dell’effetto che hanno sulle persone. E non so se posso fidarmi di voi ma credo che sulla vostra infanzia siete stato sincero, per questo ve lo regalo.”
Il principe della Luna Nera rimase senza parole osservando gli occhi di Serenity: adesso non erano quelli di una bambina, ma di una regina, eppure avevano la stessa purezza. Una parte di lui avrebbe voluto baciarla, avrebbe potuto usare il suo potere per costringerla, ma il terzo occhio restò chiuso. “Voi siete troppo buona, Principessa.”
   
 
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