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Autore: nattini1    28/03/2018    11 recensioni
Sam si trova per le mani due bambole voodoo con le sembianze di Dean e Cas ed essendo lo shipper destiel number 1 finirà per dare una spintarella al fratello nella direzione dell'angelo. Spero di strapparvi una risata! Attenzione: spoiler 13x12!
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Rowena, Sam Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Contesto generale/vago
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Questi personaggi non mi appartengono; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

 

 

 

 

 

Quando le minuscole particelle d’acqua con cui la pioggia ha impregnato l’aria si fondono col sole, quando i raggi filtrano attraverso le nuvole che si diradano dando vita a quel fenomeno chiamato “effetto Dio”, può apparire l’arcobaleno. È uno spettacolo ogni volta diverso che sorprende sempre e chi lo vede non può fare a meno di sostare ad ammirarlo. È una visione magica che gli antichi greci identificarono col mito di Iride, fanciulla vestita di tutti i colori, messaggera tra il cielo e la terra. Nella mitologia nordica, invece, l’arcobaleno è visto soprattutto come il ponte, l’arcata sospesa nel vuoto che unisce due mondi: quello delle creature celesti e quello degli uomini.

La pagina a cui era aperto il Grimorio Nero era decorata da un arcobaleno attraversato da ombre di esseri fantastici di cui Sam non riusciva a definire la natura. Il cacciatore la stava osservando (osservando solo perché forse nemmeno Bobby sarebbe stato in grado di leggere un testo di incantesimi così complesso), sfogliando pigramente le pagine con un gomito appoggiato sul tavolo della biblioteca del bunker, cercando di cogliere qualcosa di utile e contemporaneamente autoconvincersi di aver fatto la scelta giusta dando a Rowena la pagina con l’incantesimo che le serviva. Tutto sommato, aveva ricevuto in cambio anche qualcosa di inaspettato.

Accantonando il libro con cui non avrebbe potuto fare assolutamente nulla, dopo aver controllato che il fratello non fosse nelle immediate vicinanze, ma stesse ancora in cucina a tentare di insegnare a Castiel come preparare del cibo commestibile per gli umani, estrasse dalla tasca dove aveva tenuto per tanto tempo l’amuleto quelle che sembravano due piccole, innocue bambole di pezza. A suo fratello piaceva moltissimo la canzone Rag doll, ma queste particolari bambole non le avrebbe apprezzate affatto.

Sam ripensò a come erano giunte nelle sue mani.

Dopo aver eliminato le due streghe che avevano lanciato un incantesimo d’amore su Dean con l’aiuto di Rowena, lei li aveva supplicati di lasciarle il Grimorio Nero per potersi difendere da Lucifero: “Dopo tutto quello che abbiamo passato, pensavate davvero che avrei provato ad uccidervi?”.

Sam non aveva avuto alcun dubbio in merito: “Sì, hai fatto il doppio gioco!”.

La strega aveva sorriso con sussiego: “Il triplo gioco, in realtà. Alla fine ero al vostro fianco e abbiamo sconfitto le cattive, come avevo previsto”.

Dean aveva sbuffato per nulla convinto e se ne era andato seccato: “Come no, non me la bevo”.

Sam aveva allungato la mano serrando la presa sul dorso della copertina del libro intimando alla strega: “Puoi darci il libro, oppure possiamo prendercelo con la forza”.

Lei aveva insistito: “Sai cosa ho visto, che cosa si prova. Lucifero sarà pure intrappolato, ma prima o poi tornerà. Torna sempre, e quando lo farà non potrò essere debole di nuovo. Mi serve l’incantesimo!”. Poi la costernazione e l’urgenza avevano lasciato il posto a quel suo fare seducente e subdolo che ricordava tanto Crowley: “Forse potrebbe interessarti uno scambio. In un momento di debolezza, potrei aver lanciato un incantesimo alle vostre spalle e potrei aver creato due graziose bamboline voodoo con le sembianze di Dean e Castiel”.

Con nonchalance aveva accompagnato le parole con un gesto fluido della mano, estraendo dalla tasca due bambole di pezza: una aveva una camicia a scacchi che sembrava ricavata da un brandello di flanella insanguinata, una piccola giacca di pelle, gli occhi verdi disegnati e tanti puntini fatti con un pennarello sulla faccia. L’altra portava un trench straordinariamente ben fatto che doveva essere stato probabilmente rubato dal guardaroba di una barbie, aveva un pezzo di stoffa blu legato al collo (Sam fu certo che fosse stato ricavato da una vecchia cravatta) e due bottoni blu al posto degli occhi. A completare l’insieme, al trench erano state cucite due alucce di feltro nero.

Sam fece per allungare la mano, ma la strega sottrasse la propria e lo guardò di sottecchi: “Quel che è stato è stato, adesso però aiutiamoci a vicenda! Tu mi dai l’incantesimo e io ti do queste e prometto di non farne altre due identiche”.

Sam lottò un momento contro se stesso, ma poi prevalsero il desiderio di non lasciare in mano a Rowena un oggetto potenzialmente pericoloso per suo fratello e il loro angelo e un sentimento di sincera empatia nei confronti della sola che, come lui, aveva visto il vero volto di Lucifero.

Sbrigò in un istante lo scambio prima di voltarsi per raggiungere il fratello. Rowena lo trattenne, si sporse alzandosi sulle punte dei piedi e gli sussurrò all’orecchio: “Peccato che tu non sia divertente, altrimenti ti spiegherei come funzionano”.

Inizialmente, a Sam non era passato nemmeno per l’anticamera del cervello di scoprire come funzionavano le bambole, ma adesso che le teneva tra le mani, un po’ la noia e un po’ la curiosità… Gettò di nuovo un’occhiata verso la porta della cucina da cui proveniva un rassicurante sfrigolare di bacon in padella e delle mezze frasi di cui coglieva solo brandelli.

Sam prese la bambola che rappresentava Dean e provò a farle il solletico. Tese l’orecchio sperando in una qualche reazione, ma la conversazione dei due cuochi sembrava proseguire senza intoppi: “Dean, ti assicuro che Gordon Ramsay in Cooking for friends dice che non si deve mai...”; “Cas, me ne frego di quello che dice! Abbiamo già avuto abbastanza casini da gente che viene dalla Gran Bretagna!”.

Evidentemente non aveva funzionato.

Afferrò la bambola che rappresentava Castiel e la mise a testa in giù. Le voci e lo sbatacchiare delle pentole non si interruppero.

Si sentiva un po’ infantile e un po’ stupido, ma per nulla colpevole e provò a punzecchiare il sedere di mini Dean con uno spillo.

Arrivò un grido dalla cucina che, per un momento, elettrizzò Sam, ma poi lo deluse quando appurò con disappunto che era solo Dean che sgridava Cas reo di aver bruciato il pane.

Sam sbuffò, forse rivolto più a se stesso che a Dean. Però doveva ammettere che si stava divertendo. Non aveva avuto molte occasioni per giocare da bambino: spostandosi da un luogo all’altro dovevano viaggiare leggeri portando con loro solo lo stretto necessario. Aveva avuto a disposizione armi al posto di balocchi, quindi decise di cogliere l’occasione e farsi due risate.

Diversamente da Dean che sapeva a memoria solo il discorso di Braveheart, lui conosceva anche altre battute. Prese i pupazzetti e mimò un combattimento facendo le vocine: “E questo cos’era?”; “Questo ero io che ti buttavo a terra nella polvere con la tua propria mano!”; “Hai combattuto come un bravo bambino, vuoi combattere lealmente o vuoi vincere?”; “Sembri mio fratello!”. Ce li vedeva bene nei panni di Bronn e Jaimie! Ridacchiando sotto i baffi, abbandonò lo scenario di Game of Thrones e cercò di pensarne un altro.

Dopo un momento gli venne in mente Lord Casco Nero in Spaceballs mentre faceva baciare i bambolotti. Cercando di non soffocare dalle risate, fece la voce più acuta che poté avvicinando le due bambole di pezza fino ad unire i loro volti nel punto in cui avrebbero dovuto trovarsi le labbra: “Oh, Dean! Ti amo! E amo solo te, non tutti voi! Smack! Pciù!”; “Oh, Cas! Ho bisogno di te, noi siamo una famiglia! Stavo soffocando nell’armadio, non vedevo l’ora di uscire! Smack! Pciù!”.

Nel momento in cui aveva pronunciato i nomi di Dean e Cas, aveva sentito una specie di formicolio sulla punta delle dita. Prima di riuscire a terminare di formulare il pensiero inorridito che poteva aver davvero attivato l’incantesimo per far funzionare quelle diavolerie, sentì un suono soffocato non meglio identificato provenire dalla cucina.

Sam staccò le due bambole. Le imprecazioni di Dean esplosero: “Cas, porca puttana!”. Il tono con cui suo fratello aveva gridato oscillava tra il panico e lo stupore.

Sam riprovò a riavvicinare le bambole e le tenne così per un po’. Il suono che arrivò questa volta assomigliava decisamente di più a un mugolio soddisfatto.

Di nuovo staccò le bambole. Udì la voce incerta e più roca del solito di Castiel e si immaginò la sua espressione confusa e spaesata: “Dean, non sono sicuro di cosa stia succedendo...”.

Sam si stava divertendo un mondo. Una parte di lui, quella che alberga nel cuore di ogni fratello minore, avrebbe voluto sbirciare dalla porta aperta e godersi lo spettacolo. Un’altra parte di lui, quella del cacciatore che sa che non dovrebbe giocare con la magia perché può essere pericolosa, pensava che la cosa più saggia da fare a quel punto sarebbe stata mettere giù le bambole e andare a cercare nei libri della biblioteca del bunker un modo per disattivarle. E fu esattamente quello che Sam fece. Dopo aver soppesato la situazione e aver riflettuto sull’aspetto logistico della cosa, adagiò sul tavolo mini Dean a pancia in giù e posò con delicatezza (sentendosi un po’, ma solo un po’, bastardo) mini Cas sopra di lui.

Per Sam, Dean era sempre stato la persona più importante del mondo, un bambino che aveva dovuto crescere in fretta, badare a se stesso senza aver mai qualcuno che si prendesse amorevolmente cura di lui (John non rientrava in questa categoria) e accudire il fratellino. Cosa che aveva continuato a fare anche una volta che erano diventati adulti. Invece, con Cas aveva avuto l’opportunità, per una volta, di lasciarsi andare, di diventare il motivo per cui qualcuno avrebbe potuto scendere all’Inferno, rinnegare il Paradiso, rinunciare a un esercito di angeli e anche alla propria vita. Gli abbracci di Dean e Cas parlavano chiaramente a questo proposito. Era sempre Cas quello che aveva le braccia sopra e nella sua stretta Dean forse riusciva ad avere fede, a credere di poter meritare qualcosa di buono e non tutta la merda che si trovava sempre addosso. Decisamente Dean avrebbe dovuto piantarla con quella sua malcelata vena masochistica, ma magari, vista l’attuale situazione in cui si trovava, avrebbe potuto rivelarsi utile.

Beh, Sam una spintarella gliela aveva data, adesso potevano arrangiarsi da soli e, a giudicare dai gemiti poco trattenuti, se la stavano cavando bene.

Sam prese un libro sul voodoo dallo scaffale e cominciò a cercare, con molta calma, le istruzioni che spiegavano come disattivare una bambola. Non c’era alcuna fretta di trovarle. Si chiese cosa avrebbe pensato Rowena se avesse assistito alla sua opera! Probabilmente qualcosa del tipo: “Tutto sommato sei divertente Sam. Quei due poveri bambini innocenti avrebbero proprio bisogno di arrivare in quinta base!”.

E chissà cosa avrebbe pensato Sam se avesse saputo che in quel preciso momento Rowena stava osservando compiaciuta una bambola di pezza un po’ più grande delle altre due e con lunghi capelli castani.

 

 

NdA

Ciao a tutti!

Dopo aver visto la striscia di cui vi lascio il link sotto ed essermi ripresa dalle risate, ho sacrificato qualche ora di sonno sull'altare dell’ispirazione. Spero che leggere questa piccola fanfiction vi piaccia e vi diverta quanto ha divertito me scriverla con la collaborazione di mio marito (sotto sotto anche lui come Sam si diverte a shippare destiel!)! Un grazie a Dreamer_Vampire che mi ha spiegato perché Dean è bottom fino al midollo.

https://www.facebook.com/drunkcassaysthebestthings/photos/a.1655600261334876.1073741829.1655553008006268/2156725674555663/?type=3&theater

 

 

 

 

   
 
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