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Autore: Recchan8    29/03/2018    0 recensioni
Questa è la storia di un primo amore adolescenziale, di un'estate trascorsa tra amicizie e incomprensioni.
Questa è la storia di Fabiola, Silvia, Flavia, Tiberio e Virgilio: cinque ragazzi, un unico filo conduttore.
Questa è la storia dell'Estate dell'Imperatore.
Genere: Commedia, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
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Fortunatamente il mattino seguente smise di piovere e le stradicciole di Serò vennero immediatamente asciugate dal caldo torrido di luglio.
Eppure io continuavo ad avere i brividi.
Alle undici ero ancora a rigirarmi nel letto in preda ai miei pensieri e ai miei tormenti che non mi avevano fatto chiudere occhio per tutta la notte; finalmente riuscivo a comprendere quel pover'uomo dell'Innominato manzoniano.
Mi ero appena rintanata sotto le coperte quando qualcuno entrò in camera mia senza troppi complimenti e mi levò di dosso la coperta. Mi rannicchiai tappandomi il viso e mugugnando cose senza senso.
-"Alzati, ti devo parlare"- disse una voce lapidaria.
Da una fessura tra le dita lanciai un'occhiataccia al mio aggressore. Virgilio se ne stava in piedi accanto al letto con in mano un lembo della coperta e mi stava guardando con un'espressione che non gli avevo mai visto sul viso. Mi tirai su a sedere, mi passai una mano tra i capelli e sospirai. Gli strappai di mano la coperta e me la rimisi addosso.
-"E' urgente?"- gli domandai parecchio seccata.
-"Abbastanza"-.
Alzai un sopracciglio e sospirai di nuovo. Al momento avevo cose più importanti a cui pensare, ad esempio Tiberio e la mia improvvisa cotta per lui. Annuii e, controvoglia, gli indicai la porta.
-"Vai di là, prenditi una sedia e chiudi la porta. Dove sono i miei nonni?"-.
Virgilio andò a prendersi la sedia, la posizionò accanto al letto e si sedette poggiando i gomiti sulle ginocchia.
-"Sono andati in piazza coi nonni di Silvia"- rispose piatto.
Mi infilai nuovamente sotto le coperte e mi girai in modo da poterlo guardare in faccia. Dalla sua espressione e dal suo tono di voce mi venne spontaneo pensare che ci fosse qualcosa che non andava in lui.
-"Perdona lo stato pietoso"- dissi dopo un po'. -"Avresti dovuto avvisare prima di piombare in casa"- aggiunsi borbottando.
-"Ti ho inviato un messaggio alle otto, ma non mi hai risposto"-.
Sorpresa, allungai la mano sul comodino, presi il cellulare e notai che effettivamente mi era arrivato un messaggio. Non mi domandai nemmeno da chi Virgilio avesse preso il mio numero; la risposta era troppo ovvia.
-"Scusa, dormivo. Ho avuto una nottataccia..."-.
-"Ti sei sentita male?"- mi chiese senza traccia di preoccupazione nella voce.
-"Non... proprio"- risposi dopo un attimo di esitazione.
-"Sai, anche io. E' stato difficile da accettare, ma alla fine ce l'ho fatta"- disse con una punta di amarezza.
-"Di cosa stai parlando?"-.
Sospirò, si passò una mano tra i capelli e si coprì il viso. Le sue parole mi arrivarono ovattate.
-"Flavia è innamorata di Tiberio e... E io non posso farci niente"-.
"Merda", pensai.
Storsi la bocca e abbassai gli occhi. Alla fine se n'era accorto e, come previsto, ci stava male. Mi dispiaceva vedere un ragazzo solare come Virgilio ridotto in quello stato, con i sogni infranti e lasciato solo ad affrontare l'amara realtà.
-"Virgo..."- iniziai. Gli posai una mano sul ginocchio e lo scossi. Lui mi guardò da una fessura tra le dita. -"Ehi, non disperarti, non è la fine del mondo; se ti piace davvero Flavia..."-.
-"Ovvio che mi piace davvero!"- mi interruppe.
-"Allora cosa aspetti a riprendertela? Conquistala, falla tua, ma non con trucchetti infantili"- dissi sorridendogli. -"E poi a Tiberio non piace Flavia, giusto?"-.
Provai una piccolissima nota di piacere nel pronunciare l'ultima affermazione, ma cercai di non farlo notare a Virgilio.
-"Mh..."-.
-"Finiscila con quel muso lungo"- lo ripresi. -" A Tiberio non piace Flavia e quando lei se ne renderà conto ci starà male, ed è allora che tu ti farai vivo..."-.
-"Sarei la ruota di scorta?"- commentò sprezzante.
Alzai gli occhi al cielo e mi rigirai dall'altro lato, dandogli le spalle.
"Negatività alle stelle, eh?".
-"No Virgo, saresti il ragazzo furbo. Nella maggior parte dei casi questo... stratagemma funziona, fidati"-.
-"Allora devo andare da Flavia e dirle..."- disse, e fece per alzarsi.
-"No! Stai fermo dove sei!"- esclamai tirandomi su a sedere e afferrandolo per un polso. -"Non creiamo confusione, per l'amor del cielo!"-.
Virgo mi guardò storto e strinse gli occhi.
-"Tu lo sapevi di Flavia, ammettilo"-.
"Sì, lo sapevo".
-"No, non ne sapevo niente"- mentii.
-"Stai mentendo, te lo leggo negli occhi"-.
-"Che palle, sì"- ammisi sbuffando.
-"Perché non mi hai detto niente?"-.
-"Ho preferito non farlo per non farti star male; e poi, onestamente, pensavo che la tua idea del finto interessamento per me avrebbe dato i suoi frutti"-.
Guardai Virgilio mentre si alzava, si legava i capelli con un elastico e riportava la sedia di là.
-"Molto carino da parte tua"- constatò sarcasticamente.
-"Eddai..."- alzai gli occhi al cielo.
-"Avrei preferito di gran lunga che tu me lo avessi detto prima; mi sarei risparmiato un sacco di illusioni"-.
Sorrisi e scossi la testa.
-"Dicono tutti così, ma poi quando si trovano di fronte alla realtà fuggono"-.
Mi lanciò una breve occhiata, controllò l'ora sul cellulare e abbassò lo sguardo.
-"Andiamo, riprenditi; dobbiamo passare al piano B"- continuai.
-"Piano B..."- borbottò schifato. -"Che rottura, vada per il piano B"- disse con un'alzata di spalle. -"Tanto non ho niente da perdere"-.
-"Esatto!"-.
Allungai una mano sul comodino, presi il cellulare e cercai in rubrica il numero di Silvia. La chiamai per aggiornarla sugli sviluppi della vicenda, e per tutta la durata della telefonata mi dovetti sorbire le occhiate stupite e di disapprovazione del biondo, che evidentemente non sospettava minimamente che io e Silvia fossimo a conoscenza di tutto. Terminata la chiamata gli sorrisi amabilmente.
-"Le donne ne sanno una in più del diavolo"- dissi. -"Ma mi domando per quale motivo abbiate tutti deciso di manifestare i vostri sentimenti in questo periodo..."-.

 

 

Si dice che si rida per non piangere.
Io ridevo per non pensare alla situazione in cui mi ero ficcata. Un dannato circolo vizioso, ecco cos'era. Avrei preferito di gran lunga restarne fuori, al massimo come collaboratrice di un membro del circolo; invece ero stata risucchiata dalla forza centrifuga e non riuscivo più a uscirne.
In una notte.
Tutto era successo in una notte.
Mi immaginai l'Innominato che, avvolto nel suo mantello e circondato dai bravi, spalancava le braccia e, con un tono teatrale, mi diceva "Benvenuta nel club delle conversioni istantanee!".
Oh be', grazie.
Dopo pranzo mia nonna andò nella piazzetta della chiesa con le sue amiche, mio nonno si avventurò nel boschetto a caccia di more con un certo Antonio, e io rimasi in casa, sola a dover affrontare i miei pensieri e le mie risate isteriche. C'era un solo modo per sconfiggerli entrambi: il latino.
Aah! Lo straordinario effetto purificatore del latino: ti mantiene così concentrato sulla versione, sull'analisi del testo, sulla ricerca dei termini sul vocabolario...
-"Quello è un genitivo, non un nominativo"-.
Alzai la testa dalle pagine del vocabolario e sobbalzai. Tiberio era seduto di fronte a me. Tiberio con una t-shirt viola. Tiberio con il suo dannatissimo paio di jeans scuri.
"Ma tra tutti i giorni, proprio oggi doveva venire? E senza preavviso?!" pensai.
-"Io... Lo so!"- sbottai abbassando lo sguardo.
Non riuscivo più a guardarlo in faccia, non riuscivo più a odiare la sua presunzione e le sue puntualizzazioni da insegnante di latino; vedevo solo il bel ragazzo e il suo carattere da bambino viziato.
Ancora non riuscivo a crederci. Magari si trattava solo di un piccolissimo complesso di gelosia causato dal comportamento di Flavia...
Mi alzai di scatto dal tavolo, entrai in casa e feci tre giri su me stessa.
"Che sto pensando? E' possibile rincoglionirsi così tanto in una sola notte?".
-"E questo qua è il costrutto di un dativo di possesso. Certo che te la sei scelta difficile oggi..."- mi disse dalla veranda.
Volevo dirgli di andarsene. Volevo dirgli di lasciarmi in pace, di levarsi di torno e di lasciarmi tradurre la versione come volevo, ma non ci riuscii. Vederlo lì, seduto in veranda, mi rendeva contenta e irrequieta allo stesso tempo. Mi sembrava di essere in cima a un promontorio, dove la bellezza del paesaggio ti affascina e la pericolosità dell'altezza ti spaventa.
-"Non ho pranzato, ti è avanzato qualcosa per caso?"- mi domandò a un tratto.
-"Scusa?"-.
Scacciai i pensieri funesti, mi affacciai sulla veranda e lo guardai con tanto d'occhi. Lui strinse le labbra, alzò le sopracciglia e si alzò. Entrò in casa senza troppi complimenti, passandomi accanto, e andò ad aprire il frigorifero.
-"Tiberio!"- esclamai.
Anche l'anta del frigo protestò cigolando.
-"Ho fame"- si giustificò.
Prese una busta di prosciutto crudo, si tagliò due fette di pane e portò il tutto al tavolo fuori. Si risedette sulla sedia di paglia con un sorriso di soddisfazione stampato sulla faccia.
-"... Fai pure come se fossi a casa tua, ci mancherebbe altro!"- lo seguii borbottando.
-"Ah sì? Allora non è che..."-.
-"E' un modo di dire!"- esclamai esasperata.
Lui si fermò con un pezzo di pane in mano, poi mi sorrise con uno dei suoi rarissimi e sinceri sorrisi, e io mi sciolsi. Mi aggrappai allo stipite della porta per non cadere, lui lo notò e mi guardò male, poi tornò a occuparsi del suo pranzo.
"Non importa, fai quello che ti pare; basta che tu stia qui".
Chiusi gli occhi e scossi forte la testa. Feci qualche respiro profondo, abbandonai la mia ancora e mi sedetti di fronte a lui. Come sempre, a dividerci c'era il libro delle versioni di latino.
-"Sei peggiorata, fattelo dire"- disse dopo aver finito di mangiare.
-"A cosa?"- chiesi esitante.
-"Latino. Vammi a prendere un po' d'acqua"-.
"Col cavolo, alzati e vacci tu! Dove pensi di essere, al ristorante?!".
Invece le mie simpatiche gambe si alzarono e si diressero in cucina. Ritornai qualche secondo dopo con in mano un bicchiere, lo porsi a Tiberio e lui nel prenderlo sfiorò le mie dita. Istintivamente lasciai la presa e il bicchiere cadde sulle mattonelle della veranda. Schegge di vetro ovunque.
-"Dio...!"- esclamai.
Dio. Perché era toccata a me quella dannatissima conversione notturna? Perché mi doveva piacere un tipo problematico come Tiberio? Perché non riuscivo più a comportarmi normalmente con lui? Perché il giorno prima stavo così bene e adesso mi sentivo uno schifo? Perché mi ero fatta rimandare a latino? Se non fosse stato per il latino, a quell'ora sarei stata al mare, nella mia città a divertirmi coi miei amici. Invece mi era toccato Serò di Zignago, Serò e Tiberio. Tiberio e il suo carattere di merda. Quel carattere che per qualche oscuro motivo mi intrigava. Tiberio stesso mi intrigava. Forse stava davvero iniziando a piacermi.
-"Tiberio..."- riuscii a dire dopo un minuto buono.
-"Vado a prendere la scopa"- disse.
-"No"-.
Si fermò, ormai sulla soglia di casa.
-"Vai... Vai via. Non è giornata oggi. Credo di non sentirmi bene"-.
Tiberio mi guardò negli occhi per qualche secondo, spostò poi lo sguardo sui frammenti del bicchiere per terra, fece spallucce e se ne andò, come al solito senza salutare.
Sbuffai, sospirai, imprecai e tirai calci all'aria. Mi misi a raccogliere con le mani le schegge di vetro.
Una settimana. Ancora sette giorni e i miei sarebbero venuti a riprendermi, a riportarmi alla civiltà, a portarmi lontana da Tiberio. Non dovevo far altro che cercare di controllarmi per una settimana. Dovevo assolutamente riuscirci.
Mi tagliai un dito con una scheggia e il sangue cominciò a uscire dalla ferita.
-"Soffri dentro, soffri fuori"- sbottai.

 

 

Mi chiusi in camera subito dopo cena e mi affacciai alla finestra; nel vicolo di sotto tre gatti mi lanciavano occhiate supplichevoli.
-"Che volete?"- domandai scocciata.
Uno di loro, un gatto bello rotondo, miagolò e si strusciò il muso con una zampa. Di sicuro stava cercando di ammorbidirmi, di corrompermi per ottenere qualche avanzo di carne; ma quella sera non ero in vena di atti di carità.
Forse stavo dando troppo peso alla faccenda, la stavo prendendo troppo sul serio. In una settimana tutto si sarebbe risolto; non dovevo far altro che farmi gli affari miei e, se proprio non riuscivo a interagire normalmente con Tiberio, ignorarlo.
Che problema c'era?
C'erano Flavia e Virgilio, ecco cosa c'era.
D'accordo, a Tiberio non interessava Flavia, ma mi dava comunque noia vederla ronzare attorno a lui e provarci al limite della decenza; e Virgilio... Non potevo lasciarlo proprio adesso, non dovevo chiudermi in me stessa per una cavolata e non aiutarlo.
Storsi la bocca e annuii. Mi ritenni soddisfatta della mia analisi interiore anche se non pienamente, così presi il cellulare e inviai un messaggio a una delle mie due migliori amiche (nonché compagne di classe), Alessandra.
- Come va? :D
Mi sdraiai sul letto e attesi la risposta, che arrivò meno di un minuto dopo.
- Ehi! Sempre viva? Tutto bene, dai :) Certo, avrei preferito non dover studiare fisica d'estate...
Mi scappò un sorriso.
- C'è chi ha fisica e chi latino ;)
- Siamo messe bene! :') Di' un po', c'è qualcosa che non va o mi hai scritto davvero solo per fare due chiacchiere?
Come previsto Alessandra si era mostrata capace di leggere tra le righe: io non sono mai stata il tipo che scrive messaggi o telefona tanto per fare, se lo faccio è per un motivo ben preciso; e Ale lo sapeva bene.
Impiegai qualche minuto a rispondere. Non sapevo come spiegarle la faccenda.
- Per farla breve, credo che mi piaccia un ragazzo ma non mi sta bene che mi piaccia. Ha un carattere molto particolare.
- E lui? Cosa dice?
- Ale, ho capito che mi piace 'sto qui solo ieri notte, dopo una settimana che ci siamo conosciuti! Secondo te mi vado a dichiarare così, su due piedi? E poi una mia amica mi ha detto che finisce per odiare chiunque si interessi a lui.
- Mi prendi in giro?
Ebbe la stessa reazione che avevo avuto io quando Silvia mi aveva parlato di quella brillante caratteristica di Tiberio. Sospirai e mi affrettai a rispondere.
- No, e visto il suo caratterino sono pronta a scommettere che sia vero. Che devo fare? Tra una settimana i miei mi vengono a riprendere e ci sta che non lo veda mai più.
- Insomma, ti piace o no? >.>
- ...Non lo so.
La risposta secca e decisa di Alessandra mi lasciò sbigottita per qualche istante.
- Dichiarati. O la va o la spacca.
"Dichiararmi?!".
Guardai disgustata lo schermo del cellulare e mi passai una mano sul viso.
Dichiararmi. Che cazzata colossale. Non era passato nemmeno un giorno da quando mi ero resa conto che Tiberio mi piaceva; magari si trattava solo di uno dei vari effetti del caldo torrido, oppure di una semplicissima infatuazione che mi sarebbe passata da lì a pochi giorni.
- L'estate ti sta facendo male, ammettilo! Troppo studio, troppo caldo... :3
- Fabi, io ero seria. Voglio dire, è estate! E' tempo di divertirci! Se quel tipo ti interessa, provaci. Magari le cose poi vanno a buon fine, scopri che ti piace davvero e sei felice :D
Rimasi ferma immobile a leggere e rileggere il messaggio per due minuti buoni. Non aveva tutti i torti: era estate e in quanto tale dovevo godermela.
- Ci penserò, promesso.
- Sì ma fai in fretta. Il tempo non aspetta nessuno :/

 

 

   
 
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