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Autore: Dalhia_Gwen    30/03/2018    3 recensioni
Tutte le ragazze hanno un'ambizione, lei compresa.
Ma la sua è qualcosa di particolare.
Inconsueta.
Singolare.
Lei voleva diventare un marinaio.
Genere: Avventura, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Duncan, Geoff, Gwen, Scott | Coppie: Bridgette/Geoff, Duncan/Courtney, Duncan/Gwen
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: Contesto generale
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 Chapter 21



 









Da quando Geoff seppe della reale natura di Gwen, non la lasciò mai sola e, nonostante lei gli chiese di non mutare il comportamento nei suoi confronti, il biondino non poté fare a meno di provare un certo senso di protezione verso quella piccola perla che l’oceano offrì alla Warrior.

Era arrivata in punta di piedi senza pretese, e adesso, come un’onda anomala, stava sconvolgendo le loro vite, soprattutto quella del capitano Evans.

Erano oramai in acque familiari e diretti verso le Barbados per incontrare a Bridgetown lo sconosciuto che inviò una lettera dal contenuto inequivocabile al capitano.
E quest’ultimo era ansioso di sapere cosa mai quest’uomo sarebbe stato in grado di offrirgli in maniera così allettante ad un tipo come lui.
- Geoff, aggiornami della situazione. - chiese Duncan non appena arrivò accanto alla sua miglior vedetta, intenta ad osservare con attenzione le poche miglia che li separavano dalla meta.
- Manca poco capitano, ecco. - disse lui allegramente, mentre gli passò il cannocchiale tra le mani. Duncan lo prese, e poté notare tanti puntini sparsi all’orizzonte.
Si trattavano delle isole vergini, ammassate tra loro tanto da dare l’impressione di essere una sola e grande isola, viste sotto una certa prospettiva. Si trovavano dunque nel mezzo tra le Grandi e le Piccole Antille, i cui territori erano sotto il controllo e la protezione dei pirati e dei corsari.
- Timoniere, vira a 60 gradi Nord-Ovest. - urlò da prua a poppa a Brick che, dopo un accentuato consenso, guidò la nave verso la direzione ordinata dal capitano. Dopo aver fatto ciò, chiuse il cannocchiale e lo passò a Geoff che nel frattempo lo stava guardando con aria preoccupata. Duncan corrugò il viso, sospirando.
- Conosco quella faccia. Cosa ti turba? - chiese ad un certo punto il ragazzo moro, poggiandosi al parapetto. Il biondo lo imitò.
- Penso che sia poco prudente incontrare questa persona misteriosa con un carico di quel valore a bordo, Duncan. - iniziò lui, non distogliendo lo sguardo dall’orizzonte che era di una calma assoluta in quel giorno soleggiato.
- Siamo a casa, Geoff. Qui tutti ci rispettano, non potranno farci alcun torto. - spiegò allora il capitano pacato. L’amico sorrise scettico.
- Ti ricordo che non siamo a Tortuga. Lì possiamo davvero essere sicuri: quando ci si conquista qualcosa si può con certezza dire di controllarla appieno senza che sfugga qualcosa. Avremmo dovuto prima passare alla tua villa a Tortuga, depositare il tutto e riprendere il viaggio verso Bridgetown, o devo ricordarti ciò che hai dovuto passare in quella città? - chiese allora Geoff ricordando il ripudio che suo padre Edward Evans mosse nei confronti del figlio, accusandolo di non essere degno di tutti i possedimenti che gli assegnò.
Duncan amava la libertà, la giustizia e l’onestà, per cui non riusciva a sopportare coloro che se la prendevano con i più deboli, e il padre era uno di quelli che abusavano.
Era un pirata, uno dei più temuti e spietati, capace di uccidere i suoi stessi simili se non si fossero sottomessi alle regole. Solo con la sua ferocia si impose di governare, insieme a suo fratello Hugo, le Barbados, facendole diventare un’isola dittatoriale.
Quando Duncan nacque, gli fu subito imposta un’educazione severa e rigorosa, all’insegna della violenza e delle pene di ogni prezzo. Ma lui, all’epoca bambino, mostrò con la crescita la sua inclinazione alla pace e all’onestà, tutte qualità che la madre Elizabeth gli trasmise con tanto amore, andando anche contro lo stesso marito. Ma questi, una volta scoperto, la uccise davanti a lui, cancellando così l’unica persona cara al figlio.
Duncan stette talmente male da non mangiare per giorni, creandosi intorno a sé una corazza talmente dura da impedire a chiunque di oltrepassarla e a sé stesso di divenire nuovamente incline alle emozioni.
Così il ragazzo crebbe con un unico sentimento nel cuore: l’odio.
Non sapeva cosa significasse amare ed essere amato, e considerava deboli coloro che ne erano attraversati.
Lui non avrebbe più vissuto quei momenti di dolore, sarebbe stato freddo ed impossibile da manipolare, e tutti l’avrebbero temuto, persino il padre. Non gli fu difficile dunque architettare l’assassinio dello zio, compiendolo senza intoppi, intenzionato a lasciare al padre una chiara minaccia.
La rabbia di Edward fu tale che lo considerò traditore e con esso lo cacciò da Bridgetown e da tutti i territori che governava, ma ciò fu tutto quello che Duncan desiderò: andare via da lì, avere la sua libertà, pensare a modo suo ed essere sé stesso senza filtri. Ed era anche l’ultimo desiderio che la madre gli confidò, prima di morire.
 
- Sii te stesso, figlio mio. Solo così avrai la tua felicità. Tu sei un ragazzo speciale, e sono sicura che la troverai. -

Duncan ricordava ogni singola parola di quell’episodio, dalle urla ai pianti, e si promise di farle giustizia.
Tuttavia ci pensò il mare a regalargli quel momento di soddisfazione: apprese in una taverna che il famigerato pirata Edward Evans morì durante una spedizione di grosso valore, perdendo la vita durante un nubifragio, lui e i suoi uomini. La nave venne inghiottita dall’oceano, e i corpi senza vita vennero trovati su una spiaggia isolata.
 
Ad un tratto però Duncan si riprese dai suoi pensieri, facendo scontrare i suoi occhi colore dell’oceano con quelli dell’amico, azzurri quanto il Cielo.
- No, ma ci sono nato in quella città. Tutti conoscono il mio nome e mi temono, ed ho persone di fiducia sparse in tutta l’isola. Sta tranquillo, non succederà nulla. - disse, e in quel modo mise a tacere ogni tentativo di ribellione.

Geoff tornò a guardare l’acqua verde di fronte a sé, scuotendo lievemente il capo: voleva troppo bene a Duncan, ma a volte voleva prenderlo a pugni per la sua testardaggine.

Come in quel momento.

Per fortuna però, una visione angelica si fece largo al suo sguardo.

Notò Gwen prostrarsi al parapetto poco distante da loro, con gli occhi chiusi e col naso all’insù per respirare quell’aria frescolina che ognuno di loro sognò tanto durante il viaggio. Aveva le mani rosse, segno della fatica che quella mattina impiegò per fare al meglio i nodi alle vele, ma sul viso ebbe sempre stampato un largo sorriso.

Era contenta di essere lì, con loro e accanto al capitano.

Ella decise che, se non l’avesse avuto interamente per sé, avrebbe voluto essergli perlomeno fedele come marinaio, lavorando ed impegnandosi come tale.
Geoff sorrise compiaciuto, quando si rese conto che Duncan si ipnotizzò nel guardarla.

Era pazzo di lei, glielo leggeva negli occhi.

Lei aveva ancora indosso il travestimento da uomo, ma erano settimane che entrambi sapevano che così non fu mai stato.
Poi si ricordò della promessa fatta alla fanciulla, impegnandosi a creare una situazione favorevole per farli avvicinare.
All’improvviso gli venne in mente qualcosa, e si mise subito all’opera.
- Hey Jo! Vieni qui a guardare il panorama con noi! - esclamò lui mostrando un largo sorriso. A quelle parole Duncan parve risvegliarsi dallo stato di semi-incoscienza in cui nel frattempo cadde e, vedendola avvicinarsi, si issò per allontanarsi, ma prontamente Geoff glielo impedì afferrandolo per una manica della camicia.
- Capitano, perché non insegnate a Jo un po' di geografia? Scommetto che non sa nemmeno dove siamo. - affermò lui con aria furba. Lui gli lanciò un’occhiata tenebrosa che Geoff fece finta di interpretare male, tuttavia dovette mantenere la calma quando sentì la presenza della fanciulla dietro di lui.
Ella gli si fermò a pochi centimetri, scrutando quelle macchioline che nel frattempo assunsero una grandezza maggiore.
- Ve ne sarei molto grato, signore. La meta mi è sconosciuta, e queste isole ancor più. - ammise lei, per poi guardarlo.
In quel momento il capitano si sentì in trappola, maledicendo la sua attrazione per lei e l’altruismo eccessivo dell’amico. Non poté rifiutare, altrimenti qualcuno si sarebbe insospettito, così dovette cedere e sopportare quella piacevole tortura.
La guardò sconsolato, ma decise di appoggiarsi di nuovo al parapetto per essere alla sua stessa altezza.
- La vedi quell’isola sulla quale volano quei gabbiani? Quella è Gustavia. - incominciò lui con voca calda, invaso dal suo odore femminile. Nel frattempo Gwen si perse tra le sensazioni che stava provando, sentendo le loro braccia sfiorarsi per la vicinanza.
- Quella che abbiamo appena oltrepassato, invece, è Anguilla, ed è più grande. - continuò lui imponendosi di resistere a non guardarla.

Se l’avesse fatto, l’avrebbe baciata senza esitazioni.

Lei annuì poco convinta, e le scappò una leggera risata, che non sfuggì a Duncan.
Egli infatti si girò senza pensarci, ma quando se ne rese conto fu troppo tardi: si specchiò nelle iridi grandi e luccicanti di lei, che nel frattempo sorridendo mostrò anche i denti e le sue gote si colorarono di un rosso acceso. Gli mancò il respiro di fronte alla sua bellezza: si perse a guardare il nasino che più di tutti era rosso per la scottatura e poi la bocca, che giorni prima ebbe l’onore di assaporare più a fondo.
A quel ricordo sentì i propri istinti riaccendersi, ma Gwen lo sorprese di nuovo: afferrò la sua mano sinistra penzolante e la strinse nella sua destra, accarezzandola col pollice. Lui sentì una scottatura in quel tocco e la ritrasse velocemente, ma lei si avvicinò ancor di più al suo viso.
Erano distanti tra loro di pochi centimetri oramai.
- Cosa vuoi fare? Ti scopriranno così... - disse lui sottovoce, cercando di non cedere alla sua voglia di baciarla.
- Voi mi proteggerete, l’avevate promesso. - disse lei, mordendosi il labbro inferiore con fare sensuale.
- Non lo farò, se a provocarlo sarai tu. - continuò lui, deglutendo rumorosamente. Lei non smise di guardarlo intensamente.
- Perché vi comportate in questo modo? Sono giorni che mi evitate. - chiese lei, soffermandosi su quegli occhi che tanto amava.
- Perché tu ti comporti in questo modo? - chiese di rimando lui, suscitando astio da parte di lei.
- Non si risponde ad una domanda con un’altra. Da quando è successo quello che… - stava per dire lei, ma lui la fermò in maniera brusca.
- Non è successo proprio niente, era quello che volevi, no? - disse lui irritandosi, non capacitandosi di quell’improvviso interessamento.

E adesso cosa diavolo voleva? Non l’era bastato di essere riuscita a piegare la volontà di un uomo? Un capitano, per giunta?

- Io non volevo proprio niente! - esclamò lei, ferita dal suo atteggiamento.
- Appunto! Sei un membro dell’equipaggio e questo è… - non fece in tempo a finire la frase che Geoff e Topher, alti sull’albero maestro, gridarono all’unisono.
- Pirati in vista, capitano! Si stanno dirigendo verso di noi! - a quell’affermazione Duncan strinse i denti correndo verso la prua veloce e, prendendo il cannocchiale, scrutò per indagare. Gwen lo seguì spaventata, mentre sul ponte si elevarono esultazioni ed esclamazioni poco gradevoli.
Una nave pirata, all’apparenza un galeone, stava attraversando il mare con una certa fretta ma, quando intravidero un’altra nave di fronte a loro, decisero di affrontarla a viso aperto.
- Sono spagnoli, e appaiono anche sicuri di sé. Che siano dannati! Non hanno la minima idea con chi avranno a che fare tra poco. - affermò il capitano Evans sorridendo spietato. Gwen continuò a guardarlo stringendo le mani al petto, non nascondendo un certo timore. Era pur sempre il suo primo scontro da quando salì su quella nave, doveva aspettarsi che prima o poi avrebbe dovuto combattere per la sopravvivenza.
- Uomini, preparate i cannoni. Oggi ci divertiremo un po'! - ordinò Duncan mentre sul ponte tutti fremevano dall’eccitazione di far saltare in aria quella nave.
Gwen fu un tantino impaurita da quella sete di violenza che lesse sui visi dei ragazzi: certo, erano corsari, pirati o qualunque altra cosa volessero essere, ma esultare per qualcosa di così sporco le sembrò un po' masochista.
Questa era la legge della vita a bordo, si disse, e doveva abituarsi.
Inoltre con le nozioni di difesa che apprese poco tempo fa, avrebbe finalmente mostrato di che pasta era fatta, dando così prova di quanto fosse fondamentale per la ciurma.

O perlomeno fu quello che credette fino a quel momento.

Inaspettatamente avvertì una mano afferrarla per un braccio per poi essere trascinata verso la porta che portava agli alloggi. Si voltò verso colui che la strinse e scoprì fosse Duncan.
- C-Cosa state facendo, capitano…? - disse lei confusa dal suo atteggiamento. Lui era così serio che quando le rispose non le degnò neanche di uno sguardo.
- Ti sto portando nella tua cabina, è meglio che rimani lì. - nel sentire quelle parole, le si gelò il sangue e sgranò gli occhi neri.

No, non era possibile. Lei era un membro dell’equipaggio e come tale doveva combattere come loro e accanto a loro!

- No! Fermatevi! Io sono un marinaio! So combattere! - esclamò lei in preda al panico, divincolandosi, ma lui non la considerò nemmeno. Parve non sentirla.
Cercò di liberarsi dalla presa ferrea del capitano, mentre la rabbia prese il sopravvento su di lei facendola diventare una belva.
A quel punto lui fece più forza per prenderla e caricarsela sulle spalle, attraversando il corridoio a falcate fino a raggiungere la sua cabina, entrandovici.
- Lasciatemi! Non potete isolarmi sul più bello! - urlò lei mentre cercò di spostare il corpo massiccio di Duncan che le si fu parato davanti impedendole di oltrepassare la porta.
- Non farmi arrabbiare Gwen. Sono il capitano e decido io. Tu rimani qui fino a quando non sarà tutto finito. - replicò lui guardandola severo dalla sua altezza. Lei strinse i pugni fino a sentire male nel palmo delle sue mani, mentre gli occhi le si riempirono di lacrime.
- Ma perché? A cosa è servito che mi avete fatto imparare ad usare la spada?! A cosa è servito tutto quell’addestramento?! - urlò di lei in crisi, graffiandogli le braccia che la tennero stretta a lui.
- Siete un uomo ripugnate ed egoista! Mi avete preso in giro per tutto il tempo! Vi detesto!!! - gridò battendo forte i pugni sul suo petto abbandonarvici, per poi scoppiare a piangere disperata.
Dopo quell’affermazione lui rimase senza parole, sentendo il proprio cuore sgretolarsi di fronte al pianto di lei, così istintivamente la strinse ancor di più a sé.

Stupida ragazzina, quanta devozione per il proprio dovere e quanta cecità di fronte alla sua incolumità.
Solo il Cielo sapeva quanto l’adorava: non vi era stato nessuno in quell’equipaggio che gli mostrò così tanta lealtà in così poco tempo.

Perché non capiva? Perché non si rendeva conto che lui era terrorizzato all’idea che le potesse succedere qualcosa?

Prese improvvisamente il suo volto tra le mani e senza darle il tempo di capire le sue intenzioni la baciò di trasporto, in maniera dolce e tenera. Lei non oppose resistenza, incapace di muovere un minimo muscolo e, dopo qualche attimo di esitazione, ricambiò con la stessa intensità.
- So benissimo che tu possieda tutte le capacità per potercela fare, ma non potrei mai perdonarmi se ti accadesse qualcosa. Tengo troppo a te, piccola. - le sussurrò a pochi centimetri, nel momento in cui si staccarono. Lei lo guardò incantata, avvertendo le proprie gote riscaldarsi di fronte al nomignolo che a lui piacque affibbiarle.
- Adesso smettila di piangere, ti prego, e resta buona qui. Verrò io a prenderti quando sarà tutto finito. Me lo prometti? - chiese lui, baciandole il naso e sorridendole appena.
Lei ricambiò il sorriso e, sorprendendo anche sé stessa, si avvicinò nuovamente e lo ribaciò, stavolta mordendogli il labbro inferiore. Poi annuì, ancora stordita dalle emozioni che solo lui le faceva provare.
- Fai attenzione, però. - disse lei, dopo aver asciugato una lacrima che volle solcarle il viso. A quelle parole lui sorrise ammaliato e, dopo averle annuito, corse fuori per prepararsi alla battaglia.
Non appena lui lasciò la stanza, un brivido le percorse la schiena e le venne voglia di rannicchiarsi sul letto, mentre avvertì le urla dei suoi amici e altre che suppose fossero degli spagnoli. Notò che Duncan non fece scattare la serratura ed improvvisamente la voglia di solcare quella porta pervase la sua mente.
La mise alla prova, ma lei si mantenne, strizzando gli occhi per lo sforzo.

Sarebbe rimasta buona lì, non l’avrebbe deluso.

Non di nuovo.











Angolo Autrice:
Ciao a tutti i miei carissimi fan!
Rieccomi qui con un nuovo capitolo, non potevo lasciarvi alle feste di Pasqua a secco ;)
Ad ogni modo, questo capitolo è molto importante per la storia: infatti abbiamo innanzitutto il riappacificamento tra Duncan e Gwen, avuta grazie lo zampino del mitico Geoff, è venuto a galla il passato di Duncan e il motivo per cui si comportava in maniera enigmatica e distaccata, nonché la scelta di voler divenire un pirata di quel calibro e spietatezza un po' dappertutto.
E cosa non meno importante sembra proprio che i nostri ragazzi debbano prepararsi ad una battaglia!
Cosa succederà? Ce la faranno?
Non vi resta che segurimi!
Spero con tutto il cuore che il nuovo capitolo vi sia piaciuto e vi dò appuntamento al prossimo!

Intanto vi auguro una serena e dolce Pasqua!

 
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Dalhia_Gwen 
  
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