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Autore: KH4    31/03/2018    0 recensioni
- Noise è un bel ragazzo. - Ma pur dicendoselo, accostando la lignea rigidità del proprio raziocinio, era come se la sacralità dei suoi impalpabili confini gli si abbandonasse in grembo.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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Quale dita toccheranno
in futuro
quei fiori rossi?

Matsuo Basho.
- Quindi, tu...Vorresti solo dormire. -
Doveva star pensando che fosse strano, il cervello conciato a poltiglia da un mistico cocktail di pasticche e mancato buon senso. Unico avrebbe riscosso il giusto impatto alla reazione da lui simulata, ma Noise aveva già tenuto da conto la precocità della sua stessa pretenziosità.
In principio, luoghi come le discoteche ne scorticavano la pelle per l’atonia di una serata fissatasi nell’esclusivo bere senza limiti, ma sottilizzare i gusti personali di Roy rientrava come passaggio ultimo di una concatenazione che quella sera aveva deciso di abbandonare in un punto impreciso del proprio raziocinio.
Con le mani affondate nelle tasche e i piedi a strisciare mollemente, aveva boccheggiato l’agrodolce essenza di una trama attecchitasi allo stomaco per quel rosa non dissimile a una cicca masticata, dove mugolii concitati danzavano fra ombre astruse. 
Il suo non era un metro oggettivo ponderato da mani divine, tuttavia l’apparenza non rimaneva che una facciata laminata a cui era sufficiente una piccola pressione per incresparsi di tutte le fratture abili a rivelarne la condizione disastrata; le leggi del Rainbow non si sarebbero allontanate più di tanto da quel genere di schematismo, seppur gli interni evidenziassero un’ambrata accuratezza nel cancellare l’abbacinante fastidio stroboscopico dentro cui le persone danzavano madide di follia. Quanto meno, Roy sapeva scegliere in base anche alle sue preferenze e ciò non poteva che fortificare l’ego di quest'ultimo in un lavorio di chiacchiere che avrebbe aggiunto ai ricordi da misurare con spregiudicata soddisfazione.
Stava giusto guardandosi in giro, in cerca della sua testa rossa, quando si lasciò distrarre da un’immane casualità che, osservata esternamente, si sarebbe concretizzata in un nulla.
Quel cameriere che stava servendo a qualche tavolo più in là, con un cravattino a chiudere la camicia bianca spezzata da un gilè scuro che, dannazione, lo fasciava senza innalzare piega alcuna, lui lo conosceva.
Conosceva il platino gentile di quella chioma che imprigionava il sole pomeridiano in una posa discinta nell’impressione divenuta consapevolezza di essere a sua volta scandagliato. Inizialmente lo aveva squadrato come a volersi accertare che dietro la vellutata maschera di fondotinta - che non dissimulava la pelle insonne - ci fosse veramente lui; forse non poteva avanzare la pretesa di padroneggiarne le intime preferenze, ma pur nell’assenza di effettive mescolanze Noise attribuiva a quelle iridi d’acquamarina, frastagliate d’agata infusa di puro smeraldo, la sapienzale arte di abitare il ciglio del mondo senza che la sua posizione ascendesse totalmente a una mera timidezza.
- Ho pagato per fare con te quello che voglio e siccome sto crollando dal sonno possiamo farlo insieme. - Le labbra del biondo assaggiarono poi un altro sorso di rum e cola, schiuse nell’irrisorio valore di un tempo sospeso sopra il proprio immobile asse.
Il privè occupato da entrambi gli aveva richiesto un mese e mezzo di fittizie dissertazioni prima che la decisione di noleggiarlo fosse definitiva; Silver serviva sostanzialmente ai tavoli, ma ciò non aveva esentato Noise a fantasticare su come le sue dita sarebbero state abili a disegnare archi luminescenti semplicemente carezzando l’aria con la medesima premura con la quale la sfiorava. Soltanto puntandovi il proprio interesse si era reso conto di come egli gli fosse sempre, in qualche maniera, sfuggito: pareva perlopiù un’ombra di gioventù a cui capitava ogni tanto di calpestare la luce.
L’essenza, invece, era quanto più bramava e neppure la disposizione di evidenti ostacoli lo aveva spinto a desistere.
- I camerieri non sono sul listino prezzi. -
- Te ne darò mille per tutte le volte che chiederò di lui. Ovviamente l’offerta include che stia con me per tutta la notte senza altri eventuali incontri, la tua disponibilità a salvaguardarlo dai poco di buono e la mia promessa a non fargli nulla che ti valga il posto di lavoro. Se non ti sembra equo sono pronto a contrattare. -
- Mille? Per il piccolo Silver? -
- E’ il suo nome? -
- Ti sembro uno a cui interessa sapere il nome di un moccioso? Comunque con mille potresti scoparti chiunque fino a mattina, a patto che sia consenziente. -

Con la mente a governare i sensi laddove altre si rendevano oblique, Noise aveva subito adocchiato Beast come possibile filtro al suo progetto. Il buttafuori del Rainbow conosceva le regole e sapeva distinguere chi si adeguava ad esse da chi tentava di aggirarle, ma non sdegnava la categoria di chi era in grado di ammorbidirne le maniere con lauta mancia - purchè riuscisse a carpirne le intenzioni -.
Aveva inquadrato Noise prima ancora che gli fosse del tutto davanti, categorizzandolo fra i volti accesi di brioso fervore, e gli erano occorse le sere successive per comprendere come la sua mente fosse allenata ai giochi di potere - oltre che una sostanziosa gratifica versatagli nella tasca dei pantaloni -. I suoi erano il genere di occhi dentro cui si ravvisa un’imprevedibilità nota solo ai petali rutilanti, tanto delicati nel loro oscillare da rendere il tempo d’attesa una tortura. E come anch’essi, possedevano un suolo che li costringeva allo stesso modo di una catena.
- Ehi, fiocchetto, sei richiesto. - Il gracchiare del gigante non si era scomposto dal suo suono grottesco quando aveva richiamato l’attenzione dell’albino, additandogli con lo sguardo il suo tavolo, dove egli lo aveva salutato con un cenno della mano.
- Niente cazzate, biondino. - Era stato infine il suo implicito monito mentre il fracasso del locale si allontanava e con lui il polso del ragazzo chiuso nel suo palmo.
- Perché? -
- Te l’ho detto: ho sonno. Anche tu ne hai, e un bel po’ anche. Pensi forse che non me ne sia accorto osservandoti? -
- No, io intendevo… -
Perché mi osservi? Questo lesse fra i viticci che annodavano la sua incomprensione. Perché me?
- Perché ti reputo un bel ragazzo. E perché hai detto che non era un problema. -

Note di fine capitolo:
Terzo capitolo postato, finalmente diamo la parola a Noise e scopriamo il nome del misterioso ragazzo! Lentamente i pezzi si congiungono, ma siamo ancora un poco distanti da averli tutti in mano! Come sempre ringrazio i miei amatissimi lettori e recensori! Un bacione!!!
  
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