Anime & Manga > Tokyo Mew Mew
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Autore: GaTTaRa PaZZa    02/04/2018    0 recensioni
Cosa sarebbe successo se Ryou e Keiichiro avessero scelto altre ragazze con il DNA compatibile a quello degli animali codice rosso? Se invece di Ichigo, Minto, Zakuro, Purin e Retasu avvesero trovato altre candidate?
Questa fiction è un adattamento delle puntate dell' anime secondo il carattere di queste altre mew mew (vedrete moltissime similitudini e citazioni, le battute a volte sono anche le stesse, a volte con varianti). Noterete che le mew mew non saranno cinque, ma ben sette. Sono ispirate alle mie amiche più intime, non potevo tralasciarle!!
Spero vi piaccia, commentate negativamente o positivamente, voglio sincerità! :)
Genere: Azione, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Kurumi camminava tranquilla di ritorno dal Caffè. Aveva preso il treno, era scesa alla sua fermata, e adesso aveva un piccolo tratto a piedi da fare. Viveva un po’ lontano dal centro urbano; con il treno ad alta velocità non aveva problemi a muoversi, ma fortunatamente la sua zona era più rustica, più di campagna. Le piaceva; gli alberi erano quasi già del tutto spogli, ed il fossato attorno alla via creava una nebbia densa, fitta, che celava il tappeto di foglie di acero rosso che solitamente l’accompagnava fino a casa. Quell’odore umido la rasserenava, era familiare e melancolico.  In braccio teneva un sacchetto con gli avanzi di ciò che non avevano venduto al Caffè; suo padre sarebbe stato contento.
Un rospo gracidò roboante e fiero; Kurumi fece finta di nulla, anche se dentro di sé un piccolo spavento l’aveva provato, per la sorpresa. Continuò dritto, indifferente. Era abituata, eppure…
“Ma non dovrebbero essere già in ibernazione?” si domandò. Era Novembre, faceva freddo. Che ci facevano ancora in giro questi anfibi?
Un altro gracidio. E ancora. Sempre di più, e sempre più forti. Rane, ranocchi, e rospi erano come impazziti. Finché una rana con delle cosce da culturista non le si parò davanti.
«Oh, un Chimero» commentò, con naturalezza. Posò i sacchetti e la borsa a terra. «Mew Kurumi! Metamorphosis!» disse, e si trasformò. Era pronta a tirare fuori la sua arma, quando una decina di rane body builder raggiunsero il primo Chimero. «Sono troppi…» sospirò, guardandosi bene attorno. Ce n’erano altri che dovevano ancora arrivare? Da quanto erano stati creati? Da quanto se ne andavano in giro a piede libero?
E poi lo notò. Pai svettava sopra di lei, semi-nascosto dal buio e dalla nebbia. Il suo volto era male illuminato, non riusciva a guardarlo negli occhi.
«Ribbon Kurumi Maze!». La ragazza fece vorticare il suo bastone, e le bolle di veleno colpirono solo alcuni dei Chimeri. Il grosso del lavoro era tutto da fare.
«Rassegnati» l’intimò Pai, immobile. «Sono troppi per una sola».
Kurumi sogghignò. Un paio di rospi provarono ad attaccarla, ma li schivò in tempo. «Non ci ho ancora messo abbastanza impegno! Ribbon Kurumi Maze!». Questa volta la mew mew si mise a roteare su sé stessa, veloce come un rocchetto di filo dentro una macchina da cucire. Le bolle color rame continuavano a formarsi copiosamente. Funzionavano da barriera; quando i Chimeri le balzavano addosso, incontravano il vortice di bolle che li neutralizzava e distruggeva l’alieno parassita.
Iniziava a girarle la testa, ma doveva resistere. Eccone altre due. Ancora cinque, ed era fatta… mancava poco… L’ultima… ce l’aveva fatta! Mew Kurumi si fermò, ginocchia a terra. Sentiva vorticare tutto intorno. Guardò in alto, in cerca di Pai.
«Hai ostacolato i miei piani» commentò, distaccato, come se la cosa non lo riguardasse minimamente. Con uno scatto rapido, tirò fuori un ventaglio: «Fuu rai sen!».
Dal ventaglio scaturì un piccolo fulmine; Mew Kurumi rotolò prontamente da un lato. Non aveva mai visto quell’arma, doveva fare attenzione.
“È venuto qui solo… gli altri due alieni che fine hanno fatto? E perché le ragazze non sono qui ad aiutarmi? Mash deve aver captato la sua presenza… a meno che… non abbia percepito solo l’alieno più vicino. Si sono divisi apposta”.  
Prese una decisione al volo. Era o non era una ragazza lontra? E aveva o non aveva dei superpoteri? La coda larga e piatta l’avrebbe fatta nuotare velocemente, e le orecchie e le narici le si sarebbero chiuse sott’acqua. Avrebbe ripercorso la canaletta fino a raggiungere il fiume, e nuotato il più velocemente possibile fino a raggiungere il centro città.
Mew Kurumi sbuffò, lanciando un’occhiata alle borse lasciate sul terreno bagnaticcio. Avrebbe dovuto recuperarle più tardi. Sorrise a Pai in quel suo modo un po’ inquietante, e saltò nel fossato.
***
«Presto, correte, mettetevi in salvo!» stava gridando mew Shikimi a squarciagola, mentre frotte di gente correvano come una mandria impazzita in tutte le direzioni.
Chimeri. Chimeri dappertutto.
«Veloci, ma in ordine! Non fatevi prendere dal panico, ci siamo noi a gestire la situazione. Uno per uno, da bravi, fuori di qui!». Mew Kinoko teneva in mano un megafono e una paletta da vigile del traffico, inadeguatamente piazzata sulla testa di una sobria e autorevole statua di qualche personaggio importante.
Mew Shikimi era riuscita a contattare solo lei; era stata l’unica ad averle risposto al telefono. Chissà che diamine stavano combinando le altre. Il radar di Masha l’aveva portata lì in quel parco, e la foca l’aveva raggiunta subito. «Ribbon Shikimi Coin!».
La coniglietta puntò la sua fionda a caso nel mezzo della mischia di Chimeri. Erano stati creati sicuramente da Taruto; il suo stile consisteva nell’unire vegetali agli alieni parassiti, e quei cosi sembravano tante barbabietole assassine. Lanciò i suoi tappi uno dietro l’altro, munizioni infinite che comparivano da sole ogni volta che ne tirava una. I Chimeri colpiti tornavano ad essere dei daikon senza vita, ma ce n’erano così tanti…
«Ribbon Kinoko Spice!». La mew mew evocò la sua fidata padella, la quale assunse dimensioni esagerate. Faticava a tenerla in mano. «To’, maledetti!» esclamò, e tirò la sua gigante arma addosso a un gruppetto di Chimeri, troppo lento da evitare di finire schiacciati sotto il peso dell’acciaio inox antiaderente.
Questo li aveva fatti alquanto arrabbiare. L’orda di daikon mannari si ammassò sotto la statua.
«KYAAAAA! ANDATE VIA, BRUTTI MOSTRI! TORNATE DA DOVE SIETE VENUTI!!!».
Shikimi recuperò la padella della compagna, tornata nelle sue dimensioni originali. E adesso come gliel’avrebbe riportata?
Un risolino la fece girare di scatto, guardinga. Ma già sapeva a chi apparteneva.
Taruto volteggiava nell’aria con un’espressione compiaciuta, i canini aguzzi che spiccavano sul suo sorriso infantile. «Chimeri! Addosso!» comandò, indicando la piccola mew mew indaco.
«Oh CA…!» imprecò la ragazza, nel panico. I daikon indemoniati si stavano raggruppando in una folla compatta, e muovevano rapide le loro radici verso di lei.
«Mew Shikimi! Lanciami la mia arma!!» le urlò mew Kinoko, sventolando le braccia dalla sua sicura posizione sopraelevata.
La coniglietta si mise in posizione; con una perfetta esecuzione del lancio del martello degna di un campione olimpionico, riuscì a restituire la padella alla sua proprietaria, che le faceva degli strani gesti con le mani. Perché le stava facendo segno di girare intorno alla statua…?
I Chimeri le erano alle calcagna, doveva cominciare a correre! La ragazza cominciò a darsela a gambe, mentre la risata irritante di Taruto le echeggiava nelle lunghe orecchie bluastre.
«PSSS! MEW SHIKIMI!!! PSSSS!» continuava a chiamarla la foca monaca. Ed insisteva con quel gesto; indice in fuori, disegnava un cerchio attorno a sé…
“Aspetta… forse ho capito cos’ha intenzione di fare”. Mew Shikimi si avvicinò alla compagna, e l’orda di vegetali impazziti la seguì a ruota. Cominciò a fare dei giri larghi intorno alla statua, sperando che il cervello di dei daikon non fosse abbastanza sviluppato per far sì che decidessero di dividersi e di braccarla su due lati.
Mew Kinoko, dall’alto, cercava di calcolare la velocità con cui giravano intorno a lei. Così compatti, sarebbe stato un gioco da ragazzi prenderli tutti… «Ribbon Kinoko Spice!». L’ombra tondeggiante della padella gigante cadeva scura sopra i Chimeri; bastava solo lasciarla andare al momento giusto. «ORA!» gridò, e mew Shikimi saltò con tutta la sua forza fuori dal girotondo.
SPLASH.
«Brave ragazze! Brave!». Masha ciondolava avanti e indietro, soddisfatto, ad ingoiare gli alieni parassiti che vagavano storditi sul campo di battaglia.
«Maledette ficcanaso!» strillò l’alieno, il visino tondo alterato dalla rabbia mentre guardava il trito di daikon spiaccicati al suolo.
«Ben ti sta, piccolo impertinente!», e mew Shikimi accompagnò le sue parole con una linguaccia.
Masha, da innocente pupazzetto rosa più grasso e soddisfatto del mondo, dalle braccia di Mew Kinoko ricominciò a vibrare e strillare come impazzito: «ALLARME! ALIENI! DIREZIONE NORD-OVEST! ALLARME!».
«Masha, l’alieno è proprio qui davanti a noi…» obiettò Kinoko, lanciandogli un’occhiataccia tra l’esasperato e lo scettico.
Ma come al solito, mew Shikimi fu più intuitiva: «No, Kinoko-chan! Ti ricordo che gli alieni sono tre… e le altre ragazze non sono riuscite a raggiungerci… vuol dire che sono intrappolate da qualche parte con altri Chimeri. Dobbiamo andare a dar loro una mano». La coniglietta afferrò Masha per un’aletta. «Forza, Masha. Andiamo!».
***
«Chi sei? Che cosa vuoi?» ringhiò Kisshu, tutti i suoi sensi all’erta mentre studiava il nuovo arrivato. Che cos’era? Un nuovo espediente di Deep Blue, magari? Il loro amorevole capo aveva progettato qualche mirabolante missione senza considerarli o avvertirli? Quello era uno dei loro, non c’era alcun dubbio. Il fenotipo era lo stesso suo… eppure… aveva un qualcosa di diverso. Una traccia nell’odore che non riusciva a individuare ed isolare dal suo complesso d’insieme.
«Tutto ciò che ti serve sapere è che sono un tuo nemico». Blue Night si era parato davanti a Mew Sakuranbo in posizione difensiva, pronto a proteggerla da ogni attacco. Tirò fuori dal fodero della cintura una spada luccicante, evidentemente nuova di zecca. Il rumore del metallo che sfilava dal cuoio fece accapponare la pelle alla mew mew, spaventata ma grata a quello sconosciuto per, beh, salvarle la vita.
«Interessante», commentò acidamente Kisshu. Estrasse rapidamente due pugnali e si fiondò sull’avversario.
Il misterioso biondo parò il colpo con la sua lama, e i due cominciarono a lottare. Kisshu rispondeva ai colpi a fatica, eppure lui era uno dei combattenti migliori del suo pianeta. A soli sedici anni gli era stato affidato l’incarico top secret direttamente da Lui, da Deep Blue. Nessuno dei ranghi maggiori era stato degno di fiducia, ma lui sì, lui che eccelleva a tutte le esercitazioni, lui che aveva dato tutto per primeggiare all’interno della fazione speciale dell’esercito… come poteva costui tenergli testa?
«DIMMI CHI SEI! CHE INTERESSI HAI NEL PROTEGGERE SAKURANBO?» sbottò, volando più in alto per mantenere una certa distanza. «RISPONDIMI! CHE COSA RAPPRESENTA LEI PER TE?».
Dal canto suo, la tigrotta avrebbe voluto sapere la risposta tanto quanto Kisshu. Li stava guardando combattere, inerme, così arrabbiata, frustrata e delusa da sé stessa per l’incapacità e l’impossibilità di fare alcunché. Si sentiva così inutile, una principessina da trarre in salvo dalla sua torre impotente. Ed era pure arrivato un cavaliere ad uccidere il drago al suo posto… ridicolo.
Eppure il suo nemico non era un drago feroce. Era un ragazzo che lottava per la salvezza del suo popolo. Non poteva dimenticare la conversazione con Keiichiro, non poteva fare finta di niente, come suggeriva Ryou. All’improvviso realizzò che non voleva che Kisshu si facesse male… doveva fermare quei due, doveva fermare la guerra che infuriava da ambo i lati. Un accordo doveva essere trovato…
Ma un tappo turchino s’impigliò improvvisamente esattamente sulla punta della spada di Knight Blue. Dopo pochi secondi, anche i coltelli di Kisshu si ritrovarono imbottiti di sughero celeste.
«Preparatevi a passare dei guai!», trillò una vocina.     
«Dei guai molto grossi!» l’accompagnò una voce più bassa.
«Proteggeremo il mondo dalla devastazione…».
«Uniremo tutti i popoli nella nostra nazione…».
Mew Sakuranbo si tirò uno schiaffo sulla fronte, scuotendo la testa afflitta. «Piantatela, ragazze! È il fandom sbagliato…».
I due alieni si erano girati a guardare, stupiti, l’entrata in scena di Mew Shikimi e Mew Kinoko. Si erano appostate sul tettuccio di un’auto, in piena rappresentazione dell’usuale ingresso trionfale stile Team Rocket. Mew Kinoko aveva addirittura una rosa rossa stretta fra le dita guantate.
«Meowth! Proprio così!», s’intromise una voce. Mew Kurumi, bagnata da testa ai piedi, brandiva saldo il suo bastone per le bolle, un sorrisetto sfrontato sulle labbra.
«Scusami, chibi-chibi Saku-chan, ma quel bel tipo prestante e affascinante chi è? Perché combatte contro i nostri nemici?» domandò la coniglietta con un tono particolarmente sornione.
Ai lati di Kisshu, comparvero dal nulla Pai e Taruto, che avevano seguito il gruppo delle mew mew fino a quel punto. «Che cosa è successo, Kisshu?» chiese il piccolo, preoccupato, mentre esaminava con i suoi dolci occhioni il compagno grondante di sudore, il respiro affannato.
«Chi è questo tizio?». Pai era palesemente seccato. Ridursi a chiedere informazioni agli altri, senza che lui ne sapesse qualcosa in più… non poteva essere.
«Non ne ho idea», biascicò infine, a malavoglia.
«Fuu Rai Sen!». Velocissimo, il ventaglio di Pai lanciò un fiotto di fulmini contro Knight Blue. Fu del tutto inutile, perché lui scattò prontamente fuori dal bersaglio.
«Adesso basta!» esclamò Mew Sakuranbo, spazientita. Caparbiamente, tirò fuori la sua arma. «Ribbon Sakuranbo Spirit!».
Le mew mew si tapparono prontamente le orecchie. Un lampo cremisi accecò gli occhi di tutti i presenti.
«PRESTO! Dobbiamo andarcene via subito da qui!» decretò Kisshu; pochi secondi dopo, gli alieni si erano già smaterializzati.
La rossa tirò un sospiro di sollievo. E poi sorrise, compiaciuta. Ce l’aveva fatta! Forse cominciava a capire come diavolo gestire i suoi stramaledetti tonfa… si girò a guardare il suo aiutante, e non più salvatore. «Beh, grazie! Sei stato grande! Però ti sei ferito al braccio…».
«Non ha importanza. Io vi difenderò sempre, questo è il mio compito» rispose Knight Blue, uno sguardo intenso ma distaccato in quelle sue iridi azzurro cielo.
E detto ciò, scomparve, dissolvendosi nel nulla, lasciando dietro di sé solo onde di curvatura spazio-tempo. E una tigrotta sbigottita.
Mew Kinoko strabuzzò gli occhi grigio-viola: «È sparito nel nulla... e non abbiamo nemmeno scoperto chi è!».
Infatti! Lasciarla lì così, di sasso, senza nemmeno un piccolo indizio sulla sua identità…
«SAKURANBO! Grazie al cielo…e le ragazze sono qui, meno male…». Mew Satou interruppe le sue elucubrazioni, tutta scarmigliata dalla corsa. Di fianco a lei c’era Ryou con il fiatone, altrettanto preoccupato. Quindi per questo ci aveva messo tutto quel tempo… era andata a chiamare lui!
«Non siamo riuscite a contattare Yuzu e Kanzou» comunicò Mew Shikimi, gli occhi blu che scrutavano con attenzione l’orsetta e il biondo. La sensazione che fra quei due stesse nascendo del tenero era fortissima.
***
La pelle nivea di Kisshu rifletteva una certa luce verdastra; giochi d’ombra e luce danzavano sul pallido volto dei tre giovani, ben decisi a discutere degli avvenimenti lontani dalle loro complici terrestri. Si erano ritrovati nella loro dimensione altra, fredda, inquietante. Lontana da orecchie indiscrete, lontana da tutti.
«Chi era quel tizio? Da dove è saltato fuori?». Era ormai la centesima volta che faceva quella domanda, a tutti a nessuno, ma a sé stesso in particolar modo.
Difatti, Pai appariva evidentemente stufo di quella nenia. «Anche se lo sapessimo, non cambierebbe nulla. Il nostro dovere è di seguire gli ordini che ci impartisce Deep Blue; cioè, liberarci della presenza della razza umana». Non gli pareva così difficile da capire. In fin dei conti, erano soldati. Dovevano eseguire gli ordini, senza fare domande.
Eppure Kisshu non sembrava così convinto. Da tanto tempo, forse addirittura da sempre, dubitava degli scopi del loro quasi-Dio. Era tutto così poco chiaro… il taciuto e il non-detto, se lo sentiva, era la parte consistente del loro rapporto con Deep Blue. «Toglimi una curiosità… per caso hai avuto modo di vedere Deep Blue?»
«No». Che domande, nessuno lo aveva mai visto. Dove voleva condurlo con questa sua retorica?
Kisshu sapeva che stava per far scoppiare una guerra. Conosceva bene il fratellastro; intelligente e tutto quanto, ma per certe cose, Kisshu pensava fosse volutamente ottuso. Forse l’educazione ricevuta era stata più rigida e severa, e non gli aveva permesso di mettere in dubbio le autorità. Oppure voleva disperatamente credere nella salvezza della sua gente, attribuendo ogni speranza in quella fredda voce che li comandava a bacchetta. Ma doveva smuoverlo, spronarlo nella sua direzione. Dovevano essere uniti per non crollare. Il suo sesto senso non lo ingannava, ci avrebbe messo la mano sul fuoco, anzi, si sarebbe dato fuoco lui stesso, pubblicamente, su una pira montata sotto lo sguardo di tutti.
Si decise a pungolare Pai, sparando la sua domanda di getto: «Allora ti faccio un’altra domanda. Ti sembra giusto prendere ordini da qualcuno che non si fa vedere, qualcuno di cui conosciamo soltanto la voce?».
Ecco la reazione che immaginava. Gli occhi grigi di Pai brillarono di rabbia. «Come?»
Doveva continuare a indurlo nel suo ragionamento come un pastore conduce una pecora al recinto. Doveva fargli capire che qualcosa non andava. «Perché Deep Blue non ha mai davvero aiutato la nostra gente?». Adesso si stava facendo ancora più provocatorio. Doveva far nascere in lui quel germe sovversivo che covava lui stesso nel suo profondo.
«Cosa vuoi insinuare? Deep Blue è l’unica speranza per il nostro popolo. Da come parli, sembra che tu ci stia augurando la nostra fine». Stava iniziando a perdere le staffe; la voce gli si era inasprita, lo sguardo si era fatto più tagliente.   
«No, al contrario. È solo che di carattere io sono uno che crede solo a quello che vede coi propri occhi».
«Dove vuoi arrivare?».
Era arrivato il momento di rivelare i suoi sospetti. Sperò intensamente che lo ascoltassero senza dire niente al loro presunto capo, o sarebbe stata la fine del suo complottismo.
Kisshu lanciò un’occhiata intensa a Taruto, che se ne era rimasto in silenzio, in disparte, ad ascoltare con attenzione. Sperò in un suo muto supporto. «Non sappiamo che aspetto abbia Deep Blue. E adesso appare all’improvviso questo Knight Blue. E se fossero la stessa persona?»
«Noi sappiamo chi sono i nostri nemici, e sappiamo che dobbiamo eliminarli. Oppure stai iniziando a confonderti, con quelle due in mezzo ai piedi?».
No, non erano solo quelle due. Non erano solo Kanzou e Yuzu, ma tutte le mew mew, in realtà, lo stavano facendo dubitare della ragion d’essere del loro intero piano.
Ma questo, non era pronto ad ammetterlo.
«Su questo ti do ragione».
 
  
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